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20/01/2024 alle 12:01

I santi di oggi 20 gennaio:

I santi di oggi 20 gennaio:

nome San Sebastiano- titolo Martire

nascita III secolo, Narbona (Francia)- morte 20 gennaio 288, Roma- ricorrenza 20 gennaio- Santuario principale Basilica di San Sebastiano fuori le mura, Roma- Attributi Frecce, Palma del martirio- Patrono di polizia locale, arcieri, tappezzieri, sofferenti, militari, uomini d’onore, invocato contro la peste- Avella, Ferla, Martirano, Anoia, Castel Gandolfo, Accadia, Quadri, Barcellona Pozzo di Gotto, Mistretta, Gragnano, Caserta, Gallipoli, Galatone, Racale, Brusciano, Marigliano, Samugheo, Ussana, Tortorici, Melilli, Pontevedra, San Sebastiano al Vesuvio, Avola, Aiello del Sabato, Diminniti (RC), Camporosso, Ovindoli, San Fele, Rio de Janeiro, Bracciano, compatrono di: Tremensuoli, Acireale, Jesi, Santa Venerina, San Pietro di Caridà, Sabbioneta, Salvitelle, Visciano, Cellara- Nacque a Narbona (Francia), ma fu educato a Milano, ricevendo una buona cultura. Egli apparteneva all'armata dell'imperatore, godeva uno dei primi posti ed era caro a tutti per le sue belle qualità; lo stesso imperatore l'aveva in grande stima, e tanto l'amava che lo fece capitano dei pretoriani.

Ma egli ben comprese che tutti quei sorrisi, quelle ricchezze, quelle dignità erano lacci che il demonio gli tendeva, ed in cui cercava di prenderlo, e, fedele a Gesù Cristo, non si lasciò adescare. Avrebbe però lasciato al più presto ogni cosa, se non fosse stato mosso dal desiderio di arrecare aiuto, conforto ed incitamento ai Cristiani perseguitati. Conservò quindi sotto la veste militare un ardente spirito di fede, speranza e carità, convertendo molti alla religione di Cristo ed aiutando i Martiri in tutti i modi. Per questo il Signore volle dare il premio al suo servo, e fece sì che i pagani si accorgessero dello spirito di Sebastiano. Avvisarono l'imperatore, il quale, chiamato Sebastiano a sé, si lamentò con lui perché così male corrispondesse ai favori ricevuti. Ma il santo gli rispose che gli era sempre rimasto fedelissimo, non solo, ma che più di ogni altro gli sembrava di aver corrisposto ai suoi favori, perché egli non pregava per l'imperatore gli dei falsi e bugiardi, ma pregava l'unico vero Dio, che solo e veramente poteva fare del bene alla sua angusta persona. Avvedutosi di ciò l'imperatore, lo fece legare ad un palo, e lo diede in bersaglio agli arcieri di Mauritania. Eseguito l'ordine, lo credettero morto; ma, la notte, Irene una cristiana di Roma venuta per dargli sepoltura, lo trovò vivo, lo fece portare in sua casa, ove in breve guarì. I cristiani volevano che fuggisse, ma il santo, invocato il suo Dio, si sentì ispirato di recarsi sulla gradinata ove solea passare l'imperatore, e là ne attese la venuta. Giunto che fu Diocleziano, gli disse: « Sire, voi siete ingannato dai vostri cortigiani, i quali disonorano il vostro nome e oltraggiano la giustizia spingendovi a perseguitare i cristiani.» Diocleziano si stupì di vederlo vivo, e temette non fosse stato eseguito il suo ordine. Ma Sebastiano scoprì il petto, mostrò le cicatrici delle frecce e soggiunse: « Sappilo per bene: quel Gesù che adoro, mi campò da morte affinché ti dicessi una volta ancora, che i tuoi dei sono bugiardi, che i cristiani soli adorano il vero Dio.» Il barbaro lo fece condurre nell'ippodromo, e uccidere a colpi di dava. Dopo di che fu gettato in una cloaca. Era l'anno 288. La notte successiva apparve in sogno alla matrona Lucina, le additò il luogo ove giaceva, e le disse che voleva essere seppellito nelle catacombe, alla bocca della grotta degli Apostoli. Lucina eseguì religiosamente il comando. MASSIMA. Fate servire il grado al bene de' vostri simili, e non a fomentare la vostra ambizione. PREGHIERA. Inclito S. Sebastiano, otteneteci una particella di quella prudenza e 'sapienza, che ornava il vostro spirito. MARTIROLOGIO ROMANO. San Sebastiano, martire, che, originario di Milano, venne a Roma, come riferisce sant’Ambrogio, al tempo in cui infuriavano violente persecuzioni e vi subì la passione; a Roma, pertanto, dove era giunto come ospite straniero, ebbe il domicilio della perpetua immortalità; la sua deposizione avvenne sempre a Roma ad Catacumbas in questo stesso giorno.

