@Vitupero

08/05/2024 alle 14:10

I santi di oggi 8 maggio:

I santi di oggi 8 maggio:

nome Madonna del Rosario di Pompei- titolo Apparizione- ricorrenza 8 maggio- Il culto della Beata Vergine del Rosario di Pompei nasce alla fine del 1800 ad opera di Bartolo Longo, oggi Beato Bartolo Longo, il quale, si narra che, mentre si trovava nei campi, udì la Madonna dirgli: "Se propagherai il Rosario sarai salvo" . Il giovane Bartolo Longo, rimase scosso da questo messaggio che la Madonna gli affidava, tanto da abbandonare gli ambienti satanici che frequentava, e iniziare la propria opera di diffusione della preghiera del Rosario. Tuttavia i primi tentativi di diffusione del Rosario non ottennero grandi risultati, e per questo si recò a Napoli, per acquistare un dipinto affinché il popolo di Pompei potesse più facilmente convertirsi a questa preghiera. La sorte volle che, una volta giunto a Napoli, Bartolo Longo incontri il proprio confessore, che gli suggerisce di rivolgersi a Suor Maria Concetta del convento di Porta Medina, la quale custodiva un dipinto della Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina da Siena, che lo stesso confessore gli aveva affidato anni prima. La tela era in pessime condizioni, danneggiata dalle tarme e con intere parti di colore mancante, tanto che Bartolo Longo non voleva accettarlo. Ma, di fronte alle insistenze della suora, non potè rifiutare il dono e con questo si diresse verso Pompei, su di un carretto utilizzato solitamente per il trasporto del letame. Il quadro, così come era, non poteva essere esposto alla cittadinanza, sia per lo stato di degrado, che per un errore nel dipinto, che ritraeva Santa Rosa, al posto di Santa Caterina da Siena, come colei che riceveva il rosario, e dunque ponendo l'immagine a rischio di interdetto. Fu così che Bartolo Longo decise di affidare alle mani di un restauratore il quadro e, contemporaneamente, diede inizio alla costruzione di una nuova chiesa nella quale esporre il dipinto: l'edificazione di questa chiesa sarà resa possibile dalla contessa Marianna De Fusco, futura sposa dello stesso Bartolo Longo, che fece cospicue donazioni, e, le successive elargizioni dei fedeli fecero in modo che ben preso la chiesa si trasformasse nella attuale Basilica Pontificia della Beata Vergine del Rosario di Pompei. Il dipinto della Madonna di Pompei venne venerato fin dalla prima esposizione pubblica: infatti, già il 13 Febbraio 1876, quando appunto venne mostrato per la prima volta il dipinto, si verificò il primo miracolo, ovvero la guarigione a Napoli di una ragazzina che malata di epilessia inguaribile. In ben poco tempo iniziarono a giungere a Pompei migliaia di fedeli, ciascuno chiedendo una grazia alla Madonna, tanto che ai giorni nostri si stima che più di 4 milioni di persone ogni anno si rechino in pellegrinaggio, facendo così, di quello di Pompei, uno dei santuari mariani più visitato al mondo. L'importanza della Basilica di Pompei, per il mondo cattolico, è testimoniata anche dal fatto che per ben 4 volte è stata visitata da un papa: in particolare sia papa Giovanni Paolo II, sia papa Benedetto XVI che papa Francesco si sono recati in visita al Santuario e, in occasione della visita di San Giovanni Paolo II venne recitata la Supplica.

