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16/02/2024 alle 14:34

I santi di oggi 16 febbraio:

I santi di oggi 16 febbraio:

nome Santa Giuliana di Nicomedia- titolo Vergine e martire- nascita III Secolo, Nicomedia- morte III Secolo, Nicomedia- ricorrenza 16 febbraio- Santuario principale Collegiata di Santa Juliana- Attributi palma del martirio- Patrona di partorienti, ammalati- Santa Giuliana, quella che spaventò il demonio. Le storie, o meglio le leggende, delle Sante martiri dei primi secoli del Cristianesimo sembrano, a prima vista, tutte simili. Hanno invece sfumature sapienti e diversità di significato, o almeno di poesia. Sant'Agata e Sant'Agnese, per esempio, furono come angioli purissimi che l'amore dello Sposo mistico conservò attraverso le insidie della passione. Santa Giuliana, invece aveva accettato di andare sposa ad Eulogio, prefetto pagano della sua città, Nicomedia in Bitinia. Dopo le nozze, però, si rifiutò fermamente all'amplesso dello sposo idolatra. Per comprendere meglio il suo gesto, bisogna pensare che in quell'epoca le fanciulle erano maritate giovanissime, e spesso non era neppure richiesto il loro consenso. Il matrimonio cioè era combinato dai parenti, ai quali era difficile rifiutare un partito influente, come era in questo caso il prefetto di Nicomedia. Giuliana, Santa ubbidiente, accettò lo sposo impostole. Fu poi Santa amorosa, di amore sovrumano, quando mise il suo corpo come premio alla conversione dello sposo pagano. Ma lo sposo, superficiale innamorato, temeva troppo la potenza dell'Imperatore. Rifiutò di convertirsi; anzi, spaventato dall'idea di una moglie cristiana, si valse della sua autorità di prefetto e comandò che fosse torturata, perché apostatasse, cioè rinnegasse la sua fede. Giuliana fu così finalmente Santa eroica, nei tormenti sostenuti per la fede. Ed eroica nel suo disperato tentativo amoroso di aprire alla luce l'anima dello sposo terreno. Quella del demonio è poi una storia a sé, inserita con devota fantasia nella sua leggenda. Si narra infatti che il tentatore le apparve in carcere, sotto forma di Angiolo, esortandola a sacrificare agli dei e a porre fine ai suoi lunghi tormenti. Con l'ausilio della preghiera, Giuliana riconobbe però il demonio, e «allora - narra la Leggenda - gli legò le mani di dietro, e gittandolo in terra si batté durissimamente con la catena con la quale era legata, e il diavolo sì la pregava: Madonna Giuliana, abbi misericordia di me"». Andò al supplizio traendosi dietro il demonio in catene che supplicava:«Madonna mia Giuliana, non fare ischernie di me, ch'io non potrò, da qui innanzi, avere valore contro altrui». Una storia ingenua, una delicata leggenda, che ci rappresenta, con parole di favola, quanto grande fosse la virtù di Santa Giuliana, fanciulla di Nicomedia, decapitata verso il 305, ai tempi della persecuzione di Diocleziano.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicomédia santa Giuiiàna, Vergine e Martire, la quale, sotto l'Imperatore Massimiàno, prima gravemente battuta da Africàno suo padre, quindi in vari modi tormentata dal Prefetto Evilàsio, col quale aveva ricusato di maritarsi, e poi gettata in carcere, combattè apertamente col demonio e finalmente, avendo superato le fiamme ed una caldaia bollente, compì il martirio con la decapitazione. Il suo corpo fu poi trasportato a Cuma, in Campània.