nome San Fabiano- titolo 20º papa della Chiesa cattolica e martire- nascita Roma- morte 20 gennaio 250, Roma- ricorrenza 20 gennaio- Elezione 10 gennaio 236- Fine pontificato 20 gennaio 250 (14 anni e 10 giorni)- Sepoltura Catacombe di San Callisto- Patrono di Valsinni, Montottone, Marmirolo, Fiamignano e Aiello del Sabato- Poco si legge nella storia di lui, ma è celebre per il modo con cui fu eletto a reggere la cattedra di S. Pietro. Era essa rimasta vacante per la morte di S. Antero, ed i fedeli di Roma si erano raccolti per l'elezione del nuovo pastore. Vi era fra essi Fabiano, venuto di fresco dalla campagna, che certamente non si sarebbe mai immaginato di essere l'eletto dal Signore. Stavano i fedeli in fervorosa orazione, pregando lo Spirito Santo a intervenire, quando di improvviso si vide una luce splendidissima discendere dal cielo, e di poi una colomba che leggermente venne a posarsi sul capo di Fabiano. Non poteva essere più manifesta la volontà di Dio, e poche altre volte lo Spirito Santo è intervenuto così visibilmente nella elezione del Sommo Pontefice. Unanimi i fedeli elessero Fabiano a loro pastore. Ferveva allora la persecuzione contro i Cristiani, e contro Fabiano specialmente volgevano i Gentili il loro odio, perché credevano che, tolto il padre, i figli cedessero. Lo catturarono infatti, e gli diedero la morte l'anno 250, soffrendo egli gloriosamente per Gesù Cristo; ma i fedeli rimasero saldi nella fede e tanti diedero il loro sangue dietro al suo esempio, piuttosto che cedere alle vane pretese dei loro persecutori. MARTIROLOGIO ROMANO. San Fabiano, papa e martire, che da laico fu chiamato per grazia divina al pontificato e, offrendo un glorioso esempio di fede e di virtù, subì il martirio durante la persecuzione dell’imperatore Decio; san Cipriano si felicita del suo combattimento, perché diede una testimonianza irreprensibile e insigne nel governo della Chiesa; il suo corpo in questo giorno fu deposto a Roma sulla via Appia nel cimitero di Callisto.

nome Santa Maria Cristina dell'Immacolata Concezione (Adelaide Brando)- titolo Religiosa e fondatrice-nome di battesimo Adelaide Brando-nascita 1 maggio 1856, Napoli- morte 20 gennaio 1906, Casoria- ricorrenza 20 gennaio- Beatificazione da papa Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003- Canonizzazione da papa Francesco il 17 maggio 2015- Santa Maria Cristina al secolo Adelaide Brando fu una religiosa italiana, fondatrice della congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato. Adelaide Brando nacque a Napoli il primo maggio 1856 da una famiglia borghese. La notte di Natale del 1868, a soli dodici anni, Adelaide si consacrò a Dio con voto di castità. Maturò il desiderio di entrare fra le suore Sacramentine ma trovò l'opposizione del padre, che però le permise di raggiungere la sorella Maria Pia clarissa nel monastero delle Fiorentine a Chiaia in Napoli. Negli anni una grave malattia la costrinse a lasciare il monastero, finché, ristabilitasi del tutto in salute, nel 1875 a diciannove anni entrò tra le Sacramentine del monastero di San Giuseppe dei Ruffi.<br /> Nel 1876 poté indossarne l'abito prendendo il nome di Maria Cristina dell'Immacolata Concezione. Nonostante Maria Cristina si sentisse felice potendo vivere appieno la sua devozione all'Eucaristia tra le Sacramentine, ancora una volta la salute malferma la costrinse a lasciare anche questo convento; nel 1877 si ritirò come pensionante nel Conservatorio delle Teresiane a Torre del Greco. Si riprese nuovamente, e ritornò a Napoli dalla sorella Maria Pia. Con altre compagne, Maria Pia e Maria Cristina andarono ad abitare in un appartamento della salita Ventaglieri e poi a vico Montemiletto. Lì ebbero come guide spirituali San Ludovico da Casoria, il Venerabile Michelangelo Longo e i sacerdoti Raffaele Ferraiolo e Polidoro Schioppa. Nel 1884 si trasferì definitivamente col gruppo nella cittadina di Casoria in provincia di Napoli, dove poté, finalmente, coronare il sogno di vivere adorando in modo perpetuo l'Eucaristia. Nel 1890, data l'affluenza di altre giovani nel gruppo, Maria Cristina e Maria Pia acquistarono la casa degli eredi Costa in via San Rocco e lì trasferirono la Comunità stabilendo ormai le basi della nuova Congregazione, come aveva predetto Ludovico da Casoria a Maria Cristina: "In mezzo a questa cittadina erigerai una casa centrale". Il desiderio di Maria Cristina era erigere accanto alla sede della Congregazione una chiesa dove l'adorazione eucaristica fosse ininterrotta ventiquattrore su ventiquattro, e il 19 febbraio 1893 venne posta la prima pietra. Poco prima di morire, il 7 luglio 1903 Papa Leone XIII approvò l'Istituto con il nome di Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato. Maria Cristina si ammalò gravemente il 14 gennaio 1906, morendo il 20 gennaio a soli 50 anni. L'Istituto da lei fondato a Casoria, si allargò ad altre numerose case in Italia e all'estero, le suore membri della Congregazione oggi sono varie centinaia.

