@Vitupero
I santi di oggi 4 gennaio:
nome
Sant'Angela da Foligno
titolo
Terziaria francescana
nascita
XIII Secolo Foligno
morte
4 gennaio 1309 Foligno
ricorrenza
4 gennaio
Beatificazione
1693 da papa Innocenzo XII
Canonizzazione
9 ottobre 2013 da papa Francesco (canonizzazione equipollente)
Santuario principale
Chiesa di San Francesco, Foligno
Attributi
strumenti della Passione di Gesù, abito da laica francescana
Patrona di
vedove e persone afflitte da tentazioni sessuali
Vissuta tra il 1248 e il 1309. Nata a Foligno da buona famiglia, dopo il matrimonio condusse una vita mondana e sregolata fino a che non si convertì e si fece terziaria francescana; dopo la morte del marito e dei figli si diede completamente a Dio ed alla penitenza e nel 1291 divenne il capo di un grande gruppo di terziari maschi e femmine il Terz'ordine Francescano. Su richiesta del suo confessore fra' Arnaldo, Angela gli dettò un memoriale delle sue visioni di estasi, nelle quali si rivela come una delle più grandi fra le mistiche.
Questa autobiografia spirituale mostra i trenta passi che l'anima compie raggiungendo l'intima comunione con Dio, attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, l'Eucaristia, tentazioni e penitenze. Il Memoriale rappresenta la prima sezione di quello che noi conosciamo come il Liber, uscito in edizione critica a cura di Thier e Calufetti nel 1985. La seconda parte, nota come Instructiones, contiene invece documenti religiosi di vari tipo curati da diversi (ignoti) redattori, tra cui le lettere che Angela spediva ai suoi figli spirituali.
Il suo culto fu confermato nel 1693 da papa Innocenzo XII e canonizzata da Papa Francesco il 9 ottobre 2013.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Foligno in Umbria, beata Angela, che, morti il marito e i figli, seguendo le orme di san Francesco, si diede completamente a Dio e affidò alla propria autobiografia le sue profonde esperienze di vita mistica.
nome<br /> Sant' Elisabetta Anna Bayley Seton</p> <p> titolo<br /> Vedova Fondatrice delle Figlie della Carità di Emmitsburg </p> <p> nome di battesimo<br /> Elizabeth Ann Bayley Seton</p> <p> nascita<br /> 28 agosto 1774 New York, Stati Uniti</p> <p> morte<br /> 4 gennaio 1821 Emmitsburg, Stati Uniti</p> <p> ricorrenza<br /> 4 gennaio </p> <p> Beatificazione<br /> 17 marzo 1963 da papa Giovanni XXIII</p> <p> Canonizzazione<br /> 14 settembre 1975 da papa Paolo VI</p> <p> La prima santa nativa degli Stati Uniti nacque nella famiglia Bayley il 28 agosto 1774, due anni prima della Guerra d'Indipendenza contro l'Inghilterra. I suoi genitori appartenevano a importanti famiglie non cattoliche delle Colonie. Sua madre, Catherine Charlton, era figlia del rettore della chiesa episcopaliana di S. Andrea a Staten Island, e il padre, dottor Richard Bayley, medico famoso e professore di anatomia al King's College (in seguito ingranditosi per divenire la Columbia University), fu il primo ufficiale sanitario della città di New York. Egli rimase leale alla corona durante la guerra d'indipendenza, servendo come chirurgo nei British Redcoast, che combatterono contro le milizie di Washington.</p> <p> Morta la madre quando lei aveva solo tre anni, il padre si prese cura della sua formazione, assicurandole, qualche volta in modo poco ortodosso, la miglior educazione possibile, sia in un istituto privato di New York che in casa, dove egli stesso faceva scuola a lei e agli altri figli. Ella leggeva con avidità ciò che trovava nella vasta biblioteca paterna e crebbe con il desiderio di dedicarsi alla cura dei malati, specialmente di quelli poveri. <br /> All'età di vent'anni sposò William Magee Selon, un ricco mercante di navi, da cui ebbe cinque figli, due maschi e tre femmine. Mise in pratica le sue aspirazioni giovanili fondando un'organizzazione a New York, "Soccorso delle vedove povere con bambini piccoli", che le procurò fama e l'appellativo di "suora protestante della carità".