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20/10/2024 alle 12:32

I santi di oggi 20 ottobre:

I santi di oggi 20 ottobre:

nome Santa Maria Bertilla Boscardin- titolo Vergine- nascita 6 ottobre 1888, Brendola- morte 20 ottobre 1922, Treviso- ricorrenza 20 ottobre- Beatificazione 8 giugno 1952 da papa Pio XII- Canonizzazione 11 maggio 1961 da papa Giovanni XXIII- Santuario principale Brendola (Casa natale), Vicenza (Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori, luogo di sepoltura)- Attributi giglio- Anna Francesca Boscardin nacque a Brendola, nel Vicentino, il 6 ottobre 1888. Angelo, il padre, a differenza della sua virtuosissima sposa e della pia e ingenua figliuola, era tutt'altro che un angelo di bontà. Quando i fumi del vino, cui era dedito, gli salivano al cervello, e una tetra e infondata gelosia per la sua sposa lo invadeva, allora l'uomo diventava una bestia. La sua cattiveria aveva delle insane esplosioni di collera che mettevano paura. Anna tentava sempre, ma spesso inutilmente, di difendere la mamma e rabbonire il babbo. Il suo carattere mite e dolce e la sua devozione nelle preghiere erano anche per il babbo e sarà lui stesso a confessarlo un forte richiamo al dovere di correggersi, di pregare. Annetta non fu una cima di intelligenza, ma in compenso aveva sortito un cuore mite e sensibilissimo, un a volontà tenacissima e intraprendente, per cui, anche se a scuola passò per ignorantella, si distinse sempre per l'ottima condotta. « Quando sarò grande anch'io mi farò suora », aveva detto una volta alla mamma vedendo al suo paese alcune suore che giravano alla questua. Questa ispirazione si trasformò presto in proposito. Né l'incertezza del parroco, nè l'esitazione del babbo a lasciarla partire valsero ad estinguere in lei la fiamma della vocazione. L'8 aprile 1905 Annetta, accompagnata dai genitori, entra nella casa Madre delle Suore Dorotee di Vicenza. « Sii buona, Anna... pensa solo a farti santa... prega per noi... per il babbo tuo!... », le disse la mamma. La buona figliuola aveva preso sul serio le consegne della mamma: la sua vita sarà la pratica costante di tutte le virtù fino all'eroismo. L'8 dicembre 1907, festa dell'Immacolata, Suor Bertilla si consacrò definitivamente a Dio emettendo i santi voti nella casa Madre di Vicenza. Fu in seguito mandata a Treviso per sostituire una consorella infermiera. Suor Bertilla che aveva sempre lavorato in cucina come sguattera, si rivelò quasi d'improvviso una infermiera abilissima, apprezzata e ricercata dai medici nei casi più difficili e delicati, benvoluta dai malati. Destinata per molto tempo al reparto dei bambini difterici, ebbe per loro le più attente e materne cure. Altri reparti e altri ammalati, ai quali fu successivamente destinata, ammirarono in Suor Bertilla l'angelica infermiera dalla carità eroica. La sua presenza e le sue parole erano una benedizione, una consolazione. Le incursioni aeree su Treviso durante la prima guerra mondiale portarono il terrore e lo scompiglio nella città e anche nell'ospedale dove era Suor Bertilla. In quei momenti difficili e tristi ella si inginocchiava in mezzo al reparto a recitare il Rosario fino a che il pericolo fosse cessato. Il suo amore per la Madre di Dio ebbe tutta la tenerezza, la fiducia, l'incantevole semplicità di una figlia per la sua madre. A tutti raccomandava la devozione alla Madonna. E nel Cuore di Lei metteva tutti i suoi assistiti. La sua attività instancabile, le veglie continue, la sopportazione silenziosa del suo male che da tempo nascondeva con eroica pazienza, consumarono in breve la salute robusta dell'umile suora. Il 16 ottobre 1922, per volere della Superiora, un professore venne chiamato a visitare Suor Bertilla. La diagnosi rivelò la necessità di un intervento chirurgico per estirpare un fibroma. L'indomani ebbe luogo l'operazione, ma ormai era troppo tardi. Tre giorni di acutissimi dolori passati in santa rassegnazione e assoluta sottomissione al divino volere bastarono per preparare l'incontro di Suor Bertilla col suo Sposo Celeste. PRATICA. Sforziamoci di fare nostro il programma di Suor Bertilla: «A Dio tutta la gloria, al prossimo tutta la gioia, a me tutto il sacrificio ». PREGHIERA. O beata M. Bertilla, otteneteci dal Signore la vostra umiltà e semplicità per cui tanto gli piaceste, quella fiamma di purissimo amore che tutta vi consumò, le grazie dì cui abbiamo bisogno e il premio eterno nel cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Treviso, santa Maria Bertilla (Anna Francesca) Boscardin, vergine della Congregazione delle Suore di Santa Dorotea dei Sacri Cuori, che si adoperò in ospedale per la salute dei malati nel corpo e nello spirito.

