@Vitupero

31/12/2024 alle 14:57

I santi di oggi 31 dicembre:

I santi di oggi 31 dicembre:

nome San Silvestro I- titolo 33º papa della Chiesa cattolica- nascita III secolo, Roma- Elezione 31 gennaio 314- Fine pontificato 31 dicembre 335 (21 anni e 334 giorni)- morte 31 dicembre 335, Roma- ricorrenza 31 dicembre- Santuario principale Chiesa di San Silvestro in Capite- Patrono di muratori, tagliapietre- San Silvestro nacque a Roma da Rufino e Giusta. Morto il padre, Giusta si prese una cura speciale della sua educazione, ponendolo sotto la guida di Canzio, prete romano, affinchè lo formasse lla pietà e alle scienze. Finiti gli studi, fu dal Papa San Marcellino ordinato sarcerdote e fu salda colonna nella Chiesa e faro luminoso per quei tempi di superstizioni e di pratiche ancora pagane. Nel giro di pochi anni morirono i Papi S. Marcellino, S. Marcello, S. Eusebio e S. Melchiade, a cui Silvestro succedette. La Sede Romana aveva bisogno di un Papa di salda tempra e di grandi vedute per usufruire di quella pace che Costantino il Grande aveva dato alla Chiesa. Sotto il suo pontificato furono combattute le due grandi eresie dei Donatisti col concilio di Arles e degli Ariani col concilio di Nicea. Silvestro avrebbe ardentemente desiderato recarvisi personalmente, ma data la vecchiaia e le infermità dovette mandarvi i suoi legati. Provvide ai bisogni di tutto l'orbe cattolico, ma Roma era la città che attirava in special modo le sue cure. La cristianità, uscita allora dalle Catacombe, abbisognava di chiese pei Divini Misteri, e Silvestro fece edificare otto basiliche. Stabilì regolamenti per le ordinazioni dei chierici, per l'amministrazione dei Sacramenti e per il soccorso ai poveri.

Viveva parcamente per avere di che dotare le chiese ed aprire ricoveri di beneficenza. Tra le opere di questo grande Papa è celebre l'appello che indirizzò agli Ebrei: « Ebrei, il tempo delle figure è passato ed è subentrato quello della realtà. Il Messia da voi atteso è venuto; il suo regno è stato costituito, si dilata, s'innalza e si sostiene. Negate ora se volete la luce del sole; ma certo non negherete la verità di questi fatti che splendono come il sole e che ogni giorno giganteggiano sempre più ». Esausto di forze per le continue infermità, dopo 22 anni di glorioso pontificato passò all'eterno riposo il 31 dicembre dell'anno 335. PRATICA. Ringraziamo Dio del tempo datoci, chiediamogli perdono dei peccati commessi e proponiamo una vita migliore. PREGHIERA. Fa', te ne preghiamo, Dio onnipotente, che la solennità del tuo beato confessore e Pontefice Silvestro ci aumenti la devozione e ci assicuri la salvezza. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma il natale di san Silvèstro primo. Papa e Confessore, il quale battezzò l'Imperatore Costantino Magno, e confermò il Concilio di Nicèa, e dopo molte altre santissime opere si riposò in pace.

