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I santi di oggi 10 dicembre:
nome Beata Vergine Maria di Loreto- titolo Traslazione della Santa Casa- ricorrenza 10 dicembre- I santuari dedicati a Maria sono sparsi in tutto il mondo, perchè la Madonna essendo mamma di tutti, vuole stare vicina a tutti i suoi figli. Uno dei più famosi santuari è quello di Loreto che racchiude in sè la Santa Casa di Nazareth. La traslazione avvenne per mano di Angeli il 10 maggio 1291 a causa della perdita di fede del popolo di Galilea. Prima fu trasportata in Dalmazia. Il Vescovo del luogo, il governatore ed alcuni pellegrini riconobbero in quella casetta la casa di Maria. Per averne le prove, essi mandarono in Palestina una commissione la quale constatò che la casa di Maria era scomparsa di là e le fondamenta rimaste concordavano perfettamente coi muri dell'edificio apparso sui monti dalmati. Ma forse perchè quivi quel pegno tanto caro non era abbastanza onorato, sempre per mano degli Angeli, fu trasportato nel territorio di Recanati, in un bosco, proprietà di una donna chiamata Loreta. Quivi non si sapeva con certezza donde venisse e cosa propriamente fosse, onde apparve la Beata Vergine in sogno ad un suo devoto, e gli manifestò che quel piccolo rozzo edificio era la sua abitazione di Nazareth e che doveva essere da tutti onorata. Quest'uomo divulgò subito la rivelazione, ma l'autorità ecclesiastica, per averne indiscutibile certezza, mandò dieci uomini a constatare il fatto in Palestina. La Madonna poi, coi miracoli, confermò la rivelazione fatta. Accertatisi della realtà della traslazione, i fedeli cominciarono con gran fervore ad onorare quella casetta e per poterla conservare intatta, prima vi costruirono attorno un muro di difesa, poi, col concorso dei fedeli di tutto il mondo, fu costruita l'attuale sontuosissima basilica. Santa Casa di Loreto. La divozione a questa Santa Casetta si andò ognor più estendendo, e non si possono certo calcolare tutte le grazie che i fedeli ottengono ai piedi della Vergine Lauretana. Appena entrati nella casetta racchiusa nella basilica, appaiono agli occhi dei devoti visitatori le cinque parole che racchiudono in sè un'epopea di mistero e di amore: Hic Verbum, caro factum est (Questa parola si è fatta carne). Verbum, caro factum est. Qui, proprio fra questi muri, Gesù si incarnò, visse e si preparò alla salvezza di tutta l'umanità peccatrice. Nel primo trentennio del sec. XVI la primitiva icona fu sostituita con una statua lignea di abete rosso ma il fumo delle numerose lampade ad olio che lungo i secoli arsero nello stretto locale della Santa Casa hanno annerito in modo indelebile il volto della Vergine. La statua, distrutta nell'incendio del 1921, fu rifatta nel 1922, su modello di Enrico Quattrini e colorata da Leopoldo Celani con legno di cedro del Libano proveniente dai giardini vaticani con una tinteggiatura nera, ancora più di quanto si era ormai abituati a vedere la Madonna di Loreto. PRATICA. Cerchiamo di imitare la Vergine nelle relazioni coi nostri familiari. PREGHIERA. O Dio, che per il mistero dell'Incarnato Verbo hai consacrato la casa della B. V. Maria e mirabilmente l'hai collocata in seno alla tua Chiesa, ottienici che separati dalle case dei peccatori, diventiamo degni abitatori della tua casa eterna. MARTIROLOGIO ROMANO. La Santa Casa, identificata dalla tradizione come casa della Beata Vergine Maria, è custodita e venerata a Loreto. La narrazione agiografica attribuisce agli angeli il trasporto miracoloso nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294. Attorno a essa è stato edificato il santuario, frequentato da numerosi pellegrini desiderosi di confermare la loro fede nel Verbo di Dio fatto carne per noi.