nome Sant'Irene del Portogallo- titolo Martire- nascita 635, Tomar- morte 653, Escálabis- ricorrenza 20 ottobre- Attributi palma del martirio- La leggenda narra che Irene nacque a Nabância, oggi Tomar in Portogallo, da una famiglia modesta. I suoi genitori la mandarono in convento sotto il controllo di un tutore. Le uniche volte che usciva di casa erano solo per frequentare la Messa o pregare al santuario di San Pietro . Il caso volle che un giovane nobile di nome Britald la vide in una delle sue rare uscite e si innamorò perdutamente di lei. Ogni volta che andava in chiesa, il ragazzo era pronto a seguirla. Un giorno si fece avanti con la sua proposta di corteggiamento; tuttavia, Irene ha chiarì che non avrebbe mai voluto sposarlo. Quando Britald si ammalò di depressione, Irene si affrettò a fargli capire che il motivo del suo nubilato era che lei stessa si sarebbe data a Dio come una suora. Nel frattempo, il suo tutore, un monaco di nome Remigio (o Remígio) si affezionò alla ragazza a tal punto da nutrire un sentimento di amore. Al rifiuto della donna e decise di non essere più il suo maestro. Quando gli chiesero il perché di questa scelta egli rispose che aveva saputo che lei era in dolce attesa, riuscendo a somministrare una bevanda che portò la sua pancia a gonfiarsi da sembrare appunto incinta. La notizia circolò prestò in tutta la città, e alla fine anche Britald apprese della presunta infedeltà della sua amata. Infuriato, assunse un soldato mercenario per ucciderla. Quando Irene stava tornando a casa da una visita ad un anziano storpio, l'assassino si avvicinò da dietro e l'uccise con un solo colpo della sua spada. Il suo corpo fu gettato nel fiume Nabão, che sfocia nel fiume Tago. In seguito, fu recuperato dalle Benedettine vicino alla città di Scalabis. La leggenda dice che suo zio abate Celio aveva ricevuto da Cristo una rivelazione sulla vera storia della nipote e la posizione del suo corpo. I monaci le diedero una degna sepoltura, e diffusero il suo culto . Alla fine, tanto grande fu la reverenza versato alla Santa Vergine, che il nome della città di Scalabis fu cambiato in Santarém ("Santa Irene"). Così, Irene è il santo patrono di Tomar e omonimo Santarém. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Nadan, nel Portogàllo, santa Iréne, Vergine e Martire, il cui corpo fu onorevolmente sepolto nella città di Santarem, che quindi rimase insignita col nome della stessa Santa.

