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I santi di oggi 1 novembre:
nome Tutti i Santi- titolo Solennità di Ognissanti- ricorrenza 1 novembre- La festa di oggi ha per oggetto la glorificazione di tutti i Santi che sono in cielo: Angeli, Martiri, Confessori, Vergini. La sua origine viene dalla commemorazione di tutti i martiri che fin dal secolo quarto si faceva in alcune chiese particolari. Bonifacio IV nel secolo sui chiese ed ottenne dall'imperatore Foca il Pantheon che Marco Agrippa aveva dedicato a Giove Vendicatore e lo consacrò dedicandolo a Maria SS. Regina di tutti i Martiri. Il tempio venne chiamato S. Maria ad Martires e nella Chiesa di Roma fu stabilita la festa della dedicazione per il giorno 13 maggio. Terminata l'epoca della persecuzione, si senti il bisogno di presentare all'imitazione dei fedeli anche le anime che si erano santificate nelle condizioni di tempo e di luogo comuni a tutti. Con questo nuovo indirizzo, la festa di tutti i Martiri venne trasportata dal 13 maggio al I novembre, e dedicata a tutti i Santi del paradiso. Per quanto sia grande il numero dei Santi di cui la Chiesa celebra la festa nel corso dell'anno, è certo molto più grande il numero di coloro dei quali non conosce il nome, le virtù, i meriti. Quante anime sante di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, presso tutti i popoli! Santi nella gerarchia ecclesiastica, nei deserti, nei monasteri, tra i professionisti, tra gli operai, tra le donne di casa, tra i poveri, tra gli ammalati! Quanti servi fedeli di Dio nascosti nell'oscurità di una vita umile e sconosciuta! Quante anime grandi pur tra le occupazioni più basse e più comuni! Santi che Dio ha pienamente ricompensati! Era quindi giusto che la Chiesa li celebrasse ed onorasse, e ciò fece con l'istituzione della presente solennità. In tal modo, tra quella immensa folla di cui parla l'evangelista S. Giovanni, « che nessuno può contare, di tutte le genti,_ tribù e popoli e lingue che stanno davanti al trono e davanti all'Agnello, rivestiti di bianche vesti, con le palme nelle mani » noi veneriamo quei virtuosi che nell'oscurità della loro condizione e tra privazioni di ogni sorta condussero una vita innocente e santa; quelli che non si sono lasciati abbagliare dalle cose del mondo, ma le hanno stimate nella loro realtà; rendiamo omaggio a quelle persone che pur tra gli splendori e gli onori mondani si sono conservate umili e pure; veneriamo quelli che si son fatti santi seguendo con purità di cuore le massime del Vangelo; onoriamo i nostri fratelli, che nella stessa casa, con le stesse regole di vita, con le medesime passioni, con le stesse tentazioni ed ostacoli, hanno raggiunto il cielo ed ora godono perfetta felicità. Certo, questa folla immensa che noi oggi festeggiamo, questa turba innumerevole di eroi che hanno raggiunto la mèta, pur passando attraverso le difficoltà della vita presente, devono essere per noi di grande consolazione e di incitamento ad imitarli. PRATICA. Solleviamo spesso, in questa giornata, il nostro pensiero al Paradiso, nostra futura è vera patria. PREGHIERA. O Dio eterno ed onnipotente, che ci permetti di venerare i meriti di tutti i tuoi Santi in una unica solennità, ti preghiamo che, moltiplicati gli intercessori, ci conceda la desiderata abbondanza della tua propiziazione. MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni.
