@Carlous_Rex
Germania: la paura ancestrale degli Stati Uniti - Parte 1 di 2

Sin dalla fine del XIX secolo, in America si è temuta l'ascesa del drago dormiente: la Cina. Eppure, la rinascita cinese è stata guidata proprio dagli USA, in modo da bilanciare il peso dell'URSS in Asia e cooptare il gigante asiatico nel disegno globale di Washington ( Primo obiettivo eseguito alla perfezione, il secondo fallito). Ma se c'è una potenza latente che gli USA hanno sempre temuto ed ostacolato: la Germania. Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, sono stati gli americani ad andar contro i tedeschi. Ma perché proprio loro e non i francesi, russi o polacchi? Per parlare di ciò, dobbiamo riavvolgere il nastro del tempo per vedere come Washington osservava la Germania quando essa era una grande potenza.

(L'Europa nel 1871)<br /> <br /> BISMARCK E L'EQUILIBRIO EUROPEO<br /> <br /> Nel 1871 la Germania veniva unificata e nasceva l'impero tedesco. Oltre al revanscismo francese, alle altre potenze europee si profilava un nuovo fattore nello scenario europeo: un grande Stato al centro del continente, demograficamente numeroso e in costante crescita, con un economia seconda solo allo UK. A proposito di Londra, in questo periodo è importante osservare la visione dei britannici per quanto riguarda Berlino. La grande paura era che la Germania volesse unificare l'Europa ponendola sotto il loro dominio, come Napoleone aveva tentato all'inizio del secolo, ma con una grossa differenza: il distacco tra il secondo Reich e i suoi avversari era nettamente superiore rispetto a quello della Francia napoleonica e i suoi nemici. Le paure dei britannici saranno attenuate, però, dal politico che guiderà lo Stato tedesco nel suo primo ventennio: Bismarck

(Otto Von Bismarck)<br /> <br /> Bismarck giocò la carta dell'uomo diplomatico. Nella seconda metà degli anni 70, riuscì ad attenuare la crisi nei Balcani, che riguardava potenze del calibro dell'Austria-Ungheria, dell'Impero russo e di quello ottomano. Con la Russia Bismarck sapeva di star giocando una partita importante: negli anni erano cresciuti i rapporti tra l'impero zarista e la neonata repubblica francese. Perciò era importante non far alleare russi e francesi, poiché questo avrebbe significato l'accerchiamento della Germania sia ad Est che ad Ovest. Il cancelliere di ferro riuscì, almeno durante la sua carriera politica, ad evitare questo temibile scenario. Anzi, i rapporti con Mosca migliorarono sensibilmente. Nel 1882 venne siglato il patto della Triplice alleanza con l'Austria-Ungheria e l'Italia. Essendo l'alleanza esclusivamente a scopo difensivo, essa attenuò le paure da parte di Russi ed Inglesi di un blocco centroeuropeo volto alla conquista del continente. Ma il punto più alto della carriera di Bismarck fu la conferenza di Berlino sulla spartizione dell'Africa, svoltasi tra il 1884 e il 1885. Essa fu l'ultimo grande atto del periodo dello " Jus publicum europaeum ". Grazie a quella conferenza, non solo la Germania ottenne le proprie colonie in Africa, ma si mostrò al mondo come la potenza arbitro della terra (quella dei mari era, indiscutibilmente, l'impero britannico). Ciò non sarebbe durato per molto. Una volta che Bismarck uscì di scena, il Kaiser Guglielmo II adottò una politica completamente diversa, aggressiva e di certo non la più diplomatica. Russia e Francia si allearono e successivamente, insieme allo UK, fondarono la triplice intesa. L'Europa si stava avvicinando alla prima guerra mondiale.

