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I santi di oggi 25 giugno:
nome San Guglielmo da Vercelli- titolo Abate- nascita 1085, Vercelli- morte 25 giugno 1142, Sant'Angelo dei Lombardi, Campania- ricorrenza 25 giugno- Nel secolo XI nasceva a Vercelli, da nobili genitori, un fanciullo destinato dal Signore a fondare un numeroso ordine religioso. Al fonte battesimale ricevette il nome di Guglielmo. Ancora fanciullo amava la solitudine e cominciò ad esercitarsi in ogni pratica di pietà. All'età di 14 anni, spinto dal fervore, iniziò un pellegrinaggio. A piedi, vestito di una sola tunica e cinto di cilicio, si recò a Campostela nella Spagna, al celebre santuario di S. Giacomo. Il freddo, la fame, la pioggia, le privazioni e perfino il pericolo della vita non riuscirono a smuoverlo dalla sua santa impresa. Aveva progettato anche un viaggio in Palestina, al S. Sepolcro di Cristo, ma gravissimi ostacoli non gli permisero di adempiere il suo desiderio. Pertanto, assecondando la sua tendenza alla vita religiosa ed eremitica, salì sul Monte Solicchio. Quivi passò due anni in continua preghiera, digiunando e dormendo sulla nuda terra. Avendo ridata la vista ad un cieco, si sparse la fama della sua santità, e gran numero di persone andava a trovarlo. Disturbato così nella sua solitudine, pensò di fare un pellegrinaggio a Gerusalemme e tutto contento si mise in viaggio; ma Dio che aveva su di lui altri disegni, gli apparve durante il viaggio e gli manifestò quanto voleva da lui. Permatosi nel regno di Napoli, si nascose in una selva e ricominciò di nuovo la sua vita eremitica. Alcuni boscaioli recandosi a far legna nelle vicinanze della sua grotta, lo trovarono, e di ritorno alle loro abitazioni, avendo raccontate meraviglie di lui, moltissimi accorsero per vederlo e per udirlo. Importunato da quelle visite, si recò in un luogo aspro e quasi inaccessibile, chiamato Monte Vergine. Anche qui fu di nuovo scoperto e fra i visitatori vi furono anche numerosi giovani, desiderosi di fare vita santa con lui. Spinto dalla necessità, dovette pensare a dar ricovero a tanti postulanti e si pose a tracciar linee, a scavar fondamenta e a portare il materiale. Aiutato da coloro che volevano seguirlo, innalzò il monastero di Monte Vergine. Aumentando sempre più il numero dei postulanti, diede loro mi genere di vita secondo i consigli evangelici, con regole tratte in gran parte da quelle di S. Benedetto. Quindi, con la parola e con gli esempi di una vita santissima, attirò altri giovani, fondando nuovi monasteri. Numerosi furono i miracoli da lui operati. Per sua intercessione i muti parlavano, i ciechi vedevano, i sordi sentivano e gli ammalati che a lui ricorrevano si vedevano liberati da ogni genere di malattie. Cambiò anche l'acqua in vino, e un giorno che una perfida persona volle tentarlo sulla castità, per vincere la tentazione si ravvoltolò nudo su carboni ardenti. Ruggero, re di Napoli, all'udire le meraviglie operate per mezzo di Guglielmo, concepì una grande venerazione per il Santo e raccomandò se stesso, la sua famiglia e tutto il regno alle sue preghiere. Dopo aver predetto al re e ad altri il giorno della loro morte, e benedetti i suoi religiosi, si addormentò nel Signore, illustre per virtù e miracoli, il 25 giugno dell'anno 1142. PRATICA. Fare sempre con giubilo la volontà del Signore, ricorrendo a lui nei pericoli. PREGHIERA. O Signore, concedi, per intercessione del tuo servo S. Guglielmo, di compiere nella nostra vita la tua santissima e amabilissima volontà, affinchè possiamo riportare vittoria sui nemici della nostra salvezza. MARTIROLOGIO ROMANO. A Goleto presso Nusco in Campania, san Guglielmo, abate, che, pellegrino dalla città di Vercelli, fattosi povero per amore di Cristo, fondò su invito di san Giovanni da Matera il monastero di Montevergine, in cui accolse con sé dei compagni che istruì nella sua profonda dottrina spirituale, e aprì molti altri monasteri sia di monaci sia di monache nelle regioni dell’Italia meridionale.
