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10 architetture olimpiche oggi abbandonate
Le Olimpiadi di Parigi 2024 si sono concluse. Un'edizione all'insegna del risparmio, con molte delle strutture già esistenti valorizzate e progetti futuri già chiari per la Parigi post-olimpica. Nel corso della storia però non è sempre andata così... Le Olimpiadi, sia estive che invernali, rappresentano un importante vetrina mondiale per un paese, che quando ospita questo evento si lucida il pelo, mostrando il lato più bello della città ospitante. Ma cosa accade dopo? Ecco 10 esempi di cattiva gestione delle strutture realizzate, o utilizzate, nella storia delle Olimpiadi.
Poco fuori Berlino, a Elstal, si trova il villagio olimpico delle Olimpiadi del 1936. Soprannominate le "Olimpiadi della vergogna", furono fortemente volute dal regime di Adolf Hitler. Dopo anni di abbandono l'area è stata valorizzata ed è una meta turistica molto frequentata, anche se molte strutture restano fatiscenti tutt'oggi.
La nostra Cortina d'Ampezzo, che si appresta ad ospitare le prossime Olimpiadi invernali nel 2026, ha già ospitato questa importante manifestazione agli inizi del 1956. A pochi chilometri da Cortina, nella località di Zuel di Sotto, svetta sopra il piccolo villaggio montano il Trampolino Italia, simbolo di quelle olimpiadi. L'impianto nacque nel 1923, mentre la struttura odierna è stata costruita proprio in occasione dei giochi olimpici, nel 1955. Chiuso definitivamente nel 1990, nonostante sia considerato un monumento, sotto il tricolore situato in cima troviamo una struttura in legno marcescente e completamente abbandonata.
Nel 1980 i Giochi della XXII Olimpiade vennero ospitati dall'Unione Sovietica, con sede a Mosca. Come città dell'entroterra, Mosca non era però adatta ad ospitare le gare di vela e dunque per queste specialità venne quindi prescelta Tallinn, la capitale della RSS Estone. Ed ecco che nacque il V. I. Lenin Palazzo di Cultura e Sport, oggi noto come Linnahall. Dal restauro dell'indipendenza estone, l'edificio simbolo di un passato di occupazione sovietica, è fortemente trascurato. Tallinn è una bellissima finestra sul Mare del Nord, peccato che la vista sia ostacolata da questo enorme blocco di cemento abbandonato.
Nel 1977 i giochi olimpici invernali furono assegnati alla città di Sarajevo, all'epoca in Jugoslavia. Pur non avendo una forte tradizione sportiva in questa disciplina, la pista di bob e slittino fu il fiore all'occhiello di quella edizione. Fu costruita tra il 1º giugno 1981 e il 30 settembre 1982. Dopo l'olimpiade, Sarajevo tornò a disinteressarsi di questo sport e la pista cadde in rovina. Dopo 10 di abbandono, scoppiò la guerra e la pista divenne un'importante postazione d'artiglieria dalle forze serbo-bosniache.
L'Alonzo Herndon Stadium di Atalanta nacque nel 1948 e per le olimpiadi del 1996 il piccolo campetto sportivo universitario fu trasformato in un grande campo da hockey. La struttura nel corso della sua storia ha alternato periodi di utilizzo a periodi di completo abbandono, periodi nel quale le strutture sono state più volte vandalizzate.
Atene 2004 è l’esempio forse più significativo di una bella storia che ben presto si è ridotta ad un fallimento. Un fallimento vero e proprio, visto che dopo quella olimpiade la Grecia ha iniziato quella spirale di malversazioni contabili, trucchi di bilancio e spesa impazzita che l’ha portata a richiedere due piani di salvataggio a Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue per un totale di 240 miliardi di euro. La crisi economica del 2009 ha portato quasi tutte le strutture olimpiche ad un completo stato di abbandono, nonostante qualche parziale recupero, come le piscine dell'Aquatic Centre.
Torino 2006 doveva essere il riscatto della città, al culmine del suo periodo post-industriale. Non andò così e ai capannoni abbandonati della FIAT, oggi quasi tutti riqualificati, si aggiunsero le molte strutture realizzate per le olimpiadi invernali, in completo stato di degrado o abbandono, come il villaggio olimpico. L'esempio più chiaro però lo troviamo però fuori Torino, a Pregelato: 34,3 milioni di euro spesi per una struttura utilizzata soltanto per qualche settimana, in occasione delle gare di salto con gli sci e di combinata nordica dei giochi di Torino 2006, oltre a diverse tappe della Coppa del Mondo di combinata nordica e della Coppa del Mondo di salto con gli sci. Dopo questi eventi, l'impianto chiuse e divenne preda di vandali e graffitisti.
Le Olimpiadi di Pechino 2008 hanno donato un nuovo look alla città, con nuove strutture molto utilizzate e apprezzate, il Beijing National Aquatics Center, oggi Water Cube, ne è l'esempio. Sono state costruite anche strutture temporanee, che però sono ancora lì dov'erano, abbandonate a se stesse. Una fra queste è il Beach Volleyball Ground, un piccolo stadio di 12.000 posti, costruito per le partite di beach volley.
Molte delle strutture di Rio 2016 hanno chiuso per sempre i battenti a evento concluso e oggi versano in condizioni impietose. La cosa più assurda però è che per costruire il parco olimpico di Barra da Tijuca, fu demolito lo storico Autódromo Internacional Nelson Piquet, noto anche come Circuito di Jacarepaguá, molto utilizzato nei campionati motoristici locali e sede del Gran Premio del Brasile di Formula 1 negli anni '80.
Trasformare un anonimo villaggio di pescatori in una grande cittadella dello sport, non è stata una buona idea. Dopo le olimpiadi invernali di Soči 2014, il parco olimpico è utilizzato per meno della metà, così come le grandi strutture ricettive di Adler, dove si trovava il villaggio olimpico. Simbolo di questo spreco è sicuramente il grande parcheggio coperto, dove oggi non si trova neanche un'auto parcheggiata, bensì cataste di rifiuti qua e là.