nome Beato Gonsalvo Vines Masip- titolo Sacerdote e martire- nascita 19 gennaio 1883, Xàtiva, Spagna- morte 10 dicembre 1936, Vallés, Spagna- ricorrenza 10 dicembre- Gonsalvo nacque a Xátiva e gu ordinato sacerdote nel 1906, il suo primo incarico fu quello di vicario della Seo e poi divenne beneficiario e successivamente canonico. Apparteneva alla Società Aragonese di Scienze Naturali, alle Good Letters di Barcellona, al Centro di Cultura Valenciana e al Servizio di Ricerca Preistorica del Consiglio Provinciale di Valencia. Fu cronista di Xàtiva, fondatore del museo cittadino, direttore del settimanale “El Obrero Setabense” e pubblicò tra gli altri libri quello de “La Patrona de Játiva”. A lui si deve il ritrovamento dell'atto di battesimo del pittore Ribera e anche il ritrovamento archeologico dell'Ara del vescovo Atanasio (VII secolo) nel 1918, nei sotterranei dell'antica cattedrale visigota di San Felice. Fruttuoso fu anche il suo ministero sacerdotale, organizzò l'Azione Cattolica e lavorò molto e bene nell'educazione cristiana dei giovani.<br /> All'inizio della guerra civile in Spagna fu costretto ad arruolarsi nella CNT ma non riuscirono a convincerlo. Gli offrirono la vita in cambio delle sue dimissioni da sacerdote, a cui ha risposto: "Sono sacerdote da quando sono stato ordinato e morirò sacerdote". E così accadde nel comune di Vallés il 10 dicembre 1936, quando diede la vita per Gesù Cristo e per la Chiesa. È stato beatificato insieme a quello dell'abate Francisco de Paula Ibáñez, da Papa Giovanni Paolo II, l'11 marzo 2001. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Vallés nel territorio di Valencia in Spagna, beato Gonsalvo Viñes Masip, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione, portò a termine la gloriosa prova per Cristo.
nome San Gregorio III- titolo 90º papa della Chiesa cattolica- nascita 690 circa, Siria- Elezione 11 febbraio 731- Insediamento 18 marzo 731- Fine pontificato 28 novembre 741 (10 anni e 290 giorni)- morte 741, Roma- ricorrenza 10 dicembre- Tra gli ecclesiastici presenti alle esequie di papa Gregorio II (11 feb.) nel 731, vi era il cardinale della basilica di S. Marco, un sacerdote siriano così noto per la santità, erudizione e capacità, che il popolo acclamante lo portò spontaneamente in processione e lo elesse come successore alla sede vacante: divenne papa con il nome di Gregorio III. Fu l'ultimo papa a ricevere la conferma dell'elezione dall'esarca di Ravenna in nome dell'imperatore bizantino, ma né questa ratificazione, né la sua origine siriana fu sufficiente a evitare il conflitto con l'imperatore bizantino Leone III Isaurico. Mentre la pressione islamica aumentava in Asia Minore, i rapporti tra Roma e Costantinopoli erano diventati critici. Un motivo di conflitto era la varietà d'immagini e statue e il significato a loro attribuito. Nella Chiesa orientale le raffigurazioni erano più prolifiche, più simboliche, e spesso assomigliavano ed erano confuse con immagini orientali o greche classiche; le immagini o le statue stesse tendevano a diventare oggetti di culto. Per eliminare questa religione fatta di associazioni e superstizioni non cristiane (e forse influenzati dal fatto che l'islam proibiva l'esistenza di raffigurazioni pittoriche) gli iconoclasti di Costantinopoli cominciarono ad attaccare l'Iconodulia, ovvero "idolatria cristiana". Leone l'Isaurico era un comandante dell'esercito che aveva conquistato il potere a Costantinopoli dopo aver difeso la città contro un attacco degli arabi. Nelle mani filistee dei suoi comandanti militari, l'iconoclastia diventò persecuzione. Secondo Teofano, le scuole d'arte e teologia a Costantinopoli furono chiuse, s'iniziò a bruciare i libri, a distruggere immagini e statue. Nel 726 l'immagine di Cristo sulla porta del palazzo imperiale a Costantinopoli, molto venerata dal popolo cittadino, fu