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I santi di oggi 24 settembre:
nome Beata Vergine Maria della Mercede- titolo Maria misericordiosa- ricorrenza 24 settembre- Il primo agosto del 1218, festa di San Pietro in Vincoli, il fondatore dei Mercedari Pietro Nolasco ebbe una visione della Santissima Vergine, la quale si fece conoscere come la Mercede ossia Misericordia e lo esortò a fondare un Ordine religioso avente come fine principale quello di riscattare i cristiani finiti in schiavitù. In quel tempo la Penisola iberica era dominata da eretici e pirati saraceni che prolificavano sulle coste del Mediterraneo, rapivano molte persone e le trasportavano come schiavi nel Nordafrica. Pietro Nolasco creò così l'Ordine dei Mercedari, che fu fondato nella Cattedrale di Barcellona con l'appoggio del re Giacomo il Conquistatore ed il consenso di San Raimondo di Peñafort.
La devozione alla Madonna della Mercede si diffuse presto in Catalogna, poi in tutta la Spagna, ed infine in Francia ed in Italia. Con la scoperta dell'America il culto vi si diffuse largamente. Il Perù è attualmente il paese di tutta l'America che riunisce una maggior quantità di devoti.
MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione della beata Vergine Maria detta della Mercede, Fondatrice sotto tale nome dell'Ordine per la redenzione degli schiavi. La sua Apparizione si commemora il dieci Agosto.
nome San Pacifico da San Severino Marche- titolo Sacerdote- nome di battesimo Carlo Antonio Divini- nascita 1 marzo 1653, San Severino- morte 24 settembre 1721, San Severino- ricorrenza 24 settembre- Beatificazione<br /> 4 agosto 1786 da papa Pio VI- Canonizzazione 26 maggio 1839 da papa Gregorio XVI- Pacifico da San Severino, al secolo Carlo Antonio Divini, fu un frate minore osservante italiano. Beatificato da Pio V nel 1786, venne proclamato santo da papa Gregorio XVI nel 1839. Era figlio di Antonio Maria Divini e Mariangela Bruni e nacque il 1653 a San Severino Marche, in provincia di Macerata. I suoi genitori lo lasciarono orfano poco dopo aver ricevuto la cresima. Aveva solo quattro anni e per la sopraggiunta difficoltà economica della sua nobile famiglia, fu affidato allo zio materno, arcidiacono della cattedrale. E, quindi, come attestano varie biografie, un'infanzia solitaria e meditativa, piegata all'intransigente figura dello zio, scandita da frequenti visite di raccoglimento alle chiese della città e ai "sacri altarini" che si costruiva in casa. Su consiglio dei minori osservanti riformati del convento sanseverinate di S. Maria delle Grazie, che ne conoscevano l'assiduità alla messa e alla dottrina cristiana e le pratiche caritative, fu inviato al convento dell'ordine di Forano (in Attigliano, luogo storico del francescanesimo), dove ricevette l'abito francescano a diciassette anni, nel dicembre 1670, e assunse il nome di fra' Pacifico. Ordinato sacerdote il 4 giugno 1678, fu lettore di filosofia (1680-1683) per i giovani aspiranti al sacerdozio del suo Ordine. Successivamente per 6 anni girò per le Marche, divenendo famoso come confessore e predicatore dalla parola semplice e apostolica, frate esemplare per le sue virtù di obbedienza, zelo, mitezza, osservante del silenzio e dei digiuni, penitente e schivo nei modi, fervoroso nelle orazioni. Ma san Pacifico fu dotato dal Signore di altre doti eccezionali: spirito profetico, visioni ed estasi, capacità di compiere in nome di Dio miracoli, tra i quali la previsione del terremoto del 1703 e la vittoria di Carlo VI sui Turchi nel 1717.<br /> Poi cominciò ad essere tormentato da malattie che andarono sempre più peggiorando, ma affrontò cristianamente con perfetta letizia e pazienza per 29 anni, dedicandosi alla vita contemplativa. Nonostante la cecità, la sordità e una piaga inguaribile, fu fatto frate guardiano della sua comunità di Santa Maria delle Grazie a San Severino. Nel settembre 1705, tornò nel convento di San Severino come semplice frate, in pessime condizioni fisiche che gli impedirono nel tempo di celebrare, di confessare e partecipare alla vita comune. Morì nella sua piccola cella il 24 settembre 1721 e una grande folla di fedeli accorse per onorare le sue spoglie, custodite nel Santuario a lui intitolato, che si erge accanto a questo convento francescano. PRATICA. Rendiamo anche noi capaci di sorridere nel sopportare le avversità e di obbedire alla volontà di Dio con serenità e mitezza. PREGHIERA. O Dio, che arricchisti un umile frate di tante virtù, concedici di imitarne gli esempi di zelo e bontà ad edificazione della Tua santa Chiesa. MARTIROLOGIO ROMANO. A San Severino nelle Marche, san Pacifico, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori, insigne per la penitenza, l'amore della solitudine e la preghiera davanti al Santissimo Sacramento.