(Rappresentazione della conferenza di Berlino) <br /> <br /> LA CRISI DELL'ISOLAZIONISMO IN AMERICA<br /> <br /> Dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, nel 1893, scoppiava in America una crisi economica e sociale che sarebbe durata per ben 4 anni. Nel bel mezzo di tutto ciò uscì un saggio che avrebbe fatto la storia degli USA: " The Significance of the Frontier in American History " di Frederick Jackson Turner. Senza dilungarci troppo, Turner sosteneva che la storia degli Stati Uniti si era basata sulla colonizzazione del West. Esso fungeva come valvola di sfogo per i cittadini dell'Est che, soprattutto nelle fasce più povere, non riuscivano a guadagnare abbastanza lavorando nelle industrie. Quando volevano, essi potevano lasciare la loro vecchia vita e diventare i famosi "pionieri", in modo da poter risalire le scale gerarchie della società americana. Nel vecchio continente, soprattutto nel Regno Unito, chiunque sosteneva che la vita democratica negli USA fosse resa possibile proprio grazie alla frontiera. Ma mentre Turner scriveva il suo libro la frontiera si era ormai saturata e chiusa definitivamente. Dunque la domanda che si poneva lo scrittore era: "Riusciranno le istituzioni americane a preservare "the american way of life"? Oppure assisteremo ad una restrizione delle libertà individuali?". Osservando il momento di crisi in cui veniva pubblicato il libro, di certo le risposte non era le più positive possibili. A rimanere affascinati dalla rivisitazione della storia americana in chiave turneristica ne furono due futuri presidenti: Theodore Roosevelt e Wilson.<br />

(L'opera di Turner)<br /> <br /> Roosevelt avviò la politica della porta aperta: essa individuò nell'Asia, ed in particolare la Cina, la nuova "frontiera" nella quale gli Stati Uniti avrebbero dovuto immischiarsi, abbandonando la loro politica isolazionista. Un passo era già stato compiuto con la guerra contro la Spagna, nella quale gli americani avevano ottenuto, oltre a Cuba e ad altre isole caraibiche, le Filippine, le quali sarebbero diventati un avamposto militare per proiettare influenza in Asia. Roosevelt sosteneva che l'apertura dell'industria nazionale al Mondo intero avrebbe salvaguardato "the american way of life". Nonostante avesse ragione, ciò non bastava. Qui ci viene in aiuto Mackinder, uno dei primi geopolitici della storia che, nonostante fosse inglese, venne preso in considerazione soprattutto dai presidenti americani. Mackinder faceva notare, nei suoi libri, che non solo l'America, ma l'intero mondo si fosse saturato. Non esistevano più nuove terre da conquistare, le quali furono a loro volta la valvola di sfogo delle potenze coloniali europee.<br /> <br /> Inoltre l'inglese individuò nel continente Eurasiatico il "centro gravitazionale" del pianeta. La partita delle grandi potenze si giocava proprio qui. Ciò che osservò fu che, ora che il mondo si stava "rimpicciolendo", uno Stato o un'alleanza di Stati avrebbe potuto tentare di conquistare l'intero continente. Il candidato a tale impresa, sosteneva Mackinder, era colui che abitava l'Heartland, in quel momento l'Impero zarista. Ma, nel caso il "coinquilino" dell'Heartland fosse in condizioni pessime, tale minaccia sarebbe potuta partire una potenza del Rimland.<br /> <br />

(In Arancione l'Heartland, in Giallo il Rimland)<br /> <br /> Un'unificazione del continente euroasiatico sarebbe stata la più grande minaccia per le istituzioni americane. Da una parte, se l'Eurasia avrebbe voluto dichiarare guerra agli USA, difficilmente ne sarebbe uscita vincitrice, grazie alla protezione naturale di cui gli USA stessi godono, ovvero il fatto di essere circondati da due oceani da entrambi i fianchi. Dall'altra parte, essendo il continente Eurasiatico illimitato a livello di risorse, gli Stati Uniti si sarebbero dovuti trasformare in uno Stato-Caserma, estremamente militarizzato e dove "the american way of life" non sarebbe stata compatibile.<br /> <br /> Quando Wilson, sostenitore di Roosevelt e di Mackinder, divenne presidente, la sua più grande paura era che ciò si potesse avverarsi, a causa dei venti di guerra che soffiavano in Europa. Nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale: gli Stati Uniti si dichiararono neutrali. Ancora nel 1916 Wilson fu rieletto presidente con lo slogan: " Ci ha tenuti fuori dalla guerra" ; ma le cose non stavano girando affatto così. Nello stesso anno Wilson aveva approvato una legge per far espandere la potenza navale americana, in modo da costruire una marina "second to none", che avrebbe potuto proiettare influenza sia in Europa che in Asia. Nel 1917, con la rivoluzione di febbraio in Russia e il fallimento della controffensiva francese, il presidente americano temeva che ciò che aveva profetizzato Mackinder si potesse avverare, ovvero l'unificazione dell'Eurasia da parte di una potenza del Rimland, la Germania, che avrebbe potuto esercitare influenza nella Russia post zarista, dunque all'intero heartland. Questa fu una delle motivazioni che spinsero Wilson ad entrare in guerra, non tanto perché gli USA fossero minacciati direttamente dalla Germania, bensì essa era in quel momento un pericolo per "the american way of life".