nome Beato Giuseppe Allamano- titolo Presbitero e fondatore- nascita 21 gennaio 1851, Castelnuovo d'Asti- morte 16 febbraio 1926, Torino- ricorrenza 16 febbraio- Beatificazione 7 ottobre 1990 da papa Giovanni Paolo II- Nella seconda metà dell'Ottocento Torino è una città di santi. Il beato Giuseppe Allamano (1851-1926) ebbe come zio san Giuseppe Cafasso e come insegnante san Giovanni Bosco, che lo invitò a entrare nell'istituto che stava fondando. Giuseppe, però, si sente attratto dalla vita diocesana e sceglie il seminario. Ha pietà profonda, è uno studente diligente, ma la salute è precaria. Ciononostante viene ordinato sacerdote e presto è nominato direttore spirituale del seminario. Successivamente è scelto come rettore della Consolata, che sotto la sua guida diviene il santuario mariano dei torinesi. In poco tempo l'antica basilica diventa centro di rinnovamento della vita cristiana. Tra le numerose iniziative fonda e dirige una rivista mariana che ha rapida e ampia diffusione. Lo zelo di don Giuseppe non sembra conoscere confini. Insieme con il teologo Giacomo Camisassa pensa alla fondazione di una congregazione sacerdotale per l'evangelizzazione alle genti. Prepara accuratamente un progetto, ma ostacoli e contrattempi bloccano a lungo l'iniziativa. Allamano, tuttavia, è paziente e nel 1902 i primi due sacerdoti della Consolata, presto seguiti da schiere ben più numerose, partono missionari per il Kenya. Alla congregazione maschile si accompagna poi l'istituto delle Suore missionarie della Consolata. Nella visione di don Giuseppe l'intera Chiesa è chiamata all'evangelizzazione. Per questo auspica l'istituzione di una giornata missionaria annuale. Tra tante iniziative don Allamano sembra più uomo di azione che di preghiera. In realtà egli mira alla diffusione del Vangelo e alla promozione umana. È lo scopo perseguito dalle sue congregazioni nella loro opera ormai più che secolare.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Torino, beato Giuseppe Allamano, sacerdote, che, animato da instancabile zelo, fondò due Congregazioni delle Missioni della Consolata, l’una maschile e l’altra femminile, per la diffusione della fede.

nome Santi Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele e compagni- titolo Martiri- ricorrenza 16 febbraio- Elia e i suoi compagni egiziani convertiti al cristianesimo si recarono in Cilicia (Turchia meridionale) per visitare e portare conforto ad altri neofiti condannati ai lavori forzati. Al momento della loro conversione avevano assunto nomi di origine biblica: Geremia, Isaia, Samuele e Daniele. La nuova edizione del Martirologio Romano elenca, di seguito al nostro gruppo, Panfilo e i suoi cc. martirizzati, secondo quanto è riportato da Eusebio, nello stesso giorno; in considerazione dell'importanza di Panfilo, però, la presente opera dedica a essi una voce a parte giugno, loro data tradizionale.<br /> Nell'impero d'Oriente le persecuzioni contro i cristiani erano violente ancora sotto l'imperatore Galerio Massimiano (305-311), che continuava, intensificandole, quelle iniziate da Diocleziano (284-305). Sulla strada di ritorno dalla Cilicia Elia e i cc, furono arrestati dalle guardie imperiali a Cesarea di Palestina: a quel tempo si trovava in città anche lo storico ecclesiastico Eusebio che, testimone della loro sorte, riportò la vicenda nel suo Martiri della Palestina. Condotti al cospetto del governatore Firmiliano e orribilmente torturati, fu loro domandato il nome e la terra d'origine. Elia pronunciò allora i nomi assunti dopo la conversione e affermò di avere come patria Gerusalemme, riferendosi così alla loro meta, la Gerusalemme celeste. Dopo ulteriori torture vennero decapitati. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Palestina, santi martiri Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele: cristiani di Egitto, per essersi spontaneamente presi cura dei confessori della fede condannati alle miniere in Cilicia, furono arrestati e dal governatore Firmiliano, sotto l’imperatore Galerio Massimiano, crudelmente torturati e infine trafitti con la spada. Dopo di loro ricevettero la corona del martirio anche Panfilo sacerdote, Valente diacono di Gerusalemme, e Paolo, originario della città di Iamnia, che già avevano trascorso due anni in carcere, e anche Porfirio, domestico di Panfilo, Seleuco di Cappadocia, di grado avanzato nell’esercito, Teodúlo, anziano servitore del governatore Firmiliano, e infine Giuliano di Cappadocia, che, tornato proprio in quel momento da un viaggio, dopo aver baciato i corpi dei martiri, si rivelò come cristiano e per ordine del governatore fu bruciato a fuoco lento.