nome Sant'Artemio- titolo Martire- nascita IV Secolo- morte IV Secolo- ricorrenza 20 ottobre- Si narra che Artemio sia stato un veterano dell'esercito di Costantino il Grande, nominato prefetto imperiale in Egitto. Di fede ariana (gli ariani negano la natura divina di Cristo), sentì il dovere di accrescere l'influenza degli eretici a scapito dei cristiani ortodossi. Quando l'arcivescovo ortodosso di Alessandria, il grande S. Atanasio (2 maggio), fu mandato in esilio, Artemio spese moltissimo tempo ed energie per trovarlo, cercandolo senza successo in monasteri ed eremi nel deserto egiziano. Egli rivolse inoltre il suo zelo contro i pagani, distruggendo i loro templi e i loro idoli nel tentativo di convertirli con la forza al cristianesimo. Fu questa, alla fine, la causa della sua rovina: nel 361, alla morte dell'imperatore ariano Costanzo e alla successione del pagano Giuliano l'Apostata, Artemio fu accusato di combattere la religione dell'imperatore e, dopo la confisca dei suoi beni, fu decapitato intorno all'anno 363. La Chiesa orientale venerò Artemio come martire, nonostante la sua eresia (tuttora negata dalla Chiesa ortodossa), e nel VI secolo gli fu dedicata una chiesa a Costantinopoli, dove quasi subito furono trasferite le sue reliquie. Non si hanno tracce di un suo culto in Occidente, anche se, nel XVI secolo, il cardinale Baronio, famoso storico ecclesiastico, revisionando il Martirologio Romano, aggiunse il nome di Artemio alla lista dei santi del 20 ottobre, basandosi sul fatto che era sempre stato riconosciuto come tale in Oriente. Siccome, però, Baronio non era un profondo conoscitore della Chiesa orientale, alcuni scrittori hanno ipotizzato che egli abbia confuso il santo di oggi con un altro martire omonimo. Costoro sostengono che a quest'ultimo appartenesse il reliquiario e che a lui vadano attribuite le celebri guarigioni miracolose. Tuttavia, la più antica Vita greca, redatta da un cronista ariano, afferma che i due santi siano in realtà la stessa persona, il che sembra più verosimile. I miracoli avvenuti sulla tomba sono interessanti perché sembrano contenere elementi comuni alla pratica pagana dell'incubazione, attraverso la quale coloro che attendevano rivelazioni o guarigioni da un dio particolare trascorrevano intere notti all'interno o nei pressi del suo santuario. Tale pratica fu poi trasferita in alcuni santuari e luoghi santi cristiani, come la chiesa dei SS. Cosma e Damiano a Costantinopoli, quella di S. Andrea a Patrasso, di Nostra Signora ad Atene e di Notre Dame a Parigi. La pratica si conservò per molto tempo, e «le credenze relative non sono ancora completamente estinte». MARTIRIOLOGIO ROMANO. Ad Antiochia sant’Artémio, duce Augustàle, il quale, avendo ottenuto sotto Costantino Magno cospicui gradi nella milizia, da Giuliàno l’Apòstata, al quale egli aveva rimproverato la sua crudeltà contro i Cristiani, fu fatto percuotere con bastoni, straziare con altri tormenti e finalmente decapitare.

nome San Cornelio il centurione- titolo Uomo pio e timorato di Dio- nascita I secolo- morte I secolo, Cesarea di Palestina- ricorrenza 20 ottobre- Attributi Armatura da soldato romano- Cornelio il Centurione Santo (sec. 1.). Originario di Cesarea Marittima, dalla tradizione cristiana antica viene ricordato come il primo pagano romano convertito al cristianesimo di cui si conosca il nome. Di lui si fa menzione negli Atti degli Apostoli (cap. 10), identificato come "C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.". In seguito alla visione di un angelo, mandò a Giaffa alcuni suoi servitori a prendere l'apostolo Pietro, il quale, giunto a Cesarea, istruì nella fede Cornelio, prima di battezzare lui e tutta la sua famiglia, insieme ad altri pagani. Nella storia del cristianesimo l'episodio narrato ha una fondamentale importanza in quanto segna l'inizio dell'evangelizzazione presso i pagani. Sebbene non si hanno altre notizie certe sulla figura di Cornelio, la tradizione agiografica successiva lo vuole vescovo di Cesarea, capo di una Chiesa formata da pagani convertiti. Il suo culto è ben attestato sin dai primi secoli, sia nella Chiesa greca che latina.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Cornelio centurione, che fu battezzato da san Pietro Apostolo a Cesarea in Palestina, primizia della Chiesa dei gentili.