( il presidente Wilson)<br /> <br /> TRIPOLARISMO WEIMARIANO<br /> <br /> Un anno più tardi la guerra finì: la Germania aveva perso. Nel 1919 fu firmato il trattato di Versailles, ma esso non fu mai ratificato dagli USA: infatti il congresso remava contro l'internazionalismo di Wilson. Gli stati uniti firmarono una pace separata con la Germania nel 1921 e non aderirono alla società delle nazioni unite, promossa dal loro presidente. Nei 20 anni successivi alla fine della guerra, gli USA avrebbero adottato una politica di neoisolazionismo, abbandonando momentaneamente gli ideali dell'internazionalismo.<br />

(Germania dopo la prima guerra mondiale)<br /> <br /> Nel novembre del 1918 era sorta in Germania la Repubblica di Weimar. Fin dalla sua nascita, la repubblica dovette affrontare una lista di problemi lasciata dalla sconfitta dell'impero nella prima guerra mondiale. Il punto di massima tensione si raggiunse nel 1923, quando l'iperinflazione divorava i guadagni dei tedeschi: per capire meglio, nel 1914 un dollaro americano equivaleva a 4,2 marchi, nel 1920 a 64,8 marchi, nell'agosto del 23' a 4,6 MILIARDI. Nello stesso anno le truppe francesi e belghe occuparono la Ruhr, regione mineraria di estrema importanza per l'economia tedesca. Nonostante ciò, la repubblica rimase in piedi, tanto che il periodo tra il 1925, quando le truppe francesi e belghe si ritirarono dalla Ruhr, e il 1929 fu considerato come "il periodo d'oro della repubblica". Per quanto riguarda la politica interna, si succedettero numerosi governi che durarono rispettivamente qualche mese. Ma vi fu un'eccezione, un uomo che rimase l'unico punto fermo della repubblica: Stresemann, il quale ricoprì la carica di ministro degli esteri dal 1923 al 1929, anno della sua morte.

( Se abitavi in Germania nel 1923 e avevi tutti questi soldi, fidati saresti stato povero)<br /> <br /> La prima vera mossa in politica estera della repubblica di Weimar fu nel 1922: la stipulazione degli accordi di Rapallo con l'URSS. Entrambi i due Stati erano usciti sconfitti dalla guerra e di certo non amavano il nuovo ordine europeo, soprattutto il loro "estero vicino". Stresemann inaugurò la politica del pendolo, che sarebbe rimasta una costante nella storia della Germania. Essa consisteva nel dialogare con la Russia e stringere patti economici con essa, i quali avrebbero avvantaggiato ambo parti. D'altra parte, la Germania doveva gareggiare con l'URSS per imporsi sulle capitali dell'Est Europa. Gli anglo-francesi, ma anche l'Italia, avevano cercato di espandere la loro influenza in quella zona, cosa inaccettabile per i tedeschi, ma anche per i sovietici. Con gli anni d'oro della repubblica, la Germania ripristinò in parte la propria influenza nel suo estero vicino. Ma c'era un altro importante nodo da risolvere. Ad ovest la Francia guardava con preoccupazione la Germania: D'altronde Stresemann stesso si definiva un revisionista. Nel 1925 arrivò la firma del Patto di Locarno, in cui UK ed Italia ne furono i mediatori. Il piano fu una svolta positiva per entrambi: La Francia potette alleggerire la pressione militare sui tedeschi e assicurarsi che essi avrebbero rinunciato ad espandersi militarmente; la Germania, invece, usciva dall'isolamento internazionale e veniva ammessa nella società delle nazioni. In Patria non fu accolto molto bene il patto, ma Stresemann fu abile a mostrare come, proprio grazie ad esso, in futuro la Germania avrebbe potuto riottenere tutto ciò che aveva perso, persino l'Alsazia Lorena.<br /> <br /> Stresemann aveva ragione, ma egli morì nell'ottobre del 29, qualche settimana prima del crollo della borsa di Wall Street. L'eco della grande depressione si sarebbe diffuso in Germania, che sarebbe sprofondata nel caos. Il popolo tedesco avrebbe fatto affidamento ad un uomo in modo da uscire dalla crisi: Hitler.<br />