nome Santa Caterina Labouré- titolo Religiosa, mistica- nome di battesimo Zoe Labouré- nascita 2 maggio 1806, Fain-les-Moutiers, Borgogna- morte 31 dicembre 1876, Parigi, Francia- ricorrenza 31 dicembre e 28 novembre messa tridentina- Beatificazione 28 maggio 1933 da papa Pio XI- Canonizzazione 27 luglio 1947 da papa Pio XII- Santuario principale Cappella della Medaglia miracolosa, Parigi- Zoe Labouré nacque a Fain-les-Moutiers in Borgogna. Era una ricca contadina bretone, non molto istruita, e si prese cura della sua casa e dei suoi dieci fratelli fin dall'infanzia a causa della morte di sua madre. Si trasferì a Châtillon-sur-Seine, per acquisire alcune istruzioni sulla casa di riposo che gestiva una sua cugina Lì un prete lo aiutò a discernere la sua vocazione. Nel 1828, a 22 anni, voleva entrare tra le Figlie della Carità. Suo padre si trasferì a Parigi per distrarsi e la mise a lavorare come domestica e cameriera nel caffè di uno dei suoi figli. Alla fine, due anni dopo, con il permesso di suo padre, entrò come postulante a Châtillon-sur Seiney nel 1830, nel noviziato di Parigi, e nel 1831 emise i voti e prese il nome di Caterina. Nel periodo successivo ebbe le apparizioni del cuore di San Vincenzo de Paoli. Il 27 novembre 1830, durante una preghiera con la comunità nella cappella del convento di Parigi e mentre era intenta a contemplare la SS. Vergine quest’ultima abbassò gli occhi verso la suora e una voce si fece intendere con queste parole: "Questo globo che vedi rappresenta il mondo intero; in particolare la Francia e ogni singola persona". Caterina non seppe se ridire ciò che provò e ciò che vide, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti! E la Vergine aggiunse: "I raggi sono il simbolo delle grazie che Io spargo sulle persone che me le domandano". Facendo così comprendere alla Suora quanto è dolce pregare la SS. Vergine e quanto Ella è generosa verso le persone che la pregano, quante grazie Ella accorda alle persone che gliele domandano e quale gioia Ella prova nel concederle. Ed ecco formarsi attorno alla figura della SS. Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale in alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla mano sinistra di Maria, si leggevano queste parole scritte a lettere d'oro: "O MARIA, CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE." A questo punto della visione il globo che la Madonna aveva offerto a Dio scomparve; le sue mani, cariche di grazie, si piegano verso il globo sul quale Ella poggiava i piedi, calpestando il capo di un serpente verdastro con chiazze gialle. Improvvisamente il quadro si volta e alla Veggente si presentava il "rovescio della medaglia", cioè il monogramma di Maria sormontato dalla Croce; nel piano inferiore dell'ovale, separati da una sbarra, due Cuori: quello di Gesù coronato di spine, quello di Maria trafitto dalla spada. Attorno, come cornice, una regale corona di 12 stelle. La Veggente, allora, udì una voce che le disse:"Fa' coniare una medaglia su questo modello. Tutte le persone che la porteranno benedetta, specialmente al collo, e reciteranno la breve preghiera, godranno di una specialissima protezione della Madre di Dio e riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno abbondanti per chi la porterà con fiducia". Poi tutto disparve come qualcosa che si spegne, e la suora rimase ripiena di gioia e di consolazione. Nel dicembre del 1830 suor Caterina rivide la stessa visione, cioè il disegno della Medaglia dal dritto e dal rovescio, e le fu ripetuto l'ordine di far coniare la Medaglia. La visione si ripeté almeno due volte nel 1831. Al termine, la Vergine prese congedo dalla sua figlia prediletta dicendo:"Figlia mia, d'ora innanzi non mi vedrai più, ma sentirai la mia voce nelle tue orazioni". Nel 1832, padre Aladel, suo confessore (che inizialmente era molto duro e severo con lei) visitò monsignor Quelen, arcivescovo di Parigi, e ottenne il permesso di coniare la medaglia, come aveva detto la Vergine a Caterina. Lo stesso arcivescovo di Parigi fu in grado di controllare più volte i frutti spirituali della medaglia. La medaglia si diffuse molto rapidamente. La gente definiva la medaglia miracolosa per i molti prodigi. La più famosa fu la conversione dell'ebreo Alfonso de Regensburg che accettò una medaglia della Vergine Miracolosa con la raccomandazione della preghiera quotidiana di "Memorare" di San Bernardo. Costui visitò la chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma e si avvicinò alla cappella di Maria che gli apparve mentre era incisa sulla medaglia. Si inginocchiò e si convertì. Fu battezzato, ordinato sacerdote e convertì molti ebrei fondando l’istituto le Suore di Sion. Nel frattempo, Catherine viveva in umiltà e anonimato. Si trasferì nel 1835 all'Hospice Enghien di Reuilly, a 5 km da Parigi. Frequentava gli anziani, lavorava in cucina, nel pollaio, in infermeria, in portineria. Soffriva in silenzio la mancanza di comprensione del nuovo confessore. Riuscì ad erigere una statua sull'altare che perpetuava le apparizioni nella cappella dove aveva ricevuto le confidenze di Maria. Caterina morì a Parigi, il 31 dicembre, 46 anni dopo l'apparizione e fino alla sua morte non fu mai rivelato che era stata la veggente di questo grande fatto. Fu canonizzata nel 1947 da Pio XII. MARTIROLOGIO ROMANO. Parigi in Francia, santa Caterina Labouré, vergine delle Figlie della Carità, che venerò in modo speciale la Madre di Dio Immacolata e rifulse per semplicità, carità e pazienza.

