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I santi di oggi 9 novembre:
nome Dedicazione della Basilica Lateranense- titolo Consacrazione a Cristo Salvatore della Cattedrale madre di tutte le Chiese- ricorrenza 9 novembre- Fino dall'antichità più remota si solevano consacrare a Dio con particolare solennità i luoghi destinati al culto divino. È un fatto questo che si verifica nella storia di tutti i popoli, ma specialmente in quella del popolo d'Israele. Tutti infatti sanno quale fosse la magnificenza e la ricchezza del tempio di Gerusalemme, e con quale pompa il re Salomone lo abbia fatto consacrare a Dio. Anche la Chiesa di Cristo ebbe fin dai suoi mai i luoghi dedicati al culto; ai tempi della predicazione apostolica, non erano che semplici stanze, ma in seguito si costruirono vere chiese. Quando l'imperatore Costantino il Grande, dopo la vittoria riportata su Massenzio, diede piena libertà ai seguaci del Vangelo (313), questi non risparmiarono fatiche e spese per edificare al Signore templi sontuosi, e numerose furono le chiese che vennero fabbricate in quei tempi. Lo stesso imperatore ne diede l'esempio facendo costruire sul monte Celio a Roma, sul luogo dell'antico Palazzo Laterano, una magnifica basilica che fece dedicare al SS. Salvatore. In essa fu edificata una cappella dedicata a S. Giovanni Battista che serviva di battistero, donde il nome di S. Giovanni in Laterano dato dai Cristiani a quella chiesa. Il Pontefice S. Silvestro la consacrò solennemente il giorno 9 novembre e stabilì che le cerimonie da lui seguite in quella circostanza fossero quelle con cui i cattolici avrebbero dovuto in seguito consacrare i loro templi. La basilica del SS. Salvatore, sia per la sua magnificenza, sia per essere stata in antico la residenza dei Sommi Pontefici, fu sempre considerata dai cristiani come la principale, la madre di tutte le chiese del mondo, e perciò, sola fra tutte, viene anche designata con il titolo di arcibasffica. Fin dai tempi di S. Leone Magno la officiava una collegiata di canonici regolari: oggi ai canonici regolari furono sostituiti canonici secolari col titolo di prelati. Sebbene il Pontefice S. Silvestro avesse ordinato che gli altari nelle chiese dovessero essere di pietra, tuttavia noi troviamo in questa basilica un altare di legno. Ciò non deve far meraviglia poichè fino al tempo di S. Silvestro i cristiani solevano celebrare il Santo Sacrificio su altari portatili di legno. L'altare inoltre che fu collocato nella basilica lateranense era quello che ordinariamente era servito ai Sommi Pontefici nella celebrazione dei Divini Misteri, ed è tradizione che su quel medesimo avesse celebrato lo stesso Principe degli Apostoli. Per questo venne posto in quella chiesa e fu nel medesimo tempo ordinato che nessuno, all'infuori del Papa, potesse su di esso celebrare il Santo Sacrificio. La basilica del SS. Salvatore, più volte distrutta durante il corso dei secoli, fu sempre ricostruita, e l'ultima sua riedificazione avvenne sotto il pontificato di Benedetto XIII, che la riconsacrò l'anno 1724. Fu in quest'occasione che venne stabilita ed estesa a tutta la cristianità la festa che oggi celebriamo. PRATICA. Diportiamoci con sommo rispetto nella casa del Signore, ricordando le parole del Divin Maestro: « La mia casa è casa d'orazione ». PREGHIERA. O Dio, che annualmente rinnovi il giorno della consacrazione di questo santo tempio, e per la virtù dei sacri misteri ci conservi incolumi, ascolta la preghiera del tuo popolo, e fa' che chiunque entrerà in questo tempio per domandarti favori, si rallegri nel vedere attuati i suoi desideri.
MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della dedicazione della basilica Lateranense, costruita dall’imperatore Costantino in onore di Cristo Salvatore come sede dei vescovi di Roma, la cui annuale celebrazione in tutta la Chiesa latina è segno dell’amore e dell’unità con il Romano Pontefice.
nome Santa Elisabetta della Trinità- titolo Vergine mistica Carmelitana- nome di battesimo Élisabeth Catez- nascita 18 luglio 1880, Bourges, Francia- morte 9 novembre 1906, Digione, Francia- ricorrenza 9 novembre- Beatificazione 25 novembre 1984 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 16 ottobre 2016 da papa Francesco- Patrona di malati e orfani- Elisabetta Catez nacque nell'accampamento militare di Avor, vicino a Bourges, il 18 luglio 1880. La famiglia visse per un periodo ad Auxonne e poi si trasferì a Digione, dove, il 2 ottobre 1887, il padre morì. Elisabetta era una bambina vivace, impetuosa e riflessiva; sua sorella Margherita la descrisse come un «piccolo diavolo». Tuttavia, la sua prima comunione, ricevuta il 19 aprile 1891, provocò un profondo cambiamento in lei, rinforzato dal sacramento della confermazione il 18 giugno dello stesso anno. Già da giovane, percepì una vocazione per il silenzio, il raccoglimento interiore e un amore particolare per la preghiera contemplativa. Nonostante non avesse ricevuto una vera istruzione scolastica, due istitutrici le insegnarono i rudimenti del sapere e la letteratura. Elisabetta possedeva anche un considerevole talento musicale: imparò a suonare il pianoforte al Conservatorio di Digione, ottenendo vari premi e scoprendo che la musica era una forma di preghiera. A quattordici anni, affermò di sentirsi «spinta irresistibilmente» a scegliere Cristo come suo sposo: «Mi dono totalmente a Lui, con un voto di verginità, senza esitazione». La sua sola ambizione divenne entrare nel Carmelo. Tuttavia, la madre vedova, che sperava di ottenere un guadagno dalla sua carriera musicale, le proibì qualsiasi contatto con il Carmelo di Digione, cercando invece di presentarla a uomini influenti. Pur obbedendo alla madre, Elisabetta non cambiò idea e, nel 1899, la madre accettò a condizione che aspettasse di compiere ventun anni. Elisabetta acconsentì con gioia e trascorse i due anni successivi conducendo una vita normale: insegnava catechismo, assisteva i poveri e partecipava a eventi sociali per volere della madre. Elisabetta era consapevole della presenza della Trinità dentro di lei e scrisse: «Perfino al centro del mondo si può ascoltare Dio, nel silenzio di un cuore che desidera soltanto appartenergli». Entrò nel Carmelo di Digione il 2 agosto 1901, piena di speranza. Tuttavia, l'11 luglio 1903, iniziò a manifestare i primi sintomi del morbo di Addison, una malattia rara e incurabile all'epoca, causata da una disfunzione delle ghiandole surrenali. Elisabetta accettò la malattia con serenità, affermando: «È giusto conformarsi al Cristo crocifisso nell'amore». Nell'estate del 1906, le sue condizioni peggiorarono; il 21 novembre 1904 si era offerta come «vittima» alla Trinità, e ora percepiva di essere stata presa alla lettera. Durante la malattia, scrisse: «Il Padre mi ha scelto perché fossi conforme al suo Figlio crocifisso. Il mio Sposo desidera che io sia l'umana trasposizione della sofferenza per la gloria del Padre e la salvezza della Chiesa, e questo pensiero mi rende così felice». Parlò molto della gioia: maggiore era la sofferenza, maggiore era la fede nella gioia eterna che sperava di ottenere.<br /> Verso la fine, Elisabetta soffrì anche spiritualmente, sentendosi desolata e abbandonata. L'1 novembre 1906, disse: «Tutto passa. Al tramonto della vita, non rimane altro che l'amore. Bisogna fare tutto per amore». Rimase tra la vita e la morte per otto giorni, mormorando: «Sto andando verso la luce, l'amore, la vita». Morì il mattino del 9 novembre 1906. Elisabetta riassunse il suo pensiero in una lettera del 1902: «Portiamo dentro di noi il paradiso, poiché colui che illumina i santi con la visione celeste si concede a noi nella fede e nel mistero. Sento di aver trovato il paradiso sulla terra, poiché il paradiso è Dio e Dio è nella mia anima. Voglio sussurrare questo segreto a tutti quelli che amo, affinché anch'essi si innalzino sempre più verso Dio». Giovanni Paolo II la considerò uno dei maestri spirituali più influenti della sua vita e la beatificò il 25 novembre 1984, nella solennità di Cristo Re. Papa Francesco la canonizzò il 16 ottobre 2016. MARTIROLOGIO ROMANO. A Digione in Francia, Santa Elisabetta della Santissima Trinità Catez, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, che sin dalla fanciullezza cercò e contemplò nel profondo del cuore il mistero della Trinità e, ancora giovane, tra molte tribolazioni, giunse, come aveva desiderato, all’amore, alla luce, alla vita.