nome Beato Nicola Paglia- titolo frate Domenicano- nome di battesimo Nicola Paglia- nascita 1197, Giovenazzo, Bari- morte 1256 circa, Perugia- ricorrenza 16 febbraio- Beatificazione 26 marzo 1828 (conferma del culto) da papa Leone XII- Nicola, uno dei primi novizi dei frati predicatori, era studente presso l'università di Bologna (v. B. Giordano di Sassonia, 13 feb.) quando, ispirato da una predica di S. Domenico (8 ago.) chiese di unirsi all'ordine da lui fondato. Si dice che provenisse da una nobile famiglia proprietaria di terreni a Giovenazzo in Puglia e presumibilmente ricevette in eredità le ingenti somme che gli permisero di fondare il convento domenicano di Perugia nel 1233 e quello di Trani circa vent'anni dopo; si ritiene inoltre che a lui si debba attribuire la fondazione del convento di Todi. Nominato priore provinciale della provincia romana già nel 1230 e una seconda volta nel 1255, le Vitae Fratrurn lo descrivono, poco prima della morte, come «un uomo santo e saggio, versato nelle Sacre Scritture»; vi sono anche riportati aneddoti che attribuiscono al beato visioni celesti. Nicola era presente alla traslazione del corpo di S. Domenico avvenuta nel 1233 e morì a Perugia nel 1255 o nel 1256 (quest'ultima data è preferita dalla nuova edizione del Martirologio Romano, che sposta inoltre il giorno della commemorazione dal 14 al 16 febbraio), città in cui fu subito venerato come santo. Il suo culto fu confermato da papa Leone XII il 26 marzo 1828, circa cinque anni prima di Giordano di Sassonia, che sembrava dover avere la precedenza. MARTIROLOGIO ROMANO. A Perugia, commemorazione del beato Nicola Paglia, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che da san Domenico ricevette l’abito e l’incarico della predicazione.

nome Beata Filippa Mareri- titolo religiosa Fondatrice- nome di battesimo Filippa Mareri- nascita fine del XII secolo, Petrella Salto nel Cicolano- morte 16 febbraio 1236, Borgo San Pietro, Abruzzo- ricorrenza 16 febbraio- Canonizzazione 1247- Santuario principale Borgo San Pietro (Petrella Salto)- Filippa nacque alla fine del xii secolo a Petrella Salto nel Cicolano (Abruzzo). La famiglia, particolarmente devota, era la maggiore proprietaria terriera della regione, essendo il padre signore feudale nel castello di Mareri. Si dice che S. Francesco d'Assisi sia stato ricevuto nella loro casa mentre predicava nella zona, ispirando Filippa a dedicare la vita alla povertà e a unirsi alle sofferenze di Cristo. I suoi genitori però avevano già pensato di trovarle marito e per evitare questo Filippa si tagliò i capelli, indossò gli abiti più modesti e si tenne nascosta in un angolo della casa. Il fratello Tommaso fece di tutto per convincerla a cambiare idea, ma ella abbandonò la casa paterna e dopo aver probabilmente radunato alcune compagne animate dalle sue stesse intenzioni, fondò un eremo su un vicino monte. Le testimonianze riguardanti questo periodo della vita di Filippa sono tuttavia imprecise e presentano elementi sicuramente leggendari. Si presume che Tommaso, pentitosi del duro comportamento avuto nei confronti della sorella, l'abbia aiutata a ricostruire una casa religiosa abbandonata su un terreno di sua proprietà, a Borgo S. Pietro nei pressi di Rieti, dove Filippa costituì una comunità di suore. S. Francesco nominò come direttore spirituale del convento uno dei suoi discepoli, B. Ruggero da Todi (14 gen.); venne adottata una regola simile a quella di S. Chiara (11 ago.) e Filippa divenne badessa. Ella tuttavia non occupò a lungo questa carica: molto presto si ammalò gravemente e morì, circondata dalle consorelle e grandemente elogiata nell'orazione funebre da Ruggero da Todi. L'attuale data della morte sembra essere tuttavia inesatta: mentre la nuova edizione del Martirologio Romano la fissa al 16 febbraio 1256, fonti antiche sostengono il 13 febbraio 1236; in quest'opera si è accolta la data del 16 febbraio, ma intendendolo dell'anno 1236. Il culto della beata venne confermato da papa Pio VII il 30 aprile 1806. MARTIROLOGIO ROMANO. A Borgo San Pietro in Abruzzo, beata Filippa Mareri, vergine, che, rigettate le ricchezze e i fasti del mondo, abbracciò all’interno di una proprietà della sua famiglia il modello di vita di santa Chiara da poco introdotto.

