@Vitupero

08/11/2024 alle 14:33

I santi di oggi 8 novembre:

I santi di oggi 8 novembre:

nome San Goffredo di Amiens- titolo Vescovo- nascita 1066, Moulincourt, Francia- morte 8 novembre 1115, Soissons, Francia- ricorrenza 8 novembre- Attributi Bastone pastorale- San Goffredo, Vescovo di Amiens, fu quasi contemporaneo di Goffredo di Buglione, « Avvocato del Santo Sepolcro ». Al tempo della Crociata, egli era giovinetto. Nato da genitori benestanti e devoti, era entrato nell'Abbazia di Monte San Quintino. Vi acquistò una profonda preparazione spirituale, e presto il giovanissimo monaco si distinse come esempio di una austerità piuttosto rara per quei tempi. Era un devoto dei due Santi calzolai Crispino e Crispiniano. Quando poteva, il 25 ottobre, giorno della loro festa, si recava a Soissons, nel monastero a loro intitolato. Quei monaci celebravano la ricorrenza mangiando e bevendo più del conveniente. Si ricorda perciò un giorno in cui San Goffredo, ancora novizio, uscì in un severo rimprovero e rifiutò di sedersi alla loro mensa. Fu ordinato sacerdote. Divenne Abate di un altro monastero, a Nogent. Abate zelante, amministratore ottimo. E di cristallina integrità, in tempi di simonia e di compromessi morali. Per i meriti spirituali, e non per tornaconto politico, i feudatari ed il Re lo elessero allora Vescovo di Amiens. Entrò in città a piedi nudi, in abito da pellegrino, evitando ogni pompa. In tempi nei quali i Vescovi erano considerati soprattutto come potenti signori di città, il suo esempio suscitò un'impressione profonda e consolante.

Goffredo, anzi, come si diceva anticamente, Gottifredo, è nome germanico che significa « pace di Dio ». Un nome devoto e spirituale, insolito tra i nomi germanici, quasi tutti di origine guerresca e paganeggiante. San Goffredo, da Vescovo, cercò senza riposo di ristabilire nella diocesi quella pace di Dio a cui il suo nome accennava. Pace di Dio, che significava spesso guerra da parte di chi non vuole accettare i precetti divini insegnati dalla Chiesa. E nemici della pace di Dio ce n'erano dappertutto. Ce n'erano tra popolo e tra i feudatari; ce n'erano anche tra i religiosi e i sacerdoti. Perciò la vita del Vescovo San Goffredo fu difficile, la sua attività di riformatore e pacificatore, continuamente ostacolata. Si tentò perfino di avvelenarlo, ma il veleno fece morire un cane, e la povera bestia salvò così la vita del Vescovo. Un giorno di Natale, i signori del luogo portarono al Vescovo, come di consueto, le loro ricche offerte. Egli le rifiutò, perché l'aspetto di quei gentiluomini era troppo mondano, come troppo frivola era la loro condotta. Intanto la città di Amiens cercava di organizzarsi in libero Comune, scrollando il giogo dei feudatari. In molte città, i Vescovi, eletti dai feudatari, e gelosi dei propri privilegi temporali, appoggiavano la causa di chi aveva in mano la potenza delle armi e quella del denaro. San Goffredo, invece, fu con il suo popolo, appoggiando l'iniziativa comunale. Il tentativo fallì. I feudatari tornarono in possesso della città, e la vita del Vescovo che amava la giustizia più del proprio tornaconto divenne ancora più difficile. Il 25 ottobre del 1115, egli era, come al solito, a Soissons, presso la Chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano. Partendo, s'ammalò, e dovette essere riportato indietro. L'8 novembre morì, nell'Abbazia dedicata ai due Santi calzolai. Fu sepolto in quella chiesa, ma dovettero passare quattro secoli, prima che le reliquie di San Goffredo, Vescovo di contrastata e difficile vita, ricevessero anch'esse il culto riservato ai Santi. MARTIROLOGIO ROMANO. A Soissons in Francia, deposizione di san Goffredo, vescovo di Amiens, che, formatosi per un quinquennio alla vita monastica, patì molto nel ricomporre i dissidi tra i signori e gli abitanti della città e riformare i costumi del clero e del popolo.