nome San Vittore il Moro- titolo Martire- nascita III secolo, Mauretania- morte III secolo, Laus Pompeia- ricorrenza 8 maggio- Santuario principale San Vittore al corpo a Milano- Attributi martieri- Patrono di prigionieri ed esuli; Varese e altre località- Paese servito Impero romano- Forza armata Esercito romano- Grado legionario- S. Vittore ebbe la corona del martirio sotto Massimiano. Il crudele imperatore, venuto a Marsiglia ove il nostro Martire militava come ufficiale, ordinò la più spietata guerra contro i Cristiani, esponendoli alle pene più orribili. Paventarono quei buoni fedeli alla nuova procella, quando si levò a loro conforto la voce di Vittore, che con l'esempio della sua invincibile costanza e con parole infuocate seppe animarli alla battaglia e alla vittoria. Vittore, esposto più degli altri al pericolo, fu arrestato e condotto ai tribunali. Intimatogli d'ubbidire ai comandi dell'imperatore, rispose che aveva sempre cercato di difendere principe ed impero, che aveva lavorato per coprirli di gloria, e che ogni giorno pregava per la salute dell'imperatore e la prosperità dei suoi stati; ma, che sopra il comando dell'imperatore stava il comando di Dio. Quindi, dopo aver accennato alla bassezza dell'adorazione idolatrica, parlò con accento ispirato della divinità di Gesù Cristo, della sublimità della morale evangelica, concludendo con un inno al premio eterno che ci aspetta. Gli si permise di parlare a lungo; ma alla. finé gli fu proposto o il sacrificio agli dèi o la morte. Vittore rispose che in quanto a questo aveva già scelto,: .e che ora non desiderava altro che confermare con il sangue le verità che aveva esposte. Fu subito sospeso sull'eculeo, e, dopo un'orribile tortura, gettato in una oscura prigione, dove nella notte fu visitato dagli Angeli. I soldati di guardia, rapiti a quella scena, si buttarono ai piedi del Martire, gli chiesero perdono e domandarono il battesimo. Vittore li istmi come meglio potè, poi li fece battezzare. Il glorioso Martire, sospeso di nuovo sull'eculeo, ebbe le ossa slogate, venne battuto con verghe di ferro e poi ricondotto in prigione. Dopo tre giorni, Massimiano lo fece di nuovo, con, durre in tribunale, invitandolo nuovamente ad. adorare i suoi idoli. Vittore aveva già dimostrato la falsità degli dèi e l'irragionevolezza dell'atto idolatrico che gli si chiede: va perciò, avvicinatosi ad una di quelle statue, con un calcio la rovesciò, mandandola in frantumi. L'irato imperatore, fuor di sè per la collera, ordinò che gli si tagliasse subito il piede, e lo si, gettasse fra le macine d'un mulino. Era l'anno 290. Marsiglia lo scelse per patrono, e nella chiesa del Santo si conservano le sue reliquie. PRATICA. Se vogliamo giungere al cielo, dobbiamo anche combattere per osservare i comandamenti di Dio. PREGHIERA. La beata confessione di fede del tuo martire Vittore ci fortifichi, o Signore, e ci ottenga dalla tua pietà valido soccorso alla nostra fragilità. MARTIROLOGIO ROMANO. Così pure a Milano il natale di san Vittóre Martire, il quale Moro di nazione e Cristiano fin dalla sua prima età, essendo soldato nell'esercito imperiale, obbligato da Massimiano a sacrificare agli idoli, e fortissimamente perseverando nella confessione del Signore, per questo, prima fu gravemente percosso con bastoni, ma, protetto da Dio, non provò alcun dolore; allora fu cosparso con piombo liquefatto, ma non ne rimase per niente offeso; da ultimo colla decapitazione compì il corso del glorioso martirio.