nome Beato Mariano Arciero- titolo Sacerdote- nome di battesimo Mariano Arciero- nascita 26 febbraio 1707, Contursi, Salerno- morte 16 febbraio 1788, Napoli- ricorrenza 16 febbraio, 24 giugno- Beatificazione Contursi Terme, 24 giugno 2012 da papa Benedetto XVI- Santuario principale Duomo di S.Maria degli Angeli, Contursi Terme- Attributi rosario, croce, tonica gialla- Patrono di compatrono di Contursi Terme- Nacque a Contursi in Campania, in una famiglia molto povera. All'età di 22 anni si trasferì a Napoli, frequentò la Congregazione Eucaristica e grazie al favore della famiglia Parisi fu ordinato sacerdote nel 1731. In breve tempo fu un modello per il clero napoletano, per la sua inclinazione alla carità e il suo apostolato si sviluppò ovunque ce ne fosse bisogno. Gennaro Fortunato, vescovo di Cassano sullo Ionio, lo chiamò nella sua diocesi, dandogli missioni in piena libertà, sia per le missioni, sia per la riforma costante del clero e degli istituti religiosi femminili. Si dedicò fino a sei ore al giorno all'istruzione dei bambini e alla predicazione, ottenendo importanti conversioni, la fama della sua opera superava i limiti della Diocesi di Cassano, per questo fu invitato a sviluppare la sua missione anche in altre diocesi, fu chiamato "Apostolo della Calabria". Monsignor Fortunato lo nominò primo parroco di Altomonte e dopo la chiesa dell'Annunziata in costruzione a Maratea, e che avrebbe guidato la direzione spirituale delle congregazioni ecclesiastiche e laiche. Particolare attenzione fu riservata alle Clarisse di Castrovillari per le quali costruì un nuovo convento e nella stessa città fondò il "Ritiro dei Penitenti", che assistette sempre con aiuti, anche quando lasciò la Diocesi di Cassano, alla morte del vescovo nel 1751 tornò a Napoli. Rientrato a Napoli, gli fu affidata la direzione della convinzione sacerdotale e della conferenza del clero, sulle quali esercitò una notevole e benefica influenza. Nel 1768 fu nominato padre spirituale della suddetta Congregazione della Conferenza, e in quest'opera, con l'aiuto di amici e estimatori, costruì una chiesa chiamata l'Assunta, più adatta ad accogliere i sempre più numerosi iscritti e dove volle essere sepolto. La fama della santità e dei miracoli lo accompagnarono per tutta la vita. Morì a Napoli. È stato beatificato il 24 luglio 2012 da Benedetto XVI. MARTIROLOGIO ROMANO. A Napoli, il Beato Mariano Arciero, sacerdote dell'Arcidiocesi di Napoli.