nome San Massimo di Torino- titolo Vescovo- nascita IV secolo, Torino- morte 420 circa, Torino- ricorrenza 25 giugno- San Massimo di Torino (... ca. 420) conosciuto anche come Massimo I, è considerato il primo vescovo di Torino di cui si conosca il nome ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.<br /> Di lui si hanno scarsissime notizie. Nato sicuramente nel IV secolo in un'imprecisata provincia settentrionale italiana dell'impero romano, viene storicamente considerato il fondatore della Archidiocesis Taurinensis. Già discepolo di sant'Eusebio di Vercelli e di sant'Ambrogio da Milano, guidò la diocesi della allora Julia Augusta Taurinorum tra il 390 e il 420, nel difficile periodo delle invasioni barbariche. Il suo impegno si concentrò prevalentemente sulla lotta contro la pratica della simonìa e del paganesimo. A tal proposito è ricordato per aver fatto erigere, probabilmente sui resti di un precedente tempio pagano, una piccola chiesa dedicata a Sant'Andrea dai cui resti, nel XII secolo, sorse la celebre chiesa della Consolata.<br /> Massimo divenne inoltre conosciuto per i suoi numerosi sermoni, oggi raggruppati in un'edizione critica curata da A. Mutzenbecher. Nelle sue omelìe, tra l'altro, accennò sovente ai primi martiri di Torino, i santi Avventore, Ottavio e Solutore le cui reliquie sono conservate a Torino. La data della morte è incerta: viene fissata intorno al 420. Secondo la cronotassi dell'Arcidiocesi di Torino il suo successore fu il vescovo Massimo II.<br /> Alcune sue reliquie sono conservate nella basilica di San Massimo a Collegno, alle porte di Torino, una delle più antiche chiese cristiane del Piemonte che, molto probabilmente, fu sede vescovile dello stesso Massimo. Per lungo tempo si è creduto che la chiesa ospitasse anche la tomba del protovescovo ma ripetuti scavi archeologici effettuati nel XIX secolo hanno smentito questa ipotesi. Sempre nel XIX secolo la municipalità di Torino gli intitolò una via del centro storico e l'arcidiocesi gli dedicò una chiesa, in essa ubicata e consacrata nel 1853. La memoria liturgica a lui dedicata è fissata al 25 giugno.
nome Sant'Eurosia di Jaca- titolo Martire- nascita 864 circa- morte 880 circa, Jaca, Spagna- ricorrenza 25 giugno- Canonizzazione Culto approvato nel 1902 da Leone XIII- Attributi Palma del martirio- Patrona di Jaca; posseduti dal demonio; invocata contro le tempeste, la grandine e i fulmini; invocata per la protezione e fertilità dei raccolti- Quello di Eurosia (Orosia) è un tipico esempio di una santa di cui è difficile stabilire le origini, benché il suo culto sia ben conosciuto. Ci sono poche conferme antiche della sua esistenza, e alcuni pensano che sia un apocrifo. D'altra parte ci sono valide prove di un culto largamente diffusosi nel xv secolo, che dalla Spagna si estese alla Lombardia. Padre Delehaye scrive: «Tutto è sospetto nelle origini di questo culto che si propagò nel nord d'Italia, in forza delle relazioni politiche della Spagna con la Lombardia [...] in un buon numero di località appartenenti alle diocesi di Milano, di Como, di Cremona, di Pavia e di Novara ci sono cappelle, altari, immagini e reliquie di S. Eurosia, onorata come la protettrice dei frutti della terra». È credibile che il culto di Eurosia sia stato portato dai soldati spagnoli e dalla congregazione dei somaschi, che ha il suo centro nella diocesi di Bergamo; nel XVI secolo c'erano un Ufficio c una Messa in onore della santa nella cittadina di Jaca alle pendici dei Pirenei aragonesi. Secondo la tradizione popolare era figlia di una nobile famiglia della provincia di Bayonne; si rifiutò di sposare un condottiero musulmano fuggendo in montagna e fu uccisa dai suoi inseguitori; la storia potrebbe essere vera ma si basa su leggende varie e contraddittorie. È comprensibile che non ci siano riscontri antichi del martirio in una regione montuosa invasa dagli arabi, anche perché in un primo momento il culto era localizzato e non diffuso; il trasferimento in Italia, da parte (li soldati, del racconto tramandato oralmente fa pensare che esso abbia subito abbellimenti e distorsioni. Eurosia era la santa locale che i soldati invocavano in battaglia diffondendone la fama. Era conosciuta come protettrice dei raccolti e invocata contro il cattivo tempo. È possibile che nella devozione s'intreccino due elementi: l'adorazione di alcune divinità pagane della fertilità (epoca precristiana) e il racconto relativo a una giovane cristiana che avrebbe sfidato gli invasori arabi. Molte località delle diocesi di Milano, di Como, di Cremona, di Pavia e di Novara hanno cappelle e altari a lei dedicati, e alcune rivendicano il possesso di reliquie. MARTIROLOGIO ROMANO. A Jaca nella Spagna settentrionale, santa Eurosia, vergine e martire.
