@boomer
İo me la ricordo la felicità, era fatta di operai che andavano al mare nei giorni di estate
Le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi piene di valigie e le autostrade senza bollini neri.
Erano gli anni dove i pensionati potevamo permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici, erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, e quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati. La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei termos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini.
Le città deserte, per il pane dovevi andare alla stazione centrale perché tutti sapevano che lì c’era un supermercato sempre aperto.
Aveva un altro sapore la felicità! Le discoteche in spiaggia, fatte di legno con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l’invito per ballare quei lenti e conoscersi meglio, eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome.
Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso, noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio, e porca pu**ana ti capitava sempre quello che non ci piaceva.
Noi, figli dei francobolli e delle cartoline “tanti saluti dal mare” che li spedivamo sempre l’ultimo giorno, forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano.