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17/04/2024 alle 12:20

I santi di oggi 17 aprile:

I santi di oggi 17 aprile:

nome San Roberto di La Chaise-Dieu- titolo Abate- nascita 1000 circa, Francia- morte 17 aprile 1067, Chaise-Dieu, Francia- ricorrenza 17 aprile- Canonizzazione 1351 da papa Clemente VI- Santuario principale Abbazia di Chaise-Dieu- Attributi bastone pastorale, modellino dell'Abbazia- Nelle favole, che sono quasi tutte di origine francese o tedesca, uno dei principali protagonisti è sempre il bosco, suggestivo e pauroso. Come nelle fiabe, San Roberto, nacque in mezzo ad una foresta, poco avanti il Mille. Non figlio di boscaioli, come si potrebbe credere, ma di una nobildonna della famiglia di Turlandia, colta dalle doglie del parto nel fitto di un bosco, mentre si recava ad un Castello vicino. Si disse subito che il neonato era destinato a diventare eremita celebre; e poiché ricusò di suggere il latte dal seno di due nutrici poco oneste, si disse anche che sarebbe stato uomo di grande virtù e di somma purezza. Giovanissimo, fu consacrato sacerdote, canonico della chiesa di San Giuliano a Brioude. Una virtù caratteristica di San Roberto era la sua carità verso gli infermi. Non si limitò a soccorrerli secondo il bisogno, ma aprì un ospizio tutto per loro, e vi si prodigò in una assistenza costante e premurosa. Ma la vocazione di San Roberto era un'altra, più aderente al suo tempo caratterizzato dalla vita monastica. Perciò San Roberto tentò di ritirarsi nel famoso monastero francese di Cluny, ma ne fu impedito da una specie di sollevazione popolare. Era troppo caro agli abitanti di Brioude, e questi lo rincorsero a Cluny, convincendolo a tornar tra loro. San Roberto era turbato. Si recò a Roma, e sulla tomba degli Apostoli pregò di poter conoscere se la volontà di Dio lo voleva sacerdote secolare, cioè destinato a vivere nel mondo, oppure monaco, anzi eremita, come la sua vocazione sembrava suggerirgli. Al ritorno incontrò un soldato, chiamato Stefano. Questi gli chiese quale fosse la strada migliore per una vita di penitenza: «Lascia ogni cosa, - disse San Roberto -, e mettiti al servizio del Signore». «Lo farei volentieri - rispose Stefano, - solo se questo sacrificio potessi compierlo con te». Forse era proprio questo il segno divino che Roberto aspettava. Confidò a Stefano la sua segreta e accorata aspirazione, e insieme decisero di ritirarsi in un luogo solitario, sotto la protezione della Santa Vergine. Si unì un altro soldato, Dalmazio, stanco di odio e di battaglie. Si stabilirono tra i ruderi di una vecchia chiesa, e attorno vi sistemarono le loro cellette di frasche. Nasceva così l'Abbazia della Chaise-Dieu, che significa «Sedia di Dio», e quindi anche «Casa di Dio». Dopo infinite difficoltà, guidata dal suo santo Abate, la Chaise-Dieu divenne uno dei più importanti focolari monastici francesi, dopo Chartres e Cluny. Assicurava il culto a cinquanta paesi vicini, e si era dilatata in un grandioso complesso di edifici, che ospitavano ben trecento monaci. San Roberto, nato in una selva di alberi, terminava così la sua vita in una selva di monaci, per i quali fu come un affettuoso padre prima di addormentarsi nella morte, il 17 aprile dell'anno 1067. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Chaise-Dieu presso Clermont-Ferrand in Francia, san Roberto, abate, che radunò alcuni confratelli nello luogo stesso in cui viveva in solitudine, guadagnando molte anime al Signore con la parola della predicazione e con il suo esempio di vita.