nome San Gerardo Sagredo- titolo Vescovo e Martire, Apostolo d'Ungheria- nascita 23 aprile 980, Venezia- morte 24 settembre 1046, Pest, Ungheria- ricorrenza 24 settembre- Canonizzazione 1083- Attributi Insegne vescovili- Patrono di Ungheria- In base a una tradizione del xvi secolo, Gerardo, chiamato talvolta con il soprannome dalmata Sagredo, nacque a Venezia all'inizio dell'xi secolo. La prima biografia afferma che nacque il 23 aprile, data in cui fu anche battezzato, e che all'età di circa cinque anni si ammalò gravemente, tuttavia grazie alle preghiere dei monaci del monastero benedettino di S. Giorgio Maggiore, guarì, diventando poi monaco quando era ancora molto giovane. Non si sa se vi restò abbastanza tempo da diventare priore e poi abate, come alcuni hanno suggerito, è certo invece che, dopo avervi trascorso un certo periodo, parti nuovamente per recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme. Sembra che, nonostante sia partito via mare, abbia abbandonato la nave molto presto e terminato il viaggio attraversando l'Ungheria, dove attirò l'attenzione del re, S. Stefano (997-1038; 16 ago.) che gli offrì l'incarico di tutore di suo figlio, il B. Emerico (4 nov.). Gerardo accettò, e presto aggiunse ai suoi doveri la predicazione, per cui aveva un talento particolare. In occasione dell'istituzione della sede di Csankl, Stefano nominò Gerardo primo vescovo. La maggior parte del popolo della diocesi non era cristiana, e molte tendevano a essere sgarbati e maleducati, ma ciò non fermò Gerardo, che, affidandosi alla forza della preghiera incessante, lavorò duramente e instancabilmente per diffondere la fede. Trovò anche il tempo di scrivere e, sebbene la maggior parte delle sue opere sia andata distrutta, è stata conservata una dissertazione incompiuta sul Cantico dei tre giovani (Dn 3). La sua attività pastorale continuò fino alla morte di Stefano, nel 1038, quando í rivali pretendenti al trono cominciarono a combattersi, con la conseguente ripercussione contro il cristianesimo. Gerardo per diversi anni lottò per tenere unito il suo popolo, poi, il 24 settembre 1046, mentre stava celebrando la Messa in un piccolo luogo chiamato Giod sul Danubio, ebbe una premonizione che sarebbe morto il giorno stesso, perciò probabilmente non fu sorpreso quando un gruppo di soldati di uno dei pretendenti anticristiani al trono lo attaccarono insieme al suo seguito, al loro arrivo a Buda, mentre era in procinto di guadare il fiume. Gerardo, sotto la pioggia di pietre, pregò il predecessore S. Stefano (26 dic.): «Signore, non accusarli di questo peccato, perché non sanno quello che fanno». Aveva appena terminato di pronunciare queste parole, quando fu trafitto da una lancia, trascinato su un'altura nota come Monte Kelen, e scaraventato nelle acque agitate del Danubio. Immediatamente fu venerato come martire, e il Monte Kelen fu rinominato Gellért; le reliquie furono custodite nella cattedrale di Buda nel 1083, insieme con quelle di S. Stefano e del B. Lmerico. Nel 1333, la Repubblica di Venezia, con il permesso degli ungheresi, ne portò la maggior parte nella chiesa della B.V. di Murano, dove è ora venerato come protomartire di Venezia, e come patrono dei tutori. MARTIROLOGIO ROMANO. In Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, san Gerardo Sagredo, vescovo di Csanád e martire, che fu maestro di sant’Emerico, principe adolescente, figlio del re santo Stefano, e morì lapidato presso il Danubio nella rivolta di alcuni pagani del luogo.
nome Sant'Antonio Gonzalez- titolo Frate Domenicano, martire- nome di battesimo Antonio Gonzalez- nascita 1592 circa, León, Spagna- morte 24 settembre 1637, Nagasaki, Giappone- ricorrenza 24 settembre- Antonio GonzAlez Sacerdote e martire, santo (m. Nagasaki 1637). Religioso domenicano di origine spagnola, missionario prima nelle Filippine e poi in Giappone, martirizzato all'età di 45 anni sulla collina Nishizaka presso Nagasaki, durante la persecuzione ordinata da Tokugawa Yemitsu, shogun del Giappone, contro tutti i cristiani che non avessero pubblicamente abiurato dalla loro fede. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 18 febbraio 1981, a Manila (Filippine), insieme ad altri quindici martiri trucidati in Giappone tra il 1633 e il 1637; con essi é stato canonizzato il 18 ottobre 1987.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Nagasaki in Giappone, sant’Antonio González, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, mandato in Giappone con cinque compagni e poco dopo arrestato, fu sottoposto per due volte al supplizio dell’acqua e, preso dalla febbre, precedette gli altri nella morte sotto il comandante supremo Tokugawa Yemitsu.
nome Beata Colomba Gabriel- titolo Religiosa- nome di battesimo Joanna Matylda- nascita 3 maggio 1858, Stanislawow, Polonia- morte 24 settembre 1926, Roma- ricorrenza 24 settembre- Beatificazione 16 maggio 1993 da papa Giovanni Paolo II- La Beata Madre Colomba Gabriel (Joanna Matylda) nacque a Stanislawow (Polonia) il 3 Maggio 1858. Apparteneva ad una famiglia agiata che le dette la possibilità di una soda formazione culturale nelle scuole della sua città natale e in quelle di Leopoli. Mentre si dedicava con serio impegno agli studi, il Signore la chiamò a una vita di totale consacrazione a Lui tra le monache Benedettine di Leopoli. Lì, in monastero, ebbe modo di mostrare la sua ricchezza interiore e lo sforzo per giungere alla perfezione delle virtù cristiane e monastiche. Ricoprì vari uffici in monastero, usando tanta carità verso tutti, in particolare verso i bisognosi che ricorrevano a lei. Per disposizione della Provvidenza, dovette venire anche a Roma ad offrire il suo esempio di bontà e di amore verso Dio e verso i fratelli, per aiutare i quali diede vita a varie opere sociali, fra cui la più importante fu la "Casa-Famiglia per le giovani operaie povere", tuttora fiorente. Fondò l'Istituto delle Suore Benedettine di Carità che continuano in Italia e altrove la sua missione evangelizzatrice e santificatrice. Madre Colomba Gabriel morì in un sobborgo di Roma -Centocelle- il 24 Settembre 1926, in fama di santità.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beata Colomba (Giovanna) Gabriel, badessa, che resse il monastero di Leopoli, ma, ingiustamente calunniata, venne a Roma, dove visse in povertà e letizia, fondando la Congregazione delle Suore Benedettine della Carità e organizzando l’opera di apostolato sociale nota come Casa Famiglia, per le operaie povere o lontane dalla famiglia.