nome Santi Quattro Coronati- titolo Martiri- ricorrenza 8 novembre- Santuario principale Basilica dei Santi Quattro Coronati- Patroni di Scalpellini, muratori- Vengono designati con questo nome i santi Clemente, Simproniano, Claudio e Nicostrato, nobili fratelli romani, martiri nella persecuzione di Diocleziano. Avevano abbracciato la religione cristiana e la seguivano con fedeltà, conducendo vita retta ed irreprensibile al cospetto dei fedeli e dei pagani, onde, entrati nelle grazie dell'imperatore, furono elevati ad alte cariche civili. Questo favore non fu che di assai breve durata, e quando Diocleziano emanò l'editto di persecuzione contro i cristiani anch'essi dovettero soccombere, vittime della crudeltà del tiranno. L'editto, pubblicato a Nicomedia l'anno 303, prescriveva, tra le altre cose, che i giudici accogliessero ogni accusa contro i cristiani, senza permettere loro alcuna discolpa; che ogni suddito, il quale ricusasse di sacrificare agli dèi dell'impero, fosse spogliato d'ogni dignità ed escluso da tutti gl'impieghi; che le chiese dei cristiani fossero demolite e i loro libri dati alle fiamme. Questa persecuzione, decima ed ultima in ordine di 'tempo, fu la più estesa e la più crudele di tutte; il numero delle vittime fu tanto grande che a quel periodo di tempo fu dato il nome di era dei Martiri. Vedendo i nostri Santi che tanti cristiani davano la vita per il nome di Cristo, bramarono anch'essi di suggellare la loro vita col martirio. Dio li esaudì. Riconosciuti come cristiani dai satelliti dell'imperatore, furono arrestati e condotti davanti alla statua del falso dio Esculapio, ove ebbero l'ordine di offrire l'incenso e di adorare l'idolo. Naturalmente i quattro fratelli si opposero e si dichiararono pronti a dare la stessa vita per Cristo. A tali risposte l'ira dei ministri di Satana giunse al colmo e, riferita all'imperatore la loro fermezza nella fede, ebbero ordine di farli morire a forza di battiture. A queste minacce i quattro santi non si intimorirono, anzi, riconfermarono la loro volontà, dicendo che giammai si sarebbero inginocchiati ad adorare il demonio nè gli avrebbero offerto l'incenso. Allora i soldati, visto che erano inflessibili nelle loro idee, dopo averli spogliati delle loro vesti e legatili strettamente onde impedire qualsiasi movimento, s'armarono di staffili con punte di piombo e si accinsero all'esecuzione del tormento. I quattro fratelli furono battuti fin che non resero a Dio le loro belle anime. La loro vita innocente era già stata immolata, ma la ferocia del tiranno non era ancor sazia e con nuovo inaudito decreto comandò che i loro corpi venissero esposti in pubblico per essere dilaniati dai cani. Il Signore però non permise che quelle sante membra fossero pasto degli animali. Rimasero infatti per cinque giorni sulla pubblica piazza senza che i cani osassero loro avvicinarsi, dopo di che i cristiani raccolsero segretamente e con devozione quelle sante reliquié per dar loro conveniente sepoltura. Furono sepolti nelle 682 arenarie, in Via Labicana, presso la tomba di altri que martiri, di dove furono poi trasferiti in una n. de chiesa fatta costruire dal Papa Onorio e dedicata al loro culto. PRATICA. Impariamo a professare la nostra senza rispetto umano. PREGHIERA. Concedi, ti preghiamo, o Signore; Dio onnipotente, che questi santi che abbiamo conosciuti gloriosi martiri nella confessione della loro fede intercedano piamente per noi.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Simproniano, Claudio, Nicostrato, Castorio e Simplicio, martiri, che, come si tramanda, erano scalpellini a Srijem in Pannonia, nell’odierna Croazia; essendosi rifiutati, in nome di Gesù Cristo, di scolpire una statua del dio Esculapio, furono precipitati nel fiume per ordine dell’imperatore Diocleziano e coronati da Dio con la grazia del martirio. Il loro culto fiorì a Roma fin dall’antichità nella basilica sul monte Celio chiamata con il titolo dei Quattro Coronati.