nome Santa Eustochia Calafato- titolo Vergine- nome di battesimo Eustochia Smeralda Calafato- nascita 25 marzo 1434, Messina- morte 20 gennaio 1485, Messina-ricorrenza 20 gennaio- Beatificazione 22 agosto 1782 da papa Pio VI- Canonizzazione Messina, 11 giugno 1988 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Monastero di Montevergine, Messina- Eustochia nacque ad Annunziata (oggi rione di Messina), il Venerdì Santo del 1434. Suo padre, Bernardo, era un ricco mercante di Messina; sua madre, Macalda Colonna, famosa per il suo stile di vita virtuoso, subì forse l'influsso del riformatore francescano S. Matteo Girgcnti (21 ott.) ed entrò nel Terz'ordine di S. Francesco, restando a lungo senza figli. Quando finalmente rimase incinta le fu detto da un forestiero che sarebbe riuscita a partorire solo in una stalla; qui dunque si fece condurre quando venne il tempo del parto. La figlia, battezzata con il nome di Smeralda (o in dialetto siciliano Smaragda) come tributo alla sua bellezza, crebbe emulando le virtù di sua madre; quando un'apparizione di Cristo in croce le suscitò il desiderio di entrare nel convento delle clarisse (il Secondo ordine di S. Francesco) di S. Maria Basicò. Riuscì a entrare solo dopo travagliate vicende: i suoi fratelli avevano idee diverse sul suo futuro e minacciarono di dar fuoco al convento se le suore avessero permesso che Smeralda prendesse i voti; suo padre combinò un matrimonio con un pretendente che però morì, Verso il 1446 i suoi fratelli rinunziarono ai loro intenti incendiari, e le suore poterono accettarla: prese così e il nome religioso di Eustochia, ispirandosi alla discepola di S. Girolamo, S. Eustochio Giulia (28 set.). Eustochia si impose un regime di grande austerità personale ma, dato che il convento era sostenuto da ricche famiglie siciliane e che, nel declino generale instauratosi nel xiv secolo, lo stile di vita era lungi dall'essere austero, decise di trasferirsi in un luogo più conforme al suo spirito penitenziale e di devozione alla passione di nostro Signore. Nel 1457 papa Callisto III le accordò il permesso speciale di entrare in un altro convento vicino, quello di S. Maria Accomandata, dove vigeva la Regola del Primo ordine di S. Francesco sotto la guida dei riformatori osservanti, che all'epoca stavano introducendo una nuova spiritualità nell'ordine. Nel 1463 gli edifici erano ormai troppo piccoli per ospitare i sempre più numerosi arrivi, attirati dalla spiritualità di Eustochia, e la comunità si trasferì in un nuovo convento, costruito a Montevergine, vicino a Messina, grazie al contributo della madre e della sorella di Eustochia, che la raggiunsero con la nipote Paola, allora appena undicenne. L'anno dopo Eustochia compì trent'anni e, essendo questa l'età minima richiesta dai canoni, venne eletta badessa. I primi anni della fondazione furono travagliati: gli osservanti infatti non erano molto inclini a estendere le loro riforme alle religiose, e anzi addirittura rifiutavano il permesso ai preti francescani di celebrare la Messa nel convento. La badessa allora si rivolse direttamente alla Santa Sede, ricevendo da parte dell'arcivescovo di Messina un Breve in cui si obbligavano i frati a celebrare la Messa per le suore, pena la scomunica. Eustochia fu una delle tante suore dell'ordine in Italia (molte delle quali sono già state canonizzate) che, dotate di grande spessore spirituale, assicurarono l'estensione delle riforme alle religiose e la loro applicazione in un genuino spirito di rinnovamento interiore. La badessa, durante lo studio di un itinerario in Terra Santa, aveva sviluppato una devozione particolare per i luoghi santi, anche se non riuscì mai a visitarli.</p> <p> Il suo insegnamento spirituale era incentrato sulla passione di Cristo, sulla quale aveva scritto anche un trattato, che però è andato perduto; passava inoltre notti intere pregando in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento, ed era particolarmente assidua nella cura dei malati messinesi tanto che, ancora prima di morire, era già considerata dalla gente di Messina come sua patrona e protettrice, in particolare dai terremoti. Morì nel 1468, alla giovane età di trentaquattro anni, e fu sepolta nell'abside della chiesa di Montevergine. Come date della sua morte compaiono anche il 1485 e il 1491, ma la prima fornita è la più probabile. Presto nacque un culto locale e sulla sua tomba si verificarono molte guarigioni. Il suo corpo è rimasto incorrotto fino al giorno d'oggi. Nel 1690 l'arcivescovo di Messina scrisse un rapporto dettagliato sulle sue condizioni e nel 1777 il senato cittadino decise di rendere omaggio alla tomba due volte all'anno. Il suo culto venne approvato nel 1782 ed Eustochia venne canonizzata, proprio a Messina, da papa Giovanni Paolo II nel 1988. Il suo corpo è ancora esposto per la venerazione dei numerosi visitatori che vengono a renderle omaggio nella ricorrenza della sua morte, ma anche il 22 agosto, anniversario del giorno in cui il senato decise di istituire le visite alla tomba. La sua storia ci è nota grazie a due biografie giunte fino a noi, una delle quali fu scritta a meno di due anni dalla sua morte dalla sua prima discepola, jacopa Pollicino. Spesso venne rappresentata in opere d'arte, nelle quali appare con una croce in mano, elemento tratto dalla sua devozione alla passione di Cristo, oppure inginocchiata davanti al Santissimo Sacramento, come spesso faceva. MARTIROLOGIO ROMANO. A Messina, santa Eustochio Calafato, vergine, badessa dell’Ordine di Santa Chiara, che si dedicò con grande ardore a ripristinare l’antica disciplina della vita religiosa e a promuovere la sequela di Cristo sul modello di san Francesco.

