@Pali
Il Palazzo di Cristallo di Rubattino (Milano)
31 marzo 1993, ore 17.30: Si conclude l'ultimo turno per i 1000 operai, che escono dagli stabilimenti di viale Rubattino per l’ultima volta. È la fine di un mito, quello della Innocenti di Lambrate.
La Innocenti di Lambrate cavalcò il boom economico con una forza dirompente. Ancora oggi, che l'azienda non esiste più, nel mondo dell'edilizia il tubo per le impalcature è noto come tubo Innocenti.
Una soluzione tecnica molto semplice, che permetteva di creare impalcature a castello, installabili e smontabili in maniera molto semplice e veloce. La rete di tubi infatti era semplicemente allestita con dei morsetti che stringevano nelle intersezioni i diversi tubi... serviva solo una chiave inglese e in pochi minuti si riusciva ad allestire l'impalcatura. Questo metodo semplice ha contribuito notevolmente alla rapida crescita urbana di Milano nel dopoguerra, ma il vero successo di Innocenti fu sulle strade...
La Lambretta: un'icona del rilancio industriale dell'Italia nel dopoguerra. L'eterna rivale della Vespa nella realtà dei fatti era uno scooter completamente differente dalla leggendaria avversaria, anche se la Piaggio staccò di gran lunga la Innocenti per numero di vendite, complice anche il progressivo tramonto dell'industria pesante lombarda, che chiuse la storia della due ruote milanese già nel 1971. Dunque, inutile fare paragoni... se vespisti e lambrettisti non sono mai venuti a capo dell'eterna disputa su quale fosse la migliore, non ci riuscirei certo io.
Dove perse terreno Innocenti nella sfida contro la Vespa? Uno dei fattori letali, forse fu l'ambizione di allargare la produzione alle vetture. In Italia era la FIAT a dominare il mercato, con numeri spaventosi che nessuna azienda provò a sfidare. Le briciole furono lasciate a un'Alfa Romeo innovativa, ma con un portafoglio bucato, e una Lancia troppo indietro sul fronte tecnico.<br /> <br /> Innocenti però tentò di buttarsi nel mare pieno di squali: siglò nell'agosto 1959 un accordo con la British Motor Corporation per la produzione su licenza dei modelli inglesi nei propri stabilimenti di Lambrate. In seguito nacquero anche modelli originali: la Innocenti 950 Spider, affiancò la A40 costruita su licenza britannica.<br /> <br /> Il vero successo però arrivò con la Mini, prodotta con licenza esclusiva tra il 1965 ed il 1975.
Nel capannone a fianco continuava la produzione della Lambretta. Alla morte di Ferdinando Innocenti, nel 1966, l'azienda passa di mano al figlio Luigi, che di lì a poco, all'inizio degli anni settanta separa le tre divisioni e vende la meccanica alla Santeustachio dell'IRI (formerà la INNSE Innocenti Santeustachio di Lambrate). Lentamente la Innocenti tramonta... nel 1971 si conclude la produzione della Lambretta. A Lambrate rimane la produzione automobilistica. Dopo il passaggio di proprietà inglese, e il salvataggio economico di De Tomaso verso la metà degli anni '70 (allora proprietari di Maserati), la Innocenti rimane a galla con la produzione di piccole vetture, come la MiniTre, o la successiva Innocenti 500, che riportò i bilanci dell'azienda milanese in attivo.
Negli anni '80 una nuova crisi porta De Tomaso a mescolare le carte, con lo stabilimento di Lambrate che inizia a farsi carico di una parte produttiva di Maserati. Questo però non basta: Maserati è continuamente in rosso e dal 1990 De Tomaso inizia a passare quote dell'Innocenti e poi di Maserati a FIAT, che ne diviene ben presto proprietaria di entrambe le case al 100%. In questo periodo a Lambrate si produce la Mille, che non è altro che FIAT Uno ribrandizzata. La produzione rimane in piedi giusto per salvare lo stabilimento, con una parte produttiva della Panda. Si arriva dunque al 1993, a quel 31 marzo 1993 che segna la fine dello stabilimento Innocenti di Lambrate. Il tempo si ferma, e lo stabilimento viene lentamente inghiottito dalla natura.
10 anni dopo nasce il Parco della Lambretta, tutto viene demolito, ma rimane in piedi lo scheletro del Palazzo di Cristallo, cuore dello stabilimento Innocenti di Lambrate.
Da questo scheletro abbandonato, nei prossimi anni nascerà il progetto "Magnifica Fabbrica". Strutture immerse nel verde, che accoglieranno la nuova cittadella del Teatro la Scala. Qui si sposteranno le officine ei magazzini, dove nasceranno le scenografie ei costumi del leggendario teatro milanese. Un progetto di riqualificazione ambizioso, ma soprattutto green, con un raddoppio degli spazi attualmente dedicati al verde: filari alberati sui viali, frutteti, macchie arboree e i giardini dell’acqua, prati di fitodepurazione naturale che potranno offrire anche esperienze didattiche.<br /> <br /> L'intera opera costerà 40 milioni, di cui 38 coperti dal PNRR. La deindustrializzazione della città ha lasciato a lungo tante terre abbandonate. A piccoli passi questi capannoni abbandonati stanno scomparendo, lasciando il posto a nuove strutture. Credo che questo sia un esempio del futuro che affronterà il settore dell'architettura. Un settore che dovrà fare i conti con una sempre più crescente esigenza di ridisegnare ciò che esiste già, ma soprattutto una progettazione che dovrà sempre più essere compatibile con l'ambiente circostante.<br /> <br /> In stage ho potuto notare che gran parte del lavoro non consiste nel disegnare da 0, anzi... quasi la totalità dei progetti che uno studio deve realizzare riguarda la ristrutturazione o la riqualificazione di edifici preesistenti, e devo dire che la cosa non mi scoraggia affatto.