</p> <p> I membri dell'organizzazione visitavano i poveri nelle loro case e assistevano i malati. Ella stessa si sarebbe trovata presto in circostanze assai mutate, quando la società mercantile del marito fece bancarotta e molte navi furono affondate in battaglia.</p> <p> Il marito poi fu colpito dalla tubercolosi, in quel tempo una malattia letale; prese con sé la moglie e la figlia più grande, Anna, e partirono per l'Italia alla ricerca di un clima più mite, ma egli morì subito dopo l'arrivo, nel dicembre 1803.<br /> Elisabetta rimase in Italia fino al maggio seguente, ospite di amici cattolici (la famiglia Filicchi). Sentendo crescere dentro di sé l'attrazione verso il cattolicesimo ritornò negli Stati Uniti determinata a diventare cattolica; ricevuta la debita catechesi, abbracciò la nuova confessione il 14 marzo 1805. Abbandonata dalla famiglia, oppostasi duramente a questa decisione, e dagli amici, Elisabetta si trovò in gravi ristrettezze finanziarie.</p> <p> Cercando di sbarcare il lunario aprì una scuola a New York, dovendola però chiudere quando i genitori ritirarono i figli perché lei era cattolica. Aprì poi un pensionato per studenti dove ella puliva, cucinava, cuciva e si prendeva cura di 14 ragazzi che frequentavano scuole in varie parti della città.<br /> Questo duro impegno, che la obbligava a lavorare giorno e notte, le fece balenare la prospettiva di trasferirsi in Canada, dove sperava di trovare una vita più facile e meno cara. Prima che iniziasse a concretizzare questo progetto un prete di Baltimora, venuto a conoscenza della sua situazione, la invitò ad aprire là una scuola per ragazze, cosa che fece nel 1808 con grande successo. In tutte le sue tribolazioni e prove si sentì sostenuta da Dio: «La sento proprio la presenza protettrice e la grazia consolatrice del mio Redentore e Dio. Mi sollevò dalla polvere per farmi sentire che io gli sono vicina; ha allontanato da me tutte le sofferenze per riempirmi delle sue consolazioni. Egli è mia guida, mio amico e sostegno. Con una simile guida posso forse temere? Con un simile amico posso non essere soddisfatta? Con un simile sostegno posso cadere?». <br /> Elisabetta raccolse attorno a sé un gruppo di donne che nutrivano le sue stesse aspirazioni, come aveva fatto a New York con la Società delle Vedove; gradualmente emerse la possibilità di erigere formalmente una congregazione religiosa. 1125 marzo 1809 emise i primi voti nelle mani di don William Duhurg, un amico prete, con la benedizione del vescovo dí Baltimora, John Carroll. Nel giugno dello stesso anno trasferì la scuola e la comunità, che muoveva i primi passi, in una casa di pietra a Emmitsburg, vicino a Baltimora. La comunità vesti un abito religioso e prese il nome di Suore di S. Giuseppe, e da allora Elisabetta divenne famosa con il titolo di madre Seton, titolo particolarmente appropriato: alcuni dei suoi figli stavano ancora con lei alla Storie House (nome con cui il luogo era noto) dove ella era la superiora delle donne che entravano nell'ordine, e la scuola accoglieva bambini poveri fornendo a essi l'istruzione gratuita.