nome Sant'Enrico di Uppsala- titolo Vescovo e martire- nascita XII secolo, Inghilterra- morte XII secolo, Finlandia- ricorrenza 20 gennaio- Canonizzazione culto popolare- Santuario principale<br /> Cattedrale di Uppsala- Attributi Pastorale, Mitra e anello vescovili- Patrono di Finlandia- Le note biografiche su Enrico, conosciuto anche come Enrico di Finlandia, sono piuttosto incomplete: era inglese di nascita e potrebbe essere appartenuto alla famiglia del cardinale Niccolò Breakspear, il quale fu, con il nome di Adriano TV, l'unico papa inglese (1154-1159). Nel 1151 Niccolò era stato inviato come legato pontificio in Scandinavia, con l'incarico di riorganizzare le Chiese di Norvegia e Svezia e correggere vari abusi; l'anno dopo consacrò Enrico, che lo aveva accompagnato, vescovo di Uppsala in Svezia. In quell'epoca i pagani finni stavano intraprendendo una serie di incursioni in Svezia, le quali provocarono la spedizione punitiva di S. Eric re di Svezia (18 mag.), onorata con il nome di "crociata" e a cui prese parte anche Enrico. Eric offrì ai finni la pace in cambio della loro conversione al cristianesimo, ma essi rifiutarono; la grande battaglia che ne seguì fu vinta dagli svedesi. Eric ritornò in Svezia dopo aver realizzato un'unione tra i due paesi che sarebbe durata fino al XIV secolo, mentre Enrico rimase là per battezzare parte dei finni sconfitti, costretti a riconoscere il cristianesimo come la religione più "potente", e per l'opera missionaria che aveva come base una chiesa edificata a Nousis.<br /> Alcuni anni dopo avrebbe subito una morte violenta per mano di Lalli, un firmo convertito. Scomunicato da Enrico per aver ucciso un soldato svedese, si era appostato, pieno d'ira, in attesa di Enrico: lo uccise con un'ascia. La tradizione colloca questo avvenimento sull'isola di Kirkkossaari, nel lago Klujo, anche se esistono racconti diversi sulla sua morte. Enrico fu sepolto a Nousis e hen presto si diffusero resoconti di miracoli verificatisi sulla sua tomba. La tradizione secondo la quale sarebbe stato papa Adriano IV stesso a canonizzarlo è priva di fondamento. Venne riconosciuto come santo patrono di Finlandia. Nel 1296, secondo una lettera di indulgenza di Bonifacio VIII, gli venne dedicata la cattedrale di Abo (ora Turku, una città portuale della Finlandia sud occidentale) dove nel 1300 furono traslate le sue reliquie. Veniva spesso rappresentato in affreschi delle chiese medievali finlandesi, dove a volte figurava nell'atto di calpestare il suo assassino. E anche il soggetto di una particolare targa commemorativa in magnifico ottone, collocata al disopra della sua tomba originaria a Nousis e giunta fino a noi. Fabbricata nelle Fiandre nel 1370, è composta da un pannello centrale e da dodici lastre sussidiarie, che descrivono con tratti vivi la sua vita e i suoi miracoli. Enrico venne anche annoverato tra i martiri inglesi dal Collegio inglese di Roma, dove appare anche nei dipinti del XVI secolo che raffigurano i santi e i martiri inglesi. Nella cattedrale di Uppsala vi è ancora un ciclo di affreschi medievali riguardanti la sua vita. Nel 1720 i Russi rimossero le sue reliquie da Abo. Il suo culto si diffuse in Svezia e Norvegia e a lui fu dedicata almeno una cappella inglese. La Finlandia celebra la festa della traslazione delle sue reliquie il 18 giugno e precedentemente commemorava la sua festività il 20 gennaio, mentre ora generalmente si accetta la data svedese del 19 gennaio.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. In Finlandia, sant’Enrico, vescovo e martire, che, nato in Inghilterra, ebbe l’incarico di reggere la Chiesa di Uppsala, adoperandosi con grande zelo nell’evangelizzazione dei Finni; fu, infine, crudelmente trucidato da un omicida, che egli aveva cercato di correggere secondo la disciplina ecclesiastica.