demolita da un gruppo di operai e soldati. Vi furono degli scontri, con probabile spargimento di sangue, sebbene la storia non documentata di Giorgio il Monaco, che descrive l'uccisione dei professori sul rogo, sia probabilmente un racconto partigiano. Nel 730, Leone proibì la venerazione di tutte le immagini sacre. A Roma, dove la tradizione artistica era assai differente, questi sviluppi vennero visti con grande allarme; papa Gregorio mandò un sacerdote con un messaggio di protesta all'imperatore, ma il religioso fu fermato e ritornò indietro senza aver consegnato il messaggio. Successivamente furono inviati altri messi, che però furono intercettati dagli ufficiali dell'imperatore ed esiliati. Gregorio allora convocò un sinodo a Roma, dove vescovi, clero e nobiltà approvarono la scomunica di chiunque condannasse il culto delle immagini o le distruggesse. L'imperatore, oltraggiato, decise di usare la forza: mandò una flotta armata per catturare il papa e portarlo a Costantinopoli. Le navi naufragarono in una tempesta, perciò l'imperatore decise di fare altrimenti: sequestrò i patrimoni pontifici in Calabria e Sicilia, e sottopose alla giurisdizione del patriarca di Costantinopoli l'Illirico orientale. Questo era un grave attacco a livello finanziario per il papato, e il primo grande passo verso lo scisma che allontanò Roma e Costantinopoli. L'esarca aveva regalato a Gregorio sei magnifiche colonne d'onice, che il papa aveva fatto collocare davanti all'altare sulla tomba di San Pietro, con immagini di Cristo e i santi, e lampade ardenti intorno (una protesta silenziosa contro l'iconoclastia). Cinque colonne si trovano ancora in San Pietro, una è andata perduta. Gregorio fece ricostruire e decorare un certo numero di chiese e abbellì Roma con immagini magnificenti, per porre l'accento sulla sua opposizione all'imperatore bizantino. Fece edificare un oratorio in San Pietro e ordinò di recitare orazioni speciali: si possono ancora osservare alcuni frammenti di iscrizioni, nella cripta della basilica Vaticana. L'autore del Liber Pontificalis, che concerneva principalmente le pratiche e il culto liturgico a Roma, offre pochi particolari delle altre questioni di cui s'occupò papa Gregorio. Visto che aveva perso potere in Oriente, Gregorio rivolse l'attenzione all'attività missionaria e all'organizzazione della Chiesa in Occidente. Nominò S. Bonifacio (5 giu.) arcivescovo di Germania e appoggiò pienamente il suo operato, mandando il monaco inglese S. Villibaldo (7 giu.) ad assisterlo. Una decisione con conseguenze meno felici fu la nomina di Egberto all'arcivescovado di York nel 735. 11 papa gli conferì diritti sull'Inghilterra settentrionale equivalenti a quelli dell'arcivescovo di Canterbury sul meridione, ma quando Tatvino di Canterbury gli fece visita, lo nominò vicario per l'intera Inghilterra, gettando così le basi del lungo conflitto tra le due province inglesi che raggiunse il culmine con il martirio di Tommaso Becket (29 dic.) nel 1170. Poco prima della sua morte, i Longobardi minacciarono Roma, e papa Gregorio inviò un famoso appello a Carlo Martello e ai franchi occidentali piuttosto che all'imperatore d'Oriente, ma il 22 ottobre 741 Carlo Martello morì, e Gregorio lo seguì solo qualche settimana più tardi, il 10 dicembre. Secondo quanto si afferma nel Libar Pontificalis, «era un uomo profondamente umile e saggio. Conosceva bene la Sacra Scrittura e i salmi a memoria. Era un predicatore corretto ed efficace, abile sia nel latino sia nel greco, e fermo sostenitore della fede cattolica: amava la povertà e i poveri, proteggeva vedove e orfani, era amico di monaci e monache». MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma presso san Pietro, san Gregorio III, papa, che si adoperò per la predicazione del Vangelo ai Germani e contro gli iconoclasti ornò le chiese dell’Urbe di sacre immagini.
