@Pali

4 giorni fa

Architetti contro ingegneri, vi spiego perché ci "odiamo"

Architetti contro ingegneri, vi spiego perché ci "odiamo"

1971: 8 docenti del Politecnico di Milano vengono espulsi. Questi docenti sono tra i più grandi esponenti della cultura architettonica. Questi 8 professori erano Piero Bottoni, Franco Albini, Ludovico Barbiano di Belgioioso, Carlo de Carli, Guido Canella, Aldo Rossi, Vittoriano Viganò e Paolo Portoghesi.

Per capire perché questi 8 professori furono espulsi, dobbiamo tornare indietro di qualche anno.

Il 1968 è un anno di grande fermento politico e sociale. l'Italia sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti. Il Boom economico ha portato una crescita diseguale. Alle porte della società dei consumi c'è una grande fetta di popolazione che non può entrare. Ci sono persone che hanno lasciato la propria casa per tentare fortuna nelle città industriali. Milano si mostra impreparata. Sotto la Stazione Centrale c'erano i vecchi alloggi dei militari completamente pieni di persone provenienti dai campi del sud Italia. Viaggi in treno lunghi più di un giorno, nella valigia pochi vestiti e tanta speranza. I più fortunati dormivano lì pochi giorni, e finivano a lavorare in Pirelli, all'Alfa Romeo, alla Falck, e in tutte le altre grandi fabbriche della città. C'erano anche i furgoni che la mattina caricavano muratori improvvisati, e la sera, i più fortunati tornavano a dormire sotto la stazione. Le poche case disponibili erano spesso accompagnate da un cartello: "non si affitta ai meridionali"<br /> <br /> Ma com'erano queste case? Via Ascanio Sforza: negli ultimi anni, le abitazioni di quel tempo sono state buttate giù, rimpiazzate da abitazioni moderne ed eleganti. Si trattava di piccolissimi monolocali. Il bagno era uno solo per tutti gli appartamenti del palazzo, allestito alla bene e meglio nel cortile interno. In casa: giusto il necessario per sopravvivere, non serviva altro d'altronde... perché si lavorava 48 ore settimanali, ufficialmente... perché gran parte dei contratti erano a cottimo... il salario era dunque dipendente dai ritmi produttivi, sempre più elevati e sempre più insostenibili (fisicamente e mentalmente). Guai a farsi male in fabbrica... perché lì fuori c'era una lunga fila pronta a sostituire chi si infortunava. Eppure questo era inevitabile, i macchinari e gli utensili non erano soggetti a manutenzione, gli ambienti di lavoro erano insalubri e privi di ogni minima misura di sicurezza.

Se per gli operai delle industrie i moti di protesta portarono a un miglioramento della condizione sociale ed economica, oltre ad una migliore qualità di lavoro, non fu così per la scuola. Gli studenti, che furono tra i primi a scendere in piazza in quella stagione di cambiamenti, non ebbero la risposta giusta. Non seguì infatti una adeguata reazione da parte dei governi, come invece fecero Richard Nixon negli Usa, Georges Pompidou in Francia, e persino il socialista Willy Brandt in Germania occidentale.<br /> <br /> Maturò un inasprimento della battaglia politica, che sfociò nella stagione più buia della storia italiana: gli anni di Piombo. A pagare per primo fu Annarumma Antonio, i manifestanti colpirono la camionetta con dei tubi in ferro, che uccisero sul colpo il giovanissimo poliziotto.

