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I santi di oggi 26 ottobre:
nome San Folco Scotti- titolo Vescovo- nascita 1165, Piacenza- Nominato vescovo 1210 da papa Innocenzo III- Consacrato vescovo 1216 da papa Onorio III- morte 16 dicembre 1229, Pavia- ricorrenza 26 ottobre- Incarichi ricoperti Vescovo di Piacenza (1210-1216), Vescovo di Pavia (1216-1229)- Attributi bastone pastorale, mitra- Tre giorni fa, siamo entrati con la fantasia nella chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, a Pavia, per vedere la tomba di San Boezio, sepolto nella cripta proprio sotto l'arca del grande convertito Sant'Agostino. L'11 di questo mese, abbiamo parlato di Sant'Alessandro Sauli, barnabita, Vescovo prima in Corsica e poi a Pavia, dove morì più di mill'anni dopo Severino Boezio, e dove è sepolto. Oggi, per la terza volta in pochi giorni, il calendario, nel suo itinerario di millenni, ci conduce di nuovo a Pavia, a questa antica signora della pianura padana, dove la potenza si è sposata nel corso dei secoli alla bellezza, e la sapienza ha dato frutti di santità. A Pavia è sepolto San Folco, o Fulco, Vescovo come Alessandro Sauli, ma di lui più giovane di trecentocinquant'anni. Ed è sepolto non in una delle chiese del primo periodo romanico, gloria e caratteristica della capitale dei Longobardi, ma nel Duomo rinascimentale, ideato dal Bramante, architetto della Chiesa delle Grazie, a Milano, e dall'Amadeo, architetto della Certosa di Pavia. Al confronto con gli altri tre Santi che abbiamo ricordato, Agostino, Boezio ed Alessandro Sauli, la vita e la figura di San Folco o Fulco non è molto conosciuta, e può sembrare poco interessante. Era di Piacenza, ed un particolare significativo sul suo conto è dato dal suo cognome, quello di Scotti.
Gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta Italia, erano una famiglia di scori, cioè di scozzesi. Scozzesi si dicevano allora non gli abitanti della Scozia, ma quelli dell'Irlanda. Dalla verde isola cristiana, evangelizzata, come si ricorderà, nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di Santi e di religiosi, come per una trasfusione di sangue fresco e vivo. E dietro ai Santi, specialmente quando le isole del Nord furono invase dai Danesi, vennero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella piacentina degli Scotti, dalla quale, verso il 1165, nacque San Folco. A vent'anni entrò presso i canonici regolari di Sant'Eufemia, e poiché era un giovane d'ingegno vivace, fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi, capitale intellettuale dell'Europa cristiana. Tornato a Piacenza, a 30 anni è priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene eletto Vescovo di Piacenza. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia. E San Folco Scotti vien consacrato Vescovo anche di questa città. Piacenza e Pavia non erano divise soltanto dal fiume, ma anche da una terribile ostilità. Sono note, e ancora pittorescamente vive nella tradizione italiana, le rivalità tra città vicine. Basterebbe ricordare, sempre nella pianura padana, quella proverbiale tra Modena e Bologna. Ma la rivalità tra Piacenza e Pavia, prima di essere pittoresca e tradizionale, fu a lungo atroce e cruenta. San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande pacificatore delle due città. Pace prima di tutto interna, tra i cittadini divisi dalle fazioni politiche. Pace poi tra le due città, non più cristiane soltanto di nome. Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si sa sul suo episcopato. Ma quello che si sa, e soprattutto la sua opera di padre affettuoso, basta a giustificare la fama e il culto che il discendente degli Irlandesi ha guadagnato in terra lombarda, ricca di sapienza e di santità. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità.