nome San Roberto di Molesme- titolo Abate di Citeaux- nascita 1028 circa, Champagne, Francia- morte 1111, Molesme, Francia- ricorrenza 17 aprile- Canonizzazione 1220 da papa Onorio III- Tre frati ribelli: così M. Raymond, in un fortunato libro tra storia e romanzo, definiva l'abate Roberto di Molesme, il priore Alberico e il monaco inglese Stefano Harding. Siamo nella seconda metà del secolo XI, al tempo della riforma gregoriana. I monaci cluniacensi sono al massimo del loro splendore e stanno dando un grande contributo al rinnovamento della Chiesa. I tre amici, tuttavia, sono mossi dal desiderio di Dio e vogliono ritornare allo spirito originario della regola di san Benedetto Anelano a una vita di preghiera in solitudine, povertà e semplicità, e vogliono procurarsi il necessario per vivere con il lavoro delle loro mani. Nonostante l'età avanzata, partono per una nuova avventura dello spirito. Il primo dei tre, Roberto, nacque intorno al 1028 in un paese della Champagne. Ancor giovane abbracciò la vita monastica e presto, per la serietà del suo impegno, venne nominato priore e abate. Non rimase, tuttavia, soddisfatto della vita monastica tradizionale e con alcuni compagni fondò il monastero di Molesme. La nuova fondazione ebbe un successo immediato e di nuovo c'era il rischio di un monachesimo mondano. Ancora una volta Roberto decise di partire. Lo seguirono una ventina di monaci, tra i quali Alberico e Stefano. Si stabilirono in una foresta a sud di Digione, nella località denominata ateaux, in latino Cistercium. Gli inizi furono particolarmente duri. I monaci dovettero abbattere a beri, guadagnare spazio alla foresta, costruire i primi temporanei ripari. L'ideale di Roberto, tuttavia, aveva preso corpo. Erano nati i monaci cistercensi e cui abbazie si diffusero rapidamente in tutta l'Europa. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Molesme in Francia, san Roberto, abate, che, alla ricerca di una vita monastica più semplice e austera, già instancabile fondatore e rettore di cenobi, nonché guida di eremiti e insigne riformatore della disciplina regolare, fondò un monastero cistercense, del quale fu primo abate e, ritornato poi a Molesme in qualità di abate, qui riposò in pace.