nome Santa Melania la Giovane- titolo Laica, Penitente- nascita 383, Roma- morte 31 dicembre 439, Betlemme- ricorrenza 31 dicembre- Canonizzazione precanonizzazione (culto approvato dalla Chiesa cattolica nel 1908)- Santuario principale Chiesa di Santa Melania juniore- Melania, figlia del senatore Valerio Publicola e di Ceionia Albina, apparteneva ad una delle più illustri e ricche famiglie romane, dotata di vasti possedimenti in Italia, in Sicilia, in Africa dove lavoravano migliaia di schiavi. La fanciulla, nacque nel 383 e fu allevata nella religione cristiana dalla nonna paterna Melania seniore che dopo la morte del marito si trasferì a Gerusalemme per condurre vita monastica. All'età di 14 anni Melania, che avrebbe voluto conservare la castità, fu costretta a sposare il cugino Valerio Piniano dal quale ebbe due figli che però morirono poco dopo la nascita. Allora i due sposi fecero voto di castità e nel 406 si stabilirono in una proprietà di campagna presso Nola vivendo austeramente e dedicandosi all'assistenza dei poveri, degli ammalati e dei detenuti. Diverse donne attratte dall'esempio di Melania si unirono a lei dando vita ad una sorta di cenacolo monastico. Nel 408 all'avvicinarsi dei barbari guidati da Alarico, Melania e Piniano decisero di vendere i beni che possedevano in Italia e di ritirarsi nelle loro proprietà africane, scatenando l'ira dei parenti e delle autorità per le conseguenze negative sull'economia italiana che ebbe tale loro decisione. Raggiunta l'Africa con la madre e la nonna, si stabilirono a Tagaste dove entrarono in stretta relazione con Sant'Agostino e poi passarono in Palestina dove conobbero San Girolamo che divenne loro direttore spirituale. Dopo la morte dei suoi cari Melania intensificò la sua vita ascetica e le sue beneficenze a favore dei poveri, fondando edifici sacri e monasteri. Verso la fine della vita volle assistere alla messa di natale a Betlemme dove morì il 31 dicembre del 439. MARTIROLOGIO ROMANO. Gerusalemme, santa Melania la Giovane, che con suo marito san Piniano andò via da Roma e si recò nella Città Santa, dove abbracciarono la regola, lei tra le donne consacrate a Dio e lui tra i monaci, ed entrambi riposarono in una santa morte.

nome Santa Colomba di Sens- titolo Vergine e martire- nascita III secolo, Spagna- morte III secolo, Sens, Francia- ricorrenza 31 dicembre- Patrona di Sens, Torre del Greco- La tradizione dice che Colomba era una ragazza spagnola che, all'età di sedici anni, andò in Gallia con altri spagnoli e si stabilì a Sens, all'incirca nel In secolo. Si diceva che fosse figlia di genitori nobili ma pagani e che li abbia lasciati per evitare di adorare i falsi dei. Fu battezzata a Vienne, ma quando l'imperatore Aureliano giunse a Sens, la condannò a morte con i suoi compagni: fu decapitata vicino alla fontana di Azon sulla strada verso Meaux. Il culto di S. Colomba si divulgò dalla Francia e Spagna sino in Italia. L'abbazia di S. Colomba, che custodiva le sue reliquie, era il convento principale di Sens. La sua terza chiesa fu consacrata da papa Alessandro III nel 1164. L'anno seguente, l'arcivescovo Tommaso Becket (29 dic.), in esilio dall'Inghilterra, arrivò al monastero dopo essere stato costretto a lasciare Pontigny. Rimase a Sainte-Colombe sino al suo ritorno in Inghilterra, dove subì il martirio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sens nella Gallia lugdunense, ora in Francia, santa Colomba, vergine e martire.

