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I santi di oggi 9 agosto:
nome Santa Teresa Benedetta della Croce- titolo Martire- nome di battesimo Edith Stein- nascita 12 ottobre 1891, Wroclaw, Polonia- morte 9 agosto 1942, Campo di concentramento di Auschwitz, Polonia- ricorrenza 9 agosto- Beatificazione Stadio di Köln-Müngersdorf, 1º maggio 1987 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione Piazza San Pietro, 11 ottobre 1998 da papa Giovanni Paolo II- Patrona d'Europa, insieme a Caterina da Siena, Brigida di Svezia, Benedetto da Norcia e i Santi Cirillo e Metodio- Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) nacque il 12 ottobre 1891, è una delle figure più straordinarie, affascinanti e complesse dello scorso secolo. Fu tra le pochissime donne del suo tempo che poté studiare e insegnare filosofia, inoltrandosi nei sentieri di una ricerca esistenziale, da sempre riservata quasi esclusivamente ai maschi. E lo ha fatto con esiti felicissimi, riuscendo a imporsi, accanto a uno dei grandi maestri della filosofia del Novecento, Edmund Husserl. Come lei stessa ha confessato, « dall'età di tredici anni fui atea perché non riuscivo a credere nell'esistenza di Dio ». Ma, protesa in una ricerca incessante e radicale della verità, impegnata nella soluzione dei grandi problemi della vita, non poteva non imbattersi nella verità di Dio, un Dio che in Gesù mette in gioco tutto per gli uomini, che non si arresta neppure di fronte al dolore e alla morte. La verità di Dio sta proprio nel suo affermarsi attraverso la debolezza della croce e della morte. La scoperta che, in Gesù, Dio ha condiviso con noi tutto, fa nascere quell'abbandono in lui che caratterizza la vita di quanti sanno che, dalla venuta di Gesù in poi, Dio non ha mai abbandonato l'uomo. Queste certezze hanno illuminato la vita di Edith Stein, nata a Breslavia nel 1891. Ultima di sette fratelli di un'agiata famiglia ebrea, ha percorso con successo il ciclo di studi, occupandosi soprattutto di psicologia e di ricerca filosofica nell'università della sua città natale e poi in quelle di Gottinga e di Friburgo, come allieva prima e assistente poi del celebre filosofo Edmund Husserl. Quando nel 1917 si laureò, aveva già al suo attivo una serie di studi importanti che le avrebbero aperto le porte della carriera accademica. Ma successero alcuni fatti che diedero alla sua vita una svolta radicale. Il pensiero di Dio, che un tempo neppure la sfiorava, cominciò a insinuarsi prepotentemente nella sua vita, sulla spinta anche di alcuni avvenimenti. Nella prima guerra mondiale moriva un professore che lei stimava molto. Fu un grande dolore per tutti, soprattutto per la moglie, la quale, anziché crollare sotto il peso di quel dramma, trovò nel rapporto con Dio la forza di iniziare una nuova vita. Edith ne fu profondamente colpita. « Fu il mio primo incontro con la croce scriverà ricordando il fatto e con la forza che essa comunica in chi la porta ». La ricerca della verità la condusse verso la verità di Dio. Nel 1921 il cammino di avvicinamento giungeva alla conclusione. Ospite di un'amica, fu da questa invitata a scegliersi un libro tra i molti di cui era fornita la sua biblioteca. Edith allungò la mano a caso e ne estrasse uno alquanto voluminoso: era l'autobiografia di santa Teresa d'Avila. Lo lesse d'un fiato. « Chiudendolo "ha poi scritto" mi sono detta: questa è la verità ». Santa Teresa aveva sintetizzato in un motto la sua fede: « Dio basta ». Edith lo fece suo. L'approdo al cattolicesimo avvenne il giorno di capodanno del 1922, quando ricevette il battesimo. La sua scelta di farsi cattolica la mise in vivace contrasto con la madre, che era molto legata alla religione ebraica. Dopo la conversione, Edith insegnò nel collegio delle domenicane di Speyer e viaggiò molto in Germania e all'estero. Nel 1932 insegnò pedagogia a Miinster. Ma il regime nazista aveva già cominciato a discriminare gli ebrei, costringendoli a lasciare insegnamento. Gli eventi infausti accelerarono un proposito che la Stein aveva già maturato, quello di dedicarsi alla vita contemplativa. E così, lasciandosi alle spalle una prestigiosa carriera, si annullava nell'anonimato nel Carmelo di Colonia, con il nome di Teresa Benedicta a Cruce. Il Carmelo è una grande scuola di umiltà. Edith dovette mettere da parte i suoi libri per dedicarsi come le altre sorelle alle faccende domestiche: si adeguò alle esigenze della vita comune con gioia, per seguire Gesù anche nelle quotidiane umili cose. Nel 1938 con la professione perpetua decideva di essere per sempre carmelitana. L'odio contro gli ebrei intanto divampava in Germania. La presenza di