nome San Prospero di Reggio Emilia- titolo Vescovo- morte 25 giugno 466, Reggio Emilia- ricorrenza 25 giugno- Nel suo Martirologio Romano il cardinal Baronio suppone che i due Prospero fossero un'identica persona, ma le loro vicende furono assai diverse e fino al x secolo non c'è stato alcun tentativo di unificarli in un solo personaggio. Prospero di Reggio era vescovo e la sua sede non era Reggio Calabria ma Reggio Emilia e di questa città è il patrono, venerato anche nella regione. Per quanto ne sappiamo Prospero non ha lasciato scritti di teologia, ma viene ricordato soprattutto per essere stato un pastore amato dal suo gregge. Una tradizione racconta che per adempiere al precetto evangelico rivolto al «giovane ricco» (Mt 19, 21; Mc 10, 21; Lc 18, 22) diede tutti i suoi beni ai poveri. Si dice che sia morto il 25 giugno 466, circondato dai sacerdoti e dai diaconi della diocesi, dopo un episcopato fruttuoso durato ventidue anni. Fu sepolto nella chiesa di S. Apollinare, che egli aveva fatto erigere e consacrato fuori le mura cittadine. Nel 703 le sue reliquie furono traslate in una grande e nuova chiesa a lui dedicata e fatta costruire da Tommaso, vescovo di Reggio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Reggio Emilia, san Prospero, vescovo.
nome San Prospero d'Aquitania- titolo Monaco e teologo- nascita 390 circa, Limoges, Francia- morte 455 circa, Roma- ricorrenza 25 giugno- Questo Prospero (che non deve essere confuso con il contemporaneo Prospero di Reggio Emilia) è famoso per i suoi scritti, benché poco si conosca della sua vita; certamente non era vescovo né prete, ma teologo e storico cristiano. Probabilmente era sposato, anche se l'attribuzione a lui del Poema coniugis ad uxorem (Poema di un marito alla moglie, espressivo della fede in Dio, dovunque la vita li conduca), sia messa in dubbio e gli studiosi preferiscano attribuire quest'opera a Paolino di Nola (23 giu.). Prospero era famoso nella metà del v secolo e amico di Ilario, prete diocesano, che gli suggerì di scrivere a S. Agostino d'Ippona (28 ago.). Sollecitato da questa corrispondenza Agostino scrisse il De praedestinatione sanctorum e il De dono perseverantiae, dove si accentuava il principio di una salvezza per pura grazia. Nel suo De vocatione gentium Prospero affermava che la grazia è sì un dono gratuito ma che Dio offre a ognuno uguali possibilità e dà i mezzi; gli esclusi lo sono per demerito proprio: questo non risolve il problema della predestinazione e del libero arbitrio, ma aiuta ad ammorbidire la posizione agostiniana. L'Aquitano fu coinvolto nella controversia semipelagiana sulla dottrina del peccato originale e si oppose alle teorie dell'abate egiziano Giovanni Cassiano (23 lug.) c forse anche a quelle di Vincenzo di Lérins (24 mag.). Prospero si recò a Roma con Ilario, ritornando poi con una lettera di papa Celestino I (6 apr.) ai vescovi di Gallia, in cui si opponeva duramente a Pelagio; il papa lodava lo zelo dei latori della lettera e faceva un appello a porre fine alle dispute teologiche, che continuavano. Prospero fece poi ritorno a Roma dove venne nominato segretario del papa Leone Magno (10 nov.), e ivi morì. Le opere di Prospero d'Aquitania, sia in versi che in prosa, vertono soprattutto sulla disputa della grazia e del libero arbitrio; il suo poema più lungo è il De ingratis, che consta di milledodici esametri, ed è un trattato di dogmatica, «un canto su coloro a cui manca la grazia o gli ingrati». La sua opera più conosciuta è Epitoma Chronicae, una storia dalle origini del mondo al 455, anno del sacco di Roma da parte dei vandali. La sua festa è celebrata a Tarbes con il titolo di "dottore d'Aquitania", e fonti francesi lo citano con íl titolo di dottore della Chiesa, benché il titolo non gli sia mai stato conferito ufficialmente. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Prospero d’Aquitania, che, versato nella filosofia e nelle lettere, condusse con la moglie una vita virtuosa e temperante e, fattosi monaco a Marsiglia, difese strenuamente contro i pelagiani la dottrina di sant’Agostino sulla grazia di Dio e sul dono della perseveranza, svolgendo anche a Roma la mansione di cancelliere del papa san Leone Magno.