nome San Panfilo e compagni- titolo Martiri di Cesarea di Palestina- ricorrenza 16 febbraio- Lo storico Eusebio di Cesarea fu un allievo, amico e forse congiunto di Panfilo. Ammirò moltissimo il suo maestro e scrisse la sua vita in tre volumi; S. Girolamo conobbe quest'opera ora scomparsa. Quando Panfilo morì Eusebio si diede il nome di Eusebio Panfilo in suo onore. Panfilo discendeva da una ricca e stimata famiglia fenicia di Berytus (Beirut), dove iniziò gli studi che poi continuò nella famosa scuola catechetica, il Didaskaleion, di Alessandria. In seguito si trasferì a Cesarea, dove fu ordinato prete, e vi trascorse il resto della sua vita. È considerato il più grande studioso di Bibbia del suo tempo, e la sua ricerca nell'esaminare e correggere manoscritti portò alla raccolta dei migliori testi della Bibbia allora conosciuta. Tutto ciò servì come fondamento per l'opera che Girolamo (30 set.) portò avanti nel iv secolo. Panfilo fondò una scuola di letteratura sacra e raccolse una biblioteca che sopravvisse fino al vii secolo, quando fu distrutta dagli arabi. Si sapeva che Panfilo era un gran lavoratore e trascriveva di sua mano molti documenti; copie di manoscritti redatte nella sua scuola erano disseminate in vari luoghi. Considerato uomo di grande generosità, usava la sua ricchezza per aiutare gli altri. Spesso regalava copie di manoscritti per incoraggiare gli studi biblici. Trattava i suoi schiavi come familiari e dava denaro, senza preoccuparsi che lo restituissero, a congiunti, amici e poveri. Nel 307 o 308 Urbano, governatore della Palestina, lo fece arrestare perché si era rifiutato di sacrificare agli dei romani; fu torturato e imprigionato ma non tradì. Durante la prigionia, durata quasi due anni, collaborò con Eusebio, che forse era anch'egli in prigione, e alla stesura della Apologia di Origene. Durante il periodo trascorso ad Alessandria Panfilo era stato allievo di Pierio, allievo di Origene, e ammirò molto le opere dell'esegeta alessandrino, facendo sì che ne fossero trascritte molte. Verso la fine del 309 il successore del governatore Urbano lo fece comparire in tribunale con altri due cristiani, Valente e Paolo di Iamnia. Valente era un anziano diacono che si dice avesse imparato a memoria l'intera Bibbia, mentre Paolo predicava con grande fervore. Tutti e tre furono condannati a morte e il loro comportamento durante il processo fu così ispirato che altri cristiani li difesero e furono a loro volta messi a morte. Porfirio, giovane studioso molto dotato e allievo di Panfilo, chiese, quando fu eseguita la sentenza, di poter seppellire il corpo del suo maestro, ma anch'egli fu arrestato e crudelmente torturato a morte. Seleuco, che vide morire Porfirio e portò la notizia della sua testimonianza agli altri cristiani, fu arrestato. Il governatore si infuriò nel sapere che anche il suo schiavo preferito, un uomo anziano di nome Teodulo, era cristiano e aveva abbracciato uno dei martiri, e così lo fece crocifiggere. Panfilo, Valente, Paolo e Seleuco furono decapitati con altri compagni, dei quali non si è conservato il nome. Si pensa che il numero dei martiri sia di undici. I loro corpi furono gettati in pasto alle bestie feroci ma la comunità cristiana li ricuperò e con grande rischio diede loro una degna sepoltura. Eusebio descrive Panfilo come «la gloria della Chiesa di Cesarea, celebre in ogni virtù, specialmente l'assoluto distacco dalle cose terrene, la condotta serena, l'autodisciplina, la sua totale dedizione allo studio delle Scritture, l'energia instancabile in tutto ciò che intraprendeva, la generosità verso i poveri e una pronta gentilezza per tutti quelli che lo avvicinavano». MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Palestina, santi martiri Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele: cristiani di Egitto, per essersi spontaneamente presi cura dei confessori della fede condannati alle miniere in Cilicia, furono arrestati e dal governatore Firmiliano, sotto l’imperatore Galerio Massimiano, crudelmente torturati e infine trafitti con la spada. Dopo di loro ricevettero la corona del martirio anche Panfilo sacerdote, Valente diacono di Gerusalemme, e Paolo, originario della città di Iamnia, che già avevano trascorso due anni in carcere, e anche Porfirio, domestico di Panfilo, Seleuco di Cappadocia, di grado avanzato nell’esercito, Teodúlo, anziano servitore del governatore Firmiliano, e infine Giuliano di Cappadocia, che, tornato proprio in quel momento da un viaggio, dopo aver baciato i corpi dei martiri, si rivelò come cristiano e per ordine del governatore fu bruciato a fuoco lento.