nome San Cesareo di Terracina- titolo Martire- nascita I secolo, Nordafrica- morte II secolo, Terracina- ricorrenza 1 novembre- Santuario principale Duomo di Terracina- Attributi dalmatica, Vangelo, palma del martirio e sacco- Patrono di Santo tutelare degli imperatori romani d'Occidente e d'Oriente (sostituì il culto di Gaio Giulio Cesare, di Cesare Ottaviano Augusto e dei divi Cesari); invocato contro gli annegamenti, le inondazioni dei fiumi (soprattutto il Tevere e il Panaro), per la difesa dai fulmini, da calamità telluriche e meteorologiche, e per la buona riuscita del parto cesareo)- Vissuto tra il I ed il II secolo fu diacono, martirizzato e quindi fu innalzato agli onori degli altari e venerato come santo dalla Chiesa. La tradizione lo vuole di origini nordafricane e si sarebbe trasferito a Terracina all'epoca dell'imperatore Claudio. Egli avrebbe intrapreso un lungo viaggio per Roma, ma subì un naufragio vicino le coste di Terracina e riparò presso le sue coste. Giunto a Terracina si sarebbe imbattuto in Luciano, un giovane destinato ad essere sacrificato in un rito pagano. Cesareo protestò contro il sacerdote pagano per l?uso di un essere umano durante il sacrificio e quest?azione gli costò una condanna a morte che consisteva di essere gettato in mare chiuso in un sacco. Qualche centinaio d'anni più tardi e più precisamente intorno al 444 d.C. Galla Placidia dichiarò di essere stata posseduta dal diavolo e di essere miracolosamente guarita pregando sulle spoglie di San Cesario, quindi l'imperatore Valentiniano III,venuto a conoscenza della storia, volle trasferire le reliquie in un oratorio eretto in suo onore sul palatino e le sue spoglie sono dal XIII secolo nell'urna dell'altare maggiore della Basilica romana di S. Croce in Gerusalemme.
nome Beato Ruperto Mayer- titolo Sacerdote e Martire- nome di battesimo Rupert Mayer- nascita 23 gennaio 1876, Stoccarda, Germania- morte 1 novembre 1945, Monaco di Baviera, Germania- ricorrenza 1 novembre- Beatificazione 3 maggio 1987 da papa Giovanni Paolo II- Ruperto, uno dei sei figli di Ruperto Mayer e Maria Schwòrer, nacque il 23 gennaio 1876 a Stoccarda, dove il padre conduceva degli affari. I genitori erano devotamente cristiani e si preoccuparono della crescita spirituale, intellettuale e fisica dei loro figli, chiedendo loro il massimo impegno a ogni livello, e le loro aspettative non furono disattese (successivamente Ruperto Mayer ringraziò spesso Dio dell'educazione, e in particolare, dei solidi principi morali e spirituali ricevuti). Attivo e generoso, oltre che capace di gioire della vita e di fare più esperienze possibili, era forte, bravo negli sport e dotato di talento intellettuale. Nel 1894, dopo aver conseguito eccellenti risultati negli studi, disse al padre di voler diventare gesuita; sorpreso, questi gli rispose che desiderava che diventasse prima un sacerdote secolare e poi entrasse nella Compagnia di Gesù, se ancora era intenzionato. Ruperto seguì il desiderio paterno, anche se è chiaro che la decisione era stata presa dal padre; in base al modello allora comune in Germania, non entrò subito in seminario, ma studiò filosofia e teologia all'università di Friburgo, Monaco e Tubinga, e solo nell'ultimo anno entrò nel seminario di Rottenburg. Fu ordinato sacerdote alla cattedrale di Rottenburg, il 2 maggio 1899, e trascorse gli anni successivi, come curato, nella parrocchia di Spaichingen (nel Baden-Wiirttemberg, a sud di Stoccarda), tuttavia la sua meta rimase sempre la stessa, e finalmente nel 1900 iniziò il noviziato nei gesuiti, a Feldkirch, in Austria. Nei cinque anni successivi, pregò e studiò a Feldkirch e a Valkenburg, nei Paesi Bassi, preparandosi alla futura attività apostolica, che iniziò formalmente nel 1906, e fino al 1912 si recò in missione attraverso la Renania e la Vestfalia; poi, nel 1912, fu trasferito a Monaco, per assistere gli immigrati provenienti dai villaggi e dalle campagne circostanti. Il suo compito principale, anche quando era certo che non ne avevano bisogno, fu di aiutarli ad adattarsi a un clima morale e intellettuale molto differente da quello che si erano lasciati alle spalle (meno tradizionale dal punto di vista religioso, più aperto agli ideali del libero pensiero e dell'ateismo, con una propensione meno rigorosa alla moralità). A questo scopo visitò personalmente le loro case, con alcuni assistenti; inoltre intervenne e parlò spesso alle riunioni degli operai, appoggiando le organizzazioni che si occupavano delle condizioni dei bambini e restando in contatto con gli studenti universitari attraverso la Marianischen Mcinner Kongregation (M.M.K., Congregazione della Madonna). All'inizio della prima guerra mondiale, nel 1914, si arruolò come volontario e fu immediatamente mandato in un ospedale da campo; presto fu nominato cappellano dell'ottava divisione di Baviera, che lo portò sulla linea del fronte in Francia, in Galizia e in Romania. In quest'ultimo paese, nel 1917, fu ferito gravemente e gli