nome San Moloc (o Luano)- titolo Venerato in Scozia- nascita 530 circa, Scozia- morte 592, Rosemarkie, Scozia- ricorrenza 25 giugno- Santuario principale Cattedrale di San Moluag a Lismore- Si pensa che Moloc (Moluag, Mollach, Lughaid) fosse di origine scozzese e che, trasferitosi in Irlanda per studi, sia tornato poi nella sua terra natale per evangelizzarne alcune zone. Se ne avrebbe prova nella notizia riportata dal Breviario di Aberdeen alla data del 25 giugno, tratta dal Félire (un tentativo di scrivere un martirologio in forma poetica) di Oengus il Culdeo, poeta e vescovo (11 mar.), che così recitava: «La festa di Sinchell, la festa di Telle: essi erano le vette d'Irlanda, con Moluoc puro e bello, figlio di Lismore e di Alba». Una traduzione dalla versione in gaelico, che può risultare più esatta, così lo descrive: «Moloc, il luminoso e brillante, il sole di Lismore in Alba»; in entrambi i casi non ci sono dubbi della sua importanza per la storia religiosa scozzese. Si è fatto confusione tra Moloc e l'abate Molua (4 ago.), poiché in origine erano entrambi chiamati Lughaid e tutti e due fondatori di monasteri; tre Vitae latine di Molua lo indicano come il fondatore del monastero di Killaloe, nella contea di Clare, e il precettore di S. Flamiano (18 dic.); si pensa che Molua sia morto intorno al 609, mentre Moloc nel 592. L'impegno missionario di Moloc è localizzato in Scozia e non in Irlanda; la tradizione dice che fu formato alla vita religiosa a Birr da S. Brendan l'Anziano e, dopo aver fatto ritorno al suo paese sbarcando ad Argyll, si sia dedicato all'evangelizzazione degli abitanti di Lismore, visitando le isole più settentrionali, come le Ebridi, e impegnando l'ultima parte della sua vita nell'opera missionaria presso Ross e nella provincia di Mar. Morì a Rosmarkie; le sue reliquie furono traslate a Murlach, o Mortlach, che da lui deriva il nome. Re Malcom II di Scozia attribuì la vittoria sui danesi nei pressi di Murlach all'intercessione della Vergine Maria e del santo, e come atto cli ringraziamento eresse in quella città un'abbazia, una cattedrale e un episcopio. La sede episcopale fu poi trasferita ad Aberdeen. Il bachuil, gran pastorale di legno di prugnolo di S. Moloc, un tempo conservato in un reliquiario dorato e forse tempestato di diamanti, è stato per secoli possesso ereditario della famiglia Livingstone di Lismore. Il capo famiglia godeva del titolo di barone di Bachuil. Una pergamena in latino conferma il possesso alla famiglia da tempo immemorabile del Magnum Baculum di S. Moloc, che fu a lungo custodito nella cripta dei duchi di Argyll, ma nel 1973 l'allora duca, con la duchessa, il loro figlio (marchese di Lorne), il vescovo episcopaliano di Argyll e delle Isole, due ministri della Chiesa scozzese, lo imbarcarono su un coracle (imbarcazione di vimini usata in Galles e Irlanda) nel porto di Appin e lo riportarono nel luogo dove la tradizione vuole sia custodito; l'intera popolazione di Lismore accorse alla cerimonia. Il quattordicesimo centenario della morte del santo (25 giugno 1992) fu celebrato a Lismore. Il pastorale è portato ancora in processione nelle grandi occasioni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Rosemarkie in Scozia, san Moloc o Luano, vescovo.