nome Sant'Agrippino di Napoli- titolo Vescovo- nascita II secolo, Napoli- morte 233 circa, Napoli- ricorrenza 9 novembre- Patrono di Arzano, Arpino, compatrono di Napoli- Secondo la tradizione Agrippino occupa il sesto posto nella lista dei vescovi di Napoli. Nel IX secolo, l'autore della " Gesta episcoporum neapolitanorum" ci racconta la successione dei vescovi di Napoli, facendo brevi elogi di ciascuno in termini vaghi: "Innamorato della patria, difensore della città, non smise mai di pregare ogni giorno per noi, suoi servi. Fece crescere molto l'esercito di coloro che cercavano il Signore, e li raccolse in seno alla Santa Madre Chiesa." Fu uno dei primi a difendere gli antichi monumenti della città. Nel IX e X secolo molti autori registrarono il racconto dei miracoli ottenuti per intercessione di Sant'Agrippino. La traslazione delle sue reliquie avvenne nella cosiddetta "Stefania", la chiesa costruita nel sec V per accogliere la nuova cattedrale. Viene venerato come compatrono di Napoli insieme a San Gennaro. MARTIROLOGIO ROMANO. A Napoli, sant’Agrippino, vescovo, che fu tra i primi che antichi documenti dichiarano difensore della città.
nome Beato Gabriele Ferretti- titolo Religioso Francescano- nome di battesimo Gabriele Ferretti- nascita 1385, Ancona- morte 1456, Ancona- ricorrenza 9 novembre- Beatificazione 9 settembre 1753- Santuario principale Chiesa di San Giovanni Battista- Patrono di Famiglia Ferretti, Ancona- Nacque in Ancona, in una famiglia nobile discendente dalla famiglia Ferretti. All'età di 18 anni, contro la volontà dei suoi genitori, prese l'abito dei frati minori nel convento degli anconetani di San Francesco ad Alto, dove si consacrò totalmente a Dio emettendo i suoi voti. Viveva nel silenzio del suo eremo, concentrato su Dio e nell'esercizio della vita religiosa approfondendo lo studio delle scienze teologiche. Ordinato sacerdote, si dedicò all'apostolato tra i poveri e gli ammalati e fu presto considerato il Padre di Ancona. Le virtù e le doti di Gabriele attirarono l'attenzione dei suoi superiori, che nel 1425 lo elessero guardiano del convento di San Francesco ad Alto. Non solo restaurò e ampliò il convento, ma si distinse per l'eroica assistenza alle piaghe negli anni 1425 e 1427. I Frati Minori della Provincia Serafica delle Marche, riuniti in Capitolo, nel 1434 lo elessero Ministro provinciale. Contribuì efficacemente a propagare la fedele osservanza della regola francescana nelle Marche. Il Pontefice Eugenio IV gli concesse ampi poteri per aprire nuovi conventi, come Santa Maria de le Grazie a San Severino Marche, San Nicola ad Ascoli Piceno e l'Annunciazione a Osimo. Inoltre, nonostante le molteplici e pesanti occupazioni, continuò ad interessarsi al convento di San Francesco ad Alto e ai suoi concittadini anconetani. Nel 1438, su suggerimento del suo caro amico San Giacomo della Marca, fu chiamato dal Ministro generale padre Guglielmo di Casale a predicare in Bosnia, dove lo stesso San Giacomo della Marca e altri religiosi annunciavano la parola divina. Il consiglio comunale di Ancona, temendo di essere privato dell'amorevole assistenza