nome Sant'Anatalo di Milano- titolo Vescovo- nascita II secolo- morte III secolo- ricorrenza 24 settembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Milano, Vescovo di Brescia- Canonizzazione pre canonizzazione- Vescovo, santo (secc. II-III). Fu il primo vescovo di Milano. Secondo gli antichi cataloghi episcopali, il suo episcopato durò tredici anni, probabilmente tra II e III secolo: è dunque pura leggenda la notizia — tendente a rivendicare alla Chiesa di Milano origini apostoliche — che egli sia stato discepolo di S. Pietro o di S. Barnaba. Il suo nome, di origine greca, rende plausibile l'ipotesi che egli sia giunto a Milano come capo spirituale di una comunità cristiana orientale, la quale trasmise il messaggio evangelico alla popolazione locale. Le sue reliquie sono conservate nella cattedrale di Brescia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano, sant’Anatalo, ritenuto primo vescovo di questa città.
nome Sant'Isarno di Marsiglia- titolo Abate- nascita Tolosa, Francia- morte 24 settembre 1043, Marsiglia, Francia- ricorrenza 24 settembre- Isarno Abate, santo (m. 1043). Nelle cripte dell'attuale basilica di S. Vittore a Marsiglia è possibile ammirare la stupenda pietra tombale raffigurante il volto di I., che si può considerare come l'autentico fondatore dell'istituzione monastica marsigliese, la quale ebbe una notorietà veramente notevole per tutta la durata del Medioevo, congregazione di cui egli fu abate dal 1020 al 1047, data della morte. Proveniente dai lontani Pirenei dell'Ariège, approdò sulla spiaggia focose, alla vigilia dell'anno mille, mentre la comunità ivi insediata aveva appena adottato la Regola di S. Benedetto. Secondo la sua volontà, il giovane I. decise di rimanere a S. Vittore, poiché nelle cripte si conservavano i resti dei "primi testimoni della fede" (il sarcofago dei santi Innocenti). Tale devozione egli l'avrebbe coltivata durante tutta la vita sino ai suoi ultimi giorni, recandosi a pregare di notte presso le reliquie dei martiri. Uomo di preghiera, I. si dimostrò anche un uomo d'azione. A fianco degli amici Odilone di Cluny e Oliva, vescovo di Vich, fu l'artefice dei movimenti della Pace e della Tregua di Dio. Fu anche a servizio della giustizia, alla quale si dedicò accanto a tutti coloro che, sui territori dipendenti da S. Vittore, sottostavano alla sua giurisdizione. Ai poveri contadini indifesi, esposti agli attacchi briganteschi dei signori, ripeteva incessantemente: "Chi tocca voi, tocca la pupilla dei miei occhi". Il risultato di simile politica abbaziale, considerata dal solo punto di vista dell'esigenza evangelica, fu di rinsaldare la solidarietà della famiglia vittorina marsigliese: l'ideale era allora quello di vivere "secondo la libertà marsigliese". A questa libertà doveva ancora consacrare le proprie forze, lasciando Marsiglia per la Catalogna, malgrado l'età avanzata e la stanchezza, per portare sin là la libertà ai suoi confratelli, i monaci di Lérins, prigionieri dei saraceni di Spagna. Al suo ritorno, spossato, rese l'anima a Dio, lasciando ai propri figli l'esempio d'uno "spirito pacifico e gioioso", per citare le parole del suo stesso epitaffio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Marsiglia in Provenza, sant’Isarno, abate, che, severo con se stesso, ma mite e pacifico con gli altri, rinnovò la disciplina regolare nel monastero di San Vittore.