nome Sant'Andrea il Calibita- titolo Monaco- nascita, Creta, Grecia- morte 766 circa, Costantinopoli, Turchia- ricorrenza 20 ottobre- Andrea, monaco a Creta, si recò a Costantinopoli per prendere parte alle aspre lotte sull'uso delle immagini nelle chiese cristiane: si trattava della famosa controversia iconoclastica, destinata a dividere la Chiesa orientale per oltre un secolo, coinvolgendo imperatori, papi, santi e gente qualunque; la controversia accese davvero gli animi e il modo in cui ciascuno prese posizione, arrivando a usare la violenza per sostenere la propria opinione, è uno degli aspetti più incredibili dell'intera questione. Al tempo in cui Andrea lasciò Creta, l'imperatore era Costantino V, forte sostenitore di coloro che combattevano l'uso delle immagini: questi sollevò una violenta persecuzione contro la parte avversaria, ottenendo che molti chierici secolari accettassero le sue decisioni, mentre un vasto numero di monaci patì il martirio piuttosto che rinunciare alla pratica tradizionale, specie per quanto riguarda la venerazione delle icone. Andrea, giunto a Costantinopoli, fu presente nel momento in cui l'imperatore stava assistendo alla tortura e alla pubblica esecuzione di numerosi cristiani ortodossi: eruppe quindi in una protesta appassionata davanti a tutti e, quando fu condotto davanti a Costantino e accusato di idolatria, rispose incolpando a sua volta l'imperatore di eresia. Colpito e maltrattato dagli astanti, fu rinchiuso in carcere; ma mentre lo stavano portando via, gridò all'imperatore: «Guarda come sei impotente contro la fede!». Condotto di nuovo il giorno successivo alla presenza di Costantino, difese ulteriormente l'uso delle immagini. Fu quindi flagellato e condotto per le strade come esempio per la gente; mentre veniva trascinato via, un fanatico tra la folla lo uccise a coltellate. Gettarono il suo cadavere in una fossa comune, ma successivamente il suo corpo fu recuperato e seppellito in un luogo vicino, detto Krisis (giudizio), dove fu poi edificato un monastero dedicato a S. Andrea. La Chiesa ortodossa commemora Andrea il 17 ottobre. È talvolta soprannominato Calibita" o "in Krisis", per distinguerlo da un altro S. Andrea di Creta (4 lug.), anch'egli monaco, divenuto vescovo e morto circa venticinque anni prima.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, sant’Andrea, detto in Crisi o Calibita, monaco e martire, che, nato nell’isola di Creta, più volte fustigato sotto l’imperatore Costantino Copronimo per il culto delle sacre immagini e sottoposto a tortura, morì precipitato tra le immondizie dalle mura della città.

nome San Vitale di Salisburgo- titolo Vescovo- nascita Irlanda- morte VIII secolo, Salisburgo, Austria- ricorrenza 20 ottobre- Originario di Hibernia (oggi Irlanda), fu discepolo di San Ruperto, compagno di viaggi e imitatore delle sue fatiche e veglie eletto da lui come suo successore e successivamente come abate del monastero di San Pietro a Salisburgo e come arcivescovo della città (717-745 ). Convertì il popolo del Pinsgau alla fede di Cristo (c.730). MARTIROLOGIO ROMANO. A Salisburgo in Baviera, nell’odierna Austria, san Vitale, vescovo, che, originario dell’Irlanda, fu discepolo di san Ruperto, suo compagno di viaggi e imitatore delle sue fatiche e delle sue veglie; eletto da lui come suo successore, convertì alla fede in Cristo il popolo di Pinzgau.

nome San Caprasio di Agen- titolo Vescovo e Martire- morte 303 circa, Agen, Francia- ricorrenza 20 ottobre- Santuario principale Cattedrale di Agen- Patrono di Agen- La prova principale dell'esistenza di Caprasio (Caprais, in francese), è costituita da una chiesa a lui dedicata, costruita nel vi secolo ad Agen, nel sud ovest della Francia. Secondo una leggenda locale fu il primo vescovo della città, ma in verità non esiste alcuna prova che lo confermi e pare che solo nel XIV secolo gli sia stata attribuita per la prima volta questa qualifica. Siccome Agen era la città a cui era associata anche S. Fede (6 ott.), una tradizione del IX secolo ha unito le vicende dei due santi, affermando che entrambi patirono il martirio sotto il prefetto baciano. Secondo tale tradizione, accolta peraltro da tutti gli scrittori successivi, allo scoppio della persecuzione Caprasio cercò rifugio con la sua gente nella vicina Mont-Saint-Vincent, da dove poté assistere al martirio di S. Fede: fortemente impressionato dall'eroica risolutezza della donna, si consegnò al prefetto confessando di essere cristiano e vescovo. Fu quindi condannato a morte e, mentre si dirigeva sul luogo dell'esecuzione, si unirono a lui Alberta, sorella di Fede, e due fratelli, Primo e Feliciano. Tutti e quattro furono decapitati, e a ciò fece seguito il massacro di tutti i pagani che sul loro esempio si erano convertiti. Mentre l'esistenza di Caprasio è un dato certo, rimane piuttosto dubbia quella dei suoi tre compagni. Quello che è ritenuto essere il suo corpo fu scoperto nel v secolo, cosa che determinò un rapido sviluppo del suo culto. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Cornelio centurione, che fu battezzato da san Pietro Apostolo a Cesarea in Palestina, primizia della Chiesa dei gentili.