In questo contesto di fermento politico le Università ribollivano di idee e di piccoli rivoluzionari pronti a fare la guerra per i propri diritti. C'erano gli ingegneri e gli architetti, che condividevano gli stessi spazi del Politecnico, ma non condividevano le stesse idee.<br /> <br /> Arriviamo dunque al 1972, torniamo a quel gruppo di professori. Il Politecnico era occupato dagli studenti. L'occupazione non significava "anarchia! spacchiamo tutto! come molti oggi pensano" no, c'era un progetto e un nobile intento, quello di dare un piano casa a Milano, di dare spazi per tutti, di dare una casa a tutti.<br /> <br /> Gli studenti, d’accordo con il preside (Paolo Portoghesi) e alcuni professori, usarono gli spazi della facoltà occupata per ospitare alcune famiglie di senza tetto. Questi giovani, contestando un metodo di insegnamento e una grave situazione sociale, si sporcarono le mani toccando con mano il problema. Mica come oggi, che si vuole risolvere il problema della povertà dall'alto di palazzi d'avorio.<br /> <br /> <br /> Si interessarono nel senso vero della parola: diventò loro interesse il risolvere il problema della casa; diventò loro interesse che l’università preparasse degli uomini e non degli schiavi; diventò loro interesse lavorare insieme, consapevoli che da soli non potrebbero cambiare lo stato di fatto.<br /> Quindi ospitarono queste famiglie e iniziarono con loro un seminario di studi sulla casa, aiutati anche dai professori.<br /> <br /> Ho nella mente il racconto di Portoghesi, che narra di un Lodovico Barbiano di Belgioioso intento a giocare con una piccola sfortunata, disegnando case.<br /> <br /> 5 giorni dopo l'ingresso dei senzatetto, la polizia irrompe nell'ateneo, sgomberato con la forza. Il rettore chiuse la facoltà. Molti dei professori furono inquisiti, e l’appello degli esami di settembre venne rimandato.<br /> <br /> <br /> Furono proprio gli altri studenti e professori del Politecnico, quelli di ingegneria, nonché il rettore Carassa, ad inviare al ministro dell’istruzione un elenco (probabilmente ordinatissimo, da vero ingegnere) di tutte le “illegalità”, i “disordini”, le “violenze”, le “discriminazioni” avvenute nella facoltà di architettura.<br /> Tutti i partiti politici di destra condannarono “lo stato di degrado in cui versa l’università italiana”, senza far cenno del fatto dei senza tetto; i partiti di sinistra accusarono gli studenti (“che si ispirano a programmi e metodi non condivisibili”) di voler strumentalizzare un problema molto serio.<br /> Vinsero gli ingegneri? Non proprio.

Piero Bottoni, Franco Albini, Ludovico Barbiano di Belgioioso, Carlo de Carli, Guido Canella, Aldo Rossi, Vittoriano Viganò e Paolo Portoghesi. Sono i professori che furono espulsi dall'ateneo. Questi architetti si misero a disposizione di una Milano che in quel periodo era una fucina di idee. Eppure a quel ministro Misasi non piaceva la sperimentazione didattica.<br /> <br /> La sperimentazione è stata il faro che ha condotto questi architetti nella storia. Misasi cosa ha fatto di concreto per Milano? Non lo so, ma vi posso dire che Ludovico Barbiano di Belgioioso fu autore della Torre Velasca, ma mi vengono in mente anche le torri bianche del Grattosoglio, ideate nel piano di edilizia residenziale pubblica degli anni '80.<br /> <br /> Bottoni fu ideatore del quartiere sperimentale QT8, un modello. Albini è uno dei padri della metropolitana di Milano, autore del suo iconico design. Aldo Rossi mi fa venire in mente il Monte Amiata, un bellissimo complesso residenziale nel gallaratese. Di Viganò ne ho parlato nel post sul brutalismo, creò l'Istituto Marchiondi, un icona di questa corrente.<br /> <br /> L'eterna rivalità tra architetti e ingegneri si trasformò in una vera e propria spaccatura all'Interno del Politecnico di Milano. Io ho tanti amici ingegneri, ma solo perché ci confrontiamo poco sulle idee. Perché funziona così da sempre: un architetto vuole ascoltare volentieri tutti, anche un ingegnere, ma un ingegnere non vuole mai andare oltre la razionalità del suo piccolo mondo conveniente. Eppure, senza sperimentazione non si può crescere... senza sperimentazione continueremo a lasciare indietro i più deboli.

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13 commenti

@Orengan

5 giorni fa

Da ingegnere, non sono d'accordo sull'ultima frase

0 punti

@LSP

5 giorni fa

Ma quante ne sai

0 punti

@Strider

5 giorni fa

Chiara e precisa esposizione. Qualche ingegnere replicherà?

0 punti