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22/04/2024 alle 09:26

I santi di oggi 22 aprile:

I santi di oggi 22 aprile:

nome Sant'Agapito I- titolo 57º papa della Chiesa cattolica- nascita Roma- Elezione 13 maggio 535- Fine pontificato 22 aprile 536 (0 anni e 345 giorni)- morte 22 aprile 536, Costantinopoli, Turchia- ricorrenza 22 aprile- Agapito era figlio di un sacerdote aristocratico romano ed era arcidiacono presso la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo quando fu eletto alla successione di Giovanni II nel 535. Era un uomo erudito, nella sua biblioteca custodiva le opere dei Padri, ed era amico dello scrittore e statista Cassiodoro (ca. 490-580), assieme a cui progettò un'università per Roma, sul modello di quella di Alessandria. Era energico e indipendente di carattere. Come sacerdote si era opposto alla pratica secondo cui un papa poteva scegliersi il proprio successore e come papa intraprese la linea dura contro chi, convertitosi dall'eresia, assumeva incarichi all'interno della Chiesa, sostenendo la sua visione anche quando l'imperatore Giustiniano gli chiese di comportarsi con indulgenza con gli ariani convertiti. Era già anziano, tanto che il suo pontificato durò solo undici mesi, gran parte dei quali occupati da una missione a Costantinopoli, intrapresa su incarico del re ostrogoto in Italia, Teodato. La missione, tesa a dissuadere l'imperatore Giustiniano dall'invadere l'Italia, si rivelò un fallimento politico, anche se Agapito riuscì a difendere la dottrina ortodossa. Persuase l'imperatore a sollevare dall'incarico il patriarca di Costantinopoli, Antimo, sostenitore della dottrina monofisita secondo cui Cristo aveva solo una natura, quella divina. Il papa consacrò poi S. Mena (25 ago.) nuovo patriarca. Agapito morì a Costantinopoli e il suo corpo fu riportato a Roma e sepolto in S. Pietro. Fu descritto da papa S. Gregorio Magno (3 set.) come «araldo del Vangelo e messaggero di giustizia». MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, anniversario della morte di sant’Agápito I, papa, che si adoperò con fermezza perché il vescovo di Roma fosse eletto liberamente dal clero dell’Urbe e la dignità della Chiesa fosse ovunque rispettata; mandato poi dal re dei Goti Teódoto a Costantinopoli presso l’imperatore Giustiniano, difese la retta fede e ordinò Mena vescovo della città, dove riposò nella pace.

nome Santa Senorina di Vieira- titolo Badessa- ricorrenza 22 aprile- Canonizzazione nel 1130 dall'arcivescovo di Braga- Attributi nave, rana- Patrona di Vieria- Nacque a Braga da una famiglia nobile, suo padre era conte e signore del territorio di Vieira e Basto, città del vescovado di Braga. Parente di San Rosendo, quando sua madre morì, mentre era ancora una bambina, fu educata dalla zia badessa Godina nel convento benedettino di San Giovanni de Vieyra. Come si narra, un nobile cavaliere volle che fosse sua moglie, a cui la nostra santa rifiutò e la volontà del Cielo fu confermata da suo padre perché lei professasse come benedettina in quel monastero. Entrò nella comunità e da quel momento in poi, tutto il suo pensiero e tutta la sua occupazione fu di dare tutto all'idea alta di perfezione a cui era chiamata: avanzando così tanto nella sua carriera che non solo servì da esempio, ma anche come ammirazione per tutti i religiosi. Senorina leggeva molto spesso gli atti dei martiri, e meditando sull'eroica costanza di quegli eroi della nostra santa religione, e sulla felicità eterna che compravano con il loro sangue, si accendeva in tal modo con il più vivo desiderio di subire il martirio, e non potendo raggiungere questa beatitudine, cadde in una profonda malinconia. La badessa esplorò la causa della straordinaria tristezza della nipote e le fece capire con grande prudenza che la vita monastica nella sua severità non era altro che un vero martirio, la cui corona poteva ottenere attraverso il rigore dei suoi esercizi religiosi, trionfando sulle pesanti battaglie dei nemici dell'anima, anche se non combatteva con i pagani. Senorina con questi consigli, intraprese quel tipo di lotta, continuandola con tale rigore per tutto il discorso della sua vita, che non senza ragione fu riconosciuta martire, in virtù del sanguinoso sacrificio che fece del proprio corpo, crocifiggendo con stupefacenti penitenze. Quando sua zia Godina morì, fu eletta badessa nonostante la sua opposizione. Era una superiora dolce, spirituale, modesta e cercava di essere la prima nel rigoroso rispetto delle regole. Trasferisce il convento a Basto (Braga). Aveva grandi doni taumaturgici. Si narra che, per sua intercessione, Dio abbia provveduto il pane alle suore bisognose. Morì piena di merito e molti miracoli furono compiuti nella sua tomba per sua intercessione. MARTIROLOGIO ROMANO. A Basto in Portogallo, santa Signorina, badessa, di cui si racconta che Dio, per le sue preghiere, sfamò immediatamente le monache rimaste senza cibo.

