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I santi di oggi 8 marzo:
nome San Giovanni di Dio- titolo Religioso Fondatore dell'Ordine Ospedaliero dei "Fatebenefratelli"- nome di battesimo Juan Ciudad- nascita 8 marzo 1495, Portogallo- morte 8 marzo 1550, Granada, Spagna- ricorrenza 8 marzo- Canonizzazione 16 ottobre 1690 da papa Alessandro VIII- Patrono di Infermieri, Medici, Ospedali, Cardiopatici, Librai, Stampatori- Il Portogallo fu la terra fortunata che diede i natali a questo glorioso campione della carità cristiana. Nato nel 1495 da poveri ma piissimi genitori, trascorse una giovinezza innocente, piena di semplicità. Aveva però grande smania di viaggiare; e a questo fine abbandonò casa e patria. Caduto in estrema miseria, fu costretto a mettersi a servizio del conte d'Oropesa (Castiglia), dal quale fu arruolato nella fanteria. Nella vita militare perdette l'innocenza e la semplicità della vita. Nel 1536, mentre era in Ungheria a combattere contro í Turchi, la compagnia di Giovanni fu congedata ed egli, ritornato nell'Andalusia, si mise a servizio di una ricca signora in qualità di pastore. Nella pace di questa nuova occupazione l'attendeva Iddio per farlo rientrare in se stesso. La sua mente, nella quiete della campagna, ritornò sulla vita trascorsa: pianse i suoi peccati e si diede ad una vita di austera penitenza. Sentendo il bisogno di soddisfare la divina giustizia, propose in cuor suo di dedicarsi totalmente al servizio degli infelici. Su questa strada, guidato e illuminato da Dio, giunse a eroismo di carità e di abnegazione. In Granata, dove aveva fondato il primo ospedale, trovò i primi benefattori, che largheggiando di mezzi materiali, gli dettero possibilità di svolgere la sua azione di bene. Molti attirati dalla santità della sua vita, si proposero di seguirlo e di ubbidirlo. In questo modo egli si trovò padre d'una comunità, che dopo la sua morte si pose sotto una regola stabile e professò i voti religiosi. Sorsero così i «Fatebenefratelli». Le opere a cui pose mano il Santo sono innumerevoli. Ebbe vasto campo di apostolato. Operò moltissime conversioni, anche fra quelle giovani che per penuria di mezzi si erano date ad una vita peccaminosa. Soprattutto però incontrarono la generosità del suo cuore i poveri derelitti e gli ammalati. Consunto dalle eroiche fatiche e colpito da grave malattia, fu soccorso da una ricca signora affinché potesse avere tutti i rimedi della scienza e della medicina, ma dopo inutili tentativi se ne volava pieno di meriti al cielo. Favorito da Dio del dono dei miracoli, nell'incendio del suo ospedale potè salvare tutti i ricoverati, passando incolume attraverso le fiamme. Dal Papa Alessandro VIII fu canonizzato nel 1690.
PRATICA. Cerchiamo di diventare più misericordiosi e caritatevoli verso il prossimo indigente: in esso dobbiamo mirare Gesù che soffre. PREGHIERA. O Signore, che il beato Giovanni, acceso del tuo amore, facesti camminare illeso fra le fiamme e per suo mezzo arricchisti la tua Chiesa di nuova prole, fa' per sua intercessione, che il fuoco della sua carità guarisca i nostri mali.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Granata, nella Spagna, san Giovanni di Dio, Confessore, Fondatore dell'Ordine dei Fratelli Ospedalieri degli infermi, rimasto celebre per la misericordia verso i poveri e per il disprezzo di se stesso: dal Papa Leone decimoterzo fu proclamato Patrono celeste di tutti gli ospedali ed infermi.
nome San Faustino Miguez- titolo Padre Scolopio- nome di battesimo Manuel Míguez González- nascita 25 marzo 1831, Galizia, Spagna- morte 8 marzo 1925, Getafe , Spagna- ricorrenza 8 marzo- Beatificazione da papa Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1998- Canonizzazione da papa Francesco il 15 ottobre 2017- Faustino Míguez nacque il 25 marzo 1831 in Galizia, Spagna. Ordinato sacerdote nel 1856 tra i padri Scolopi, l'anno successivo fu inviato alla prima fondazione scolopica a Cuba. Si spostò poi in diverse comunità della Spagna. Faustino visse oltre 50 anni tutto votato all'educazione: serviva e amava il Signore nei bambini, specialmente i più bisognosi, deboli o malati. Più tardi scoprì la condizione di abbandono e di ignoranza in cui viveva la donna. Fondò quindi l'Istituto Calasanzio, Figlie della Divina Pastora per l'educazione delle bambine. Padre Faustino morì l'8 marzo 1925, all'età di 94 anni a Getafe e fu proclamato Beato il 25 ottobre 1998 da San Giovanni Paolo II.
