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16/03/2024 alle 13:28

I santi di oggi 16 marzo:

I santi di oggi 16 marzo:

nome Sant'Eriberto di Colonia- titolo Vescovo- nascita 970 circa, Worms, Germania- Ordinato presbitero

994- Consacrato vescovo 999- morte 1021, Colonia, Germania- ricorrenza 16 marzo- Canonizzazione 1074 circa- Quando si è detto che Eriberto fu consacrato Vescovo di Colonia nel 999 si è già detto molto. Si era alla vigilia di quel Mille, che si annunziava pieno di spavento, per la creduta fine del mondo. Su quel momento di universale panico si è calcato molto la mano, come se l'aspettativa dei giorni apocalittici avesse davvero paralizzato la vita del mondo. Basterebbe ricordare le parole carducciane su «Le turbe raccolte intorno a' manieri feudali, accasciate e singhiozzanti nelle chiese tenebrose e ne' chiostri, sparse con pallidi volti e sommessi mormorii per le piazze». Oggi i colori di quel momento storico si sono sensibilmente schiariti, non però tanto da mutare le temute tenebre della notte perpetua, in una sperata alba di vita felice. Sta di fatto che l'Impero degli Ottoni, se non vacillava, certo veniva già turbato, specie in Italia, dal verzicare dei liberi comuni, e i discendenti del primo grande e potente Ottone scendevano in Italia per morirvi quasi tutti giovani. Eriberto, nato a Worms, da nobile famiglia, si trovava a fianco di Ottone III, quando .il giovanissimo Imperatore scese in Italia. Era anzi il suo cancelliere. Ciò non significava che fosse uomo politico; era un ecclesiastico, che aveva studiato in una Abbazia benedettina ed era stato Preposto della Chiesa di Worms. Forse si deve anche a lui, oltre che alla madre di Ottone III, Teofania, l'inclinazione che il giovane Imperatore mostrò per l'antica civiltà romana, che preferiva a quella tedesca. Egli pensò persino di far di Roma la sede dell'Impero, contro il parere dei suoi superbi teutoni ed anche contro il desiderio dei gelosi romani. Eriberto si trovava a fianco di questo Imperatore germanico, quando, a Benevento, fu nominato Vescovo di Colonia. Mentre Ottone III rimaneva in Italia, dove sarebbe stato ucciso giovanissimo, a ventidue anni, Eriberto risalì la penisola e attraversò la Germania, per essere, come abbiamo detto, consacrato a Colonia, nel 999. Cominciò allora la sua opera di consolazione e di conforto negli anni dello sgomento e del terrore. Umile, dolce, affabile, sereno, sollevò le anime e guidò la diocesi con dolce zelo. Egli stesso, per penitenza, portava indosso costantemente il cilicio, ma non approvava che il terrore provocasse forme troppo aspre di sacrificio. Il successore di Ottone III, quell'Enrico che abbiamo visto sposo della casta e caritatevole Cunegonda, non apprezzò da prima le qualità del Vescovo Eriberto. Ma poi, riconoscendo di avere sbagliato, gli chiese pubblicamente perdono e lo volle suo cancelliere. Eriberto si sentiva però pastore e padre, soccorritore di miserie morali e materiali. Egli, che avrebbe potuto vivere nella Reggia Imperiale, si faceva stretto obbligo di visitare la propria diocesi, portando ovunque la serenità del proprio spirito e la generosità del proprio cuore. E durante una di queste visite pastorali, caduto ammalato, morì, a Duitz, il 15 marzo 1021. MARTIROLOGIO ROMANO. A Colonia in Germania, sant’Eriberto, vescovo, che, cancelliere dell’imperatore Ottone III, eletto contro il suo volere alla sede episcopale, illuminò incessantemente il clero e il popolo con l’esempio delle sue virtù, alle quali esortava nella predicazione.

nome Beata Benedetta di Assisi- titolo <br /> Monaca Clarissa- morte 16 marzo 1260- ricorrenza 16 marzo- Entrata nelle Clarisse di San Damiano nel 1214 e dopo la scomparsa di Santa Chiara ne prese la guida nel 1253. Si ritiene però che prima di eridatare il ruolo di Chiara sia stata badessa a Siena e a Vallegloria presso Spello. Assistette alla costruzione della basilica di Santa Chiara ed al trasferimento delle clarisse nei locali annessi alla vecchia chiesa di San Giorgio. Nella medesima fu seppellita insieme a Santa Chiara.

nome San Giovanni de Brebeuf- titolo Gesuita, martire in Canada- nome di battesimo Jean de Brébeuf- nascita 25 marzo 1593, Condé-sur-Vire, Francia- morte 16 marzo 1649, Canada- ricorrenza 16 marzo, 19 ottobre- Beatificazione 21 giugno 1925 da papa Pio XI- Canonizzazione 29 giugno 1930 da papa Pio XI- Attributi palma del martirio- Giovanni de Brébeuf nacque il 25 marzo 1593 a Condé-sur-Vire, un piccolo villaggio nel dipartimento de La Manche in Francia. Dopo il suo ingresso come novizio nella Compagnia di Gesù alla fine del 1617, fu considerato sufficientemente colto nelle materie umanistiche e nella filosofia da venire rapidamente indirizzato sulla strada del sacerdozio. A causa della sua salute cagionevole gli venne impedito di insegnare e gli fu posto il limite di un incarico biennale. Fu ordinato probabilmente nel marzo 1622 e fu poi nominato tesoriere del collegio gesuita di Rouen. De Brébeuf era al suo quindicesimo anno di sacerdozio quando Samuele Champlain fondò Quebec, nel 1608. Biard e Massé furono i primi due gesuiti a essere mandati nella Nuova Francia (così si chiamava allora l'attuale Canada): essi lasciarono la Francia nel 1613, ma dovettero tornare dopo solo due anni a causa degli attacchi inglesi alla città. Biard non andò più nella missione, ma Massé fu uno dei quattro gesuiti che, alla richiesta di un ulteriore aiuto da parte dei missionari francescani rimasti oltremare, partî per il Canada nel 1625. Gli altri tre furono Giovanni de Brébeuf, Carlo Lalemant e il fratello converso Buret. Da quel momento in poi Giovanni avrebbe sopportato insieme agli altri missionari le più grandi difficoltà fisiche che un uomo possa immaginare, e sarebbe stato martirizzato dopo aver subito torture di una crudeltà indicibile. La sua salute era sicuramente migliorata dai tempi del noviziato, e comunque il suo desiderio di martirio avrebbe fatto passare qualsiasi dolore in secondo piano. Inizialmente i gesuiti rivolsero la loro attenzione agli uroni, la più pacifica e sedentaria delle tribù indiane, e perciò la più facile da evangelizzare. De Brébeuf era impaziente di iniziare a lavorare tra la popolazione indigena, ma poco dopo il loro arrivo i gesuiti vennero a conoscenza dell'uccisione di uno dei francescani a opera degli uroni. Sembrò quindi più prudente in quel momento cambiare programma. Nell'ottobre di quell'anno de Brébeuf lasciò il Quebec per trascorrere l'inverno con gli indiani algonchini, affrontando il sudiciume e i vermi delle loro tende piene di fumo. Anch'egli dormiva su rami d'abete sparsi sulla neve, in uno spazio ristretto ammassato di corpi umani e di cani. Durante il giorno cacciava con la tribù tra il ghiaccio e la neve, mangiando il loro cibo e digiunando quando non c'era nulla. Sperava di arrivare a conoscere a fondo gli indiani e di imparare la loro lingua così da poter scoprire come trasmettere loro la dottrina cristiana. Scoprì molto velocemente che la figura del "buon selvaggio" era mitica e che solo la grazia di Cristo l'avrebbe fatto nascere. Incapace all'inizio di pronunciare una sola parola per farsi comprendere, diventò il bersaglio di scherzi cattivi, come quando gli indiani gli insegnarono parole oscene senza dirgli il loro vero significato. A parte questi piccoli imbrogli, era chiaro che in realtà le tribù erano dominate dalla superstizione e in balia dei loro stregoni. Giovanni perseverò nella sua missione, e infine riuscì a comporre la grammatica e il dizionario della lingua della tribù durante i cinque mesi che rimase con loro. Nell'estate 1626 persuase gli uroni a ospitarlo nelle loro terre insieme a de Noue, un compagno gesuita, e a un francescano. L'unico mezzo di trasporto era la canoa, ma anche questa risultò inutile per affrontare le trentacinque o quaranta rapide del fiume: a ognuna di esse canoa, bagagli e provviste dovevano essere trasportati via terra fino al punto in cui si poteva riprendere la navigazione. Il soggiorno non fu facile: il francescano andò a lavorare presso un'altra tribù e de Noue, incapace di fare alcun progresso con la lingua, tornò nel Quebec. Rimasto solo e senza aiuti, de Brébeuf tradusse un Catechismo già esistente nella lingua degli uroni. Si guadagnò anche il titolo di stregone (che più tardi gli avrebbe procurato dei guai) quando, in un periodo di siccità, propose di pregare il Dio cristiano e subito piovve. In quel periodo fece anche alcune visite ai petoni. Il suo soggiorno giunse a termine quando fu richiamato a Quebec e la colonia si trovò alla mercé di un ugonotto francese asservito agli inglesi. Champlain e de Brébeuf ritornarono in Francia, il secondo a Rouen, dove prese i voti definitivi nel 1630, mentre la Nuova Francia fu conquistata dagli inglesi per tornare poi alla Francia nel 1632. Nel 1633 Champlain tornò nella colonia accompagnato da Giovanni. Gli uroni, sostenuti dai francesi, accettarono di accogliere dei missionari solo dopo essere stati sconfitti duramente dagli irochesi, tribù più fiera e aggressiva, alleata degli inglesi, e nel 1635 quattro gesuiti con i loro aiutanti laici partirono per Urone. Il viaggio fu tremendo: le canoe si separarono e de Brébeuf venne abbandonato dalle sue guide in una regione disabitata. Trovò da solo