del loro santo frate, pregò che fosse lasciato nuovamente ad Ancona, richiesta che fu accolta. Gabriele rimase così nelle Marche continuando la sua assistenza ai poveri e ai malati della sua città. Anima eminentemente mariana, aveva una tenera devozione alla Vergine e diffondeva ampiamente la corona francescana delle sette gioie della Beata Vergine Maria. Fu favorito da un'apparizione di Maria. Dio stesso voleva anche premiare le virtù del suo servo con il dono della profezia e dei prodigi. Una sua nipote di nome Cassandra, incapace di camminare, si rivolse al suo santo zio. Pregai, poi disegnai un segno di croce sull'articolazione colpita e l'ammalata guarì. Gabriele terminò la sua esistenza all'età di 71 anni nel convento di Ancona, assistito da San Giacomo della Marca, che ai funerali esaltò le virtù del santo confratello. Fu beatificato dal SS Benedetto XIV nel 1753. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Ancona, beato Gabriele Ferretti, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che rifulse nell’assistenza ai bambini e ai malati, nell’obbedienza e nell’osservanza della regola.
nome Beata Giovanna di Signa- titolo Vergine- nascita 1245 circa, Signa, Firenze- morte 9 novembre 1307, Signa, Firenze- ricorrenza 9 novembre- Santuario principale Chiesa di San Giovanni Battista a Signa- Patrona di Signa- A parte ciò che apprendiamo, in particolare riguardo ai suoi miracoli, da una Vita in latino anonima, scritta nel 1390 a. C. , sono stati tramandati pochissimi dettagli su Giovanna di Signa. Nata nel 1245 circa, in una famiglia di contadini di Signa, un paese sull'Arno vicino a Firenze, fu mandata sin da giovanissima, a pascolare pecore e capre; approfittò delle lunghe ore che trascorreva nei campi, per attrarre intorno a sé altri pastori e insegnare loro con parole semplici le verità della fede. Molti si persuasero, grazie al suo esempio e alle sue parole, e alcuni videro in lei un potere soprannaturale data la sua capacità di non bagnarsi quando pioveva, anche se ciò più probabilmente era dovuto al semplice espediente di ripararsi sotto un grande albero dal denso fogliame. A ventitré anni, probabilmente ispirata da ciò che aveva udito a proposito della B. Verdiana di Castelfiorentino (16 feb.), morta all'incirca al tempo della sua nascita, Giovanna si recò a vivere come eremita sulle rive dell'Amo, e nei quarant'anni successivi accolse le numerose persone che giungevano dalle zone circostanti per chiedere i suoi consigli o per essere guariti dalle malattie, data la sua enorme fama di fautrice di miracoli. Il culto si sviluppò dopo la morte, il 9 novembre 1307, e ricevette un grande impulso nel 1348, quando l'improvvisa fine di un'epidemia fu attribuita alla sua intercessione. Papa Pio VI (1775-1799) confermò il culto nel 1798; i francescani, gli agostiniani, i carmelitani e i monaci di Vallombrosa affermano che esiste un legame con Giovanna, ma i bollandisti ritengono che esistano pochi elementi per metterla in relazione con loro. MARTIROLOGIO ROMANO. A Signa presso Firenze, beata Giovanna, vergine, che condusse vita solitaria per Cristo.