nome San Giovanni Roberts e Beato Tommaso Somers- titolo Sacerdote e Martire- ricorrenza 10 dicembre- Beatificazione 4 dicembre 1886 da papa Leone XIII- Canonizzazione 25 ottobre 1970 da papa Paolo VI- Santuario principale Abbazia di Downside- Giovanni Roberts era un monaco benedettino, nato nel Galles, e membro del monastero benedettino di Valladolid, in Spagna. Tommaso Somers era un sacerdote secolare che proveniva dal Westmoreland. A dispetto della differenza del loro apostolato, furono accusati, condannati, e subirono il martirio insieme, a Tyburn, dopo una memorabile testimonianza congiunta. Il paese di Trawsfynedd, dove Giovanni Roberts nacque nel 1577, si trova qualche chilometro a nord di Dolgellau, nel Galles centrale; le notizie sulla sua famiglia e il luogo esatto della nascita sono incerte, ma entrambi sembrano di origine antica. Intraprese i primi studi con l'aiuto di un sacerdote anziano, e sebbene fosse educato come un protestante, era sempre cattolico nel cuore, come lui stesso affermò. A diciannove anni entrò nel collegio di S. Giovanni ad Oxford, dove risiedeva ancora Guglielmo Laud, e divise l'alloggio con Giovanni Jones di Llanfrynach, in seguito conosciuto come p. Leandro dí S. Martino. Giovanni Roberts stava evidentemente cercando la sua vocazione: non finì gli studi a Oxford, probabilmente per non dover pronunciare il giuramento di supremazia. Trascorse qualche settimana a Furnivall's Inn dove studiò diritto; poi insegnò in una scuola letteraria, indirizzando gli studenti a Douai, che raggiunse anche lui all'inizio del 1598. A giugno fu ufficialmente accolto nella Chiesa cattolica, con una cerimonia a Notre-Dame-de-Paris, dal canonico Luigi Godeberto, poi s'iscrisse al Collegio inglese di Valladolid, prima di ricevere l'abito benedettino al monastero reale di San Benito che sorgeva in questa città. Scelse il nome religioso di fratello Giovanni di MeHoneth; il suo vecchio amico Giovanni Jones lo raggiunse presto, e insieme pronunciarono i voti, insieme con altri sei studenti del Collegio inglese, prima della fine del 1560, nel monastero di S. Martino a Compostella. I benedettini spagnoli erano obbligati alla clausura perpetua, perciò sembra improbabile che abbiano preso parte alla missione in Inghilterra; il 27 febbraio 1601, tuttavia, il B. Marco Barkworth (27 feb.), fondatore e capo del movimento benedettino tra gli studenti inglesi di Valladolid, subì il martirio a Tyburn. Furono presentate alcune petizioni al papa, affinché permettesse ai monaci inglesi di partecipare alla missione in Inghilterra, e il 5 dicembre 1602 papa Clemente VIII concesse il permesso a entrambe le congregazioni di Valladolid e di Cassino. Tre settimane dopo, nel giorno della festa di S. Stefano, il primo martire, p. Roberts, partì accompagnato da p. Agostino Bradshaw. I due monaci impiegarono tre mesi per giungere a Londra, e nonostante fossero travestiti con cappelli piumati, giubbetti e spade, presto furono arrestati e deportati. La storia della testimonianza di Giovanni Roberts è fatta di ripetuti arresti, imprigionamenti, rilasci ed esili. Dopo alcune settimane ritornò a Londra, dove era scoppiata un'epidemia, che, a quanto pare, uccise trentamila persone circa nel primo anno, il peggiore. Tutti gli scrittori del tempo che accennano a Giovanni Roberts (o Wilson, che era il suo pseudonimo) parlano con ammirazione dell'assistenza offerta agli ammalati. Era