Edith, pur sempre ebrea nonostante la conversione al cristianesimo, nel Carmelo di Colonia costituiva un pericolo per le sue consorelle. Si trasferì allora in Olanda, nel Carmelo di Echt, dove si dedicò allo studio della figura e dell'opera di san Giovanni della Croce, grande riformatore, assieme a santa Teresa d'Avila, della vita carmelitana. Nel 1940 i tedeschi invasero l'Olanda, l'odio contro gli ebrei cominciò a mietere vittime anche lì. Edith dovette appuntare sull'abito monastico la stella gialla che la segnalava come ebrea. E non fu la sola delle umiliazioni. I tempi s'erano fatti duri. « Sono contenta di tutto "scriveva"; solo se si è costretti a portare la croce in tutto il suo peso, si può conquistare la saggezza della croce ». Il 2 agosto 1942 i tedeschi irruppero nel Carmelo, prelevarono Edith, assieme alla sorella Rosa, fattasi anche lei carmelitana, e le avviarono al campo di raccolta di Westerbork, da dove il 7 agosto venne deportata ad Auschwitz: lì, in uno dei lager più tristemente noti per l'insana crudeltà dell'uomo, forse un paio di giorni dopo, finiva assieme alle altre compagne di sventura nelle camere a gas e poi nel forno crematorio. Un ebreo scampato allo sterminio, che fu testimone delle ultime ore di Edith, ha descritto la sua serenità, la calma, l'incessante prodigarsi per gli altri, preda della disperazione e dello sconforto. Si occupava soprattutto delle donne: le consolava, cercava di calmarle, le aiutava; si prendeva cura dei figli di quelle mamme che, impazzite dal dolore, li abbandonavano. « Vivendo nel lager in un continuo atteggiamento di disponibilità e di servizio "scrive il testimone" rivelò il suo grande amore per il prossimo ». Ebrea per nascita, cristiana per scelta, dopo un lungo cammino di ricerca e di approfondimento dei vari aspetti della conoscenza, portando ai più alti livelli le istanze spirituali delle due religioni, ha poi volato alto nei cieli della mistica, ed è diventata esempio affascinante e trascinante per quanti, laici e credenti di varie religioni, cercano la verità con amore tenace e coraggioso. Papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata beata nel duomo di Colonia l'1 maggio 1987 e santa l'11 ottobre 1998, nella basilica di San Pietro a Roma, e poi l'ha anche dichiarata patrona d'Europa. MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith) Stein, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martire, che, nata ed educata nella religione ebraica, dopo avere per alcuni anni tra grandi difficoltà insegnato filosofia, intraprese con il battesimo una vita nuova in Cristo, proseguendola sotto il velo delle vergini consacrate, finché sotto un empio regime contrario alla dignità umana e cristiana fu gettata in carcere lontana dalla sua terra e nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia fu uccisa in una camera a gas.
nome San Romano di Roma- titolo Martire- nascita Roma- morte 9 agosto 258, Roma- ricorrenza 9 agosto- Attributi Palma del martirio- Patrono di Principato di Monaco- Secondo il Libro della vita dei Santi, scritto da Pedro de Ribadeneira un gesuita spagno, il martirio di san Romano è strettamente legato a quello di san Lorenzo. Rifacendosi agli Atti di san Lorenzo, il gesuita narra che Romano fu un soldato dell'Imperatore Valeriano e assistette al martirio di San Lorenzo, vide che mentre che egli era tormentato nella catasta, squarciato dai scorpioni e in altre maniere lacerato, rimaneva sempre fedele al Signore ringraziandolo del beneficio che gli faceva nel dargli a patire quei tormenti per amor suo, e vide che acconto a lui c'era un bellissimo giovane che gli asciugava con un velo il sudore, che gli bagnava la faccia per l'atrocità dei tormenti che egli pativa. Colpito da tanta fede si convinse che fosse meritevole di essere abbracciata, Romano approfittò di una pausa del martirio per avvicinarsi a Lorenzo con una brocca d'acqua. Offrendogli da bere per lenire le sue sofferenze pregò Lorenzo con gran divozione e tenerezza che lo battezzasse. Il procuratore Decio, accortosi di quanto stava succedendo, avvertì l'imperatore Valeriano il quale ordinò che Romano fosse menato ma prima che l'iniquo giudice proferisse parola, Romano con alta e chiarissima voce gli disse 'io son Cristiano' e l'Imperadore, sdegnato, comandò che fosse decapitato. Era il 9 di agosto del 258, e Romano, appena convertito alla nuova fede andò così incontro alla morte un giorno prima di colui che lo aveva appena battezzato. Le sue reliquie riposano nella basilica di San Lorenzo al Verano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di san Lorenzo sulla via Tiburtina, san Romano, martire.