nome Beato Cipriano Michele Iwene Tansi- titolo Religioso- nome di battesimo Michael Iwene Tansi- nascita 1903, Nigeria sud-orientale-morte 20 gennaio 1964,Leicester, Inghilterra- ricorrenza 20 gennaio- Beatificazione 28 marzo 1998 da papa Giovanni Paolo II- Il primo beato nigeriano, o meglio africano occidentale, nacque nel settembre 1903 a Igboezunu, villaggio presso Aguleri, Nigeria sud-orientale. I genitori, che praticavano la religione tradizionale degli Ibo, lo chiamarono Iwene, abbreviazione di Iweghuna, che significa "il dolore non ti ucciderà".<br /> Suo padre era stato incarcerato dai conquistatori inglesi (penetrati in Nigeria nel 1899) e morì quando egli era ancora un ragazzo. La madre mandò Iwene alla locale scuola cattolica "S. Giuseppe", gestita dalle missionarie irlandesi dello Spirito Santo. Lei stessa morirà tragicamente nel 1922, quando uno stregone la accusò di aver ucciso parecchi giovani e la costrinse a ingoiare del veleno. Iwene fu battezzato nel 1912 con il nome di Michele. Divenne maestro e, a ventun anni, direttore della scuola S. Giuseppe. Il tempo del suo battesimo diede l'avvio alla conversione in massa della regione di Igboland, in cui le scuole ebbero un ruolo preminente. L'impatto diretto dei missionari bianchi fu minimo. «Gli Igbo convertirono se stessi» (I Iastings, p. 449). Sentendosi attratto verso il sacerdozio, Iwene entrò nel nuovo seminario di Aguleri e fu ordinato nella cattedrale di Onitsha il 19 dicembre 1937. Fu tra i primi dieci nigeriani a conseguire la dignità sacerdotale. Dal tempo dell'ordinazione fino al 1950 lavorò instancabilmente nell'arcidiocesi di Onitsha in rapida espansione, e nel 1939 creò una nuova parrocchia. In essa ebbe come giovane catecumeno il futuro cardinal Arinze. Fu infatti padre Michele a battezzarlo, ad ascoltare la sua prima confessione, ad amministrargli la prima comunione e a prepararlo per la cresima. Arinze affermò in seguito che Michele, il primo prete che avesse conosciuto, aveva «dopo Dio» ispirato la sua vocazione e disse che desiderò «essere come lui». Padre Michele aveva una vita personale ascetica e nello stesso tempo era un efficace predicatore. Costruì una scuola di apprendistato, in cui gli allievi restavano dal lunedì al venerdì portando con sé provviste sufficienti al loro sostentamento per quei giorni. Lavorava lui stesso, esempio e incentivo per tutta la comunità. Aiutato da suore, si occupava con grande cura della preparazione delle ragazze in vista del matrimonio, incoraggiando le virtù domestiche e condannando la tradizionale abitudine della convivenza prima delle nozze. Come la maggioranza dei cristiani a quel tempo, si dovette opporre fermamente ad alcuni aspetti della religione tradizionale. Con un bastone cacciò dalla sua chiesa alcuni membri di società segrete che indossavano maschere ed erano ritenuti indemoniati: Michele affermò che «lo spirito era stato vinto da uno Spirito più potente» (Hastings, p. 335). Contro l'uso corrente, era pronto a denunciare gli scandali dei ricchi e dei potenti. Michele avrebbe sempre desiderato essere monaco di vita contemplativa, ma non esistevano in Nigeria monasteri di questo tipo. Nel 1950 fu accolto all'abbazia inglese di Mount St Bernard presso Leicester, in Inghilterra, con il nome di Cipriano. L'intenzione era che egli, con altri nigeriani, tornasse poi in Nigeria per fondarvi un monastero con casa madre a Mount St Bernard. Ma la cosa non ebbe seguito, soprattutto per mancanza di fondi. Nel 1951 un altro nigeriano, padre Clement, andò a Mount St Bernard e, alla fine del 1953, entrambi decisero di rimanervi. Sebbene già ordinati, essi dovettero frequentare i corsi di formazione per novizi, erano tenuti a lavorare la terra (spesso in un freddo intenso cui non erano avvezzi) e a compiere i lavori domestici nel monastero. La fama di santità meritata in Nigeria seguì Cipriano anche nella nuova sede, dove lo visitavano parecchi connazionali, che egli edificava con ispirate spiegazioni sui fini e sul valore universale della vita contemplativa. Dalla corrispondenza si percepisce un persistente amore premuroso per la gente e per la Chiesa d'Africa. La comunità lo definiva «un osservante coscienzioso, tranquillo, incurante di sé e dedito al bene del prossimo» (Wareing). Nel 1959 si ammalò gravemente a causa dei postumi di una vecchia ulcera gastrica. Per due anni seguì una dieta speciale nell'infermeria, pur continuando a lavorare in refettorio e nella legatoria, sempre partecipe agli atti comuni in coro. Nel 1962 gli fu asportata dal collo una ghiandola tubercolare. In quello stesso anno gli affidarono la cura del giardino perché potesse aver vantaggio dall'aria aperta. Nel 1963 fu fondato un monastero a Bamenda, in Camerun, cosa che lo contrariò perché la scelta aveva escluso la Nigeria. Egli stesso avrebbe dovuto andarvi come maestro dei novizi, ma il progetto non ebbe seguito. L'allora padre Arinze lo vide alla fine del 1963 in uno stato di salute allarmante. Il 19 dicembre poté comunque celebrare il suo XXV di ordinazione. In tale circostanza Cipriano ricevette biglietti e lettere da tutto il mondo. Arinze non lo vide più se non sul letto di morte. Era stato colpito da trombosi a una gamba e dovette essere operato allo stomaco, quando fu stroncato da un aneurisma nella reale infermeria di Leicester, il 20 gennaio 1964. Fu presentata alla congregazione per le Cause dei Santi una documentazione di mille pagine che portò all'unanime conclusione sulle virtù eroiche. Tansi venne dichiarato venerabile nel 1995, mentre il decreto di beatificazione fu emesso l'anno seguente, nel corso di una cerimonia svoltasi a Onitsha i122 marzo 1998. La "giovane Chiesa africana", sull'esempio di Roma, aveva percorso un cammino relativamente rapido e efficace. Il card. Arinze dichiarò che la beatificazione di padre Tansi costituiva un esplicito messaggio alla Chiesa d'Africa: «I santi sono persone comuni, che vengono dai vostri stessi villaggi». MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Mount Saint Bernard presso Leicester in Inghilterra, beato Cipriano (Michele) Iwene Tansi, sacerdote dell’Ordine cistercense: nato nella regione di Onitsha in Nigeria, ancora fanciullo professò, contro la volontà della famiglia, la fede cristiana e, ordinato sacerdote, con grande zelo si dedicò alla cura pastorale, finché fattosi monaco meritò di coronare la sua santa vita con una morte santa.

nome Beato Benedetto Ricasoli da Coltibuono- titolo Eremita- nome di battesimo Benedetto Ricasoli- nascita 1040 circa, Gaiole in Chianti, Siena- morte 20 gennaio 1107, Coltibuono, Siena- ricorrenza 20 gennaio- Beatificazione 14 maggio 1907 da papa Pio X- Benedetto Ricasoli veniva dalle parti di Vallombrosa, vicino a Fiesole, dove Giovanni Gualberto (12 lug.) aveva aperto una casa di stretta osservanza benedettina, che poi si sarebbe evoluta nella comunità benedettina di Vallombrosa. I genitori di Benedetto conoscevano S. Giovanni e avevano donato a lui e ai suoi discepoli una loro proprietà a Coltibuono. Benedetto, accolto dall'abate Azzo, entrò in comunità in giovane età, ma poi si ritirò dalla vita comunitaria, andando a vivere in una capanna da eremita sul lato di una montagna poco distante dall'abbazia. Ogni tanto però tornava per celebrare le grandi feste dell'anno liturgico insieme ai monaci e anche per esortarli alla santità. A partire dalla sua morte si diffusero racconti di eventi miracolosi, i quali stimolarono la nascita di un culto locale che durò per vari secoli venendo infine ufficialmente confermato dalla Chiesa il 29 maggio 1907. MARTIROLOGIO ROMANO. A Coltibuono in Toscana, beato Benedetto Ricásoli, eremita della Congregazione di Vallombrosa.