nome Beato Francesco da Fabriano- titolo Sacerdote- nome di battesimo Francesco Venimbeni- nascita 1251, Fabriano, Ancona- morte 1322 circa, Fabriano, Ancona- ricorrenza 22 aprile- Beatificazione 1º aprile 1775 da papa Pio VI- Francesco Venimbeni nacque nel 1251 a Fabriano (Ancona). Dopo un'infanzia pia e dedicata allo studio, si unì ai Frati Minori francescani all'età di sedici anni, distinguendosi presto per santità e cultura. Alla fine del noviziato andò ad Assisi per ottenere l'indulgenza della Porziuncola e incontrò frate Leone, che era stato segretario e confessore di S. Francesco (4 ott.). A quanto risulta, fu proprio Leone a persuadere Venimbeni a scrivere una colta difesa dell'indulgenza. Nel 1316 e dal 1318 al 1321 Francesco fu guardiano di una nuova casa nella sua città natale; devolse poi il denaro proveniente da un'eredità alla costruzione della prima biblioteca francescana. Scrisse una serie di omelie, di cui nulla rimane, e una Cronaca riguardante gli eventi e le date principali della fondazione dell'ordine a Fabriano, di cui rimangono sfortunatamente solo copie frammentarie. Aveva una forte devozione per le anime sante e fu predicatore eloquente ed efficace; persuase tre dei suoi nipoti ad abbandonare il mondo per diventare Frati Minori come lui. Morì intorno al 1322 dopo una lunga malattia; immediatamente iniziò la devozione a lui e il culto fu approvato nel 1775. MARTIROLOGIO ROMANO. A Fabriano nelle Marche, beato Francesco Venimbeni, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne predicatore della parola di Dio.

nome San Teodoro il Siceota- titolo Vescovo ed egumeno- nascita 530 circa, Sykeon in Galazia- morte 13 aprile 613, Sykeon in Galazia- ricorrenza 22 aprile- Teodoro nacque a Sykeon in Galazia (Asia Minore). Sua madre e sua zia gestivano un albergo che fungeva anche da postribolo, fino a quando arrivò un cuoco tanto bravo nell'attrarre i clienti che le donne non ebbero più bisogno di guadagnare il denaro prostituendosi. Il cuoco era anche persona devota e incoraggiò il giovane Teodoro a visitare le chiese locali, gli insegnò a pregare e lo introdusse alla pratica del digiuno. Questa iniziale direzione spirituale ebbe così influenza su Teodoro che egli si fece eremita ad Arkea, a circa dieci chilometri da casa sua, dove viveva in una grotta antistante una cappella. La fama della sua santità attraeva visitatori, i quali gli attribuirono lo speciale dono dell'esorcismo contro gli spiriti maligni. Per evitare che si diffondesse ulteriormente la sua fama si ritirò sulle montagne e provò a vivere in una grotta murata, nota soltanto a un'altra persona, da cui dovette però essere ricondotto fuori in cattiva salute, sporco e infetto. A quanto risulta fu ordinato prete a soli diciott'anni, dopo di che andò in pellegrinaggio a Gerusalemme, dove ricevette l'abito monastico. Al suo ritorno, inaugurò uno stile di vita estremamente austero e si narra che vivesse in alcune ceste sospese. Gli fu attribuita ogni sorta di miracoli e, nuovamente, attrasse visitatori e discepoli, per i quali organizzò un monastero, un ostello e una chiesa. Contro la sua volontà fu poi scelto come vescovo di Anastasiopoli e governò la sede per dieci anni prima di ottenere il permesso di rassegnare le dimissioni. A giudicare dalla Vita contemporanea, i suoi anni da vescovo paiono essere stati caratterizzati principalmente da miracoli e prodigi; non rimangono notizie di suoi Acta episcopali, fatta eccezione delle tracce di controversie che ebbe con alcuni villaggi delle tenute diocesane. Questi erano stati affidati a signori laici che maltrattavano e opprimevano la popolazione e Teodoro tentò di persuaderli a comportarsi correttamente. Diede le dimissioni per poter trascorrere più tempo in preghiera e curare meglio i suoi monaci, che sembravano avere assunto costumi piuttosto rilassati durante la sua assenza. Infine si sistemò presso Eliopoli. Fu convocato a Costantinopoli ove ricevette grandi onori dall'imperatore, cui aveva guarito il figlio. Trascorse il resto della vita nel suo monastero, operando miracoli e consigliando e aiutando i molti che gli facevano visita. Morì nel 613. Per tutta la vita era stato particolarmente devoto a S. Giorgio, contribuendo alla divulgazione del suo culto. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Sykéon in Galazia, nell’odierna Turchia, san Teodoro vescovo e egúmeno, che, attratto fin dall’infanzia dalla solitudine, scelse un austero tenore di vita e, ordinato suo malgrado vescovo di Anastasiopoli, chiese con insistenza al patriarca di Costantinopoli di poter fare ritorno al suo eremo.