nome Sant'Adalberto di Egmond- titolo Diacono ed abate- nascita Northumbria- morte VIII secolo, Egmond, Olanda- ricorrenza 25 giugno- Adalberto faceva parte del gruppo di giovani che lasciarono il monastero di Rathmelsigi nel 690 per seguire S. Villibrordo (7 nov.) nell'evangelizzazione della Frisia. Veniva dalla Northumbria e potrebbe essere stato nipote di Oswald, re di Deira; certamente era diacono e aveva seguito S. Egberto (24 apr.) in Irlanda per essere edotto nella vita monastica. I missionari di Villibrordo operavano sotto la protezione di Pipino di I lersital e poiché la loro lingua era simile a quella dei (risoni, era facile farsi capire. Adalberto era famoso per la sua gentilezza e umiltà; svolse la sua missione soprattutto a Egmond, vicino all'attuale Alkmaar, dove sembra abbia convertito la maggior parte degli abitanti con l'aiuto del signore del luogo. Forse fu per un sentimento di umiltà che non richiese l'ordinazione presbiterale e rimase diacono; si dice che Villibrordo lo avesse nominato arcidiacono di Utrecht (a quel tempo l'arcidiacono, come suggerisce il titolo, era il supervisore dell'operato degli altri diaconi, un ufficio che gli garantiva grande autorità). Nel X secolo il duca Teodorico costruì a Egmond un'abbazia benedettina dedicata ad Adalberto, poi distrutta dalle armate spagnole durante l'assedio di Alkmaar nel 1573. Nel XX secolo è stata restaurata e rivitalizzata dai monaci di Solesmes. MARTIROLOGIO ROMANO. A Egmond in Frisia, nell’odierna Olanda, sant’Adalberto, diacono e abate, che aiutò san Villibrordo nell’evangelizzazione.
nome Beato Giovanni di Spagna- titolo Monaco- nascita 1123, Almansa, Spagna- morte 1160, Le Reposoir, Francia- ricorrenza 25 giugno- Beatificazione 1864 da papa Pio IX- Giovanni di Spagna, così chiamato in Francia, nacque probabilmente ad Almansa, a oriente della città spagnola di León, e a tredici anni si trasferì ad Arles, in Francia, con un compagno per completare gli studi. Al termine degli studi, per circa due anni e mezzo condusse vita solitaria sotto la direzione di un eremita, venendo poi ammesso alla certosa di Montrcux (o Mons Rivi), dove per sei anni ricoprì l'ufficio di sagrista. Eletto priore diede grande impulso agli studi cd egli stesso personalmente s'impegnò nel ricopiare e correggere manoscritti di testi sacri. Due anni dopo l'inizio del priorato fu costretto a lasciare e si trasferì alla Grande Chartreuse, allora guidata da S. Antelmo (26 giu.), il quale inviò Giovanni a fondare una certosa presso il lago di Ginevra, come era stato chiesto da un nobile del luogo che aveva donato il terreno. La nuova fondazione, chiamata Le Reposoir (Luogo di riposo), fu in effetti un luogo di pace. Su richiesta di S. Antelmo Giovanni scrisse una costituzione per le monache certosine. Fu priore della nuova abbazia per nove anni; durante quel periodo celebrò il funerale di due pastori uccisi da una valanga e, in punto di morte (1160), chiese di essere sepolto accanto a loro, cosa che i suoi monaci fecero. In quel luogo fu eretta una cappella, ma nel 1649 le sue reliquie furono fatte traslare nella sagrestia della chiesa da Carlo Augusto, vescovo di Ginevra e nipote di S. Francesco di Sales (24 gen.), del quale si conserva la redazione autografa dell'atto formale, con la descrizione di ciò che occorreva per la cerimonia di traslazione. Il culto di Giovanni di Spagna fu confermato nel 1864. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Certosa de Le Réposoir in Borgogna, nell’odierna Francia, beato Giovanni di Spagna, monaco, che scrisse gli statuti per le monache dell’Ordine Certosino.