nome Beato Giovanni Duns Scoto- titolo Sacerdote francescano- nascita 1265 circa, Duns, Regno Unito- morte 8 novembre 1308, Colonia, Germania- ricorrenza 8 novembre- Beatificazione 20 marzo 1993 da papa Giovanni Paolo II- Il più grande filosofo e teologo di lingua inglese del suo tempo nacque probabilmente alla fine del 1265 o all'inizio del 1266, a Duns, pochi chilometri a ovest di Beerwick-upon-Tweed, in Scozia. Non si hanno molte notizie certe sulla prima parte della vita di Giovanni Duns Scoto; una tradizione locale afferma che fu parzialmente istruito a North Uist, nelle Isole Occidentali, mentre un'altra sostiene che fu educato dallo zio paterno nel convento francescano di Dumfries, dove in seguito entrò a quindici anni, recandosi poi a Oxford per terminare gli studi. La prima data certa è quella dell'ordinazione come sacerdote francescano il 17 marzo 1291, a Northampton. Dopo l'ordinazione, si recò a studiare per la cattedra dí teologia a Parigi, dove rimase fino al 1296, ma sembra che fino a quel momento non l'avesse ancora ottenuta; in ogni caso, nel 1296 tornò a Oxford (e anche a Cambridge) dove tenne conferenze sulle Sentenze di Pietro Lombardo per molto tempo, rivedendo il suo lavoro continuamente fino al 1301. Nel 1302 tornò a Parigi, che però fu costretto a lasciare di nuovo l'anno seguente, quando rifiutò di appoggiare l'appello del re francese, Filippo il Bello (1285-1314), durante un concilio generale contro papa Bonifacio VIII (1294-1303). Questo faceva parte della disputa tra i due, che era essenzialmente una lotta di potere, riguardo alla relazione tra Chiesa e Stato. Non rimase assente per molto, ad ogni modo, e quando tornò, portò con sé una lettera di raccomandazione di Gonsalvo Ispano, suo insegnante a Parigi dal 1293 al 1296, e ora ministro generale dell'ordine, in cui descriveva la «vita degna di lode» e «l'acuta genialità» di Giovanni (fu più tardi nominato dottor subtilis). Nel 1305 Giovanni finalmente ottenne la nomina desiderata di magister regens dall'università di Parigi e trascorse i successivi due anni tenendo conferenze all'università; poi, alla fine del 1307, difese pubblicamente la teoria, al tempo controversa, che la redenzione era stata concessa a Maria in anticipo, in quanto madre di. Dio (ovvero, la dottrina dell'Immacolata Concezione). Per la sua incolumità fu trasferito all'università di Colonia, dove difese l'ortodossia cattolica contro i begardi e le beghine (membri di gruppi laici che iniziarono a formarsi nel xii secolo, guardati con sospetto dalle autorità ecclesiastiche) fino alla sua morte, avvenuta 1'8 novembre 1308. Non si conoscono i motivi della sua morte precoce, all'età di soli quarantatré anni.<br /> Giovanni fu seppellito nella chiesa francescana, a Colonia (all'inizio vicino all'altare dei tre re e poi, verso la fine del XVI secolo, nella collocazione attuale, al centro del coro, vicino all'altare maggiore). Fu considerato immediatamente come santo e, come segno del continuo interesse e venerazione, le reliquie furono osannate in numerose occasioni, nei sei secoli successivi. Un altro segno di interesse per il culto è il gran numero di rappresentazioni artistiche nei secoli, da solo o con altri santi. In un ritratto di Benozzo Gozzoli (1420-1497), nel chiostro di un convento francescano a Mònchengladbach, in Germania, Giovanni guarda verso l'alto, come se ascoltasse attentamente la fonte della sua ispirazione (posizione ripetuta in una statua moderna di Tritschlcr nel parco giochi di Duns; un dipinto attribuito a Giusto di Gand, oggi a palazzo ducale di Urbino, lo raffigura in un gesto magnificamente eloquente e uno sguardo che esprime la massima concentrazione). Gerard Manley Hopkins, nel suo sonetto Dun's Scouts's Oxford, scrive: «Egli [...] che fra tutti gli uomini fa fluttuare il mio spirito nella pace». La causa della beatificazione iniziò a Colonia nel 1706, proseguì a Nola vicino a Napoli, nel 1710, e di nuovo nel 1905-1906; 1'8 febbraio 1906 il vescovo di Nola confermò l'esistenza del culto «da tempi immemorabili», sebbene fino a questo punto fosse stato confermato solo dall'Ordine dei frati minori. Il 20 marzo 1993, tuttavia, papa Giovanni Paolo II ha ordinato di commemorarlo con il titolo di beato, non solo ai francescani, ma a tutta la Chiesa universale. Giovanni era uno studioso, e la sua vita fu scarsa di avvenimenti; ottenne il massimo risultato nell'insegnamento e nella composizione letteraria, che ebbero così tanta importanza per i suoi successori. All'età di soli dodici anni, alcuni insegnamenti di S. Tommaso D'Aquino (25 gen.) furono condannati, insieme a certi aspetti della dottrina di Averroè. Consapevole o meno, iniziò a scrivere un nuovo compendio su Avicenna, S. Paolo, S. Agostino, il grande francescano Alessandro di Hales e S. Bonaventura. Era dotato di un ingegno acuto e notevole, abbastanza disposto a prendere in considerazione qualsiasi opinione necessaria alla sua obiettiva ricerca della verità. Suo interesse principale era di sostenere l'autonomia della teologia; si basò su Avicenna, per esempio, per quanto riguarda la filosofia, ma solo nel caso in cui le dottrine di quest'ultimo non contrastassero quelle cristiane. Il fondamento del suo pensiero era considerare l'esistenza come l'oggetto fondamentale dell'intelletto, e l'amore nucleo della sua filosofia (Dio, l'infinito amore dell'Essere per se stesso, l'amore di Dio espresso negli esseri umani e in tutte le altre creature, e l'Incarnazione come tramite per ricambiare l'amore di Dio). Da ciò deriva tutto il resto, in particolare la sua dottrina su Maria (che gli fece guadagnare il titolo aggiuntivo di dottor marianus). Giovanni fu un vero francescano in quanto, attraverso lo studio e le parole, espresse il fondamento teologico dell'amore e della gioia della creazione che S. Francesco (4 ott.) mise in pratica e trasmise così spontaneamente ai suoi seguaci.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Colonia in Lotaringia, ora in Germania, beato Giovanni Duns Scoto, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che, di origine scozzese, maestro insigne per sottigliezza di ingegno e mirabile pietà, insegnò filosofia e teologia nelle scuole di Canterbury, Oxford, Parigi e Colonia.