nome Beata Caterina Tekakwitha- titolo Vergine- nascita 1656 circa, Ossernon, New York- morte 17 aprile 1680, Caughnawaga, Canada- ricorrenza 17 aprile- Beatificazione 22 giugno 1980 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 21 ottobre 2012 da papa Benedetto XVI- Santuario principale Chiesa San Francesco Saverio, Kahnawake- Attributi giglio, croce, rosario- Tekakwitha era un'indigena nordamericana, figlia di una algonchina cristiana e di un capo Ftodlese pagano; nacque intorno al 1656 a Ossernon (attuale Auriesville, nello stato (li New York) e rimase orfana all'età di quattro anni in seguito alla morte dei genitori, e di un fratello, dovuta al vaiolo, e dall'epidemia lei stessa uscì sfigurata e indebolita nella vista. Mentre viveva con uno zio, prima ancora di divenire cattolica, fece una specie di voto di verginità. I motivi di tale decisione non sono chiari ma dovevano essere forti, poiché dovette sopportare numerose pressioni per sposarsi e affrontò derisioni e cattiverie; inoltre nulla nella cultura mohawk legittimava la sua decisione. Nel 1667 incontrò per la prima volta tre missionari cristiani che alloggiavano presso suo zio ma sebbene, a quanto risulta, fosse rimasta impressionata da loro, non cercò la loro guida né tanto meno chiese il battesimo. Circa otto anni dopo incontrò un altro missionario, Giacomo de Lamberville Sj, e fu battezzata da lui nella Pasqua del 1676, assumendo il nome cristiano di Kateri (Caterina). Suo zio non sollevò alcuna obiezione alla conversione, a patto che la ragazza rimanesse al villaggio natio, perché egli si opponeva tenacemente alle conversioni solo quando comportavano l'abbandono della tribù per andare a vivere nei pressi delle missioni. Ben presto, a ogni modo, Caterina trovò la vita nel villaggio molto faticosa: era difficile vivere cristianamente e lei era ancora soggetta a numerose molestie sessuali. Padre Giacomo le consigliò di partire e Caterina intraprese un viaggio a piedi di trecento chilometri per giungere a Sault St Louis, vicino Montreal, dove si trovava un villaggio cristiano. Arrivò là nell'ottobre 1677 e ricevette la prima comunione il giorno di Natale dello stesso anno (i missionari insistevano infatti su un lungo periodo di prova tra il battesimo e la ricezione del sacramento dell'Eucarestia). Per i tre anni successivi Caterina condusse una vita esemplare: assisteva a due Messe ogni giorno, digiunava il mercoledì e il sabato e come dirà poi il suo direttore spirituale: «Dopo essersi accostata all'eucarestia, faceva sforzi continui per rimanere in comunione con Dio e per conservare per tutto il giorno i buoni sentimenti che aveva provato la mattina ai piedi dell'altare». Nel 1679 fece voto privato di verginità perpetua. Moti il 17 aprile 1680 a Sault St Louis. Uno dei missionari che la conobbero meglio scrisse: «Aveva una sete insaziabile di comprendere le cose spirituali e un gran zelo nel porre in pratica tutto ciò che comprendeva. La sua anima era tesa alla perfezione». Il suo culto fu forte fin da subito e guarigioni e altri miracoli furono ascritti alla sua tomba e alla sua intercessione. Numerosi miracoli, e anche alcune apparizioni, di cui si ebbe notizia dopo la morte furono bene attestati dai missionari gesuiti. E stata beatificata nel 1980, prima indios americana a potersi fregiare di tale onore. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sault nel Québec in Canada, beata Caterina Tekakwitha, vergine, che, nata tra gli Indiani nativi del luogo, fu battezzata nel giorno di Pasqua e, benché perseguitata da molte minacce e da vessazioni, offrì a Dio quella purezza che quando non era ancora divenuta cristiana si era già impegnata a conservare.