fu amputata la gamba sinistra: finì così il suo servizio attivo, dopo aver lavorato instancabilmente al fronte, e ovunque, per assistere spiritualmente i soldati, a volte celebrando fino a otto messe ogni domenica e portando conforto a innumerevoli feriti e morenti. Il suo coraggio e l'eroico altruismo furono leggendari: fu il primo sacerdote tedesco di quella guerra a ricevere uno dei più alti onori militari, la Croce di Ferro. Terminato il servizio, tornò a Monaco, dove si dedicò a risollevare la città dalla miseria causata dalla guerra e dalle agitazioni politiche che seguirono (ignorando le minacce, faceva il suo ingresso, senza essere invitato, persino nelle riunioni dei socialisti e dei comunisti per confutare gli argomenti degli oratori). Non sembra che Ruperto sia stato particolarmente progressista e originale, ma era assolutamente convinto che i cristiani dovessero essere pronti a dichiarare apertamente e senza timore la loro fede e a impegnarsi in qualche modo nell'attività missionaria della Chiesa. Ruperto stesso visse secondo questi principi, nucleo del messaggio che trasmise ai giovani di Monaco del ramo universitario della M.M.K., di cui diventò direttore nel 1921. Si dedicò a questo nuovo compito con lo stesso instancabile impegno che caratterizzava ogni sua attività. I membri della confraternita, che divise in gruppi distribuiti in tutte le cinquantatré parrocchie della città, godevano del beneficio delle sue numerose omelie, letture e conferenze (fino a settanta al mese) che servivano, tra le altre cose, ad aiutarli a formare le proprie opinioni sulle difficili questioni morali del tempo; a distanza di dieci anni, il numero dei membri della confraternita era raddoppiato. Altri due eventi sono degni di nota in questo periodo della sua vita; nel 1925, Ruperto convinse le autorità a celebrare regolarmente la Messa domenicale nella stazione centrale della città, a beneficio dei viaggiatori, perciò gli fu concessa una sala enorme, nella quale, la domenica, e durante le feste obbligatorie, si celebravano sei messe, a partire dalle tre e dieci del mattino (Ruperto, di solito, celebrava le prime due, dopo aver trascorso tutta la sera precedente ad ascoltare confessioni). Nel 1937, i nazisti posero fine a quest'usanza, ripresa per un breve periodo nel 1945; l'altro evento in cui fu coinvolto fu la nascita di una congregazione femminile: nel 1914, assieme a un altro sacerdote, A. Pichlmair, fondò le Schwester der Heiligen Familie (Suore della Sacra Famiglia), con la missione di provvedere alle necessità degli operai e delle loro famiglie. Ruperto inevitabilmente attirò l'attenzione dei nazisti, che erano infastiditi dall'idea che un sacerdote avesse una tale importanza in città. Iniziarono a ostacolare la sua attività di predicazione e insegnamento, finché il 16 maggio 1937 gli fu ordinato di non parlare in pubblico; poi, il 5 giugno, lo arrestarono e gli concessero una sospensione della pena. I suoi superiori lo avvisarono di rimanere in silenzio, consiglio che seguì finché i nazisti non lo accusarono pubblicamente; a quel punto i superiori gli permisero di riprendere la predicazione. Il 5 gennaio 1938, fu nuovamente arrestato e questa volta scontò la pena; al suo rilascio ricominciò a predicare a piccoli gruppi di studenti a Monaco, e questo fu troppo per i nazisti. In dicembre fu arrestato di nuovo e rinchiuso nel campo di concentramento di Oranienburg-Sachsenhausen, dove tuttavia rimase solo sette mesi, fino a quando la salute cominciò a peggiorare. Il 6 maggio 1945 le truppe americane fecero il loro ingresso a Ettal: Ruperto, allora, tornò a Monaco per aiutare il popolo a riorganizzarsi, spingendolo a mettere da parte l'odio e a dimenticare. Trovò anche il tempo di mobilitare il ramo maschile della M.M.K., dandogli un nuovo orientamento e nominando un direttore più giovane, ma le esperienze degli otto anni precedenti avevano arrecato darmi permanenti alla sua salute. Il 1 novembre 1945 ebbe un attacco mentre pronunciava l'omelia della Messa mattutina; morì lo stesso giorno e fu sepolto nel cimitero dei collegio dei gesuiti a Pullach, fuori Monaco. Il 23 maggio 194S, tuttavia, l'apostolo di Monaco tornò a casa: con grande gioia di tutti, infatti, le spoglie furono trasferite nella cripta di Biirgersaal (la chiesa che si trova vicino a quella di S. Michele, dove si riuniva la M.M.K.), nel centro della città. Trentacinquemila persone parteciparono alla processione che ebbe inizio da Pullach e altre centomila aspettavano nella piazza antistante la chiesa. Ruperto è stato beatificato a Monaco il 3 maggio 1987. MARTIROLOGIO ROMANO. A Monaco di Baviera in Germania, beato Ruperto Mayer, sacerdote della Compagnia di Gesù, che, solerte nella direzione dei fedeli, nell’assistenza ai poveri e agli operai e nella predicazione della parola di Dio, subì le persecuzioni dell’empio regime nazista, dapprima deportato in un campo di prigiona e poi in un monastero senza più alcun contatto con i fedeli.