nome Beato Angelo Paoli- titolo Sacerdote carmelitano- nome di battesimo Francesco Paoli- nascita 1 settembre 1642, Argigliano, Massa-Carrara- morte 20 gennaio 1720, Roma-ricorrenza 20 gennaio- Beatificazione<br /> 25 aprile 2010 da papa Benedetto XVI- Si chiamava Francesco, ed era nato ad Argigliano, poi annesso al comune di Fivizzano, oggi Càsola in Lunigiana (Massa). Nel 1660 ricevette la tonsura e i primi due ordini minori. Divenne carmelitano a Fivizzano e noviziato a Siena, dove pronunciò i voti nel 1661. Studiò teologia a Pisa e Firenze dove fu ordinato sacerdote nel 1667. Cambiò più volte residenza: ad Argigliano ea Pistoya, nel 1675, tornò a Firenze come maestro dei novizi, parroco a Corniola e nel 1677 fu trasferito a Siena e poi a Montecatini nel 1680, dove fu incaricato di insegnare la grammatica a giovani religiosi, fu trasferito a Pisa e poi a Fivizzano come organista e sacrestano. Nel 1687 il generale dell'Ordine lo chiamò a Roma dove visse per 32 anni nel convento di San Martino ai Monti come maestro dei novizi, tesoriere, sacrestano, organista, direttore del conservatorio per ragazze fondato da Livia Vipereschi. Durante il primo periodo della sua vita, lasciò ovunque il ricordo piacevolissimo di un'anima assetata di silenzio, di preghiera, di mortificazione, ma soprattutto di uomo dedito alla carità spirituale e corporale verso i malati. Sempre attento ai poveri, tanto che a Siena gli diedero il soprannome di "Padre dei poveri". Onorò sempre questo nome ovunque fosse, soprattutto a Roma dove si occupò dei due ospedali di San Giovanni (quello maschile e quello femminile) e fondò l'ospizio per poveri convalescenti sul viale tra il Colosseo e la basilica. di San Giovanni. Il suo motto era: "Chi ama Dio deve cercarlo tra i poveri". Sapeva anche come attirare molte persone che lo imitavano nella sua cura per i bisognosi. Riuscì a dare ai ricchi ottimi consigli, che lo stimarono, lo distolsero e lo impiegarono come mediatore nelle loro opere di beneficenza. Insegnava ai poveri ad essere grati e a trovare nelle loro umili condizioni ragioni per un miglioramento morale. Fu consigliere di principi e altri "grandi" della Roma di allora o degli illustri ospiti della città. Cardinali e alti prelati lo tenevano in grande stima. Rifiutò la porpora offerta da Innocenzo XII e Clemente XI perché - disse - "sarebbe stata dannosa per i poveri ai quali non avrebbe potuto badare". Aveva sempre piena fiducia nella Divina Provvidenza, che chiamava la sua "dispensa", nella quale non mancava mai nulla. Questa fiducia non di rado veniva premiata con fatti umanamente inspiegabili, come il moltiplicarsi di cose semplici destinate a sfamare i poveri. Nel praticare la carità, però, non trascurava la giustizia: essendo lo stesso esempio di giusta retribuzione agli operai, sapeva anche come redimere chi a volte dimenticava di agire con giustizia. Si distinse per il suo amore per la Croce. Il Signore gli fece conoscere alcuni eventi lontani (come la morte di Luigi XIV e la vittoria del principe Eugenio di Savoia a Petrovaradin) o eventi futuri (come la sua morte e quella di altri). Diverse persone gli attribuirono grazie speciali mentre era ancora in vita. Fu sepolto nella chiesa di San Martino ai Monti dove si trova attualmente nella navata sinistra. È stato beatificato dal SS Benedetto XVI il 25 aprile 2010. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, il Beato Angelo Paoli, sacerdote dell'Ordine dei Carmelitani dell'Antica Osservanza.<br />