nome Beato Bonaventura da Potenza- titolo Presbitero Francescano Conventuale- nome di battesimo Carlo Antonio Gerardo Lavanga- nascita 1651, Potenza- morte 26 ottobre 1711, Ravello- ricorrenza 26 ottobre- Beatificazione da papa Pio VI nel 1775- Santuario principale a Ravello- Nato a Potenza nell'allora regno di Napoli nel 1651 da Lelio Lavagna e Caterina Pica, Carlo Antonio Lavagna entrò nei frati minori conventuali di Nocera dei Pagani, assumendo il nome di Bonaventura. Si distinse per la grande fedeltà alla regola, ed esistono racconti piuttosto incredibili su quanto riuscì a fare per obbedienza (alcune di queste azioni furono più tardi ritenute dei veri miracoli). Trascorse ad Amalfi gli otto anni più fruttuosi del suo percorso, sia per la sua personale crescita spirituale sia per l'opera pastorale compiuta tra la gente del posto, compresa l'istruzione dei giovani. In diverse occasioni fu proposto come padre guardiano del convento, ma poiché la sua umiltà gli faceva sempre chiedere l'esenzione da ogni posizione di autorità, l'unico incarico che gli fu assegnato fu quello di responsabile dei novizi. Bonaventura fu particolarmente devoto all'Immacolata Concezione di Maria ed espresse spesso il desiderio di avere la stessa capacità di Duns Scoto (8 nov.), teologo medioevale, nel difenderne la dottrina da ogni attacco. Bonaventura morì a Ravello il 26 ottobre 1711 con il nome di Maria sulle labbra, e per tre giorni il suo volto si mantenne fresco, tanto che egli è trai santi famosi nella regione napoletana per la liquefazione del sangue dopo la morte. Esiste una storia di dubbio gusto che narra come, molto dopo che Bonaventura era spirato, il vicario generale locale avesse ordinato a un chirurgo di prelevare un po' di sangue dal braccio del santo; per rendere possibile la cosa, il guardiano ordinò al cadavere di sollevare il braccio e questi, miracolo di obbedienza, lo fece. Quando il fatto fu risaputo, suscitò ovviamente grande scalpore tra la gente e aumentò la fama di santità che già possedeva, ma oggi sembra, come risulta dalle testimonianze raccolte e analizzate dai bollandisti, che Bonaventura fosse probabilmente ancora vivo nel momento in cui il chirurgo prelevò il sangue. Si può poi notare che la città di Ravello, dove Bonaventura morì, è il luogo dove avviene ogni anno la liquefazione del sangue di S. Pantaleone (27 lug.). Ebbe esperienze estatiche, doni carismatici di conoscenza dei cuori, operazione di miracoli e profezia e la sua storia è analizzata dagli studiosi di teologia mistica; fu ufficialmente beatificato nel 1775. MARTIROLOGIO ROMANO. A Ravello presso Amalfi in Campania, beato Bonaventura da Potenza, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, che rifulse per obbedienza e carità verso tutti.
nome Sant'Alfredo il Grande- titolo Re del Wessex- nascita 849, Wantage, Berkshire- morte 26 ottobre 899, Wessex- ricorrenza 26 ottobre- Viene considerato il fondatore dell'Inghilterra. Non si trova iscritto nel calendario romano, ma fu oggetto di culto per via del ruolo politico e religioso da lui svolto. Successe al fratello Ethelred all'epoca dell'invasione degli Scandinavi nell'Inghilterra meridionale, e con qualche riforma militare e con l'organizzazione di una flotta riuscì a battere i Danesi ad Ethandun imponendo loro una pace compromissoria. Il re danese Guthorm si convertì al cristianesimo e sottoscrisse la pace di Wedmore, secondo la quale i Danesi si sarebbero ritirati a nord d'una linea LondraChester e avrebbero lasciato il sud agli Anglosassoni. Questa condizione di stabilità permise ad A. di consolidare le proprie forze e di riorganizzare il proprio regno. Grande ammiratore dei Carolingi, che aveva conosciuto in occasione d'un viaggio fatto assieme al padre Etheiwulf nell'856, riorganizzò le finanze del regno e promulgò alcune leggi che s'ispiravano al Vecchio Testamento. Cominciò a riformare la Chiesa chiamando per i suoi monasteri alcuni monaci da Saint Bertin. Fece della corte un centro di formazione amministrativa e culturale. Tradusse e fece tradurre i classici cristiani: la Regola pastorale e i Dialoghi di Gregorio Magno, La consolazione della filosofia di Boezio, la Storia di Orosio e di Beda, Le Confessioni di S. Agostino. Fece comporre per se stesso un libro di preghiere ispirato al Salterio. Governò con saggezza, e fu tra i primi a prospettare una società formata da tre ordini: gli uomini dediti alla preghiera, gli uomini dediti alla guerra e gli uomini dediti al lavoro. Il gallese Asser scrisse una biografia di A. che ebbe molto successo.