nome Nostra Signora di Luján- titolo Patrona dell'Argentina- ricorrenza 8 maggio- Il santuario nazionale dell'Argentina è Nostra Signora di Luján, che si eleva nella Pampa, a circa 60 km ad ovest di Buenos Aires, nel luogo in cui, secondo un'antica tradizione, nell'anno 1636 avvenne il prodigio. A poppa di una caravella, un marinaio che portava con sé dal Brasile due statuette di terracotta, destinate ad un portoghese abitante a Sumampa (oggi Santiago del Estero), attravernò il fiume c decise di passare la notte nella vicina "Canada de la Cruz", presso la casa di don Rosendo de Oramas. Allo spuntare dell'alba, nel riprendere il cammino su terra ferma, i conducenti si accorsero che uno dei carri resisteva decisamente all'enorme sforzo dei buoi. Dopo vari e inutili tentativi si accertò che solo per la presenza di una cassa il carro non partiva. Fu tolta ed aperta: apparve una piccola statua dell'Immacolata Concezione, alta 58 cm e vestita di una tunica rossa e d'un manto azzurro, seminato di stelle. Tutti i presenti gridarono al miracolo e s'inginocchiarono trepidanti dinanzi all'immagine, che aveva dimostrato in modo così evidente di voler essere onorata proprio in quel luogo chiamato "Arbol Solo", albero isolato. Trasportata nella capanna di don Rosendo, la bella statua ebbe subito un altare e l'omaggio dei devoti pellegrini, venuti dai paesi vicini e dalla stessa Buenos Aires. Verso il 1670 fu costruito un oratorio e solo nel 1763 fu inaugurato il primo santuario sorto per opera del ricco gentiluomo spagnolo Giovanni de Lezica y Torrezuri, che era stato guarito miracolosamente da una grave infermità. Il guado "Arbol Solo" si chiamò in seguito "Passo della Vergine" e la "Cariada de la Cruz" fu denominata "Pueblo de Nuestra Seriora de Lujai", titolo riconosciutole nel 1755 dal governatore Andonaegui e nel 1759 dallo stesso re Ferdinando VI, che in una sua lettera proclamava la Vergine Gaitchn prima e vera fondatrice della città. Nel 1887 fu iniziata la costruzione dell'odierna monumentale basilica di stile neogotico francese, alta 106 m, lunga 104 e larga 66. Benedetta nel 1910, fu inaugurata nel 1930. La miracolosa immagine è custodita in una teca d'argento dentro un tronetto, dietro l'altare maggiore, e coperta da un manto azzurro e bianco; ha una corona in testa ed ai piedi una mezzaluna recante gli stemmi delle tre nazioni protette: dell'Argentina, dell'Uruguay e del Paraguay. Dalle pareti interne del santuario scolpite con devote iscrizioni e storiche memorie pendono migliaia di ex voto: sono spade, divise militari, bandiere, navi dalle vele d'argento, aerei e paracadute di seta. La statua originale non è mai uscita da Luján, ma delle copie fedeli hanno percorso più di 8 mila km in giri trionfali attraverso le province argentine, fino al Cile, alla Bolivia e al Paraguay. Una copia è stata portata nelle isole orcadi, situate al di sotto del 60° parallelo dove ha inizio il circolo polare antartico, e un'altra sulla vetta dell'Aconcagua, a 6.960 metri d'altezza. Il santuario ha visto numerosi visitatori, fra i quali Pio IX, giovane sacerdote, che celebrò all'altare della Vergine di Luján il 18 gennaio 1824, e Pio XII, cardinale segretario di Stato, che partecipò in qualità di delegato pontificio al 32° Congresso eucaristico internazionale celebrato a Luján nel 1934. Quest'ultimo rievocava con commozione il suo pellegrinaggio aLuján, in occasione del radiomessaggio al Congresso mariano nazionale argentino del 12 ottobre 1947: "E nell'entrare in quelle spaziose navate, nel vedere le bandiere che Belgrano conquistò a Salta, o la spada che San Martin conquistò nel Perù; nel leggere i marmi che ricordano la solenne incoronazione del 1887 la prima dell'America o il riconoscimento del patrocinio su tutte le terre del Nata nel 1930; nel salire a quella nicchia, tanto ricca quanto devota, allora, soltanto allora, ci sembrò di essere penetrati sino al fondo dell'anima grande del popolo argentino". Giovanni Paolo II visitò il santuario di Luján, come "Pellegrino della Pace", l'11 giugno 1982, e con tutta umiltà ebbe a dire: "Davanti a questa benedetta immagine di Maria, alla quale mostrarono devozione i miei predecessori Urbano III, Clemente IX, Leone XIII, Pio XI e Pio XII, viene oggi a prostrarsi il successore di Pietro nella Cattedra di Roma". Vi ritornò in occasione della celebrazione della 2a Giornata della Gioventù svoltasi a Buenos Aires nel 1984. Infine vi si recò spiritualmente domenica 22 marzo 1992, introducendo la preghiera dell'Angelus in piazza San Pietro: "Il santuario nazionale della Vergine di Luján è divenuto, con il tempo, luogo di intensa preghiera e pietà mariana, di crescente attività apostolica e, soprattutto, crocevia di moltitudini di devoti. Si calcola che vi giungono ogni anno otto milioni di pellegrini, desiderosi di incontrare la Madre di Dio e di approfondire la propria fede. Allo stuolo dei fedeli là convenuti, ci uniamo oggi anche noi, pellegrini spirituali, e, facendo eco al recente Messaggio dell'Episcopato argentino, dal titolo significativo 'Quinientos arzos de Evangelio', chiediamo la mediazione di Maria, Stella dell'Evangelizzazione, perché ogni cristiano si trasformi in protagonista del mondo nuovo, che Gesù, Signore della storia, è venuto a proporci". Luján è il cuore dell'Argentina e il centro di pellegrinaggio di tutto il continente sudamericano. Di tutti i pellegrinaggi il più spettacolare e commovente è quello dei malati: davanti alla sacra immagine sfilano i fedeli infermi e depongono i segni e gli oggetti più strani per esprimere le loro richieste e le loro speranze: un fiore, una ciocca di capelli, un'immagine d'oro, un fazzoletto ricamato, una candela, e biglietti e letterine che dicono meglio i loro voti e il desiderio d'una risposta sicura. Il governo argentino, con un decreto-legge del 18 maggio 1944, proclamò la Madonna di Luján protettrice delle vie nazionali e fece scolpire la sua immagine sul ponte internazionale che unisce l'Argentina al Brasile. La festa liturgica si celebra il sabato precedente la IV domenica dopo Pasqua; quella del suo patrocinio cade il 12 ottobre ed è riconosciuta dalle repubbliche dell'Argentina, dell'Uruguay e del Paraguay.