la via per 1honitiria, arrivando da quegli indiani che lo avevano conosciuto in precedenza e che erano pronti ad accoglierlo tra di loro. Rimase là per tre anni. Nei mesi del suo arrivo vi fu una terribile epidemia di cui furono incolpati i missionari. Essi stessi, spesso ammalati e sotto la minaccia di morte, officiarono per più di un anno per i malati e battezzarono i morenti. In quattro occasioni si tennero dei concili per decidere la sorte dei missionari. Al suo banchetto funebre, che egli stesso aveva organizzato per la sua morte ormai decisa, de Brébeuf parlò a tutti di Dio, del paradiso e dell'inferno. La sua esecuzione venne posticipata e nel 1637, nel periodo più duro dell'epidemia, il primo adulto sano venne battezzato. Si sarebbe dimostrato un cristiano esemplare. Dal momento che gli indiani avevano dato ascolto al consiglio di segregare i malati, l'epidemia si calmò e, nel 1638, de Brébeuf spostò il centro della missione a Tcnaustayoe. Col tempo i missionari poterono muoversi più liberamente tra gli uroni e l'opera di evangelizzazione procedette per i pochi anni che restavano prima che la tribù venisse distrutta dagli irochesi. I "neutrali" erano una tribù simile agli uroni, ed erano così chiamati per il reiterato rifiuto ad appoggiare gli uroni o gli irochesi. Nel 1640 de Brébeuf partì con tre fratelli per prendere contatti con questa tribù, senza sapere che uroni ostili li avevano preceduti parlando male di leo. Tutti i villaggi gli chiusero le porte in faccia. Una notte che la temperatura stava scendendo pericolosamente, entrarono senza essere stati invitati in una capanna e così si trovarono ad affrontare un gruppo di indiani pronto a infrangere le regole di ospitalità e a ucciderli. Altri villaggi si unirono a loro. De Brébeuf si rivolse a loro e pacatamente continuò a parlare mentre venivano armati gli archi contro di lui. Il suo coraggio prevalse ed ebbero salva la vita. Una squaw li ricevette con grande gentilezza mentre una tempesta di neve imperversò per tre settimane e li aiutò a imparare i dialetti indiani. Durante il viaggio di ritorno de Brébeuf cadde sul ghiaccio e si ruppe la clavicola: dovette rimanere tre anni fermo a Quebec. Gli irochesi stavano diventando sempre più pericolosi, e sembrò necessario avvisare i missionari che lavoravano a Urone. Nel 1644 de Brébeuf partì. L'anno seguente si trovò in mezzo ai rifugiati uroni che fuggivano dagli irochesi, ma era chiaro che se tutte le tribù non si fossero unite c'erano poche speranze di salvezza. Nel 1648 ci furono due massacri che resero necessario spostare la missione. Anche la nuova sede, però, venne conquistata il 16 marzo 1649. De Brébeuf e Gabriel Lalemant (17 mar.) erano in un villaggio distante quattro chilometri, che venne preso poco dopo. Gli irochesi massacrarono gli abitanti senza pietà e catturarono de Brébeuf, che consideravano uno stregone. Nove anni prima Giovanni aveva fatto un voto a Cristo: «Faccio voto alla presenza dell'Eterno Padre e del Santo Spirito [...] di non sottrarmi al martirio se, nella tua grazia, lo offrirai un giorno al tuo servo indegno [...] e quando starò per ricevere il colpo della morte, mi impegno ad accettarlo dalla tua mano con il cuore ricolmo di gioia». Ebbe la percezione che la sua offerta fosse stata accettata e non sarebbe stato preso alla sprovvista quando il momento sarebbe giunto. I preti vennero denudati, legati e furono loro strappate le unghie. Furono allineati davanti agli irochesi che li colpivano con coltelli, bastoni e pietre. Condotti al palo al quale dovevano venire arsi, de Brébeuf cadde in ginocchio e lo baciò, come se fosse davanti all'altare della Messa. Fu acceso il fuoco e le fiamme iniziarono a alzarsi attorno a lui mentre i guerrieri gli infilavano rami accesi nella carne o gli mettevano tizzoni ardenti sul corpo. Poi gli tagliarono strisce di carne, le arrostirono sullo stesso fuoco e le mangiarono. Giovanni non fece udire neanche una parola o un lamento, tentò solo di incoraggiare gli altri cristiani infuriati dal suo coraggio, gli tagliarono il naso e le labbra, gli ruppero i denti e gli infilarono un tizzone in bocca. Un urone apostata portò calderoni di acqua bollente per "battezzare" il battezzatore. Gli legarono attorno ai fianchi una cintura di pelle, imbevuta di pece e accesa, mentre gli sfioravano il collo con asce di guerra incandescenti. Ancora non fece udire un suono. Venne allora privato dello scalpo e gli fu messa della cenere bollente nella piaga. Alla fine un colpo alla testa con un'ascia pose fine alla sua agonia. Impressionati, gli indiani gli strapparono il cuore e bevvero il suo sangue, pensando di poter così guadagnare il suo coraggio.<br /> Giovanni de Brébeuf venne canonizzato nel 1930. Viene ricordato insieme agli altri martiri del Nord America, l'11 ottobre. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio degli Uroni in Canada, passione di san Giovanni di Brébeuf, sacerdote della Compagnia di Gesù, che, mandato dalla Francia in missione presso gli Uroni, dopo aver compiuto molte fatiche, morì per Cristo sotto le crudelissime torture di alcuni pagani del luogo. La sua memoria insieme a quella dei suoi compagni si celebra il 19 ottobre.<br />