nome San Caio- titolo 28º papa della Chiesa cattolica- Elezione 8 dicembre 283- Insediamento 17 dicembre 283- Fine pontificato 22 aprile 296- morte 22 aprile 296, Roma- ricorrenza 22 aprile- Santuario principale Chiesa di San Gaggio- Attributi Tiara papale e San Nereo- Patrono di venerato in Dalmazia e a Venezia- La Chiesa solennizza in questo stesso giorno anche la festa di S. Caio papa. Dalmata di Salona, fu eletto al Pontificato nel 283, dopo la morte di S. Eutichiano. Si vuole che fosse imparentato coll'imperatore Diocleziano: era fratello di S. Sabina Martire c zio di S. Susanna, essa pure martire. È il primo Pontefice del quale si dice che abbia accettato l'adorazione, perchè, eletto, riunì l'assemblea dci fedeli, che poi ammise al bacio del piede. I dodici anni di questo Pontificato, per quanto pieni di oscurità, lasciano capire da certi segni che furono gloriosi. Secondo S. Optato, al tempo di Caio, Roma, contava più di 4o chiese e, quando scoppiò la persecuzione di Diocleziano, le prime misure di violenza furono scagliate contro di esse. Il Santo Pontefice stabilì che nessuno potesse arrivare all'episcopato senza passare per tutti i 7 diversi gradi degli Ordini Sacri. Di più comandò che nessun eretico o pagano potesse accusare un cristiano e che nessun chierico potesse essere chiamate in giudizio da un secolare. La pace che godeva allora la Chiesa fu turbata da una persecuzione che durò due anni. Il Santo Pontefice non si ristette dall'incoraggiare i Confessori ed i Martiri. Si tenne nascosto durante questo infortunio, ncn già perchè avesse timore della morte, ma per poter soccorrere più facilmente il suo gregge. Mori martire il 21 aprile 296, essendo stato pontefice 12 anni, 4 mesi e 7 giorni: fu seppellito il giorno seguente, nel quale è nominato nel calendario di Liberio. La casa di Caio, ,Trasformata in santuario, diventò il titolo cardinalizio: titulus Cai. Era in Via XX Settembre, presso il convento dei Carmelitani, e fu distrutta per fabbricare l'attuale Ministero della Guerra. Il principe Barberini, che ne era il patrono, trasportò allora nella cappella privata del suo palazzo le ossa di questo Santo Pontefice col marmo sepolcrale che gli aveva dedicato un altro Barberini, Urbano VIII. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia, deposizione di san Gaio, papa, che, fuggito dalla persecuzione dell’imperatore Diocleziano, morì confessore della fede.