nome Beato Giacomo Strepa- titolo Vescovo di Halicz- nome di battesimo Jakub Strzemię- nascita 1340 circa, Polonia- morte 1409, Leopoli, Ucraina- ricorrenza 20 ottobre- Beatificazione 11 settembre 1790 da papa Pio VI- Di origine polacca, si unì ai francescani e lavorò con grande successo come vicario generale delle missioni francescane tra gli ortodossi e i pagani della Russia occidentale. Nel 1392 fu nominato arcivescovo di Halicz in Russia, la cui sede metropolitana fu successivamente trasferita a Leopolis.<br /> Come vescovo e pastore di anime, Giacomo de Strepa si dedicò interamente ai bisogni della diocesi e fu il modello perfetto del pastore di anime. In molte contrade il numero delle chiese era insufficiente per i bisogni della popolazione, per rimediare a questo fece costruire nuove chiese, erigere nuove parrocchie e collocandovi sacerdoti di comprovato zelo. Fondò anche case religiose per moltiplicare i mezzi di santificazione, costruì ospedali, provvide ai poveri con generosità. Le entrate del suo vescovado erano interamente destinate al mantenimento dei luoghi di culto e alla carità e beneficenza per i poveri e bisognosi. Lo zelante pastore si sforzò di instillare la fede nei fedeli con pratiche di devozione che produssero abbondanti frutti di santità. Amava Maria con affetto tenero e filiale. Sul suo scudo episcopale pose l'immagine della Madre di Dio che aveva fatto scolpire anche sul suo anello pastorale. Ogni pomeriggio la gente si incontrava nelle chiese per recitare il Rosario e altre preghiere alla Vergine. L'Eucaristia fu il centro irradiante di tutta la sua vita. A Leopoli istituì l'adorazione perpetua. Ebbe la gioia di vedere rifiorire la pietà e la morale nella sua diocesi.<br /> Girava a piedi la sua vasta diocesi, vestito con l'abito francescano, seminando la parola di Dio sul suo cammino, unendo al suo attivo apostolato una vita di austerità e penitenza. Nominato senatore del consiglio del suo paese, diede saggi consigli e prese decisioni importanti e utili. A causa del loro interesse, le incursioni barbariche furono fermate sul territorio polacco, i nemici furono respinti. Dopo 19 anni di dinamico episcopato, il Beato Giacomo ritirò il premio per le sue opere. Per i suoi eccezionali meriti civili fu proclamato difensore e custode della sua patria. Fu sepolto nella chiesa dei Francescani a Leopoli, vestito con l'abito religioso e con le insegne pontificie. Vari miracoli ebbero luogo presso la sua tomba. Il suo culto si diffuse in Polonia, Lituania e Russia, da dove un tempo molti pellegrini venivano a invocare la sua protezione. Alla sua esumazione nel 1419, il suo corpo fu ritrovato incorrotto. Il culto del Beato Giacomo fu confermato nel 1791 da Papa Pio VI. MARTIROLOGIO ROMANO. A Leopoli in Ucraina, beato Giacomo Strepa, vescovo di Halicz, dell’Ordine dei Minori, insigne per sollecitudine pastorale e apostoliche virtù.

LA CHIESA HA 14 NUOVI SANTI <br /> Papa Francesco ha proclamato santi Gli undici “martiri di Damasco”, ovvero Manuel Ruiz López e sette compagni dell’ordine dei frati minori, e Francesco, Mooti e Raffaele Massabki, laici maroniti, il sacerdote piemontese Giuseppe Allamano, fondatore degli Istituti dei Missionari e delle Suore Missionarie della Consolata; e due donne, Marie-Léonie Paradis ed Elena Guerra, fondatrici, rispettivamente, delle Congregazioni delle Piccole Suore della Santa Famiglia e delle Oblate del Santo Spirito, dette “Suore di Santa Zita”:

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