nome San Maturino- titolo Sacerdote- nascita Larchant, Francia- morte 310 circa, Roma- ricorrenza 1 novembre, 9 novembre- Santuario principale Chiesa di Saint-Mathurin a Larchant- Non si sa nulla di certo sulla vita di S. Maturino. Secondo la leggenda, era figlio di pagani e crebbe a Larchant, nella regione di Sens, nella Francia settentrionale. Diversamente dal padre, dichiaratamente anticristiano, fu attratto dal Vangelo e a dodici anni fu pronto a ricevere il battesimo; sembra che ciò abbia colpito enormemente i suoi genitori, che alla fine si convertirono. A vent'anni divenne sacerdote, talmente stimato dal vescovo locale che, quando costui dovette partire per Roma, lo mise a capo della diocesi. Maturino, che possedeva lo straordinario potere di allontanare gli spiriti maligni, predicò il Vangelo a Gtinais dove convertì molte persone; tuttavia la sua reputazione di esorcista si diffuse, dopo essersi recato a Roma per aiutare una giovane nobildonna tormentata da uno spirito maligno. Secondo la leggenda morì' a Roma e le spoglie furono portate a Sens e poi a Larchant, poi distrutte dagli ugonotti. Sembra che il suo culto non sia stato molto diffuso; questo santo è ricordato dal nome colloquiale dei frati trinitari, conosciuti in Francia come "maturini", in relazione al nome della chiesa di S. Maturino a Parigi, donata loro dopo il 1228. MARTIROLOGIO ROMANO. A Larchant nella regione del Gâtinais in Francia, san Maturino, sacerdote.
nome San Marcello di Parigi- titolo Vescovo- nascita IV secolo, Parigi- Ordinato presbitero in data sconosciuta dal vescovo Prudenzio di Parigi- Nominato vescovo 405- Consacrato vescovo 405- morte 430 circa, Parigi- ricorrenza 1 novembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Parigi- Uno deí molti santi che ebbero come biografo S. Venanzio Fortunato (14 dic.) nel tardo vi secolo è S. Marcello; tuttavia, almeno nel suo caso, la Vita è poco più di una raccolta di miracoli. Secondo Venanzio Fortunato, Marcello nacque a Parigi in umili condizioni e si dedicò a tal punto alla preghiera e alla pratica delle virtù da divenire «libero dal mondo e dalla carne». Il suo carattere serio e i progressi negli studi teologici attirarono l'attenzione di Prudenzio, vescovo di Parigi, che lo ordinò "lettore" (il secondo degli ordini minori tradizionali) e suo arcidiacono; alla morte di Prudenzio, fu nominato all'unanimità vescovo di Parigi. Venanzio Fortunato racconta che difese il popolo dai barbari e gli attribuisce alcuni miracoli sorprendenti (tra questi, la vittoria contro un dragone), che Alban Butler commenta in modo abbastanza chiaro sostenendo che le «circostanze narrate dipendono dalle affermazioni di qualcuno che scrisse oltre cent'anni dopo quel periodo, e che essendo uno straniero (cosa che non è completamente vera, dato che Venanzio Fortunato, nonostante fosse nato in Italia, visse a Poitiers dall'età di trent'anni), le riferì come le aveva sentite, probabilmente in base ai racconti popolari». Marcello morì novembre (questa è l'unica informazione precisa, fornitaci da Venanzio Fortunato) all'inizio del v secolo e fu sepolto in una catacomba, che porta il suo nome, sulla sponda sinistra della Senna, oggi sobborgo parigino di Saint-Marceau. MARTIROLOGIO ROMANO. A Parigi sempre in Francia, san Marcello, vescovo.