nome Beato Grazia da Cattaro- titolo Religioso agostiniano- nascita 1438, Kotor, Montenegro- morte 1508, Murano, Venezia- ricorrenza 9 novembre- Beatificazione 1889 da papa Leone XIII- I primi cenni alla vita di Grazia risalgono a più di un secolo dopo la sua morte, anche se tutti sembrano risalire a una fonte primitiva comune; secondo la tradizione era originario di Cattaro (Kotor), sulle coste della Dalmazia, dove era pescatore. Un giorno, a trent'anni, gli capitò di entrare in una chiesa di Venezia mentre un frate agostiniano, Simone da Camerino, stava pronunciando un'omelia, da cui fu profondamente colpito, tanto da decidere di entrare nell'Ordine degli agostiniani, dove fu accettato come fratello laico, nel monastero a Monte Ortono, vicino a Padova. Gli fu affidato il compito di giardiniere e presto si guadagnò il rispetto e la stima di tutta la congregazione; successivamente fu trasferito nel monastero di S. Cristoforo a Venezia, dove si dice che una luce misteriosa brillasse sulla sua cella e che avvenissero miracoli per la sua intercessione. Per esempio, sembra che, durante un'estate eccezionalmente arida, mentre Grazia partecipava ad alcuni lavori di riparazione alla chiesa del convento, una cisterna si riempì d'acqua dolce, che rimase tale anche quando vi entrò l'acqua di mare. All'età di quasi settant'anni fu colpito da una grave malattia, di cui morì il 9 novembre 1508; il culto fu confermato nel 1889 e la festa è osservata dagli agostiniani.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Murano in Veneto, beato Grazia da Cáttaro, religioso dell’Ordine di Sant’Agostino, che, dopo essere vissuto in grande povertà alla guida di una piccola imbarcazione per procurarsi il cibo, spinto dai sermoni del beato Simone da Camerino, chiese di poter indossare l’abito religioso e condusse una vita pia
nome Beato Ludovico Morbioli- titolo Confessore- nome di battesimo Ludovico Morbioli- nascita 1433, Bologna- morte 1485, Bologna- ricorrenza 9 novembre- Beatificazione 1842 da papa Gregorio XVI- La maggior parte delle notizie sul B. Ludovico è tratta da una Vita in versi scritta tra il 1485 e il 1489 da un frate carmelitano, Battista Mantovano, che visse per molti anni a Bologna; sebbene la cronologia non sia considerata totalmente attendibile, l'autore evita la licenza poetica e si basa interamente sulla sua conoscenza e sulle testimonianze oculari. Ludovico Morbioli, nato nel 1433, era uno dei sei figli (cinque maschi e una femmina) di una coppia che apparteneva alla borghesia, Francesco Antonio e Agnese Morbioli. Giovane di bell'aspetto e spesso assente da casa in cerca di divertimenti, sposò Lucia Di Giovanni Tora, ma, invece di sistemarsi, continuò a condurre il suo stile di vita piuttosto frivolo. Nel 1462, ad ogni modo, si trovava al monastero dei Canonici Regolari di S. Salvatore a Venezia, quando si ammalò e rischiò di morire; questo episodio, unitamente ai consigli amorevoli di chi lo ospitava, determinarono in lui un profondo cambiamento. Tornato a Bologna nel 1470, la trasformazione fu subito evidente ai suoi amici, dato che si rifletteva sul suo aspetto esteriore: invece di tenersi aggiornato sulla moda corrente, indossava gli stessi indumenti leggeri e semplici, sia in estate sia in inverno, e non si arricciava né si acconciava più i capelli. La moglie, senza dubbio sorpresa del cambiamento improvviso del marito, accettò la separazione dopo essersi assicurata del proprio mantenimento; da quel momento, ignorando i consigli degli amici e compagni, Ludovico iniziò a peregrinare da un luogo