nome Sant'Acacio- titolo Soldato e martire- nascita III secolo, Cappadocia- morte 304 circa, Costantinopoli- ricorrenza 8 maggio- Canonizzazione pre canonizzazione- Attributi palma, corona di spine, croce, armatura da soldato romano, ramo di acacia- Patrono di Squillace, Guardavalle, soldati, agonizzanti, invocato contro il mal di testa- Paese servito Impero romano Forza armata Esercito romano- Arma Fanteria romana- Grado Centurione- Mucio (13 mag.) e Acacio sono gli unici antichi martiri di Bisanzio. Acacio proveniva dalla Cappadocia ed era centurione dell'esercito romano. Morì a motivo della sua fede cristiana durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano. A Costantinopoli gli vennero dedicate almeno due chiese, una delle quali fu fatta costruire da Costantino stesso e venne chiamata "il Noce", perché un albero di noce, al quale era stato appeso il santo per essere fustigato, fu trapiantato al suo interno. Atti di datazione tarda gli attribuiscono numerosi compagni come pure improbabili torture. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bisanzio, sant’Acacio, soldato, martire.

nome San Bonifacio IV- titolo 67º papa della Chiesa cattolica- nascita 550 circa, Valeria ,L'Aquila- Elezione 25 agosto 608- Fine pontificato 8 maggio 615, (6 anni e 256 giorni)- morte 8 maggio 615, Roma- ricorrenza 8 maggio- Canonizzazione fine XIII secolo da papa Bonifacio VIII- Bonifacio era figlio di un medico e nacque a Valeria (L'Aquila). Dal 591 fu diacono e amministratore di Gregorio Magno (3 set.). Eletto papa nel 608 seguì gli ideali e la politica del suo grande maestro, trasformò la sua casa in monastero e incoraggiò lo sviluppo del monachesimo nonostante Roma fosse allora travagliata dalla fame e dalla peste. Mantenne buone relazioni con gli imperatori Foca ed Eraclio e grazie all'accordo con il primo poté trasformare il Pantheon, antico tempio pagano romano, in una chiesa dedicata alla B.V. Maria e a tutti i martiri, trasferendovi numerose reliquie e fornendo un esempio significativo di come la Chiesa cercasse di conservare e trasformare gli elementi positivi della cultura pagana. Quella chiesa è oggi chiamata anche S. Maria Rotonda. Nel 610 tenne un sinodo dei vescovi italiani per dare un ordinamento alla vita e alla disciplina nei monasteri; uno dei partecipanti era Mellito, vescovo di Londra, che tornò in Inghilterra munito dei decreti del sinodo e di lettere per l'arcivescovo Lorenzo di Canterbury, per il re Etelberto del Kent e per tutto il popolo. Beda riferisce tutto ciò nella sua opera e riporta la trascrizione della lettera di Lorenzo, Mellito e Giusto agli irlandesi, sul tema dell'unità della Chiesa. S. Colombano (23 nov.), citato in questa lettera, vi rispose nel 613 con una missiva indirizzata a Bonifacio, unendo espressioni di devozione e lealtà alla Santa Sede ad accuse di eterodossia (a quanto pare però senza fondamento). Sembra che nel sollecitare la ritrattazione della condanna dei «tre capitoli» il monaco Colombano, allora ospite del monastero di Bobbio (sull'Appennino ligureemiliano), fosse istigato dal re longobardo ariano Agilulfo. Non ci è pervenuta la risposta di Bonifacio. Dopo la morte fu sepolto in S. Pietro, prima sotto il portico poi nella chiesa; ciò può significare un culto antico, ma le prime testimonianze documentarie risalgono solo alla fine del XII secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma presso san Pietro, san Bonifacio IV, papa, che trasformò in chiesa il tempio del Pantheon ottenuto dall’imperatore Foca e lo dedicò a Dio in onore della Beata Maria e di tutti i martiri; fu pieno di meriti anche a riguardo della vita monastica.