nome Beata Giuseppina Nicoli- titolo Suora vincenziana- nome di battesimo Giuseppina Nicoli- nascita 18 novembre 1863, Casatisma, Pavia- morte 31 dicembre 1924, Cagliari- ricorrenza 31 dicembre, 3 febbraio- Beatificazione 3 febbraio 2008 da papa Benedetto XVI- Santuario principale Cappella dell'Asilo della Marina, Cagliari- Giuseppina nacque a Casatisma (Pavia) in una famiglia borghese. Compì brillantemente gli studi magistrali a Pavia e conseguì il diploma di maestra. Il suo desiderio segreto, che la spinse a svolgere questi studi, era quello di dedicarsi all'educazione dei bambini poveri in un momento in cui la percentuale di analfabetismo era molto alta. Questo desiderio è maturato, soprattutto, attraverso il dolore, che ebbe la sua famiglia con la morte di alcuni suoi fratelli. Nel 1883 entrò a far parte della Compagnia delle Figlie della Carità di San Vincenzo de 'Paoli, a Torino. Nel 1885 fu trasferita in Sardegna, dove insegnò al “Conservatorio della Provvidenza” di Cagliari. L'esperienza educativa tra le ragazze povere la segnò in modo speciale. Nel 1886 scoppiò una pestilenza in città e la nostra Beata, nelle sue ore libere, insieme ad altri colleghi del conservatorio, creò le “cucine economiche” al servizio dei ragazzi abbandonati della città, dove si insegnava anche il catechismo. In seguito organizzò questi ragazzi in un'associazione chiamata i "Luigini", incoraggiandoli a vivere in un atteggiamento di aiuto fraterno ed educandoli a una sana socialità che, per molti di loro, portò a cambiare vita. Nel 1889 fu trasferita all'orfanotrofio Sassari. Lì sviluppò anche un ampio progetto apostolico, organizzando varie istituzioni sempre orientate al servizio dei più poveri. Creato la "Scuola di religione" per giovani universitari. Dovette subire la massoneria che cercò di indebolire la presenza dei cattolici in città. Dopo un soggiorno a Torino, dove era Direttrice della casa di formazione, tornò, nel 1914, a Cagliari per guarire dalla tubercolosi. Una serie di incomprensioni e false testimonianze da parte dell'amministrazione dell'orfanotrofio costrinsero i superiori a trasferirli nuovamente. Suor Giuseppina accettò silenziosamente la più grande umiliazione che le si potesse fare: la dichiarazione di non essere in grado di gestire l'orfanotrofio. Di fronte a questa situazione, si ripeteva: “Giuseppina, questo ti fa molto bene. Impara ad essere umile ”. La Provvidenza la condusse nell'ultima tappa della sua vita all'Asilo de la Marina, a Cagliari. Fondò la prima sezione in Italia della "Piccola opera di Luisa de Marillac". Formò anche un gruppo per l'Azione Cattolica per le donne. Dedicò gran parte delle sue iniziative apostoliche ai "figli del canestro". Era un folto gruppo che si aggirava per la città, soprattutto nelle vicinanze del mercato cittadino, portando una cesta; e si guadagnavano da vivere trasportando bagagli dalla stazione al porto. La carità era la normalità nella sua vita. Nell'ultimo anno della sua vita, fu nuovamente calunniata da un funzionario dell'asilo, rimase in silenzio e la testimonianza della sua vita portò l'ufficiale diffamatorio sul letto di morte per chiederle perdono, come fece lei. Morì a Cagliari di broncopolmonite. È stata beatificata da Benedetto XVI il 3 febbraio 2008. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cagliari Beata Giuseppina Nicoli religiosa italiana, della Compagnia delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli.