</p> <p> Ella confidava sempre nell'aiuto divino: «Dio è con noi, e se le sofferenze abbondano in noi anche le sue consolazioni abbondano grandemente, molto al di là di quanto si possa esprimere».<br /> La comunità adottò, con alcune modifiche, la Regola dell'Ordine francese delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli, diventando note come Figlie della Carità di S. Giuseppe. Nel gennaio 1812 venti donne, tra cui le cognate Harriet e Cecilia, si erano unite alla comunità. L'ordine si diffuse rapidamente: fu aperta una casa a Filadelfia nel 1814; fu assunta la cura dei bambini nell'orfanotrofio S. Giuseppe a Emmitsburg, nel Maryland; tre anni dopo fu inaugurato un orfanotrofio a New York.<br /> Ovunque andassero aprivano scuole e insegnavano negli orfanotrofi. Madre Seton scrisse libri di testo, tradusse libri dal francese e compose inni e discorsi spirituali, molti dei quali furono pubblicati. Lei e il suo ordine sono giustamente considerati i fondatori del sistema scolastico parrocchiale negli Stati Uniti, che divenne una delle travi portanti della Chiesa cattolica in quel paese. Tutti i loro successi furono attribuiti all'aiuto di Dio: «... la mia anima è libera e soddisfatta come è stata oppressa c afflitta, poiché Dio mi ha concesso la sua grazia per rimuovere ogni ostacolo alla vera fede nella mia anima, e mi ha riempito di forza per affrontare difficoltà e tentazioni dalle quali sono esternamente provata...».<br /> Madre Seton morì a Emmitsburg il 4 gennaio 1821. La prima congregazione a essere fondata in suolo americano si diffuse e raggiunse il numero di venti case negli Stati Uniti, con un impegno e un'influenza crescenti. Attualmente vi sono cinque comunità indipendenti di suore della Carità, e una sesta si è fusa con le Figlie della Carità francesi. Le sorelle operano negli ospedali, in istituti per bambini, case per anziani e handicappati, scuole di ogni livello. Possiedono case sia in America del Sud che in quella del Nord, in Italia e in paesi di missione.<br /> Che madre Seton fosse candidata alla canonizzazione era cosa ovvia per chiunque la conoscesse. La sua causa fu avviata dal cardinale James Gibbons di Baltimora, successore dell'arcivescovo James Roosevclt Bayley, nipote della Madre, e venne introdotta formalmente nel 1907.</p> <p> Furono attribuiti alla sua intercessione almeno tre miracoli di guarigione, tra i quali uno dalla leucemia e uno da una grave meningite. Giovanni XXIII la dichiarò venerabile nel 1959 e la beatificò nel 1963. Fu canonizzata da Paolo VI il 14 settembre 1975, alla presenza di più di mille suore dell'ordine.</p> <p> Nella sua allocuzione il papa parlò dei suoi straordinari risultati come sposa, madre, vedova e consacrata, dell'esempio da lei dato alle future generazioni con forza e dedizione, e di «quella spiritualità religiosa che la prosperità temporale (statunitense) sembra oscurare e rendere quasi impossibile».<br /> Il suo corpo è sepolto sotto l'altare nella cappella del santuario nazionale a lei dedicato nella casa provinciale delle Figlie della Carità a Emmitsburg, nel Maryland.<br />