nome Sant'Eutimio- titolo anacoreta e abate fondatore - nascita 378 circa, Melitene, Armenia- morte 20 gennaio 473, Sahel, Palestina- ricorrenza 20 gennaio- Canonizzazione Pre canonizzazione- Attributi Saio e pergamena in mano- Tutto ciò che si sa sulla vita di Eutimio proviene da una biografia, scritta da Cirillo di Scitopoli, monaco e agiografo greco del VI secolo, autore delle Vite di sette abati palestinesi. TI suo racconto, pur essendo eccezionale per quantità di particolari, non distingue molto la storia dalla tradizione. Eutimio nacque a Melitene (suo padre era un ricco mercante di quella città) e ricevette l'educazione religiosa sotto la guida del vescovo della città, che poi lo ordinò presbitero e lo incaricò della supervisione dei monasteri della zona. Come altri importanti personaggi dell'epoca, anch'egli cercava una vita solitaria e si ritirò nella laura di Faran, a circa sei chilometri da Gerusalemme, dove viveva — come riferirono altri eremiti — intrecciando cesti di giunco. Cinque anni dopo si spostò a Gerico, in una grotta isolata. Attorno a questa grotta vennero presto a stabilirsi alcuni discepoli, che crearono una comunità semi-monastica; essi però si dimostrarono troppo ingombranti per lui, che si trasferì in un eremo ancora più isolato, delegando la cura quotidiana della comunità al suo discepolo Teoctisto, mentre egli riceveva il sabato e la domenica solo chi aveva bisogno di consigli spirituali. Eutimio, pur praticando un duro regime di preghiera e di lavoro manuale, scoraggiava ogni forma spettacolare di ascetismo, poiché essa conduceva all'autostima. La fama sempre crescente dei suoi miracoli e delle sue guarigioni operò molte conversioni nella popolazione araba che cercava i suoi consigli spirituali; per consentirgli di affrontare queste grandi folle il patriarca Giovenale di Gerusalemme lo nominò allora vescovo; con questa carica poté partecipare anche al concilio di Efeso del 431. Trascorse comunque la maggior parte del suo tempo in assoluta solitudine, occupandosi dei suoi monaci tramite delegati. S. Simeone lo Stilita gli mandò l'imperatrice Eudossia, vedova di Teodosio II; Eutimio le consigliò di abbandonare la dottrina monofisita dell'archimandrita Eutichc, condannata dal concilio di Calcedonia (451) e le disse che se avesse voluto evitare le disgrazie che si stavano abbattendo sulla sua famiglia avrebbe dovuto ritornare all'ortodossia. Eudossia seguì il suo consiglio e si convertì insieme a molti suoi seguaci; in seguito cercò di donare denaro alla lauro di Eutimio, ma questi la scoraggiò e le disse di prepararsi alla morte. L'imperatrice tornò allora a Gerusalemme, dove poco dopo morì. L'abate morì il 20 gennaio 473, a novantacinque anni, dopo aver vissuto sessantotto anni nel deserto, il che forse costituisce anche un ennesimo esempio dei benefici derivanti da una dieta frugale e da un clima secco. Alla sua intercessione furono attribuiti molti miracoli, a molti dei quali Cirillo stesso disse di aver assistito. Eutimio è nominato nella preparazione della Messa bizantina. MARTIROLOGIO ROMANO. In Palestina, sant’Eutimio, abate: di origine armena e consacrato a Dio fin dall’infanzia, giunse a Gerusalemme e, trascorsi molti anni in solitudine, fu fino alla morte saldo e solerte nell’umiltà e nella carità, insigne nell’osservanza della disciplina.