conosciuto come il "parroco di Londra" e convertì molte persone. Nella primavera del 1604, fu arrestato mentre era sul punto di imbarcarsi per il continente, ma i suoi persecutori non riuscirono a capire che era un sacerdote, forse perché sembrava ancora molto giovane, ed egli fu rilasciato ancora una volta. Continuò a svolgere il suo ministero fino al 5 novembre 1605, quando ci fu una retata di cattolici dopo la scoperta della Congiura delle polveri. Fu arrestato in casa della moglie di Tommaso Percy, uno dei cospiratori, e questa volta fu rinchiuso nella prigione di Gatehouse a Westminster, entro i confini dell'abbazia. Alla fine decisero che la signora Percy era la sua padrona, e che lo ospitava quando il sacerdote era a Londra, che Tommaso Percy aveva lasciato la moglie qualche mese prima, per non implicarla in nessun modo nella congiura; come risultato dell'intervento dell'ambasciatore francese, p. Giovanni fu rilasciato ed esiliato. Questa volta rimase all'estero per più di un anno, partecipando in prima persona, con p. Agostino Bradshaw, alla fondazione del convento per i monaci inglesi della congregazione di Valladolid a Douai, che diventò il quartier generale della congregazione inglese, l'attuale abbazia di S. Gregorio a Downside. Alla fine del 1607, ritornò in Inghilterra e, per la quarta volta, «cadde nelle mani dei cacciatori di preti», fu interrogato e rifiutò di pronunciare il giuramento d'alleanza, persino in forma abbreviata. Scappò dalla prigione, ma nonostante vivesse in estrema segretezza, fu di nuovo arrestato; ancora una volta l'ambasciatore francese venne in suo aiuto, e Giovanni fu esiliato di nuovo, poi si recò in Spagna e successivamente al San Gregorio di Douai. In occasione di una seconda epidemia (li peste in Inghilterra, ritornò per l'ultima volta, all'inizio del 1610; in questo periodo, l'allarme creato dalla Congiura delle polveri aveva dato come risultato una nuova ondata di misure severe contro i cattolici. 11 2 giugno fu reso pubblico un proclama del parlamento in cui si chiedeva a tutti i cattolici di lasciare l'Inghilterra entro quattro settimane, ingiungendo ai vescovi, giudici e altri ufficiali di essere diligenti nell'osservare questo decreto. P. Giovanni forse fu arrestato, e scappò a luglio, ma non vi è certezza. In dicembre fu catturato per l'ultima volta: era la prima domenica d'Avvento, e stava terminando la celebrazione della Messa in una casa di Holborn, con cinque sacerdoti. Al momento di recitare il prefazio al Vangelo di S. Giovanni, gli ufficiali fecero irruzione; i sacerdoti smantellarono l'altare, spensero le luci, e si nascosero in cantina, ma furono scoperti e, con ancora indosso i paramenti, trascinati per strada fino a Newgate. Il processo fu un evento importante. Giovanni Roberts era imputato con Tommaso Somers, un sacerdote secolare che probabilmente aveva partecipato alla Messa, davanti al giudice capo Coke, il vescovo di Londra, e altri. Entrambi furono accusati di essere sacerdoti in base al decreto 27 comma 2 di Elisabetta, che ingiungeva a tutti i gesuiti, sacerdoti seminaristi e di altro tipo, di lasciare il paese entro quaranta giorni, pena la morte per alto tradimento. Entrambi rifiutarono di pronunciare il giuramento d'alleanza, e p. Giovanni affermò, durante l'interrogatorio, di essere un sacerdote e un monaco giunto in quel paese «per salvare le anime, e che avrebbe continuato a farlo