nome<br /> Beata Cristiana da Santa Croce</p> <p> titolo<br /> Vergine</p> <p> nome di battesimo<br /> Oringa Menabuoi</p> <p> nascita<br /> 1240<br /> Santa Croce sull'Arno, Pisa</p> <p> morte<br /> 1310 Santa Croce sull'Arno, Pisa</p> <p> ricorrenza<br /> 4 gennaio </p> <p> Oringa Menabuoi nacque a Santa Croce sull'Arno in provincia di Pisa. Amante della purezza fin dall'infanzia, cercò di mantenere la mente e il cuore sempre puliti e di praticare piccole opere di misericordia. La preghiera teneva la pastorella lontana dal mondo, soprattutto quando era sola nel campo, mentre curava il bestiame, sentiva intorno a sé "il soffio di Dio".</p> <p> Orfana di una madre ancora bambina, fu incompresa e maltrattata dai suoi fratelli, i quali, raggiunta l'età del matrimonio, volevano costringerla a sposarsi. Per porre fine a questa situazione, non vide altro rimedio che lasciare la casa del padre e trasferirsi nella vicina città di Lucca, dove per sette anni fornì quanto necessario per vivere lavorando come collaboratrice domestica.<br /> Intorno al 1265, di ritorno da un pellegrinaggio al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, rimase a Roma al servizio di una nobile e pia vedova di nome Margherita, che ben presto si innamorò delle sue virtù e del suo valore spirituale. Fu proprio in questo periodo che, per gli esempi di carità dati in ogni momento, iniziò a conoscere con l'appellativo di "Cristiana".<br /> Trovatosi ad Assisi insieme a Margherita per venerare la tomba di san Francesco, "il Signore le mostrò in visione una casa costruita in un luogo e in una certa forma che in seguito scelse per costruire il monastero di Santa Croce".<br /> Ritornata nella sua terra di origine, pronta a mettere in pratica l'ideale di vita religiosa maturato nel suo cuore, superando ostacoli di ogni genere, nel 1279 ottenne dal municipio una casa che ben presto divenne un oratorio per “la lode divina e fare atti di penitenza”: l’esemplarità di vita della comunità fece avere a Cristiana e alla consorelle una “lettera di fraternità” da parte del Maestro Generale degli Umiliati (1293). Nacque così il monastero di Santa Maria Novella sotto la regola di Sant'Agostino che nel 1296 ottenne il riconoscimento canonico definitivo.<br /> Favorita da doni e carismi straordinari, come il discernimento degli spiriti, e famosa per la sua umiltà, purezza di vita e carità verso tutti, devota all'Immacolata Concezione di Maria, dopo tre anni di indicibili sofferenze, Cristiana si addormentò sorridente tra le braccia del Signore. Fu sepolta nella piccola chiesa del monastero che riuscì a trasformare in un prestigioso centro di spiritualità. Papa Pio VI confermò il suo culto il 15 giugno 1776.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Santa Croce in Val d’Arno in Toscana, beata Cristiana (Oringa) Menabuoi, vergine, che fondò un monastero sotto la regola di sant’Agostino.
nome<br /> San Manuel Gonzalez Garcia</p> <p> titolo<br /> Vescovo e fondatore</p> <p> nome di battesimo<br /> Manuel González García</p> <p> nascita<br /> 25 febbraio 1877 Siviglia, Spagna</p> <p> Ordinato presbitero<br /> 21 settembre 1901</p> <p> Nominato vescovo<br /> 6 dicembre 1915 da papa Benedetto XV</p> <p> Consacrato vescovo<br /> 16 gennaio 1916 dal cardinale Enrique Almaraz y Santos</p> <p> morte<br /> 4 gennaio 1940 Madrid, Spagna</p> <p> ricorrenza<br /> 4 gennaio </p> <p> Beatificazione<br /> 2001 da papa Giovanni Paolo II</p> <p> Canonizzazione<br /> 16 ottobre 2016 da papa Francesco</p> <p> Nacque a Siviglia in una pia famiglia. Nel 1901 fu ordinato sacerdote dal Beato Marcello Spinola, Cardinale Arcivescovo di Siviglia. Ma la sua vita ruotava intorno all'Eucaristia: la sua grande preoccupazione erano i tabernacoli abbandonati. A Palomares del Río (Siviglia) iniziò il suo ministero sacerdotale, e lì, davanti a un tabernacolo abbandonato, fu segnato per tutta la vita, dedicandosi da allora a diffondere la devozione all'Eucaristia.