nome San Sotero- titolo 12º papa della Chiesa cattolica- nascita III secolo, Fondi, Roma- Elezione 166- Fine pontificato 174 o 175- morte 175, Roma- ricorrenza 22 aprile- S. Sotero, tanto ragguardevole per la sua carità ed il suo zelo, è nativo di Fondi nella Campania e fu figlio di Concordie. Nacque sulla fine del primo secolo o nei primi anni del secondo ed ebbe la fortuna di essere allevato nel seno della Chiesa nel primo tempo del fervore religioso: ciò contribuì non poco, nella sua lunga dimora in Roma, a renderlo tanto stimato nel Clero per la sua virtù e per la sua scienza: era considerato come un santo cd ascoltato come un oracolo. Essendo morto papa Aniceto, salì egli sulla cattedra di Pietro l'anno 173. Vegliò specialmente alla stretta osservanza della liturgia e fu largo di soccorsi alle chiese povere ed ai cristiani condannati a lavorare nelle miniere. Durante i nove anni del suo pontificato impose le mani ad i i vescovi ed a 18 preti. Questi anni coincidono coi più belli del regno di Marco Aurelio. Il popolo di Roma amava molto papa Sotero per la sua grande affabilità: predicando, teneva attento l'uditorio, perchè era dotato di rara eloquenza. Stabilì che i sacerdoti dovessero celebrare la S. Messa sempre digiuni e proibì ai monaci di toccare i lini sacri dell'altare e di offrire l'incenso in chiesa. Benché la cosa sia dubbia, mostra ad ogni modo la grande distinzione che facevasi tra monaci e clero. I monaci, che da principio non erano che laici solitari, si dedicavano alla preghiera nella solitudine e nell'austerità per la propria santificazione: invece il clero era esclusivamente destinato al servizio dell'altare. Più tardi, con S. Antonio, si unirono nella vita cenobitica, ma non avevano nulla a vedere colle attribuzioni del Clero. È con S. Agostino che i monaci arrivarono al chiericato e furono ammessi a celebrare la S. Messa o ad esercitare le divine funzioni del Sacerdozio. S. Sotero morì martire nel 175. Il Pontefice Sergio II, nel IX secolo, trasportò dal Cimitero di S. Callisto, ove era stato sepolto, il corpo di S. Sotero nella chiesa dei Santi Silvestro e Martino ai Monti. Da questa chiesa venne nuovamente trasferito in quella di S. Sisto, sulla Via Appia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, san Sotéro, papa, del quale san Dionigi di Corinto celebra l’egregia carità per i fratelli, poveri pellegrini, afflitti dalla miseria o condannati ai lavori forzati.

nome San Leonida di Alessandria- titolo Martire, padre di Origene- nascita II secolo, Alessandria, Egitto- morte III secolo, Alessandria, Egitto- ricorrenza 22 aprile- Questo nome venne già portato e illustrato dal valoroso re di Sparta, caduto alle Termopili, alla testa dei suoi eroici soldati. Anche il Leonida cristiano fu un valorosissimo combattente che suggellò con il martirio la propria vita e la propria fede. Per di più ebbe la ventura di essere padre di uno degli scrittori cristiani più fervorosi e più arditi. Perciò San Leonida è comunemente designato come «padre di Origene». Oriundo anch'egli della Grecia. Leonida era maestro di retorica ad Alessandria e padre di sette figli. Al maggiore, Origene ebbe cura di dare un'educazione filosofica e letteraria vastissima, insieme con la conoscenza profonda della Sacra Scrittura. che il giovane imparò addirittura a memoria. Presto, il padre-maestro dovette però frenare l'accesa curiosità del giovane, che voleva sapere tutto di tutto, con una precocità impressionante. Si disse poi che il padre, ammirato da quel fervore spirituale, baciasse, quando dormiva, il petto del figlio, dove s'era acceso il fuoco della sapienza divina. Ma venne il tempo della prova. Sotto l'Impero di Settimio Severo, nel 204, ripresero in Egitto le persecuzioni contro i cristiani. lì Governatore Leto rastrellò il deserto della Tebaide, dove vivevano gli anacoreti rinsecchiti dal digiuno e riarsi dal sole. Il giovane Origene desiderò di morire Martire. Soltanto la madre, nascondendogli i vestiti, poté impedirgli di presentarsi al Governatore per proclamarsi arditamente cristiano. Non c'era bisogno di simili ostentazioni. Bisognava attendere docilmente e fermamente la persecuzione, senza provocarla, come faceva il padre Leonida, il quale, infine, chiamato dinanzi al Governatore, confessò senza arroganza e senza titubanza di essere cristiano. Fu incarcerato, e durante la prigionia gli pervenne una lettera del figlio, che lo incitava a mantenersi fedele a Dio. «State attento, caro padre - diceva la lettera - di non mutare risoluzione a causa di noi, vostri figli». Leonida, non potendo ormai baciare il petto del figlio, baciò la lettera di esortazione. Non ne aveva bisogno, ma lo riempì ugualmente di letizia. Il pensiero della famiglia non turbò così le ultime ore del Martire. Porse sorridendo la testa alla spada, acquistandosi la corona di gloria. Dopo la sua morte, vennero confiscati i beni della vedova. I sette orfani furono gettati in mezzo a una strada, e si sarebbero ridotti randagi e mendici se una signora di Alessandria non li avesse raccolti e mantenuti. Il giovane Origene, orgoglioso di essere figlio di un Martire, divenne poi scrittore talmente importante, fecondo e celebre, da legare il nome del padre al proprio. Infatti, il Santo viene distinto comunemente con il nome di Leonida e con l'attributo di «padre di Origene». MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria il natale di san Leonida Martire, che patì sotto Sevèro.

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