nome Beato Dalmazio Moner- titolo Frate Domenicano- nome di battesimo Dalmau Moner- nascita 1291, Santa Coloma de Farners, Girona- morte 24 settembre 1341, Gerona, Spagna- ricorrenza 24 settembre- Beatificazione 13 agosto 1721 da papa Innocenzo XIII- Santuario principale Gerona- Attributi abito domenicano, con un giglio bianco e un breviario, accompagnato da un angelo- Patrono di Gerona- Le informazioni su questo domenicano schivo si basano su una Vita in latino del suo contemporaneo e confratello, il famoso inquisitore Nicola Eymeric, che nonostante sia stata scritta nei dieci anni successivi alla sua morte, e perciò particolarmente utile, non fu ritrovata fino all'inizio del XX secolo. Quindi gli studiosi antichi, anche se sapevano della sua esistenza, dovettero basarsi su un adattamento in spagnolo dell'originale. Dalmazio nacque nel paese di S. Coloma de Farnés, vicino a Gerona, in Catalogna, si recò all'università non in Spagna, ma in Francia, a Montpellier, e all'età di venticinque anni, completati gli studi, chiese di entrare nei domenicani di Gerona, dove fu accolto, pronunciando i voti. In seguito visse in modo schivo, svolgendo tranquillamente i suoi doveri consueti, principalmente l'insegnamento, che portò avanti per anni, oltre a diventare maestro dei novizi. Aggiunse delle mortificazioni volontarie a quelle prescritte dalla regola (dormire in una vecchia poltrona, per esempio) e pregava costantemente (in pratica amava pregare all'aperto in luoghi della natura che gli comunicavano la gloria di Dio). Secondo le lezioni del suo Ufficio, era noto come «il fratello che parla con gli angeli» e in un'occasione almeno fu trovato in stato di levitazione. Secondo Nicola Eymeric, il cui racconto contiene dettagli convincenti, Dalmazio non era «naturalmente attraente», ma «rozzo d'aspetto, alto, avvizzito, calvo e ipersensibile», parlava poco, e quando lo faceva la sua voce era «acuta e stridula», inoltre camminava molto lentamente. Non parlava con le donne, non si sa se per timidezza o per modestia, o per qualche altra ragione, se non indirettamente; d'altro canto era molto devoto a S. Maria Maddalena (22 lug.), patrona dell'ordine domenicano, e il suo grande desiderio era di morire a La Sainte Baume, dove, in base alla leggenda, la santa aveva trascorso trent'anni, ma ciò non accadde, anche se è possibile che abbia passato tre anni in quella che era considerata la grotta di Maria Maddalena. Al suo ritorno a Gerona, ricevette il permesso di scavare una grotta nel terreno del convento, dove visse per quattro anni in modo poco confortevole, uscendo solo per partecipare al coro, al capitolo e ai pasti nel refettorio. Dalmazio morì il 24 settembre 1341, e il culto fu confermato nel 1721. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerona nella Catalogna in Spagna, beato Dalmazio Moner, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, insigne amante della solitudine e del silenzio.
nome Beato Anton Martin Slomsek- titolo Vescovo- nome di battesimo Anton Martin Slomšek- nascita 1800, Slovenia- morte 1862, Maribor, Slovenia- ricorrenza 24 settembre- Beatificazione 19 settembre 1999 da papa Giovanni Paolo II- Beato Antonio Martino Slomiek Vescovo nacque a Slom in Slovenia nel 1800. Ordinato sacerdote nel 1824, fu cappellano a Bizeljsko e Nova Cerkev. Trasferito a Klagenfurt (Austria), per nove anni fu direttore spirituale nel seminario. Nel 1838 fu nominato parroco a Vuzenica e dal 1844 fu anche contemporaneamente canonico della cattedrale. Successivamente fu parroco di Celje, dove lo raggiunse la nomina a vescovo-principe di Maribor, sua diocesi natale (1846). Fu pastore zelante con le opere, con la predicazione e con gli scritti. Promosse la formazione del clero e quella spirituale delle famiglie e dei giovani. Ebbe a cuore le missioni e l'ecumenismo. Morì a Maribor nel 1862.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Maribor in Slovenia, beato Antonio Martino Slomsek, vescovo, che ebbe grande cura della vita cristiana delle famiglie e della formazione del clero e lottò con tutte le forze per l’unità della Chiesa.