</p> <p> Fu nominato arciprete a Huelva nel 1905 e lì si dedicò alla promozione di opere di assistenza sociale, in particolare scuole e associazioni di lavoratori. Nel 1907 fondò la sua prima rivista di catechesi eucaristica: il "Granito de Arena" (granello di sabbia), nonché "RIE (Rivista Eucaristica)" fondata nel 1937.<br /> All'età di 38 anni fu nominato vescovo ausiliare di Malaga (1916), poi succedette al vescovo nella sede malacitana (1920). Qui iniziò un'importante opera sociale, come l'organizzazione della Confederazione Agraria Cattolica Nazionale, ossia la fondazione di scuole cattoliche. Per promuovere il culto e l'amore per l'Eucaristia, fondatò diverse associazioni: le Marías de los Tagrarios per le donne, i Discepoli di San Giovanni, per gli uomini, e un ramo per bambini la Riparazione Infantile Eucaristica. I diversi rami che vivono oggi questa spiritualità formano l'UNER: Reparative Eucharistic Union. Ma la sua grande opera fu la fondazione della Congregazione dei Missionari Eucaristici di Nazareth, nel 1921.<br /> Per molti, la sua opera più importante fu nel 1924, la creazione del seminario diocesano, dando inizio a un'importante opera di rinnovamento del clero sotto le direttive del Concilio Vaticano I e di Trento. La spiritualità era centrata sui sacramenti del Battesimo e sugli ordini sacerdotali. Nel 1931 lasciò Malaga, a causa dell'assalto al palazzo episcopale durante la guerra civile e guidò la diocesi da Gibilterra, soffrendo per le sorti del clero (il 47% del clero fu assassinato). Nel 1933 fonda l'Istituto dei Missionari Ausiliari Nazareni.<br /> Invece di tornare a Malaga, il papa lo nominò vescovo di Palencia nel 1935. Come parroco e vescovo mantenne un contatto semplice e permanente con le classi popolari, specialmente i bambini. Il suo scopo era mantenere nel mondo lo spirito eucaristico-riparatore, combattendo con tutti i mezzi possibili l'oblio e l'abbandono dell'Eucaristia.</p> <p> Morì a Madrid, e chiese di essere sepolto vicino a un tabernacolo "così che le mie ossa, dopo la morte, come la mia lingua e la mia penna ancora in vita, diranno sempre ai passanti: c'è Gesù, eccolo, non lo lasciate! abbandonato!". È sepolto nella cattedrale di Palencia. San Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 29 aprile 2001 in Piazza San Pietro</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Madrid in Spagna, beato Emanuele González García, vescovo: pastore egregio secondo il cuore del Signore, promosse con sommo zelo il culto della santissima Eucaristia e fondò la Congregazione delle Suore Missionarie Eucaristiche di Nazaret.
nome<br /> Santa Dafrosa di Roma</p> <p> titolo<br /> Sposa e martire</p> <p> nascita<br /> Hispalis, Spagna</p> <p> morte<br /> 4 gennaio 362 Roma</p> <p> ricorrenza<br /> 4 gennaio </p> <p> Secondo gli atti di santa Bibiana, Dafrosa era sua madre, e fu martirizzata durante la persecuzione di Giuliano l'Apostata. Nacque a Hispalis (Siviglia, Spagna) ed emigrata a Roma. Era la moglie di San Flaviano e madre di Bibiana e Santa Demetria.</p> <p> Poiché era la moglie di un martire cristiano, quando si rifiutò di apostatare, fu bandita. Al suo ritorno, il prefetto di Aproniano la imprigionò a causa della suo fermo rifiuto di sacrificare agli dei. Morì martire il 4 gennaio 362, dopo aver seppellito le spoglie del sacerdote che la battezzò, martirizzato per strada e mangiato dai cani. Fu la disobbedienza all'imperatore di non lasciare le spoglie del sacerdote per strada che la rese martire dopo aver dato una santa sepoltura alle spoglie del sacerdote.