nome Santo Stefano d'Obazine- titolo Abate- nascita 1085, Limosino, Francia- morte 8 marzo 1159, Limoges, Francia- ricorrenza 8 marzo- Santuario principale<br /> Abbazia di Obazine- Stefano nacque nel Limosino (Francia); dopo aver portato a termine gli studi, ebbe a carico la famiglia, ma ben presto pensò che le necessità dei poveri fossero più importanti di quelle dei suoi genitori e decise di dedicarsi completamente alle opere di carità. Siccome non amava far sapere in pubblico quali fossero le sue opere, appariva ai più come un eccentrico. Dopo essere stato ordinato prete venne chiamato a uno stile di vita più rigoroso e, dopo aver rinunciato a ogni tipo di piacere, cominciò a sottoporsi a penitenze durissime. Nutriva un amore per il Signore così infuocato, da propagarlo ai suoi ascoltatori che non avrebbero mai smesso di udire le sue prediche. A un certo punto si convinse di doversi spingere ancora oltre, di doversi spogliare di tutto e seguire totalmente la povertà di Cristo. Dopo essersi consultato con un prete reputato da tutti un santo, si decise a seguire l'ispirazione divina. Insieme al suo amico Pietro, anch'egli ordinato di recente, decise di lasciare il mondo. Una settimana prima di Quaresima, probabilmente nell'anno 1130, i due compagni chiamarono le rispettive famiglie e gli amici, restituirono loro tutti i beni che avevano e diedero l'ultimo addio. All'alba del giorno successivo partirono a piedi scalzi verso la foresta di Obazine, un distretto selvaggio che distava circa due miglia dalla città di Tulle. Arrivarono a destinazione il Venerdì Santo e si costruirono un rifugio alla meglio. Passato qualche tempo e raggiunti da nuovi compagni, il vescovo Eustachio diede loro il permesso di costruire un monastero e di celebrare la Messa. Ben presto l'edificio si rivelò insufficiente a ospitare tutti i membri della comunità, così venne costruito un altro monastero. Nacque poi la necessità di nominare un superiore che si assumesse la responsabilità della comunità, ma sia Pietro sia Stefano erano convinti che il ruolo fosse adatto all'altro e così la questione venne risolta dal nunzio apostolico Goffredo che scelse Stefano. L'austerità praticata dalla piccola comunità era estrema e Stefano, sebbene avesse un animo gentile e buono, era molto severo nel farla applicare. I frati passavano le giornate pregando, facendo lavori manuali e digiunando fino al tramonto; Stefano cucinava e portava l'acqua come tutti gli altri, anzi spesso si sottoponeva a sforzi doppi rispetto ai compagni. Nel monastero tutto apparteneva a tutti e non vi era alcuna regola scritta; Stefano era la regola vivente, ma probabilmente egli stesso era preoccupato di questo. Nel 1135 chiese infatti ai certosini di potersi unire a loro e da loro fu poi indirizzato ai cistercensi. Sempre nel 1135 Stefano fondò un convento femminile che, essendo sottoposto a una forma di clausura rigidissima, doveva stare vicino a quello maschile: erano infatti i frati a dover provvedere a ogni necessità delle consorelle. Stefano fondò poi altri due monasteri maschili, uno nel Limosino e l'altro nel distretto di Alvernia. La domenica delle Palme del 1142 i membri della comunità di Obazine fecero la professione in presenza del vescovo e di un abate di cui non ci è giunto il nome. Sempre in quella occasione Stefano venne ordinato abate. Più tardi il suo ordine fu indirizzato dai monaci di Dalon verso la vita cistercense; Stefano però presentò richiesta ufficiale di adesione ai cistercensi solo in occasione del capitolo generale dell'ordine, tenutosi nel 1147 alla presenza di papa Eugenio III, anche lui appartenente all'ordine fondato nel XII secolo da Bernardo di Chiaravalle. La richiesta di Stefano d'Obazine venne accolta contemporaneamente a quella del monastero di Savigny e anche le loro suore furono integrate nell'ordine. L'osservanza delle monache venne regolarizzata solo nel 1188. L'abate di Obazine, prima di morire (8 marzo 1159), fondò altri due conventi, uno sulle Alpi nel 1148 e un altro in Aquitania nel 1150. MARTIROLOGIO ROMANO. A Obazine presso Limoges in Aquitania, in Francia, santo Stefano, primo abate del locale monastero, che, alla ricerca di Dio, associò nell’Ordine Cistercense i tre monasteri da lui fondati.