all'altro, predicando il pentimento e chiedendo anche l'elemosina per i poveri, oltre a istruire il popolo, in particolare i giovani, nella fede cristiana e a trascorrere i momenti di tempo libero intagliando immagini nell'osso e nel legno. Nei suoi ultimi anni di vita alloggiò in un sottoscala di una grande casa a Bologna. Quando contrasse quella che risultò poi essere la sua ultima malattia, rifiutò di rivolgersi a un dottore, chiedendo invece i sacramenti, che ricevette con grande devozione prima di morire il 9 novembre 1485. Fu sepolto nel cimitero della cattedrale di Bologna, ma dato che gli furono attribuiti così tanti miracoli, le spoglie furono trasferite nella cattedrale; sfortunatamente però la sua tomba è stata nascosta in seguito ad alcuni lavori di ricostruzione, nel xvi secolo, e non è mai stata ritrovata. Questa perdita non ha posto fine al suo culto, confermato da papa Gregorio XVI (1831-1846) nel 1843, per Bologna e per l'Ordine carmelitano; i carmelitani affermano che dopo la conversione, Ludovico divenne un membro del Terz'ordine. L'abito che indossava era simile a quello dei terziari, ma non esistono testimonianze valide che sia appartenuto a quest'ordine.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Bologna, beato Ludovico Morbioli, che, convertitosi a Dio da una vita immersa nel vizio, scelse un severo tenore di vita da penitente e richiamò con la parola e con l’esempio i cittadini alla pietà.
nome San Vitone di Verdun- titolo Vescovo- nascita Verdun, Francia- morte 525 circa, Verdun, Francia- ricorrenza 9 novembre- Patrono di Verdun- Quasi tutti i dettagli della vita di Vitone (o Vanne) appartengono al genere della leggenda; esiste una Vita latina, scritta però cinquecento anni circa dopo la morte, tuttavia Mabillon, che lo cita negli Acta Sanctorum, non ritiene che valga la pena di pubblicarla, come fa invece nel caso di un breve elenco di miracoli presumibilmente accaduti sul suo sepolcro. Pare che questi siano stati gli eventi principali: Firmino, vescovo di Verdun, morì mentre la città era assediata dal re dei franchi, Clodoveo (481-511), che dopo la conquista nominò un anziano sacerdote di nome Euspicio per la sede vacante, il quale, desiderando invece diventare monaco, rifiutò l'incarico, proponendo suo nipote Vitone, che Clodoveo accettò in alternativa. Vitone fu vescovo per oltre venticinque anni, durante i quali si dice abbia convertito gli ultimi pagani della sua diocesi, morì nel 525 ca. e fu sepolto nella chiesa di SS. Pietro e Paolo, fuori dalle mura della città. Oggi Vitone è ricordato principalmente per la congregazione dei benedettini che porta il suo nome e per la presunta istituzione di un collegio ecclesiastico fuori dalle mura di Verdun, costruzione assegnata nel 952 ad alcuni monaci benedettini, che la chiamarono Abbaye de St-Vanne, in suo onore. Nel 1600 il priore di St-Vanne, don Desiderio de la Tour, iniziò un'intensiva riforma del monastero che diventò, con Moyenmoutier, il centro di un gruppo di case riformate in Lorena, Champagne e Borgogna; nel 1604, si unirono ufficialmente a formare una nuova congregazione, De St-Vanne et St-Hydulphc, poi quattordici anni dopo, alcuni membri si allontanarono per dar vita alla congregazione di St-Maur. Entrambe furono soppresse dalla rivoluzione, ma ufficialmente riaperte (assieme a Cluny), nel 1837, per formare la congregazione di Solesmes. S. Vitone è commemorato da questa congregazione, oltre che a Verdun.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Verdun nella Gallia belgica, ora in Francia, san Vito, vescovo.