nome<br /> Beato Tommaso Plumtree</p> <p> titolo<br /> Sacerdote e martire</p> <p> nome di battesimo<br /> Tommaso Plumtree</p> <p> nascita<br /> Inghilterra</p> <p> morte<br /> 4 gennaio 1570 Durham, Inghilterra</p> <p> ricorrenza<br /> 4 gennaio </p> <p> Il beato è ricordato particolarmente per la sua coraggiosa testimonianza durante la sollevazione del 1569 conosciuta come la Rivolta del Nord, mirante a detronizzare la regina protestante Elisabetta I d'Inghilterra sostituendole la cattolica Maria, regina di Scozia.</p> <p> Sappiamo poco del periodo precedente: fu ammesso come studente alla Christ Church di Oxford nel 1543 e, dopo la laurea, nel 1546 divenne rettore di Stubton, nel nativo Lincolnshire.<br /> All'ascesa al potere di Elisabetta I rinunciò alla sua prebenda piuttosto che prestare il giuramento annesso al nuovo Atto di Supremazia e Uniformità che la regina e il suo consiglio avevano imposto all'Inghilterra nel tentativo di portare unità in una nazione stanca di contese religiose. Questo concordato, lungi dal portare l'unità, esacerbò le divisioni, e Tommaso divenne maestro di una scuola a Lincoln solo per scoprire che ai cattolici era proibito l'insegnamento.<br /> In data ignota si trasferì a nord e divenne cappellano di Thomas Percy, conte di Northumbria. Percy e Charles Neville, conte di Westmoreland, furono i principali capi della Rivolta del Nord nel 1569. All'inizio la spinta rivoluzionaria dei conti era forse poco dettata da motivi religiosi, ma la loro azione fu sostenuta da un largo numero di cattolici che desideravano liberarsi della fede loro imposta.<br /> Durante la Rivolta i libri di preghiera protestanti furono distrutti in una settantina di chiese nello Yorkshire e in otto a Durham. Plumtree fu solo uno dei molti preti "mariani" attivi in questo frangente; senza dubbio un capo.</p> <p> In un'antica ballata Plumtree è definito "il Pastore dei Ribelli", come riconoscimento dell'impegno profuso per ricondurre il popolo alla confessione dei suoi antenati. Durante la Rivolta la Messa fu ripristinata in almeno sei chiese dello Yorkshire e nove a Durham.</p> <p> Nella grande cattedrale molta folla conveniva alle sacre funzioni e Plumtree stesso celebrò la Messa del 4 dicembre quando il prete William Holmes riconciliò il clero e il popolo con la confessione cattolica.<br /> La fine della Rivolta fu seguita da vendette, e la regina ordinò l'esecuzione di settecento persone raccolte da ogni area che aveva prestato appoggio alla ribellione. Non si conosce con certezza il numero di coloro che subirono la pena capitale; tra loro c'era Tommaso, giustiziato nella piazza di Durham il 4 gennaio 1570: la sua sepoltura, avvenuta dieci giorni dopo (un lungo intervallo forse dovuto all'esposizione pubblica del corpo in segno di ammonimento per il popolo) è ricordata nel registro della chiesa di S. Nicola a Durham.<br /> Tommaso Plumtree fu beatificato da papa Leone XIII il 9 dicembre 1886. Thomas Percy, conte di Northumbria, subì la stessa sorte due anni dopo (22 ago.), e venne anch'egli beatificato da Leone XIII nel 1896.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Durham in Inghilterra, beato Tommaso Plumtree, sacerdote e martire: condannato a morte, sotto la regina Elisabetta I, per la sua fedeltà alla Chiesa cattolica, subì con coraggio il supplizio dell’impiccagione che, dinanzi al patibolo, affermò di preferire alla vita.<br />