( Il Parto di Locarno)<br /> <br /> LA RISCOPERTA DELL'INTERNAZIONALISMO<br /> <br /> Gli anni 20' furono floridi per gli USA. Ma al col tempo stesso, essi si isolarono dal mondo: solo in materia economica essi rimasero interessati a buttarsi nell'arena internazionale. Ma poi venne il 29' e la grande depressione. Gli anni 30' furono tra i peggiori nella storia dello stato nordamericano: neppure il new deal di Roosevelt (che per distinguerlo dall'altro lo chiamerò FDR) sembrava in grado di risolvere la crisi, bensì solo di mettere una pezza ad essa. FDR, nonostante inizialmente non fosse un'internazionalista convinto, si rese conto che doveva per forza guardare a quanto stesse accadendo in Europa. Nel 1938 ci fu la conferenza di Monaco, nella quale gli anglo-francesi sacrificarono parte della Cecoslovacchia, i Sudeti, in modo da placare il revisionismo di Hitler. Questo, come ben sappiamo, non fu abbastanza. Quando la seconda guerra mondiale scoppiò, si ripeté lo stesso copione del 1914: inizialmente gli USA rimasero neutrali, ma poi intervennero.<br />

( La conferenza di Monaco )<br /> <br /> FDR, durante il periodo tra la conferenza di Monaco e l'attacco a Pearl Harbor nel 1941, si era interessato a diversi autori, come l'ammiraglio americano Mahan e Turner, fino ad avvicinarsi a Mackinder. In quegli anni c'era stata una riscoperta delle opere scritte dal geopolitico inglese: un uomo in particolare si impegnò a diffondere tali concetti: Spykman. La teoria di Spykman era pressoché simile a quella di Mackinder e sosteneva come l'unificazione dell'Eurasia, guidata dalla potenza dell'Heartland, l'URSS, o una del Rimland, l'asse Berlino-Tokio, avrebbe portato gli USA a trasformarsi in quel famoso Stato-caserma incompatibile con i valori americani.<br /> <br /> FDR, dopo l'attacco a Pearl Harbor, dichiarò guerra all'asse. Nonostante avesse dalla sua parte l'opinione pubblica, il presidente americano si chiedeva quanto questo supporto sarebbe durato. Egli guardava al fronte orientale, dove l'Unione Sovietica stava compiendo uno sforzo immane per contenere l'avanzata nazista. FDR osservava che gli americani non avrebbero mai accettato di compiere gli stessi sforzi dei sovietici, poiché una vittoria dell'Asse, in effetti, non sarebbe stata una diretta minaccia per l'America: essa era difesa da due oceani e dall'arsenale atomico che gli USA stavano per sviluppare. A rischio era "the american way of life". Si doveva fermare la Germania e il Giappone dal conquistare il continente eurasiatico, senza però renderle troppo deboli da soccombere all'URSS. Infatti il presidente americano aveva notato come la teoria di Mackinder si stesse avverando: una volta che la potenza dominatrice dell'Heartland sarebbe diventata abbastanza forte, essa si sarebbe data alla conquista del Rimland. Per fermare ciò, gli USA avrebbero dovuto mantenere l'internazionalismo e dimenticarsi completamente l'isolazionismo.<br /> <br />