nome Beata Ulrica Nisch- titolo Vergine- nome di battesimo Franziska Nisch- nascita 18 settembre 1882 Oberdorf-Mittelbiberach, Germania- morte 8 maggio 1913, Hegne, Germania- ricorrenza 8 maggio- Beatificazione 1º novembre 1987 da papa Giovanni Paolo II- Francesca (Ulrica) proveniva dalla Germania sud-orientale; divenuta suora trascorse la maggior parte della sua breve vita lavorando nelle cucine di varie case del suo ordine. Per questo sembra ora destinata a diventare la santa patrona dei cuochi. Era nata a Oberdorf-Mittelbiberach nella diocesi di Rottenburg-Stoccarda. Il padre era stalliere e la madre domestica nell'osteria del villaggio; i due ebbero dieci figli e, per l'estrema povertà della famiglia, Francesca fu allevata da una zia materna. Fece la prima comunione all'età di tredici anni dopo aver trascorso una fanciulezza esemplare. Terminata la scuola dovette subito lavorare per contribuire al sostentamento della famiglia, e dall'età di sedici anni lavorò come domestica in varie zone, tra cui il cantone di San Gallo in Svizzera. Colpita nel 1903 da una grave forma di erisipela, fu ricoverata nell'ospedale di quella città, venendo curata dalle Suore della Carità della S. Croce di Ingenbohl. Quest'esperienza la condusse a diventare suora nella stessa congregazione. Inizialmente (1904) fu accolta nella casa provinciale di Baden-Wurttemberg, nella diocesi di Friburgo in Brisgovia, poi (1906) nel noviziato di Zell-Weierbach, dove fece (1907) la professione religiosa. Per il resto della sua vita lavorò nelle cucine delle case di questa congregazione prevalentemente impegnata nel campo assistenziale, prima a Biihl e poi a Baden-Baden. Anche tra i fornelli visse in uno stato di continua unione con Dio, mostrando pazienza e carità verso il prossimo, umiltà e gioia in ogni circostanza. Un suo ritratto fotografico ce la mostra in realtà con un'espressione severa e determinata, offrendo della sua personalità una differente sfaccettatura che ci svela molto più di quanto farebbe un riassunto "convenzionale" delle sue virtù. Colpita dalla tubercolosi nel maggio 1912 morì esattamente un anno dopo, il 18 maggio 1913. all'età di trent'anni. La fama della sua santità si diffuse rapidamente e i fedeli affluirono in massa sulla sua tomba, attratti dai racconti di grazie attribuite all'intercessione della "piccola suora". In risposta a questo speciale interesse per Francesca l'arcivescovo di Friburgo aprì l'inchiesta sulle sue virtù e sulla sua vita. Si calcola che dal 1963 almeno centomila persone si siano recate sulla sua tomba. Nel 1981 papa Giovanni Paolo TT ha approvato l'introduzione della sua causa; Francesca è stata beatificata l'1 novembre 1987. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Hegne nel Baden in Germania, beata Ulderica (Francesca) Nisch, vergine, delle Suore della Carità della Santa Croce, che nei servizi più umili, specialmente nelle mansioni di aiuto cuoca, si dimostrò instancabile ancella del Signore.