nome San Ñuno Alvares Pereira- titolo Fondatore della Casa di Braganza, carmelitano- nome di battesimo Nuno Álvares Pereira- nascita 24 luglio 1360, Cernache do Bonjardim, Portogallo-morte 1431, Lisbona, Portogallo- ricorrenza 1 novembre- Beatificazione<br /> Basilica di San Pietro, 23 gennaio 1918 dal papa Benedetto XV- Canonizzazione Basilica di San Pietro, 26 aprile 2009 dal papa Benedetto XVI- Ñuno Alvares de Pereira è uno dei grandi eroi della storia del Portogallo; la sua storia è contenuta in una cronaca del XVI secolo, Crónica do Condesttível, uno dei classici della letteratura portoghese. Nato a Sernache de Bomjardim, vicino a Lisbona, il 24 giugno del 1360, figlio di don Alvaro Gongalves de Pereira, grande maestro di un ramo dell'Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, a tredici anni si recò alla corte del re portoghese Ferdinando (1383), per prepararsi alla carriera militare; da ragazzo aveva letto le leggende di re Artù e sognava di rimanere celibe e servire il proprio re, come Galahad; ma in realtà, a diciassette anni, sposò Leonora de Alvim, da cui ebbe tre figli, prima della morte di quest'ultima nel 1387. A ventitré anni, Nufio fu nominato generale al comando delle forze armate del Portogallo dal grande maestro dei Cavalieri di Aviz, che divenne re, due anni dopo, con il nome di Joào I (1385-1433). Come governatore fu molto rispettato dai suoi uomini, che condusse alla vittoria contro l'esercito di Castiglia nella battaglia di Atoleiros, riuscendo così a ottenere la definitiva indipendenza del regno del Portogallo.<br /> Nel 1422, poi, tra lo stupore della corte, Natio divenne fratello laico nel convento carmelitano che fondò a Lisbona, dove rimase per il resto della vita. Il giorno di Tutti i Santi del 1431, stava leggendo la passione secondo S. Giovanni e aveva appena letto le parole: «Ecco tua madre!», quando morì. L'intera corte partecipò al funerale e alla sepoltura nella chiesa dei carmelitani di Lisbona. Il culto fu approvato per il Portogallo e per l'Ordine carmelitano nel 1918, e, dato che sua figlia Beatrice aveva sposato il figlio maggiore di Joào I, Alfonso, che era anche duca di Bragarm, Nuiio è considerato il fondatore di questa casa; inoltre Emanuele II, l'ultimo re del Portogallo, che abdicò nel 1910, fu uno dei suoi discendenti. È stato canonizzato da Benedetto XVI il 26 aprile 2009.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Lisbona in Portogallo, beato Nonio Álvarez Pereira, che fu dapprima comandante generale delle forze armate del regno e poi, accolto come oblato nell’Ordine dei Carmelitani, condusse vita povera e nascosta in Cristo.