nome San Giovanni Francesco Regis- titolo Sacerdote- nome di battesimo Jean-François Régis- nascita 31 gennaio 1597, Font-Couverte, Languedoc, Francia- morte 31 dicembre 1640, La Louvesc, Dauphine, Francia- ricorrenza 31 dicembre- Beatificazione<br /> 24 maggio 1716 da papa Clemente XI- Canonizzazione 16 giugno 1737 da papa Clemente XII- Nato in Linguadoca a Font-Couverte, nella diocesi di Narbona, Giovanni Francesco Régis fu educato nel collegio gesuita di Béziers e nel 1615 entrò a far parte della Compagnia di Gesù alla giovane età di diciotto anni. Si diceva che fosse cresciuto con una tale umiltà da denigrarsi, ma nonostante questo considerava santi tutti gli altri. Terminato il suo primo anno di noviziato prese lezioni di retorica e logica a Cahors e Tournon. Durante il soggiorno a Tournon, accompagnava il sacerdote che officiava il suo ministero nella piccola città di Andance ogni domenica e giorno di festa, inoltre insegnava catechismo mentre il sacerdote confessava. Entrambi erano così disponibili che si diceva avessero influenzato i membri più anziani della congregazione, oltre ai bambini. Giovanni, a quel tempo, aveva solo ventidue anni. Nel 1628 fu mandato a Tolosa per iniziare un corso di teologia. Un compagno di camera disse al superiore che Giovanni trascorreva gran parte della notte a pregare nella cappella. «Fai attenzione a non disturbare le sue devozioni» gli rispose il superiore, p. Francesco Tarbes «e a non ostacolare la sua comunione con Dio. È un santo, e se non sbaglio, la Compagnia un giorno celebrerà una festa in suo onore». Nel 1631 Giovanni fu consacrato e trascorse il resto della sua vita amministrando le comunità contadine della Linguadoca e dell'Alvernia. Trascorreva l'estate in città, ma nei mesi invernali visitava i paesi e le fattorie più lontane. Predicò, istruì gli analfabeti ed ebbe uno speciale riguardo per le persone in difficoltà. I suoi discorsi erano semplici e persino modesti, a differenza dei discorsi formali dei gesuiti del suo tempo, tuttavia erano così pieni di fervore da attirare molte vocazioni, provenienti da tutte le classi sociali. Si rivolgeva particolarmente ai poveri; ai ricchi, diceva, non mancavano mai i confessori. Quando lo avvisarono che questa opinione non era condivisa nei circoli aristocratici, ribatté: «Tanto meglio: saremo doppiamente benedetti se aiuteremo un fratello povero a scapito della nostra dignità». Di mattina trascorreva il tempo nel confessionale, all'altare e sul pulpito, mentre di pomeriggio si dedicava ai detenuti e ai malati in ospedale. Molto spesso era così indaffarato da dimenticarsi di mangiare. Prima di lasciare Montpellier, aveva formato un gruppo di donne che si occupassero di far visita ai detenuti e aveva salvato molte altre donne dalla prostituzione. Alle critiche che sostenevano che queste opere di bene duravano raramente, replicava così: «Se i miei tentativi prevengono anche solo un peccato, sono ben impiegati». Dopo Montpellier ebbe una sede temporanea a Sommières, da dove partì per visitare i luoghi più remoti, conquistando la fiducia delle persone, cui parlava nel loro dialetto. Il suo successo a Montpellier e a Sommières spinse mons. de la Baume, vescovo di Viviers, a chiedergli di celebrare le funzioni religiose, assieme a un altro gesuita nella sua diocesi. Nessun'altra parte della Francia aveva sofferto tanto a causa della prolungata lotta religiosa e civile, quanto le regioni deserte e montagnose del Vivarais e del Velay. La legge e l'ordine erano totalmente assenti, i nobili non erano altro che briganti e i contadini stavano tornando allo stato selvaggio. I vescovi assenteisti e i sacerdoti negligenti avevano lasciato andare in rovina le chiese, e intere parrocchie erano state private dei sacramenti per più di venti anni. Tradizionalmente, molti abitanti erano calvinisti, ma talmente lontani dalla religione che c'era poca differenza tra loro e chi era cattolico solo di nome. Con l'aiuto del suo compagno gesuita, il vescovo de la Baume intraprese una visita approfondita della sua diocesi. P. Règis lo anticipava di un giorno o due, guidando la missione. Fu l'inizio di un ministero durato tre anni, durante il quale ottenne un risultato notevole nel ripristinare l'osservanza delle pratiche religiose in quella zona abbandonata.