nome Beata Maria Caterina di Sant'Agostino- titolo Vergine- nome di battesimo Catherine Simon de Longpré- nascita 3 maggio 1632, Saint-Sauveur-le-Vicomte, Francia- morte 9 maggio 1668, Quebéc, Canada- ricorrenza 8 maggio- Beatificazione il 23 aprile 1989 da papa Giovanni Paolo II- Caterina nacque in Francia a Saint-Sauveur-le-Vicomte (sulla Manica). In giovane età fu religiosa professa delle Ospedaliere della Misericordia dell'Ordine di S. Agostino con il nome di Maria Caterina di S. Agostino. Fu impegnata nella cura degli ammalati, opera che svolse con ammirevole zelo e che la rese famosa per la sua capacità di alleviarne le sofferenze recando anche conforto e consiglio. Inviata nel Quebec, svolse la medesima attività con grande zelo per il resto di una vita relativamente breve. Morì all'età di cinquantasei anni il 9 maggio 1668. Fu beatificata nel 1989. Anch'essa è un altro esempio mirabile di un'impressionante serie di santi, uomini e donne, che dalla Francia emigrarono in Canada nel XVII secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel Québec in Canada, beata Maria Caterina di Sant’Agostino (Caterina) Symon de Longprey, vergine delle Suore Ospedaliere delle Misericordia dell’Ordine di Sant’Agostino, che, dedita alla cura degli infermi, si distinse nel dare loro speranza e consolazione.

nome San Benedetto II- titolo 81º papa della Chiesa cattolica- nascita VII secolo, Roma- Elezione 683- Consacrazione 26 giugno 684- Fine pontificato 8 maggio 685- morte 685, Roma- ricorrenza 8 maggio- Canonizzazione 14 ottobre 916 da papa Giovanni X- Quando fu eletto al pontificato nel luglio 683 Benedetto, romano di nascita, aveva servito la Chiesa come cantore e come prete. Il Liber Pontificalis lo descrive come persona gentile, caritatevole verso i poveri ed energico nel restaurare e abbellire le chiese di Roma: S. Pietro, S. Lorenzo in Lucina, S. Valentino e S. Maria Rotonda (Pantheon). Dovendo attendere molti mesi prima di ricevere la conferma imperiale, riuscì a ottenere il consenso dello stesso imperatore per la delega del potere di conferma all'esarca di Ravenna, consentendo così che la consacrazione del papa eletto avvenisse senza eccessivo ritardo. L'imperatore Costantino IV mandò allora a Benedetto ciocche dei capelli dei suoi bambini, per significare che Giustiniano ed Eraclio erano figli spirituali del papa. Le notizie del breve pontificato di Benedetto (meno di due anni) sono molto scarse, ma rivelano un'attività piena di energia. Il suo primo impegno fu quello di ottenere l'adesione della Chiesa d'Occidente al VI concilio ecumenico (680-681), III di Costantinopoli) e alla sua condanna del monotelismo sotto papa Agatone. A questo fine mandò un notaio al concilio di Toledo: esso accettò le risoluzioni consiliari ma con alcune riserve espresse da parte del metropolita della città. Benedetto, come i suoi predecessori, si adoperò per la reintegrazione di S. Wilfredo (12 ott.) alla sede di York, sforzi che ebbero scarso effetto immediato. Furono inoltre infruttuosi i suoi tentativi di convincere il deposto patriarca di Antiochia, Macario I (poi ritiratosi in un monastero a Roma), a recedere dalle sue idee eretiche. Alla sua morte lasciò trenta libbre d'oro al clero romano, ai monasteri diaconali (che erano istituzioni caritatevoli) e ai sagrestani laici delle chiese. Benché romano di nascita e interessi, fu energico, come Gregorio Magno, nel farsi carico delle necessità delle altre Chiese. MARTIROLOGIO ROMANO. Sempre a Roma, san Benedetto II, papa, che fu amante della povertà, umile e mansueto e rifulse per la pazienza e per le elemosine.