nome Beata Maria Crocifissa Satellico- titolo Badessa Clarissa- nome di battesimo Elisabetta Maria Satellico- nascita 1706, Venezia- morte 1745, Ostra Vetere, Ancona- ricorrenza 8 novembre- Beatificazione 10 ottobre 1993 da papa Giovanni Paolo II- Maria Satellico nacque a Venezia nel 1706. Maria dimostrò subito una precoce disposizione alla preghiera, allo studio e al canto. A19 anni vestì l'abito delle Clarisse di Ostra Vetere e nel 1726 emise la professione solenne.<br /> Alla sublime contemplazione unì grande austerità e penitenza, con le quali divenne più pienamente partecipe della Passione del Signore. Il suo ideale era la perfetta conformità al Cristo Crocifisso, unita alla carità verso il prossimo, e una filiale devozione alla Vergine Santissima, mentre usciva vittoriosa in tutte le sue tribolazioni. Eletta abbadessa, dimostrò esemplare spirito di servizio nel governo della comunità e una singolare carità a favore dei poveri. Morì prematuramente a Ostra Vetere nel 1745, quando già si era diffusa la fama della sua santità. È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1993. MARTIROLOGIO ROMANO. A Ostra Vetere nelle Marche, beata Maria Crocifissa (Elisabetta Maria) Satellico, badessa dell’Ordine delle Clarisse, insigne nella contemplazione del mistero della Croce e piena di mistici carismi.