<br /> Questa vigorosa campagna non mancò di suscitare opposizioni. A un certo punto furono mosse contro di lui accuse infondate da chi era contrario alle sue attività. P. Règis non disse una parola a suo favore, ma il vescovo riconobbe la falsità delle accuse e continuò a offrirgli il suo supporto. Questo fu il primo dei molti fallimenti che impedirono a p. Règis di essere inviato in missione in Canada presso gli indiani nordamericani. I suoi superiori erano senza ombra di dubbio soddisfatti del lavoro che stava svolgendo in Francia, ma p. Règis considerò come una punizione per i suoi peccati il fatto che non gli fu permesso di partecipare a questa missione in un paese così pericoloso e di cercare il martirio per la fede. Raddoppiò i tentativi di raggiungere lc parti più desolate delle regioni montagnose del Velay, dove nessun uomo si addentrava disarmato e dove l'inverno era freddissimo. Una volta restò bloccato da una bufera di neve per tre giorni, fu costretto a nutrirsi col poco pane rimastogli e a dormire sulla terra nuda e fredda. Le descrizioni toccanti di queste spedizioni sono contenute nelle deposizioni presentate per la sua canonizzazione. Il curato di Marlhes affermò: Né il freddo né i sentieri bloccati dalla neve né il torrente in piena potevano fermarlo [...] L'ho visto fermarsi in mezzo a una foresta per soddisfare una folla che desiderava ascoltarlo. L'ho visto stare tutto il giorno su un cumulo di neve, in cima a una montagna, predicando, e trascorrere l'intera notte confessando. Un altro testimone, attraversando la regione, vide una processione in lontananza. «È il Santo» gli dissero «con i suoi seguaci.» Trascorse gli ultimi quattro anni di vita a Velay. Per tutta l'estate, lavorò a Le Puy, dove la chiesa gesuita era troppo piccola per contenere aggregazioni di quattromila o cinquemila membri. La sua influenza raggiunse tutte le classi e portò una rinascita spirituale vera e duratura. P. Régis istituì e organizzò un servizio sociale completo, con persone che si occupavano dei detenuti, infermiere e assistenti, per la maggior parte donne. I ricchi gli offrirono spontaneamente denaro, con cui finanziò la costruzione di un granaio per i poveri e un rifugio per donne e ragazzi. Quest'ultima impresa gli causò nuovamente dei problemi: alcuni uomini della zona si opposero alla costruzione del ricovero femminile, gettando ombra sul suo operato; anche il suo ordine indagò sulla sua attività. Per un po' di tempo la sua opera fu ostacolata da un superiore timoroso e p. Règis, come quando era stato ingiustamente accusato a Viviers, non fece nessun tentativo di giustificarsi. Era molto amato dal popolo locale e iniziarono a circolare storie sulle guarigioni che aveva compiuto e sul motivo per cui, nonostante la enormi richieste di grano, ve n'era sempre a sufficienza. Il suo lavoro continuò. Nell'autunno del 1640 si accorse che era al termine dei suoi giorni. In procinto di iniziare una missione a La Louvesc verso la fine dell'avvento, svolse un ritiro di tre giorni nel collegio di Le Puy, dove saldò alcuni piccoli debiti. La vigilia della partenza, gli chiesero di restare per rinnovare i voti semestrali, secondo l'usanza. Disse che non poteva restare e che non avrebbe più fatto ritorno, anche se il suo compagno non voleva. Partirono con il brutto tempo, persero la strada e trascorsero la notte in una casa in rovina nel bosco, tormentati dal vento pungente. P. Régis, completamente esausto, si ammalò di pleurite, ma continuò il viaggio verso La Louvesc, dove pronunciò tre omelie, il giorno di Natale, e tre il giorno di S. Stefano, trascorrendo il resto del tempo nel confessionale. Al termine dell'ultima omelia cercò di confessare ancora, ma ebbe un secondo attacco.