nome Santi Luciano e Marciano- titolo Martiri- ricorrenza 26 ottobre- Si tratta di un gruppo di martiri di Nicomedia durante la persecuzione di Decio, composto da Luciano, Florio e Marciano. Nella diocesi di Vich non compare però Florio, dicendo che, secondo la leggenda, erano fratelli nati a Vich (o Nicomedia) e che erano pagani e si dedicavano allo studio dell'astrologia e della magia. Erano grandi maghi ma la loro magia si schiantò di fronte alla resistenza di una giovane donna cristiana, la sua verginità e il suo amore verso il signore abiurare la magia dei fratelli e facendolo diventare cristiani e ordinati sacerdoti. Optarono per la vita da eremiti, ma poi decisero di predicare il Vangelo. Furono arrestati dal giudice Sabino e condannati a morire sul rogo. Jacinto Verdaguer dedicatò loro la sua prima grande poesia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi Luciano e Marciano, martiri, che si tramanda siano stati messi al rogo sotto l’imperatore Decio, per ordine del proconsole Sabino.
nome San Cedda- titolo Vescovo- morte 26 ottobre 644, Lastingham, Inghilterra- ricorrenza 26 ottobre- Fratello di S. Chad (2 mar.), Cedd fu monaco a Lindisfarne (Inghilterra) per un lungo periodo; quando, nel 653, Peada, re degli angli centrali, si convertì al cristianesimo, Cedd fu uno dei quattro sacerdoti di Lindisfarne scelti per l'evangelizzazione di quella popolazione. Alcuni anni dopo, quando anche Sigeberto, re dei sassoni orientali, abbracciò la fede cristiana, Cedd fu mandato con un altro prete nel territorio dell'attuale contea di Essex per predicare e battezzare la gente del luogo. I due sacerdoti visitarono tutta la zona con l'intento di conoscere i luoghi e le persone che avrebbero dovuto evangelizzare e quando Cedd fece ritorno a Lindisfarne per consultarsi con il suo superiore, S. Finiin (17 feb.), quest'ultimo fu così colpito dal suo racconto che decise di consacrarlo vescovo della Sassonia orientale. Cedd fece quindi ritorno nell'Essex continuando la sua missione di evangelizzazione: ordinò numerosi sacerdoti e diaconi perché Io affiancassero nella predicazione e nell'amministrazione del battesimo e inoltre fece costruire diverse chiese. Costruì anche due monasteri, distrutti successivamente al tempo delle invasioni danesi e mai più ricostruiti: uno, la cui chiesa è tuttora per la maggior parte intatta, si trovava nell'odierno Bradwell-on-Sca, mentre l'altro era situato a Tilbury, sul Tamigi. Beda ci racconta che Cedd fondò «comunità di servi di Cristo, insegnò a osservare la disciplina di una regola, nei limiti in cui quelli potevano comprenderla, dato che erano ancora piuttosto rozzi»; ci racconta inoltre di come Cedd avesse scomunicato un nobile locale per un matrimonio illecito, vietando a tutti di entrare nella sua abitazione, e che, quando il re Sigeberto disobbedì a questo divieto, Cedd, incontrandolo mentre stava uscendo da quella casa, lo ammonì senza timore: «Poiché non ti sei astenuto dall'entrare nella casa di un uomo perduto e dannato, questa stessa casa ha segnato la tua morte». Non molto tempo dopo il re fu assassinato da un parente. Cedd ritornò diverse volte in visita a Lindisfarne e fu proprio durante una di queste che il re Etelwald, sapendo che era, stando all'espressione di Beda, «uomo santo, sapiente, probo di costumi», gli donò della terra per fondare un monastero nelle regioni selvatiche dello Yorkshire del nord. Egli consacrò il luogo digiunandovi per quaranta giorni (usanza di Lindisfarne apparentemente introdotta al tempo di S. Columba, 9 giu.) e vi fondò nel 658 un monastero, che è stato identificato con quello di Lastingham, anch'esso distrutto dagli invasori danesi. Nel 664 Cedd prese parte al sinodo di Whitby facendo da mediatore tra le due fazioni, i celti da un lato e il cosiddetto partito romano dall'altro, nella disputa sulla data della Pasqua. Cedd stesso era di tradizione celtica, ma accettò senza riserve di celebrare la Pasqua secondo il Calendario Romano perché, come un sinodo irlandese aveva già fatto alcuni anni prima, il sinodo così aveva stabilito. Ritornato a Lastingham, morì il 26 ottobre 644 a causa di un'epidemia che in quegli anni imperversava nei paesi del nord. Secondo Beda, trenta fratelli di Cedd, saputo della sua morte, si misero in viaggio da Essex verso il nord «desiderosi di vivere vicino al corpo del loro padre, se così a Dio fosse piaciuto, o, se fossero morti, di essere seppelliti colà». Contrassero la stessa malattia e morirono a Lastingham. Seppellito in un primo momento nelle segrete del monastero, il corpo del santo fu in seguito trasferito in un sacrario di una chiesa in pietra dedicata alla Vergine Maria; nell'XI secolo le sue reliquie erano oggetto di venerazione a Lichfield assieme a quelle del fratello S. Chad. La chiesa di Bradwell-on-Sea è interessante per la costruzione a pianta romanica e non celtica, nonostante la provenienza di Cedd da Lindisfarne.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Lastingham nella Northumbria in Inghilterra, san Cedda, che, fratello di san Ceadda, fu ordinato da san Finnano vescovo dei Sassoni orientali e si adoperò per gettare tra costoro le fondamenta della Chiesa.