nome Sant'Eusebia- titolo Badessa di Hamay- nascita 640 circa, Francia- morte 680 circa, Francia- ricorrenza 16 marzo- Figlia dei santi Rictrude e Adalbaldo. Aveva 12 anni quando sua madre la mandò all'abbazia di Hamay o Hamage, nel nord della Francia, fondata da sua nonna Santa Gertrude, come badessa benedettina di Hamay. Santa Rictrude, che era già badessa di Marchinnes, ritenne che Eusebia fosse troppo giovane per essere responsabile della comunità e le ordinò di venire a Marchinnes con tutte le sue suore. La giovane badessa, non incline a lamentarsi, si recò a Marchinnes con tutta la comunità, portando la salma di Santa Gertrude. Le due comunità si fusero in una, quindi tutto fu felicemente sistemato, tranne Eusebia. Il ricordo di Hamay la perseguitava. Così, una notte, lei e alcune delle suore si intrufolarono nell'abbazia abbandonata, dove pregarono l'ufficio e si lamentarono di non aver adempiuto ai mandati di Santa Gertrude. Sebbene questo atto non rimase impunito, visto che sua figlia desiderava essere ad Hamay, San Rictrude consultò il caso con il vescovo, così come con altri uomini pii, che le consigliarono di accondiscendere ai desideri di Eusebia. Rictrude non dovette rimpiangere la sua azione, poiché la giovane badessa si dimostrò capace e giudiziosa di ristabilire nella comunità la disciplina dei giorni di santa Gertrude, che si sforzava di imitare in tutto. Nessun incidente speciale sembrava aver segnato la vita successiva di Eusebia. Aveva solo quarant'anni quando ebbe il presentimento della sua imminente fine. Radunò le suore e diede loro le sue ultime raccomandazioni e benedizioni. Quando finì di parlare, secondo la leggenda, un bagliore illuminò la sua cella e quasi subito dopo la sua anima volò in cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella regione dell’Artois in Neustria, nel territorio dell’odierna Francia, santa Eusebia, badessa di Hamay-surla-Scarpe, che, dopo la morte del padre, si diede insieme alla santa madre Rictrude alla vita monastica e ancor giovane fu eletta badessa, succedendo a sua nonna santa Geltrude.