nome Beato Giovanni Guarna da Salerno- titolo Domenicano- nome di battesimo Giovanni Guarna- nascita 1190 circa, Salerno- morte 1242, Firenze- ricorrenza 9 agosto- Giovanni Guarna nacque a Salerno circa nel 1190. Durante gli studi a Bologna conobbe S. Domenico e decise di prendere l'abito del suo nuovo ordine. Nel 1219 tredici frati vennero mandati a predicare in Toscana e Giovanni, sebbene fosse tra i più giovani, venne eletto superiore. Inizialmente si stabilirono in una casa a Pian di Ripoli e iniziarono a percorrere le città vicine, soprattutto Firenze, dove Giovanni predicava lungo le vie; in seguito si spostarono a S. Pancrazio, vicino alle mura della città. Giovanni era un confessore molto sensibile e in numerose leggende viene presentato nella parte dell'uomo di Dio tentato dalla donna scaltra, terna largamente diffuso nelle agiografie e nei racconti picareschi e popolari. Le fonti di queste narrazioni sono andate perdute ed esse ci sono più familiari per le rivisitazioni contenute nei racconti di narrativa come Le mille e una notte o il Decameron; nelle versioni sacre il protagonista riesce sempre a resistere alla tentazione, nelle altre solitamente cede. Nel caso di Giovanni, si narra che una donna infatuata di lui si sia finta malata, mettendosi a letto e mandandolo a chiamare per confessarsi. Quand'ella tentò di approfittare della situazione, egli la rimproverò senza ottenere risultati e fu costretto a lasciare la stanza; andò a pregare per lei e ottenne, infine, il pentimento della donna e la richiesta di perdono. Nel 1221 alla comunità di Giovanni fu concessa la chiesa di S. Maria Novella. A Firenze si era affermato all'epoca un gruppo di laici, detto dei "patarini" per analogia con i membri della pataria, il partito riformatore milanese dell'xi secolo. I patarini milanesi erano di indole radicalmente anti-autoritaria e considerati pericolosi per la stabilità dell'istituzione ecclesiastica; per questo motivo, pur non professando una dottrina contraria a quella ufficiale e, anzi, essendo per certi aspetti appoggiati dal papato, erano stati accusati di eresia. Essi avevano influenzato a Firenze numerosi preti di idee consonanti e il movimento riformatore di S. Giovanni Gualberto (12 lug.). Nel 1184, con la bolla papale Ad abolendam, contro l'eresia, il termine patarino fu usato per indicare gli eretici di varie sette, specie valdesi e catari. I patarini del XIII secolo erano infatti catari (per notizie sul movimento cataro, v. S. Domenico, 8 ago.), spesso artigiani e mercanti ma anche borghesi e aristocratici, residenti dentro e fuori le mura di molte città italiane, che offrivano case sicure per i membri della setta itineranti e i perfetti. All'epoca di Giovanni l'Italia era, infatti, un rifugio sicuro per i catari e molte comunità li tolleravano e aiutavano per una somma di ragioni sociali, anticlericali e politiche. Inoltre il conflitto tra l'imperatore Federico II e il papa garantiva loro una certa immunità, perché, sebbene il papato avesse ottenuto dallo stato leggi severe contro gli eretici, esso era riluttante a renderle effettive per paura di perdere alleati nelle città. Per alcuni anni sia Federico II sia Gregorio IX professarono propositi anti-ereticali abbastanza espliciti, ma rimasero in concreto inattivi. Un'alleanza con l'influente fazione ghibellina protesse ulteriormente i catari per un certo periodo. Tuttavia le paure di papa Gregorio IX aumentarono al vedere la loro ascesa in Italia (anche se in Francia erano molto deboli) e incaricò Giovanni di operare contro di loro. Da domenicano modello, egli predicò con grande zelo e ottenne numerose conversioni e vocazioni, mentre non si ebbero condanne. I catari persero gli appoggi solo dopo la morte di Giovanni: la quasi contemporanea morte di Federico e l'ascesa del partito conservatore dei guelfi nelle città, significarono la fine della necessità pontificia di cercare alleati: a partire dal 1270 in Italia molti catari perfetti vennero bruciati sul rogo; a Firenze si sottomisero durante gli anni dell'Inquisizione guidata da fra' Salomone da Lucca nel 1282; e, come altrove, una repressione inflessibile sembrò più efficace della predicazione. Il culto di Giovanni fu approvato nel 1783. MARTIROLOGIO ROMANO. A Firenze, beato Giovanni da Salerno, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che fondò il convento di Santa Maria Novella e lottò coraggiosamente contro gli eretici patarini.
nome San Nateo- titolo Vescovo e abate- ricorrenza 9 agosto- In Irlanda questi due santi vengono ricordati il medesimo giorno, anche se non si sono mai conosciuti. Felim (Fedlimid) era figlio di Dediva, madre di diversi santi, tra cui anche Diarmaid (10 gen.), abate di Inis Clothrann. Non si conoscono notizie dettagliate della vita di relim, né leggende particolari; è venerato tradizionalmente come il primo vescovo di Kilmore e probabilmente fu vescovo con giurisdizione sulla intera contea di Breffney. Nathí (Natte I) Cruimthir, cioè "il prete", era originario di Luigne, nella contea di Sligo, e viene menzionato negli Atti di S. Attracta (9 feb.), che visse probabilmente nello stesso periodo. Alcune fonti lo vogliono mandato ad Achonry nel vi secolo da S. Finniàn di Clonard (12 dic.), ma il nome con cui era noto fa dubitare che fosse vescovo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Achonry in Irlanda, san Nateo, vescovo e abate.