nome Beato Damiano da Finale- titolo Domenicano- nome di battesimo Damiano Furcheri- nascita Finalborgo, Savona- morte 1484, Reggio Emilia- ricorrenza 26 ottobre- Beatificazione 1848 da papa Pio IX- Nacque all'inizio del XV secolo a Perti nei pressi di Finario (l'attuale Finale Borgo), non lontano da Genova, Damiano Furcheri entrò giovanissimo nell'Ordine dei domenicani, diventando in breve tempo noto in tutto il territorio lombardo e ligure. I suoi contemporanei parlano di lui come di un predicatore erudito ed efficace, zelante nella conversione delle anime. Apparteneva alla branca riformata dell'ordine, particolarmente attiva nell'Italia settentrionale e alla quale il maestro generale dell'ordine, Marziale Auribelli, diede la possibilità di eleggere un proprio vicario generale. Il riconoscimento giuridico della congregazione domenicana lombarda venne nel 1459 sotto papa Pio II, e la riforma, scontratasi inizialmente con una feroce opposizione, nel Cinquecento si diffuse al punto da estendersi di fatto a tutto l'ordine senza grandi traumi e scissioni. Poiché questo movimento di rinnovamento costituiva una grande forza per restaurare la retta fede e un'osservanza più fedele, papa Pio II ordinò che la riforma fosse introdotta nel convento di Reggio Emilia e affidò a Damiano l'incarico di portare a termine la missione. Qui egli morì nel 1484; il suo reliquiario divenne popolare grazie ai miracoli attribuiti alla sua intercessione e il suo culto, diffusosi ampiamente, fu ufficialmente approvato nel 1848. Tra gli scritti di Damiano pervenuti a noi, si trovano una serie di omelie sulle stagioni dell'anno e le feste dei santi e un libro di pie meditazioni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Reggio Emilia, beato Damiano Furcheri, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, insigne araldo del Vangelo.
nome San Rustico di Narbona- titolo Vescovo- nascita IV secolo, Gallia- <br /> Consacrato vescovo 427- morte 461, Narbona, Francia- ricorrenza 26 ottobre- Incarichi ricoperti Vescovo di Narbona- Attributi Mitra e bastone vescovile- Nato nel sud della Gallia, figlio del vescovo Bonoso, Rustico terminò gli studi a Roma e rimpatriò con l'intenzione di diventare monaco. In una lunga lettera, scritta intorno al 411 e probabilmente indirizzata a lui anche se sotto il nome di Rustico di Marsiglia, S. Girolamo (30 set.) offre al destinatario saggi consigli sulla vita solitaria, unendo esposizioni dottrinali e suggerimenti pratici, e lo esorta a studiare la Bibbia e ad accettare la povertà. Intorno al 427 Rustico fu nominato vescovo di Narbona, diocesi in grave crisi per le invasioni dei goti, il conseguente dilagare dell'arianesimo e, in aggiunta, la divisione dei cristiani ortodossi a seconda dei feudi di appartenenza. La situazione raggiunse un apice al sinodo presieduto da Rustico nel 458; egli alla fine era così scoraggiato nel proprio compito che scrisse a papa S. Leone Magno (10 nov.) facendo emergere le proprie difficoltà dalle questioni di ordine disciplinare che gli poneva e chiedendo l'autorizzazione a dimettersi. Il papa rifiutò, inviando in risposta una lettera, di grande valore storico, in cui gli indicava il modo in cui guidare la diocesi e appellandosi al suo senso di responsabilità pastorale; non doveva infatti lasciarsi spaventare dalle difficoltà, scriveva il papa, «perché Cristo è nostro consiglio e nostra forza: senza di lui non possiamo fare nulla, ma con lui tutto ci è possibile». Rustico edificò una nuova cattedrale a Narbona al posto di quella precedente, distrutta da un incendio (l'iscrizione che vi fece apporre è giunta fino a noi) e circa dieci anni dopo fece costruire fuori dalle mura della città una basilica dedicata a S. Felice di Gerona, martire. Si conoscono pochi altri particolari della vita del santo: sappiamo, ad esempio, che era tenuto in grande stima dagli altri vescovi della Gallia. Una lettera del vescovo di Arles, scritta intorno all'anno 452, lo definisce «uno dei più esperti medici della Chiesa», riferendosi al suo operato per sanarne i conflitti. È certo inoltre che prese parte al sinodo di Arles, in cui si approvò la «Lettera Dogmatica», o «Torno», di S. Leone, che condannava l'eresia monofisita (sostenitrice dell'esistenza di una sola natura, quella umana, in Cristo). Morì intorno all'anno 461. L'esistenza di Rustico, e anche il suo culto, è singolarmente testimoniata da un elevato numero di reperti archeologici; oltre alla già citata iscrizione di fondazione, ne sono state rinvenute altre quattro a Narbona e dintorni. La più completa di esse dice non solo che suo padre fu vescovo, ma che lo fu anche uno zio materno, un certo Arator; un'altra iscrizione riporta le parole orate pro me Rustico vestro.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Narbonne sulla costa della Francia meridionale, san Rustico, vescovo, che, mentre meditava di deporre il suo incarico e di ritirarsi a vita solitaria, fu richiamato dal papa san Leone Magno alla santa perseveranza e, così riconfortato, rimase nel ministero a lui affidato e negli impegni assunti.