nome San Vulstano di Worcester- titolo Vescovo- nascita 1012, Long Itchington, Inghilterra- morte 20 gennaio 1095, Worcester, Inghilterra- ricorrenza 20 gennaio- Canonizzazione 14 maggio 1203 da papa Innocenzo III nella cattedrale di Ferentino- Patrono di vegetariani e dietisti- Vulstano nacque a Long Itchington, un villaggio del Warwickshire, e venne educato da monaci benedettini, prima a Evesham nel Worcestershire e poi a Peterborough nel Northamptonshire. Verso il 1033 si unì alla famiglia del vescovo di Worcester, Brihteah, sotto la cui guida si preparò al sacerdozio. Dopo l'ordinazione, rifiutò l'offerta di una ricca chiesa e, fatto piuttosto insolito per un prete ordinato, si unì ai benedettini della prioria della cattedrale di Worcester. In quel periodo la prioria era piccola, con una decina di monaci appena; come monastero però aveva una scuola per allievi affidati ai monaci (pur non essendo destinati alla vita monastica). Vulstano fu subito incaricato della loro educazione. Successivamente venne nominato cantore e sacrestano, poi procuratore o tesoriere e infine, verso il 1050, priore: in questa veste riformò le finanze della prioria e migliorò le norme della vita monastica. In una leggenda successiva gli venne attribuita la fama (ripresa anche da A. Butler) di non essere molto colto, anche se questa appare come un'ingiustizia: era infatti abbastanza istruito da diventare un famoso e rispettato predicatore. Quando nel 1062 il vescovo Aldred venne promosso a York e il papa negò il permesso di conservare entrambe le cariche, la sede di Worcester rimase vacante (precedentemente, in seguito all'impoverimento di York per le invasioni vichinghe, questo doppio incarico era stato permesso, e un arcivescovo di York, omonimo di Vulstano, era stato a capo di entrambe le diocesi dal 1002 al 1023). I legati pontifici raccomandarono allora a re Edoardo il Confessore (13 ott.) di nominare Vulstano. Il re e il suo consiglio accolsero la raccomandazione e Vulstano fu consacrato da Aldred. Fu un vescovo modello e, nonostante la doppia responsabilità del vescovado e della prioria, visitava sistematicamente la diocesi, primo vescovo inglese a farlo, incoraggiando la costruzione di chiese e insistendo perché gli altari fossero di pietra e non di legno. Fece anche riedificare la cattedrale di Worcester, la cui costruzione originaria era stata completata nel 983 dal primo predecessore benedettino di Vulstano, S. Osvaldo di Worcester (28 feb., anch'egli occupò la sede dopo essere stato nominato vescovo di York), ma che era andata distrutta durante l'invasione danese del 1041. Della cattedrale di Vulstano, la cui costruzione durò dal 1084 al 1089, oggi restano solo la cripta e qualche muro, per via delle distruzioni causate da vari incendi e dal crollo del campanile centrale nel 1175. Edoardo il Confessore, precedentemente esiliato in Normandia, percependo il crescente isolamento della Chiesa inglese dai movimenti di riforma continentali, nominò alcuni normanni e altre personalità straniere a cariche ecclesiastiche precedentemente detenute da anglosassoni; quando nel gennaio del 1066 il re mori, Vulstano venne coinvolto nei tumulti provocati dalle contese per la successione: il conte Harold (che si era subito impadronito della corona con un colpo di stato) aveva invocato il suo sostegno, inviandolo addirittura presso i northumbri, per assicurarsi la loro fedeltà. Il duca Guglielmo di Normandia, che godeva del sostegno del papato (soprattutto per le riforme ecclesiastiche realizzate in Normandia) dopo la "Conquista", continuò in genere a privare i vescovi sassoni delle loro sedi, affidandole a normanni, una politica messa in atto da Lanfranco, nominato arcivescovo di Canterbury nel 1070. In generale i vescovi monaci, Vulstano incluso, erano più favorevoli a Guglielmo e a Lanfranco di quanto non fossero i vescovi secolari; Vulstano, che si era reso conto del cambiamento decisivo provocato dalla battaglia di Hastings, fu anzi il primo vescovo a sottomettersi a Guglielmo, tanto che la conservazione della sua sede fu dovuta più alla sua realpolitik che alla divina provvidenza, come sarebbe stato detto poi. Secondo la leggenda Vulstano, quando gli fu chiesto da Lanfranco di rinunciare alla sede per la sua presunta ingenuità, conficcò il bastone pastorale nella pietra del sepolcro di Edoardo il Confessore, e visto che nessuno riusciva a estrarlo — mentre lui aveva dimostrato di poterlo fare facilmente — fu confermato nella sua dignità episcopale. In realtà la minaccia a Vulstano era venuta dall'arcivescovo Tommaso di York che, avendo rifiutato di riconoscere la supremazia di Canterbury, aveva reclamato per sé la sede di Worcester insieme a quelle di Lichfield e Dorchester. La soluzione di questa disputa venne allora affidata a papa Alessandro II, che a sua volta, la affidò a un concilio di vescovi e abati tenuto a Winchester nel 1072, sotto la presidenza del legato pontificio Uberto. Il risultato fu la definitiva vittoria di Lanfranco; Worcester divenne un vescovado suffraganeo di Canterbury. A questo punto Lanfranco, aiutato da Vulstano, fu in grado di intraprendere una politica di riforme, mettendo in pratica quelle che papa S. Gregorio VII (1073-1085, 25 mag.) stava applicando in Europa, pur adattandole alla situazione inglese. Queste riforme comprendevano anche una stretta applicazione del celibato clericale, che Vulstano era riuscito a imporre con successo nella sua diocesi (per l'Inghilterra fu però introdotta la modifica secondo cui i preti già sposati potevano tenere le proprie mogli, mentre i canonici e diaconi ancora da ordinare erano tenuti al celibato). Tramite la sua energica e persuasiva predicazione, Vulstano riuscì a convincere i mercanti di Bristol ad arrestare il loro commercio di schiavi, che inviavano nell'Irlanda controllata dai vichinghi. Anche questa importantissima riforma venne fatta in collaborazione con Lanfranco (tuttavia i mercanti di Bristol tornarono, nei secoli successivi, alla loro antica tradizione vendendo schiavi africani). Vulstano restò fedele alla corona normanna, difendendo per Guglielmo il castello strategico di Worcester durante la rivolta dei baroni del 1074, e di nuovo nel 1088 contro i gallesi, questa volta a favore del successore di Guglielmo, Guglielmo il Rosso. Si dice che Vulstano descrivesse la "Conquista" normanna come il castigo che i sassoni dovevano sopportare per i loro peccati; il suo comportamento e il sostegno che i benedettini generalmente offrirono a Lanfranco sono tuttavia clementi probabilmente più indicativi —e meno nazionalistici — per giudicare la sua posizione. Certamente godeva della fiducia di Lanfranco, come del resto dimostra la richiesta fattagli dall'arcivescovo di sostituirlo in una visita alla diocesi di Chester; Vulstano, a sua volta, mostrò la sua fiducia, inviando il suo discepolo prediletto a Canterbury, perché vi venisse educato. Vulstano era famoso per la sua umiltà, frugalità e la generosità verso i poveri (fece servire la tavola dei poveri dai figli di alcuni nobili educati a Worcester) inserendosi così nella tradizione del suo predecessore S. Osvaldo. Quando nel 1095 morì' era vescovo da trentadue anni e, in un periodo assai turbolento, la sua influenza era stata determinante per la pace, la calma e la riforma della vita della sua Chiesa e della sua nazione. Il suo culto si sviluppò rapidamente e si verificarono alcune guarigioni sulla sua tomba, che Guglielmo il Rosso aveva fatto rivestire d'oro e argento, anche se le reliquie vere vi sarebbero state traslate solo nel 1198. I particolari delle guarigioni vennero raccolti accuratamente dal 1200 al 1203, quando venne canonizzato da papa Innocenzo III. Re Giovanni, che aveva una venerazione particolare nei suoi confronti, si fece seppellire accanto alla sua tomba; Edoardo I, dopo aver sottomesso il Galles, fece offerte votive sul reliquiario di Vulstano, come riconoscimento per la sua difesa di Worcester contro i gallesi. Molte diocesi inglesi lo festeggiano in questa data, il nuovo Martirologio Romano invece dovrebbe commemorarlo il giorno della sua "traslazione", il 7 giugno. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Mount Saint Bernard presso Leicester in Inghilterra, beato Cipriano (Michele) Iwene Tansi, sacerdote dell’Ordine cistercense: nato nella regione di Onitsha in Nigeria, ancora fanciullo professò, contro la volontà della famiglia, la fede cristiana e, ordinato sacerdote, con grande zelo si dedicò alla cura pastorale, finché fattosi monaco meritò di coronare la sua santa vita con una morte santa.

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