nome<br /> Santa Farailde di Gand</p> <p> titolo<br /> Vedova</p> <p> nascita<br /> 650 circa Gand, Belgio</p> <p> morte<br /> 740 circa Bruay-sur-l’Escaut, Francia</p> <p> ricorrenza<br /> 4 gennaio </p> <p> Attributi<br /> oca, pane</p> <p> Patrona di<br /> Gand, Bruay-sur-l'Escaut; vedove, bambini ammalati, matrimoni in difficoltà</p> <p> È una delle antiche patrone della città di Gand (Belgio) ma tutto ciò che sappiamo di lei è di origine leggendaria. Si pensa che, nata a Gand, sia andata in sposa contro la sua volontà — avendo dedicato la sua verginità a Dio — a un ricco pretendente che la trattò brutalmente, forse perché ella preferiva passare le notti in preghiera nelle chiese della città piuttosto che nel letto nuziale. Egli morì prima di lei lasciandola libera di praticare il suo voto.</p> <p> La leggenda racconta che nel periodo del matrimonio abbia rifiutato i rapporti sessuali con il marito, ma il fatto che nel Martirologio Romano il suo status di "vergine" sia stato mutato in "vedova", vuol forse significare che il desiderio del cuore è più importante del dato fisico.<br /> Essa è una delle sante più popolari delle Fiandre, zona in cui il suo nome varia secondo i dialetti locali: Varelde, Verylde o Veerle. Spesso è raffigurata insieme a un'oca, a causa di un gioco di parole sul nome fiammingo e anche tedesco di Gand (oca).</p> <p> Viene anche raffigurata con un pane, per ricordare un suo miracolo, quando mutò in pietre i pani che una donna priva di carità rifiutava di dare a un mendicante. È invocata dalle madri preoccupate per la salute dei loro bambini; si racconta che, per dar sollievo a mietitori assetati, fece sgorgare una sorgente alle cui acque furono attribuite proprietà terapeutiche.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Bruay-sur-l’Escaut vicino a Valencienne nell’Artois in Neustria, nell’odierna Francia, santa Faraílde, vedova, che, obbligata a sposarsi con un uomo violento, si tramanda che abbia abbracciato una vita di preghiera e austerità fino alla vecchiaia.<br />
nome<br /> San Gregorio di Langres</p> <p> titolo<br /> Vescovo</p> <p> nascita<br /> 450 circa Francia</p> <p> morte<br /> 539 Langres, Francia</p> <p> ricorrenza<br /> 4 gennaio </p> <p> Gregorio era il nonno di S. Gregorio di Tours, vescovo e storico (17 nov.), al quale dobbiamo di fatto tutte le notizie che possediamo riguardo a lui. Proveniva da una nobile famiglia e fu per 40 anni governatore del distretto di Autun in Borgogna, regione centro-orientale della Francia, con il titolo di comes (conte), guadagnandosi la fama di amministratore giusto ma inflessibile. Solo in tarda età abbandonò le cure del mondo per dedicarsi totalmente a Dio.</p> <p> Il clero e il popolo di Langres (piccola città a 65 km. a nord di Digione, capoluogo della Borgogna) lo scelsero come vescovo (era questa la procedura normale per l'elezione episcopale, mentre molto più tardi si passò alla pratica della nomina papale). Quanto era stato famoso da comes per la severità così lo fu da vescovo per la mitezza e la carità; vivendo abitualmente a Digione, trascorreva le ore della notte in preghiera nel battistero della cattedrale. Si racconta che S. Benigno di Digione, martire del II secolo, conosciuto come l'apostolo della Burgundia (1 nov.), gli apparve in sogno rimproverandolo di aver trascurato il suo culto e ordinandogli di restaurare la sua tomba: quest'ultima, un tempo abbandonata e in rovina, divenne meta di pellegrinaggi al diffondersi della tradizione (piuttosto improbabile) secondo cui Benigno era stato discepolo di Policarpo (23 feb.), inviato a evangelizzare Gault e martirizzato sotto Marco Aurelio.<br /> Gregorio morì a Langres nel 539; il suo corpo, come aveva chiesto egli stesso, fu trasportato a Digione e tumulato nel sepolcro di Benigno. Venanzio Fortunato (ca. 530-600), il famoso autore di Punge lingua e Vexilla regis, scrisse per lui un epitaffio, dal quale deriva la fama di Gregorio come vescovo mite e caritatevole.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Digione in Burgundia, nell’odierna Francia, san Gregorio, che, dopo essere stato per molti anni conte nella regione di Autun, fu ordinato vescovo di Langres.