nome Sant'Eata di Hexham- titolo Vescovo- nascita 620 circa, Inghilterra- morte 686, Hexham, Inghilterra- ricorrenza 26 ottobre- Eata fu uno dei dodici giovani inglesi che S. Aidano (31 ago.), giungendo da lona, scelse e istruì come compagni in vista della predicazione in Northumbria. Divenuto abate dell'abbazia di Melrose, nell'attuale Scozia meridionale, ebbe tra i novizi S. Cutberto Mayne (20 mar.); Beda dice che come abate fosse «l'uomo fra tutti più mite e più semplice». Alcuni anni dopo, Alcfrido, principe di Deira, fece dono a Fata di un appezzamento di terra a Ripon dove poter fondare un monastero; l'abate, accompagnato da Cutberto e da altri, si recò sul posto per dare inizio alla fondazione, ma piuttosto che accettare la datazione romana della Pasqua (una disputa che divideva i monaci inglesi e irlandesi da molto tempo, sebbene la Chiesa d'Irlanda avesse accettato alcuni anni prima l'usanza romana), rinunciarono al progetto. Quando il sinodo di Whitby del 664 risolse finalmente la questione, Eata si conformò alla decisione presa, ma alcuni monaci, capeggiati da S. Colmano (18 feb.), non vollero adeguarsi alla nuova normativa e lasciarono Lindisfarne. Eata fu quindi nominato abate di coloro che erano rimasti (e pare che sia stato S. Colmano stesso a raccomandarlo come guida, stimandolo molto perché discepolo personale di S. Aidano) e non molto tempo dopo venne chiamato a Lindisfarne come vescovo. Dopo che, infatti, nel 678 S. Vilfrido (12 ott.), vescovo della Northumbria, era stato rimosso dal suo incarico e la sua diocesi divisa, Eata fu posto prima a capo della diocesi di Bernicia, nel nord, e poi, quando essa venne ulteriormente divisa nel 681, trasferito a Lindisfarne. Eata in seguito lasciò questa sede, venendo sostituito da S. Cutberto, per quella di Hexham, sua ultima cattedra episcopale; dopo un solo anno dalla nomina, mori per dissenteria nel 686. Grazie all'appoggio offerto alle decisioni di S. Teodoro di Canterbury (19 set.) e a quelle del sinodo di Whitby, contribuì in grande misura a portare pace nella chiesa di Northumbria e pare sia stato venerato come santo subito dopo la morte. Venne sepolto a sud della chiesa dedicata a S. Vilfrido a Hexham; alcuni anni dopo sulla sua tomba fu costruita una cappella, i cui resti furono però trasferiti nell'XI secolo nella chiesa principale. Una Vita tarda del santo riporta un episodio curioso: nel 1113 l'arcivescovo di York tentò di far trasferire le sue reliquie nella propria cattedrale, contrariato per il fatto che la sua città non avesse un santo locale; egli tuttavia fu dissuaso dal proposito quando Eata, apparsogli in visione, lo bastonò con il pastorale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Hexham sempre in Northumbria, sant’Eata, vescovo, che, uomo di grande mansuetudine e semplicità, resse molti monasteri e Chiese e, tornato ad Hexham, pur essendo al contempo abate e vescovo, non declinò mai da uno stile di vita ascetico.