nome Beata Chiara Gambacorti- titolo Domenicana- nome di battesimo Chiara Gambacorta- nascita 1362, Firenze- morte 1419 circa, Pisa- ricorrenza 17 aprile- Beatificazione 24 aprile 1830 da papa Pio VIII- Tora (o Teodora), figlia di Pietro Gambacorta, nacque nel 1362 a Firenze o a Venezia, uno dei cittadini più importanti di Pisa. Suo fratello maggiore era il B. Pietro da Pisa (17 gin.), che fondò un piccolo ordine di eremiti nel 1380. A sette anni Tora fu promessa in sposa e, a dodici, lasciò casa per andare a vivere dai genitori del futuro marito. Là sviluppò un interesse particolare per i poveri del vicinato e, quando la suocera le vietò di donare provviste della casa, si unì a un gruppo di pie donne che davano assistenza agli ammalati. A quindici anni un'epidemia colpì lei e il marito portando il giovane alla morte; la famiglia di lui cominciò immediatamente a organizzarle un secondo matrimonio ma incontrò il netto rifiuto di Tora, che si era ormai decisa a condurre vita religiosa, mossa anche da una lettera di S. Caterina da Siena (29 apr.). Ella si tagliò i capelli, donò i ricchi abiti ai poveri e si accordò segretamente per entrare nelle clarisse, assumendo il nome di Chiara. I suoi genitori non le permisero però di rimanere in convento e la obbligarono a tornare a casa. Non essendo riuscito, però, a farle cambiare idea, suo padre si rassegnò e le permise di entrare nel convento domenicano di S. Croce. Era questa una comunità in cui si seguiva uno stile di vita piuttosto rilassato e Chiara cercò invano di riformarla, ostacolata dalla gran parte delle suore. Di fronte a questo stato di cose, il padre costruì per lei un nuovo convento e Chiara vi si trasferì, nel 1382, con le suore che intendevano osservare la regola in maniera più rigorosa. Chiara era diventata amica della B. Maria da Pisa, rimasta due volte vedova prima dei venticinque anni; entrambe si erano legate a S. Caterina da Siena ed erano determinate soprattutto a vivere nella nuova casa secondo un regime di povertà e clausura molto strette. Chiara interpretò la norma in maniera così rigorosa da non dare rifugio nemmeno al proprio fratello quando egli si trovò a fuggire dall'assassino che aveva ucciso il loro padre e due fratelli; ma tale rigidità non era durezza di cuore e più avanti ella perdonò l'uccisore e accolse in convento la sua vedova e le loro figlie. Fu dapprima vice-priora e poi priora del monastero, e la comunità divenne un centro di formazione e un modello guida nella campagna di restaurazione della stretta osservanza nelle case italiane dell'ordine. Fu da lì che il B. Giovanni Dominici (10 giu.) prese le suore per iniziare la riforma del famoso convento del Corpus Domini di Venezia, da lui fondato nel 1394, e, secondo alcuni scrittori, Chiara merita un posto a fianco di S. Bernardino da Siena (20 mag.) e S. Teresa d'Avila (15 ott.) come riformatrice della vita religiosa. Le suore svolgevano una vita ritirata di preghiera, lavoro manuale e studio, la cui importanza fu sottolineata dal direttore spirituale di Chiara quando le disse: «Nel nostro ordine ben pochi sono diventati santi senza essere dotti». Nonostante il suo convento fosse angustiato da problemi finanziari, ella insistette per destinare un importante lascito alla fondazione di un ospedale per orfani piuttosto che al monastero. Morì nel 1419 e subito si sviluppò un culto che fu approvato nel 1830. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pisa, beata Chiara Gambacorti, che, ancora giovane, rimasta vedova del marito, su esortazione di santa Caterina da Siena, fondò qui il primo monastero domenicano di stretta osservanza e, perdonati gli assassini del padre e dei suoi fratelli, governò le consorelle con prudenza e carità.

nome San Simeone Bar Sabba'e- titolo Vescovo della Chiesa d'Oriente e Martire- Nominato vescovo 335 circa- morte 341 circa, Persia- ricorrenza 17 aprile- Incarichi ricoperti Vescovo di Seleucia-Ctesifonte- Simeone, detto Bar Sabba'e ossia "figlio del follatore", fu nominato vescovo (catholicos) di Seleucia-Ctesifonte in Persia in seguito alla deposizione del vescovo precedente avvenuta nel 324. A causa della mancata conferma della sentenza di deposizione, Simeone fu però retrocesso al ruolo di ausiliario e non è noto quando poté diventare vescovo titolare. Quando il re Sapore II (309-379) riaccese la persecuzione contro i cristiani nel 340, impose loro di pagare un doppio ammontare di tasse e decretò la chiusura delle chiese. Poiché però la maggior parte della sua gente era povera, Simeone si rifiutò di raccogliere il denaro e fu, di conseguenza, arrestato. Condotto davanti al re, non volle prostrarglisi davanti né adorare il sole, venendo per questo imprigionato insieme a un centinaio di altre persone. Simeone riguadagnò alla fede il tutore del re, Usthazanes, che pagò con la vita la conversione e il giorno seguente tutti i prigionieri, Simeone compreso, lo seguirono. Nella precedente edizione del Martirologio Romano sono nominati tre di essi: due sacerdoti, Abdhaykla e Hananya, e l'ufficiale regio Pusayk, mentre un altro gruppo di martiri persiani era ricordato nel giorno successivo (benché vi siano 'orse delle sovrapposizioni tra i due elenchi). La persecuzione avvenuta sotto Sapore II sembra essere stata particolarmente feroce. Simeone guida l'elenco dei martiri del Breviarium siriaco del 412; è probabilmente la stessa persona nota come S. Barsabia, venerato l'11 dicembre come martire di Sapore II.bMARTIROLOGIO ROMANO. In Persia, passione di san Simeone bar Sabas, vescovo di Seleucia e Ctesifonte: arrestato e incatenato per ordine del re di Persia Sabor II per essersi rifiutato di adorare il sole e aver dato con libertà e fermezza testimonianza della sua fede in Gesù Cristo Signore, fu dapprima tenuto a marcire per qualche tempo in una prigione insieme a una folla di oltre cento compagni tra vescovi, sacerdoti e chierici di ordini diversi; poi, nel venerdì della Passione del Signore, dopo che già tutti erano stati sgozzati con la spada sotto gli occhi di Simeone che esortava frattanto ciascuno di loro con coraggio, fu infine anch’egli decapitato.