( L'attacco a Pearl Harbor)<br /> <br /> IL DESTINO DI UN PAESE SCONFITTO<br /> <br /> Nel 1945 finì la seconda guerra mondiale. Le due potenze uscite vincitrici furono gli USA e l'Unione Sovietica. Esse si spartirono il Mondo: l'URSS avrebbe dominato l'Heartland e la sua propagazione nell'Europa Orientale, gli USA, invece, tolse allo UK il trono di re dei mari. Fino ad ora abbiamo parlato della Germania come la paura "del momento" degli gli Stati Uniti. Ma da adesso, e soprattutto dopo la fine della guerra fredda, essa diventerà la paura "ancestrale".

(Suddivisione della Germania durante la guerra fredda)<br /> <br /> La Germania fu divisa in due Stati: Germania EST ed OVEST (lo stesso valse per Berlino). La Germania Ovest entrò nella NATO nel 1955. Bonn , capitale dell'Ovest, fu uno dei paesi firmatari del trattato di Roma nel 1957, la quale, insieme ad Italia, Francia e paesi del BENELUX, fondarono la CEE, che successivamente sarebbe diventata l'UE che oggi conosciamo. Grazie agli aiuti economici americani, ed a una buona politica economica guidata dal ministro dell'economia Erhard, la Germania OVEST si riprenderà e diventerà negli anni 60' una delle economie più floride del Mondo. Fu così che la Germania ottenne il titolo di " Gigante economico e nano politico". D'altronde era ciò che gli USA volevano: una Germania abbastanza forte in modo da poter mettere un argine solido ai confini dei domini sovietici, ma non troppo forte da poter mettere sotto scacco gli altri Stati europei e costruire un polo indipendente dagli USA. Sempre negli anni 60', la Germania sviluppò una speciale amicizia con la Francia di De Gaulle, destinata a durare a lungo. I due Stati avevano lo stesso obiettivo, quello di costruire un Europa forte e indipendente, capace di difendersi da sola dall'URSS. Proprio in quegli anni. gli americani accartocciarono la dottrina della Massive relatation, la quale prevedeva un attacco nucleare all'unione sovietica in caso di un'invasione convenzionale dell'Europa occidentale. L'URSS stava per raggiungere gli Stati Uniti in quantità di potenziale atomico. Nella seconda metà del decennio i rapporti tra le due sponde dell'Atlantico si incrinarono... soprattutto con la Francia, che nel 66' si ritirò dal comando militare della NATO, espellendo de facto le truppe USA dal suolo francese. La Germania invece..... non fece nulla.

( A sinistra De Gaulle, a destra Adenaurer, cancelliere tedesco dal 49' al 63')<br /> <br /> La Francia possedeva un grande esercito, le bombe atomiche ed era uscita vincitrice dalla seconda guerra mondiale. La Germania, non possedeva un grande esercito, nemmeno le bombe atomiche, e, soprattutto, era un paese sconfitto. Nel 1969 si insediò alla cancelleria di Bonn il socialdemocratico Brandt, il quale avviò l'Ostpolitik. Essa consisteva in un riavvicinamento dell'economia dei paesi dell'Europa orientale, sotto il controllo dell'URSS, a quella tedesca. In poche parole Brandt sosteneva l'apertura dell'economia tedesca al blocco comunista. Ciò non venne visto di buon occhio dagli USA, i quali tuttavia sfruttarono l'Ostpolitik per raggiungere gli accordi di Helsinki, nei quali le due superpotenze internazionali consolidarono la loro sfera di influenza in Europa. Successivamente, l'Ostpolitik naufragò. La Germania negli anni 80, guidata da Kohl, era ancora considerata il "Gigante economica e nano politico". Ma un muro stava per cadere e con esso, un'epoca. Adesso gli Stati Uniti avrebbero fatto di tutto per arginare "il problema tedesco".