nome Sant'Adeodato I (Deusdedit)- titolo 68º papa della Chiesa cattolica- nascita Roma- Elezione 19 ottobre 615- Fine pontificato 8 novembre 618 (3 anni e 20 giorni)- morte 618 circa, Roma- ricorrenza 8 novembre- Papa Adeodato I (Deusdedit), nato a Roma e figlio di un diacono di nome Stefano, era già sacerdote da quarant'anni al tempo della sua elezione, quando fu proposto come candidato del partito che si opponeva alla politica di Gregorio I (590-604) c Bonifacio (608-615) a favore del monachesimo, ma il suo pontificato durò solo tre anni dal 615 al 618.<br /> Come sacerdote «amava moltissimo il clero» e s'interessò alla sua condizione: istituì, infatti, un Ufficio serale, sul modello del mattutino, e fu incline a promuovere gli ecclesiastici piuttosto che i monaci a posizioni di responsabilità all'interno della Chiesa. Per tutto il mandato, che fu dilaniato dalla guerra, da tumulti pubblici e da epidemie, inclusa la scabbia, seguita da un terremoto nella zona, Adeodato si occupò incessantemente dei poveri, incoraggiando il clero caduto in povertà a fare altrettanto. Si ritiene sia stato il primo papa a usare sigilli di piombo, o bullae, sui suoi documenti, che divennero noti, attraverso un processo di ampliamento del significato, come "bolle papali": ne esiste ancora una che risale al suo tempo. Sul letto di morte, lasciò in eredità a ciascun membro del clero una somma di denaro all'incirca equivalente a un anno di stipendio. Papa Onorio I (625-638) lo descrive come semplice, saggio e devoto; sebbene esistano alcuni calendari benedettini in cui è considerato membro di questo ordine, non esiste nulla che giustifichi tale affermazione.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma presso san Pietro, san Deusdédit I, papa, che amò il suo clero e il suo popolo e fu insigne per semplicità e saggezza.

nome San Chiaro di Tours- titolo Sacerdote Discepolo di San Martino- nascita 310 circa, Alvernia, Francia- morte 397 circa, Tours, Francia- ricorrenza 8 novembre- Sacerdote ordinato da San Martino di Tours, di cui era discepolo. Entrò nella comunità di Marmoutier, dove si occupava della formazione dei monaci. Grazie al dono del discernimento, scelse con saggezza i candidati alla vita religiosa. Visse da eremita in un luogo vicino all'abbazia dove radunò molti discepoli. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Tours nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Chiaro, sacerdote, che, discepolo di san Martino, si costruì una dimora accanto al monastero del vescovo, dove radunò molti fratelli.