nome San Donnano e compagni- titolo Martiri- ricorrenza 17 aprile- Canonizzazione 11 luglio 1898 da Papa Leone XIII- Patroni di Eigg- Donnan, o Donan, era uno dei numerosi monaci irlandesi che seguì S. Columba (9 giu.) a Tona nella missione di evangelizzazione della Scozia. Ciò avvenne intorno al 580 e, qualche tempo dopo, egli partì insieme a cinquantadue confratelli per fondare un monastero sull'isola di Eigg, nelle Ebridi. L'isola fu assalita da un gruppo di predoni mentre egli stava celebrando la Messa per la comunità alla vigilia di Pasqua; lui e i monaci furono raggruppati nel refettorio, l'edificio dato alle fiamme e coloro che provarono a scappare furono uccisi a sangue freddo. La tradizione vuole che la razzia, compiuta probabilmente dai vichinghi, fosse stata organizzata da una donna del luogo che aveva perso i propri diritti di pascolo quando i monaci avevano occupato l'isola. Secondo un'altra versione, i monaci furono uccisi dai pirati, minaccia costante per le isole, e non furono bruciati ma decapitati. Non è chiaro perché i monaci debbano essere considerati martiri e forse si pensò che essendo rari i martiri tra i primi santi irlandesi ciò avrebbe potuto aumentare la popolarità del loro culto. Il culto si sviluppò infatti velocemente, almeno undici chiese furono dedicate a Donnan e su Eigg si trova Kildonan e un pozzo di S. Donnan. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’isola di Eigg nelle Ebridi al largo della Scozia, santi Donnáno, abate, e cinquantadue compagni monaci, uccisi con il fuoco o con la spada dai pirati mentre celebravano la solennità della Pasqua.

nome Beato Giacomo da Cerqueto- titolo Sacerdote- nascita 1284 circa, Cerqueto, Marsciano- morte 17 aprile 1367, Perugia- ricorrenza 17 aprile- Beatificazione 1895 da papa Leone XIII- Poche sono le notizie riguardanti la vita di Giacomo da Cerqueto (Umbria), Si unì da giovane agli Eremiti di S. Agostino a Perugia, ordine formato nel 1256 dall'unione di numerose comunità italiane di eremiti sotto un'unica regola, e trascorse il resto della sua lunga vita dedito alla preghiera. Secondo i membri dell'ordine, fu grazie alle sue preghiere che venne loro permesso di indossare in certe occasioni un abito bianco in onore della Madonna. Si narravano storie riguardanti il suo potere sugli animali selvatici e su come essi rimanessero tranquilli quando lui predicava all'aperto, storie molto simili a quelle riguardanti molti altri eremiti che vivevano da soli a contatto con la natura. Giacomo morì nella chiesa di S. Agostino a Perugia il 17 aprile 1367. A causa dei numerosi miracoli ascritti alla sua tomba, il vescovo di Perugia nel 1754 fece sfilare il corpo di Giacomo per le strade e lo fece poi seppellire in un nuovo reliquiario. Il culto fu approvato nel 1895. MARTIROLOGIO ROMANO. A Perugia, beato Giacomo da Cerqueto, sacerdote dell’Ordine deli Eremiti di Sant’Agostino, che offrì un esempio di serena sopportazione delle infermità.

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