nome San Gibriano- titolo Sacerdote- ricorrenza 8 maggio- Tutto ciò che sappiamo, ed è poco, di Gibrian, santo irlandese, è storicamente verosimile. Come molti celti emigrò dalle isole britanniche in Bretagna alla fine del v secolo (abbiamo numerosi documenti sulla scelta di molti irlandesi di andare in esilio volontario per Cristo). La storia di Gibrian è dunque quella di una famiglia irlandese che emigrò compatta: si pensa che fosse composta da sette fratelli e tre sorelle. di cui Gibrian era il più anziano. I fratelli si stanziarono come eremiti nella foresta vicino al fiume Marna. Gli eremi erano abbastanza vicini l'uno all'altro e collegati da vie non impervie; l'eremo di Gibrian, che era prete, era situato alla congiunzione del Coole con la Marna. Morì dopo una vita di preghiera e penitenza e una cappella venne costruita sul suo sepolcro. Durante le invasioni dei vichinghi le sue reliquie, come quelle di numerosi altri santi, vennero traslate in un luogo più sicuro — in questo caso l'abbazia di S. Remigio a Reims — dove rimasero finché vennero distrutte durante la Rivoluzione francese. Benché si sia molto dubitato della storicità di questi santi, la loro memoria fu venerata a Chàlons-sur-Marne e a Reims ed è rimasta nel nuovo Martirologio Romano. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Châlons in Francia, san Gibriano, sacerdote, che, venuto dall’Irlanda, fu pellegrino per Cristo in Francia.

nome San Wirone (Wiro)- titolo Vescovo missionario- nascita VII secolo, Northumbria- morte 700 circa, St-Odilienberg, Olanda- ricorrenza 8 maggio- Wiro o Wera proveniva dal Northumbria e, come il suo compatriota Willibrordo (7 nov.), divenne apostolo della Frisia, entrando in quel gruppo relativamente numeroso di inglesi che presero parte alla missione anglosassone guidata da Willibrordo e Bonifacio (5 giu.) per l'evangelizzazione dei Continente. Era monaco ed è possibile, come sostiene il suo biografo, che sia stato anche consacrato vescovo a Roma. Nel 741 Bonifacio lo nominò vescovo di Utrecht, senza essere metropolita. Prima o dopo quest'evento costruì, con i suoi compagni Plechelmo e Odgero, un monastero e una chiesa a Roermond, su un terreno donatogli da Pipino di Heristal. Il favore mostratogli da questo signore amico fu molto importante per il successo della missione. Nel 746 Wiro si unì a Bonifacio nella redazione di una lettera indirizzata a Etelbaldo re di Mercia, dove si biasimavano la sua condotta di vita e il suo regime oppressivo nei confronti della Chiesa. Wiro era inglese e morì in Olanda. Il suo culto ha il suo centro a Roermond e Odilienberg, mentre. Utrecht rivendica le sue reliquie. Una Vita del IX secolo ne fa un irlandese morto in Irlanda, tesi che non trova alcun sostegno nel nuovo Martirologio Romano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roermond sulla Mosa nel Brabante in Austrasia, nel territorio dell’odierna Olanda, san Viro, che insieme ai suoi compagni Plechelmo e Odgero si ritiene si sia adoperato per l’evangelizzazione di questa regione.

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