nome San Villeado di Brema- titolo Vescovo- nascita 735 circa, Gran Bretagna- morte 789 circa, Brema, Germania- ricorrenza 8 novembre- Villehado, inglese, come S. Bonifacio (5 giu.), S. Villibrordo (7 nov.) e altri, dedicò la vita all'evangelizzazione dei popoli dell'Europa nord-occidentale; le notizie che lo riguardano sono contenute in un Vita in latino, scritta circa otto anni dopo la sua morte, probabilmente da S. Ansgario (3 feb.), ma ancora più probabilmente da un membro del clero di Brema (sebbene S. Ansgario sia il presunto autore del libro sui miracoli a esso collegato). Villehado nacque in Northumbria e fu educato a York, dove divenne amico di Alcuino; ispirato dalle missioni dei predecessori, si recò in Frisia nel 766, dopo essere stato ordinato sacerdote. Cominciò la sua missione personale a Dokkum, luogo dell'assassinio di Bonifacio nel 754, dove riuscì a convertire molte persone prima di partire per Overijssel e Humstcrland.<br /> Durante il soggiorno in quest'ultima città, rischiò la morte quando il popolo locale tirò a sorte per vedere se ammazzarlo oppure no insieme ai suoi compagni; a questo punto decise di tornare a Drenthe nelle vicinanze di Utrecht, un luogo meno ostile, dove, grazie al duro lavoro e alla fede di Villibrordo, vivevano molli potenziali conversi. Sfortunatamente alcuni compagni missionari divennero troppo zelanti, demolendo i luoghi dedicati alle divinità; secondo un racconto, il popolo infuriato decise di massacrarli: Villehado sarebbe stato ucciso da un colpo di spada, se non fosse stato salvato da alcune reliquie che portava con sé, appese a una cordicella intorno al collo (tutto ciò suggerisce una somiglianza con l'episodio che riguarda S. Villibrordo, sull'isola di Walcheren).<br /> Vedendo che la sua missione tra i frisoni non otteneva risultati, Villehado si recò a Aix-la-Chapelle (Aachen) per ottenere l'autorizzazione di compiere una nuova missione dal re dei franchi, Carlo Magno (768-814); nel 780 gli chiese di poter evangelizzare la Sassonia, recentemente assoggettata, e partì per quella regione in cui oggi si trova Brema. Fu il primo missionario ad attraversare il fiume Weser, mentre alcuni suoi compagni si spinsero ancor più a est fino all'Elba, rimanendovi senza problemi fino al 782, quando la Sassonia, guidata dal re Widukind si ribellò contro i franchi. Durante il conflitto di sangue che seguì, ogni missionario caduto nelle mani dei Sassoni fu ucciso, ma Villehado riuscì a scappare in Frisia via mare; approfittando di questa interruzione della missione, si recò prima a Roma, per fare un resoconto a papa Adriano I (772-795) e poi, sulla strada del ritorno, al monastero di S. Villibrordo a Echternach, dove trascorse due anni, cercando di ritrovare i compagni missionari dispersi dalla guerra e trascrivendo le lettere di S. Paolo. Nel 785, stipulata la pace tra Widukind e Carlo Magno, tornò alla sua missione, nella regione tra il Weser e l'Elba; i metodi di Carlo Magno con i sassoni, non agevolarono certo il suo lavoro, ma riuscì comunque a fondare alcune chiese, e nel 787 Carlo Magno lo consacrò vescovo della Sassonia. In seguito a tale elezione, stabilì la sede a Brema, che sembra essere stata fondata all'incirca in questo periodo, e costruì la sua chiesa cattedrale di legno, consacrandola l'i novembre 789 in onore di S. Pietro. Alcuni giorni dopo si ammalò e, quando uno dei suoi compagni, accorgendosi delle sue condizioni gravi, lo pregò di non abbandonare il suo gregge, rispose: «Non vietarmi di andare da Dio, al quale ho raccomandato il gregge che Lui mi ha affidato, la cui misericordia può proteggerlo». Morì in questo modo, ultimo dei grandi missionari inglesi dell'viti secolo, e il suo successore seppellì le spoglie in una nuova chiesa di pietra che fece costruire a Brema. MARTIROLOGIO ROMANO. A Brema in Sassonia, in Germania, san Villeado, vescovo, che, nato nella Northumbria in Inghilterra e amico di Alcuino, propagò dopo san Bonifacio il Vangelo in Frisia e Sassonia e, ordinato vescovo, istituì la sede di Brema e la governò con saggezza.

+6 punti

Nessun commento

Non ci sono ancora commenti. Perchè non inizi tu la conversazione?