nome San Benigno di Digione- titolo Sacerdote e martire- nascita II secolo- morte II secolo, Digione, Francia- ricorrenza 1 novembre- Patrono di Digione- Secondo una tradizione, S. Benigno fu discepolo di S. Policarpo (23 feb.) a Smirne e fu martirizzato a Digione, durante il regno di Marco Aurelio (161-180). Un'altra tradizione, sottoscritta dallo stesso Butler, sostiene che era un missionario romano, che subì. il martirio vicino a Digione, «probabilmente durante il regno di Aureliano» (270-275). È anche possibile che non sia stato un discepolo di S. Policarpo, bensì di un discepolo di quest'ultimo, S. Ireneo, vescovo di Lione (28 giu.), e che sia stato martirizzato a Epagny e non a Digione. È certo che S. Benigno, sebbene la sua nazionalità sia incerta e a quanto pare si sappia poco di lui a livello locale, fu tradizionalmente ricordato per aver diffuso il Vangelo per tutta la Borgogna, e il suo culto si sviluppò e fiorì a Digione e nelle zone circostanti. S. Gregorio di Tours (17 nov.), scrivendo nel vi secolo, confermò che, al suo tempo, il popolo venerava Benigno, in una cappella particolare, che il suo stesso trisavolo, S. Gregorio, vescovo di Langres (4 gen.), credeva appartenesse a un pagano, finché fu avvertito in sogno, seguito poi da un miracolo, che in quel luogo era sepolto il martire S. Benigno.<br /> L'esistenza e la storia di questa tomba rende interessante ciò che accadde quando il luogo di sepoltura di un martire, poiché in questo periodo è molto probabile si trattasse di un martire, divenne oggetto di culto. Pare che Benigno sia stato sepolto nel grande cimitero, fuori dalle mura della Digione galloromana, e il suo sepolcro fu ritrovato da Gregorio di Langres, che lo restaurò e vi fece costruire sopra una basilica; inoltre era abbastanza normale fondare un monastero nelle vicinanze.<br /> L'edificio di Gregorio fu sostituito con una basilica romanica, che crollò nel 1272 e su cui si costruì l'attuale cattedrale. Nel frattempo era cresciuta una nuova città attorno alla cattedrale e la parte che si trovava al di fuori delle mura, nel periodo gallo-romano, divenne il centro della città. Durante i lavori di restauro, Gregorio di Langres non sapeva nulla di particolare della vita e morte di Benigno, ma alla fine alcuni pellegrini di ritorno dall'Italia gli donarono una Passio Sancii Benigni, la cui attendibilità, sfortunatamente, è nulla: nella sua forma attuale sembra essere dello stesso periodo di Gregorio, difficilmente fu scritta a Roma ed è indubbiamente falsa. Secondo la passio, S. Policarpo ebbe una visione di S. Ireneo (in cui era già defunto, nonostante in realtà sia morto cinquant'anni dopo Policarpo), che lo indusse a mandare due sacerdoti, Benigno e Andioco, e un diacono, Tirso, a predicare il Vangelo in Gallia; durante un viaggio, naufragarono vicino alla Corsica, dove S. Andoleo li raggiunse. Finalmente a Marsiglia, proseguirono per la Costa d'Oro, e ad Autun furono accolti in casa di un certo Fausto, il cui figlio, S. Sinforiano (22 ago.), fu battezzato da Benigno; quando i missionari si separarono, subito dopo, S. Benigno si recò prima a Langres e poi proseguì per Digione, dove predicò in modo appassionato e compì alcuni miracoli, ma poiché per i cristiani era tempo di persecuzione, fu denunciato all'imperatore Aureliano (che, in realtà, visitò la Gallia non prima che fosse passato un secolo dalla morte di S. Policarpo). Subito dopo fu arrestato a Epagny, vicino a Digione, dove, dopo molti maltrattamenti cui replicò con nuovi miracoli, gli fu fracassata la testa con una sbarra di ferro e trafitto il cuore. Fu sepolto in una tomba, costruita in modo che sembrasse un monumento pagano, per ingannare i persecutori. Così termina il racconto nella passio, che nel suo Fastes Episcopaux, mons. Duchesne pensa sia stata, in effetti, l'anello di congiunzione originario di una serie di opere religiose romanzesche, scritte nella prima metà del VI secolo per descrivere le origini delle chiese di Autun, Besanon, Langres e Valence, nella Francia orientale, ma che sono storicamente inattendibili; inoltre è messa in dubbio l'esistenza stessa di alcuni martiri attinenti a questi luoghi. MARTIROLOGIO ROMANO. A Digione nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Benigno, venerato come sacerdote e martire.