per tutta la vita». Giorgio Abbot, vescovo di Londra, lo definì un disturbatore e sobillatore del popolo, al ché p. Giovanni replicò che se fosse stato così, «allora gli avi erano stati ingannati dal beato S. Agostino, apostolo degli inglesi, inviato in Inghilterra dal papa di Roma, S. Gregorio Magno. [...] Io sono stato inviato qui dalla stessa Sede apostolica che mandò lui in missione». Quando gli fu ordinato di tacere, mosse un attacco pieno di spirito contro il clero che sottoscriveva le decisioni di Elisabetta.<br /> Rimproverò il vescovo per essersi seduto insieme ai giudici civili in una causa capitale, chiedendo di giudicare il caso personalmente, e di non lasciare che la giuria, composta di gente semplice e non preparata che non avrebbe capito la questione, si macchiasse del suo sangue e di quello del suo compagno. L'appello non fu tenuto in considerazione ed entrambi furono dichiarati colpevoli e condannati a morte. La mattina seguente furono consegnati allo sceriffo di Middlesex, trasportati su un carretto a Tyburn, dove furono impiccati insieme con altri sedici condannati. Ai martiri fu concesso di restare impiccati fino alla fine, grazie alla gran simpatia mostrata dal popolo. In seguito, le loro teste furono messe in mostra sul Ponte di Londra e i corpi seppelliti a Tyburn, dove furono recuperati dal B. Mauro Scott e da Doiia Luisa. Giovanni Roberts aveva trentatré anni al momento della morte; le reliquie sono scomparse durante le sommosse rivoluzionarie, ma alcune appartenenti a Tommaso Somers si trovano ora nell'abbazia di Downside. Giovanni Roberts e Tommaso Somers sono stati beatificati nel 1929; Giovanni Roberts è stato canonizzato tra i Quaranta Martiri d'Inghilterra e Galles (25 ott.) nel 1970. MARTIROLOGIO ROMANO. Sempre a Tyburn, diciannove anni dopo, san Giovanni Roberts, dell’Ordine di San Benedetto, e beato Tommaso Somers, sacerdoti e martiri, che, condannati sotto il re Giacomo I per il loro sacerdozio, furono appesi allo stesso patibolo insieme a sedici malfattori.
nome Beato Marcantonio Durando- titolo Sacerdote Vincenziano- nascita 22 maggio 1801, Mondovì, Cuneo- morte 10 dicembre 1880, Torino- ricorrenza 10 dicembre- Beatificazione 20 ottobre 2002 da papa Giovanni Paolo II- Marcantonio Durando nacque a Mondovì (CN) il 22 maggio 1801. Due dei suoi fratelli si distinsero nella carriera militare e politica, come esponenti di primo piano del Risorgimento italiano. Marcantonio entrò tra i Missionari di S. Vincenzo per raggiungere le missioni della Cina. Fu invece applicato alla predicazione delle missioni popolari in patria. Chiamato poi a reggere la carica di superiore (1831) dei Missionari e di Provinciale (1837), tenne quest'ufficio fino alla morte. Lavoratore instancabile, introdusse in Italia le Figlie della Carità di S. Vincenzo De Paoli (1833). Fondò le Case di Misericordia, veri centri assistenziali per i poveri di Torino, mandò Missionari e Suore in Crimea, per assistere i soldati feriti o ammalati. Nel 1865 fondò le Suore Nazarene, affidandole alla Serva di Dio, Luigia Borgiotti (1802-1873). Marcantonio morì a Torino il 10 dicembre 1880 i suoi resti riposano nella Chiesa della Visitazione a Torino. MARTIROLOGIO ROMANO. A Torino, beato Marco Antonio Durando, sacerdote della Congregazione delle Missioni, che fondò a sua volta la Congregazione delle Suore di Gesù Nazareno per l’assistenza ai malati e alla gioventà abbandonata.