nome San Maruta- titolo Arcivescovo- nascita IV secolo, Persia- morte 415 circa, Persia- ricorrenza 16 febbraio- Patrono di Iran- Maruta fu vescovo di Mayferkqat in Siria, città situata tra il fiume Tigri e il lago Van, ai confini del regno di Persia, luogo in cui i cristiani erano soggetti a frequenti aggressioni. Quando nel 399 Yezdigerd I salì al trono, Maruta si recò a Costantinopoli per domandare all'imperatore Arcadio di volgere l'influenza che poteva esercitare sul nuovo re a favore dci cristiani perseguitati. La corte imperiale, troppo preoccupata della questione riguardante l'esilio di S. Giovanni Crisostomo (13 set.), non prestò però molta attenzione a quest'appello. Maruta venne perciò lasciato solo, ma dei suoi problemi ebbe notizia proprio il Crisostomo, che dal luogo dell'esilio scrisse una lettera a S. Olimpia, intima amica, informandola che aveva già scritto due volte a Maruta senza però ottenerne risposta e pregandola di andare a fargli visita: «Ho urgentemente necessità di lui per le questioni persiane. Cercate di scoprire quale successo abbia ottenuto nella sua missione. Se è restio a metterlo per iscritto, che mi comunichi l'esito tramite voi. Non indugiate nel tentativo di incontrarlo». Maruta si recò quindi di persona alla corte di Yezdigerd per cercare di assicurare l'appoggio del re ai cristiani e nella missione gli furono di grande aiuto come racconta lo storico Socrate, le conoscenze mediche che possedeva e che gli permisero di curare il re da violente emicranie. I sacerdoti zoroastriani, preoccupati che il beneficio ricevuto potesse convincere il re ad abbracciare la fede cristiana, escogitarono uno stratagemma per screditare Maruta: nascosero un uomo sotto il pavimento del tempio perché, nel momento in cui il re fosse entrato per il culto, apparisse come dal nulla. Così avvenne e l'uomo inscenò un pianto dicendo: «Mandate via da questo luogo santo colui che, empiamente, crede a un sacerdote dei cristiani». Impressionato dall'apparizione Yezdigerd si decise a scacciare Maruta ma egli lo persuase a ritornare nel tempio e qui gli mostrò la botola nascosta dalla quale era comparso lo "spirito". Qualunque sia la veridicità della vicenda, è certo che Yezdigerd tollerò la presenza cristiana, anche se non accettò mai di convertirsi e non divenne mai il "Costantino di Persia" che i cristiani avevano sperato. Durante questo periodo di pace in Persia Maruta ricostruì le chiese che erano state distrutte con le persecuzioni volute in precedenza da re Sapore. Oltre a compilare gli Atti di quelle persecuzioni, raccolse un tale numero di reliquie nella sua città episcopale che questa prese il nome di Martiropoli, tuttora sede episcopale. Scrisse inoltre svariati inni in onore dei martiri, ancora in uso nel rito siriaco. Una nuova ondata di persecuzioni esplose probabilmente nell'anno in cui Maruta morì. Non si è a conoscenza della data esatta della morte, ma è certo che sia avvenuta prima di quella di Yezdigerd, deceduto nel 420. Per via degli scritti a lui attribuiti, Maruta è onorato come campione dei dottori siriaci. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel regno di Persia, san Marúta, vescovo, che, ristabilita la pace per la Chiesa, presiedette il Concilio di Seleucia, restaurò le Chiese di Dio crollate durante la persecuzione del re Sabor e collocò le reliquie dei martiri di Persia nella città sede del vescovo, da allora chiamata Martiropoli.

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