nome Beato Giovanni Cacciafronte de Sordi- titolo Vescovo e martire- nascita 1125, Cremona- morte 16 marzo 1181, Vicenza- ricorrenza 16 marzo- Giovanni Sordi vide la luce in Cremona nell'anno 1125. Suo padre si chiamava Evangelista e la madre Beata dei Persici, ambedue appartenenti a due cospicue famiglie della città. Orbato del genitore, mentre era ancora bambino, la madre si rimaritò ad Adamo Cacciafronte e perciò Giovanni, oltre al cognome di Sordi, ebbe anche quello di Cacciafronte. Quantunque si abbiano poche notizie della fanciullezza del nostro Santo, tuttavia è facile raccogliere dai processi della sua beatificazione, che egli fin da giovinetto fu amantissimo degli studi, obbediente ai suoi genitori, pio e casto, un vero modello della gioventù del suo tempo. A quindici anni vestì l'abito di S. Benedetto nel monastero di S. Lorenzo a Cremona, dove crebbe in sì grande stima di sapienza e di pietà, che a soli 34 anni venne eletto dapprima Abate del monastero di S. Vittore e, dopo un triennio dello stesso convento di S. Lorenzo. Essendo scoppiato in quel tcmpo un grave scisma, S. Giovanni si oppose con tanta costanza ai nemici della Chiesa, che potè salvare Cremona c mantenerla fedele al Sommo Pontefice: fu, per questo, mandato in esilio e in mille modi angustiato e perseguitato: ma egli tutto soffrì con gioia per la causa della fede. Il papa Alessandro III lo creò Vescovo, nominandolo amministratore della diocesi di Mantova al posto di quel Vescovo, di nome Graziodoro, che era stato scacciato dalla sua sede, perchè favoreggiatore dello scisma. S. Giovanni adempì l'incarico con tanta perfezione, che da tutti fu giudicato Vescovo vigilantissimo e Pastore ottimo. Frattanto il Vescovo Graziodoro, pentito e riconciliato colla Chiesa, venne rimesso nella sua sede di Mantova, mentre S. Giovanni fu chiesto al papa, come Vescovo di Vicenza, dove la sede era vacante per la morte di Ariberto. Papa Alessandro III esaudì le preghiere dei Vicentini e il nostro santo fu accolto da loro con solenni feste nella città di Vicenza, che egli governò con ammirabile santità. Fin dagli esordi del suo spirituale governo diede opera solerte alla riforma del Clero, la cui vita non rispondeva bene alla santità ed all'eccellenza dello stato sacerdotale. Perseguitò il vizio perfino nelle più cupe latebre e, snidandolo dalle sue tane, riuscì con sommo gaudio di tutti a sostituirlo con le più splendide virtù. E vi riuscì, usando tale dolcezza di parole:e affabilità di maniere da piegare ai suoi voleri i cuori più ribelli e ostinati. In poco tempo la città di Vicenza fu tutta trasformata e si può dire che, quasi risvegliata da un lungo sonno per le sollecitudini del suo Vescovo, più non riconosceva se stessa. Tante benemerenze accoppiate ad uno zelo instancabile nel difendere la libertà e i diritti della Chiesa, gli bastarono a sottrarlo all'odio dei malvagi. Un .suo vassallo da lui giustamente privato di certo feudo concepì l'esecrando disegno di ucciderlo a tradimento. Infatti mentre il santo prelato si recava ad osservare, come era suo costume 'di ogni giorno, i lavori di una fabbrica, ch'egli stesso faceva costruire ad uso delle scuole teologiche, di fronte alla porta laterale del duomo, il 13 marzo, venne trafitto proditoriamente nel petto. Il Santo Vescovo, al fiero colpo sopravisse soltanto il tempo necessario perchè potesse dare ancora, una prova del, suo eroismo, concedendo il più ampio perdono ai suoi nemici.. Aveva 56 anni ed era stato vescovo di Vicenza cinque anni. La preziosa sua salma venne tosto sepolta in una urna marmorea nel coro della cattedrale, poscia nel 1441 fu trasportata nella cappella detta dell'Incoronata, dove riposa sotto l'altare. Grande venerazione ebbe sempre il popolo ,vicentino per il suo santo vescovo: ed a far pago il suo vivo desiderio, Leone XII elevò S. Giovanni Sordi alla gloria dei beati, approvandone il alito, e confermandolo:, inoltre ne concedette la Messa e l'Ufficio proprio alla diocesi, di Vicenza, di Cremona e di Mantova, nonché a tutto l'Ordine dei Benedettini. MARTIROLOGIO ROMANO. A Vicenza, beato Giovanni Sordi o Cacciafronte, vescovo e martire, che, dapprima abate, fu condannato all’esilio per la sua fedeltà al papa; eletto poi vescovo di Mantova e trasferito infine alla sede di Vicenza, morì per la libertà della Chiesa trafitto con la spada da un sicario. <br />

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