nome Beato Teodoro Romza- titolo Vescovo e martire- nome di battesimo Tódor Jurij Romža- nascita 14 aprile 1911, Velikij Bickiv, Ucraina- morte 1 novembre 1947, Mukacevo, Ucraina- ricorrenza 1 novembre- Ordinato diacono 25 dicembre 1935 dal vescovo Kyril Stefan Kurteff- Ordinato presbitero 24 dicembre 1936 dal vescovo Aleksandr Evreinov (poi arcivescovo)- Nominato vescovo 8 settembre 1944 da papa Pio XII- Consacrato vescovo 21 settembre 1944 dall'eparca Miklós Dudás, O.S.B.M.- Nacque il 14 aprile 1911 a Velikij Byékiv, nella regione Transcarpatica. Compì gli studi di filosofia e teologia presso l'Università Gregoriana a Roma, fu ordinato sacerdote nel Natale del 1936 e consacrato vescovo nel 1944. Nell'ambito dei provvedimenti disposti per ordine personale di Stalin fu decretata la soppressione della Chiesa Cattolica che avrebbe dovuto fondersi con la Chiesa Ortodossa russa. Ma il vescovo non rinnegò l'unione con la Santa Sede e fu progettato il suo assassinio. In occasione di una visita pastorale fu investito in un incidente automobilistico fittizio e riportò varie ferite. Trasportato nell'ospedale di Mukacevo, l'1 novembre 1947 fu avvelenato per opera del generale della polizia statale e dei suoi agenti speciali. È stato proclamato beato il 27 giugno 2001. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Mukacevo in Ucraina, beato Teodoro Giorgio Romzsa, vescovo e martire, che, in tempo di proibizione della fede, meritò di conseguire la palma della gloria per aver conservato la fedeltà alla Chiesa.
nome Sant'Austremonio- titolo Vescovo- nascita III secolo- morte IV secolo- ricorrenza 1 novembre- Santuario principale Saint-Yvoine- Tutto quello che si sa per certo su questo santo è che fu missionario nell'Alvernia, dove, con il nome di S. Stremonio, è venerato come apostolo e primo vescovo di Clermont. Si discute persino sul periodo in cui visse (può essere stato il iv secolo, ma S. Gregorio di Tours (17 nov.) lo nomina tra i sette vescovi, mandati da Roma in Gallia, a metà del III secolo). Il racconto leggendario della vita di Austremonio ebbe origine durante il vi secolo e in quelli seguenti, dopo che un diacono ebbe una visione sulla sua presunta tomba a Issoire, dando origine a un culto. Secondo questi racconti, era uno dei settantadue discepoli del Signore, e morì quando un rabbino ebreo, il cui figlio era stato convertito da Austremonio, gli tagliò la testa, gettandola poi in un pozzo. Date le presunte circostanze della sua morte, Austremonio fu venerato come martire nel Clermont, ma non esiste motivo per credere che fosse un martire e non è considerato tale nel Martirologio Romano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Clermont-Ferrand in Aquitania, nell’odierna Francia, Sant’Austremonio, vescovo, che si dice abbia predicato in questa città la parola di salvezza.
nome San Vigor- titolo Vescovo- nascita Artois, Francia- morte 537 circa, Bayeux, Francia- ricorrenza 1 novembre- Attributi abiti vescovili con ai piedi un drago- Patrono di Saint-Vigor-le-Grand- Vigor nacque nell'Artois, nella Francia settentrionale, e visse durante il regno del re dei Franchi Childeberto I (511-558). Secondo una breve Vita latina dell'VIII secolo, fu educato ad Arras, da S. Vedasto (6 feb.), poi decise di diventare sacerdote. Temendo la disapprovazione del padre e ispirato dal concetto a quel tempo popolare della peregrinati° monastica, scappò con un compagno e si nascose nel villaggio di Ravière, vicino a Bayeux; nonostante la loro clandestinità, i due uomini predicavano e istruivano il popolo. Una volta ordinato sacerdote, Vigor estese enormemente la portata della sua attività missionaria e, alla morte del vescovo di Bayeux nel 513, divenne suo successore. Si narra che, scoprendo che molta gente adorava ancora un idolo di pietra su una collina vicina alla città, Vigor lo distrusse sostituendolo con una chiesa e ribattezzando il luogo "Collina dell'Unzione". Il conte Bertulfo, adirato, cercò di riappropriarsi del sito, ma cadde da cavallo rompendosi il collo, incidente che fu interpretato come un intervento divino nei confronti di un tentativo riprovevole di impossessarsi della collina santificata di recente. Vigor morì nel 537 ca. e fu sepolto nel monastero da lui costruito vicino a Bayeux; successivamente il corpo fu venduto clandestinamente all'abate di Saint-Riquier e il suo successore ne pubblicò la Vita. Saint-Vigor-le Grand, dove fu edificato il monastero, porta il suo nome; inoltre in Inghilterra i normanni gli dedicarono due o tre chiese.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Bayeux nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Vigore, vescovo, che fu discepolo di san Vedasto.