nome San Zotico di Costantinopoli- titolo Sacerdote- nascita IV secolo, Roma- morte IV secolo, Costantinopoli, Turchia- ricorrenza 31 dicembre- Patrono di poveri- La storia di Zotico, sacerdote romano, fornisce un'appendice interessante a quella di papa Silvestro (v. sopra). Quando Costantino decise di trasferire la capitale imperiale da Roma a Bisanzio nel 330, e di ribattezzare l'antica città orientale, Zotico lo seguì. L'istituzione del cristianesimo come religione imperiale comportò la necessità di estendere le opere di carità cristiane, fino ad allora portate avanti su piccola scala, a una società che era più vasta. A Costantinopoli Zotico costruì un ospedale per i poveri e un orfanotrofio. Probabilmente questo anticipò il ptochotropheion, o istituto per i bisognosi, istituito a Cesarea da S. Basilio Magno (329 circa - 379; 2 gen.), che divenne il modello di centri simili in altre zone dell'impero. Zotico rimase devoto alla fede, secondo i decreti del Concilio di Nicea, sotto il successore di Costantino, Costanzo, che era ariano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, san Zótico, sacerdote, che provvide al sostentamento degli orfani.

ll Te Deum (estesamente Te Deum laudamus, "Dio ti lodiamo") è un inno cristiano di ringraziamento che viene tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre, per ringraziare Dio dell'anno appena trascorso durante i primi vespri della solennità di Maria Ss. Madre di Dio oppure in altre particolari occasioni solenni come nella Cappella Sistina ad avvenuta elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il Conclave oppure a conclusione di un Concilio.</p> <p> L'inno: Te Deum. <br /> Noi ti lodiamo, Dio,<br /> ti proclamiamo Signore.<br /> O eterno Padre,<br /> tutta la terra ti adora.<br /> A te cantano gli angeli<br /> e tutte le potenze dei cieli:<br /> Santo, Santo, Santo<br /> il Signore Dio dell'universo.<br /> I cieli e la terra sono pieni<br /> della tua gloria.<br /> Ti acclama<br /> il coro degli apostoli<br /> e la candida schiera dei martiri;<br /> le voci dei profeti si uniscono<br /> nella tua lode;<br /> la santa Chiesa proclama<br /> la tua gloria,<br /> adora il tuo unico Figlio,<br /> e lo Spirito Santo Paraclito.<br /> O Cristo, re della gloria,<br /> eterno Figlio del Padre,<br /> tu nascesti<br /> dalla Vergine Madre<br /> per la salvezza dell'uomo.<br /> Vincitore della morte,<br /> hai aperto<br /> ai credenti<br /> il regno dei cieli.<br /> Tu siedi alla destra di Dio,<br /> nella gloria del Padre.<br /> Verrai a giudicare il mondo<br /> alla fine dei tempi.<br /> Soccorri i tuoi figli, Signore,<br /> che hai redento<br /> col tuo sangue prezioso.<br /> Accoglici nella tua gloria<br /> nell'assemblea dei santi.<br /> Salva il tuo popolo, Signore,<br /> guida e proteggi i tuoi figli.<br /> Ogni giorno<br /> ti benediciamo,<br /> lodiamo il tuo nome<br /> per sempre.<br /> Degnati oggi, Signore,<br /> di custodirci senza peccato.<br /> Sia sempre con noi<br /> la tua misericordia: in te abbiamo sperato.<br /> Pietà di noi,<br /> Signore,<br /> pietà di noi.<br /> Tu sei la nostra speranza,<br /> non saremo confusi in eterno.

Nel II° anniversario della nascita al Cielo del Sommo Pontefice emerito Benedetto XVI, il cardinale Kurt Koch ha presieduto la Messa in suffragio nelle Grotte vaticane dove riposa Papa Ratzinger.<br /> PREGHIERA <br /> Ascolta benigno, Signore, le preghiere del tuo popolo per il tuo servo il Papa emerito Benedetto XVI, e concedi a lui, che sull'esempio del Cristo ha consacrato la vita al servizio della Chiesa, di allietarsi per sempre nella compagnia dei Santi. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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2 commenti

@Raining

2 mesi fa

San Silvestro, eccolo

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