nome San Veremondo- titolo Abate OSB- ricorrenza 8 marzo- Canonizzazione 1173 da papa Alessandro III- Durante l'XI secolo l'abbazia benedettina di Irache fu la più importante in assoluto del regno di Navarra. Era rispettata perché particolarmente antica e rimasta fedele alla vera fede durante le lotte contro gli ariani, perché seguiva in modo attento la regola di S. Benedetto e inoltre perché aveva una comunità raffinata, una liurgia eccellente e alti livelli di scolarizzazione. Veremondo entrò nel monastero da ragazzino, quando suo zio Munius era abate; fu lo stesso zio che lo convinse a vestire l'abito. Crescendo si dimostrò un monaco esemplare, particolarmente dedito alla preghiera e alla penitenza, e così, dopo la morte di Munius, venne eletto abate.<br /> Veremondo si dimostrò da subito all'altezza della situazione e delle aspettative della comunità; un cronista dell'epoca, infatti, descrive l'elezione come particolarmente gradita a Dio perché il neoabate non si adagiò nel suo nuovo ruolo, ma mantenne lo stesso stile di vita rigoroso di prima. Diede grandi esempi sia a parole sia a fatti, non solo ai frati della sua abbazia, ma a tutti gli abitanti della zona. Si dimostrò sempre uomo dedito al Signore nell'opera della liturgia e nell'esercizio della carità. Già da giovane frate era famoso per il suo amore per i poveri, ma quando divenne abate la sua generosità aumentò ancora e la sua munificenza divenne proverbiale. Tradizionalmente Veremondo è ritenuto l'artefice di diversi miracoli; di aver guarito malati, di aver salvato un uomo che stava affogando, donato la vista a ciechi, scacciato demoni e ottenuto la cessazione della pioggia. Un cronista attribuisce al grande amore che Veremondo nutriva per la Beata Vergine Maria la costruzione della città di Estrella. Una notte, mentre alcuni pastori stavano facendo la guardia alle loro greggi, videro una pioggia di stelle cadere su una collina, che poi divenne famosa col nome dialettale di "Yricarra" (stellata). Durante un successivo esame delle meteoriti venne ritrovata un'imponente statua della Madonna; l'episodio impressionò particolarmente il re Sancho Ramirez, al punto che egli fece erigere Estrella e ne donò tutti i diritti di proprietà al monastero. Veremondo morì dopo essere stato abate per più di quarant'anni e sulla sua tomba sono ancora ben visibili tre angeli che raffigurano il suo triplice ruolo di monaco, celibe e abate. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Estella nella Navarra, in Spagna, san Veremondo, abate di Irache, che, monaco fin da tenera età, spinto da desiderio di perfezione spronò con l’esempio i suoi monaci dedicandosi ai digiuni e alle veglie.
nome San Felice di Dunwich- titolo Vescovo- nascita Borgogna- Nominato vescovo nel 630 da papa Onorio I- Consacrato vescovo nel 630 dall'arcivescovo Onorio di Canterbury- morte 8 marzo 648, Dunwich, Inghilterra- ricorrenza 8 marzo- Attributi bastone pastorale, mitria- Sigberto, governatore degli angli orientali, mentre si trovava in esilio in Gallia, aveva accolto la fede cristiana ed era stato battezzato. Quando nel 631 poté tornare in patria ed essere incoronato re, ottenne da S. Onorio di Canterbury (30 set.) i servigi del vescovo Felice, un burgundo che designò apostolo degli angli orientali. Dunwich, nel Suffolk, venne designata sede episcopale del regno e per diciassette anni Felice predicò il Vangelo nelle zone che adesso fanno parte delle contee del Norfolk, Suffolk e Cambridge. La Chiesa della East Anglia, in quel periodo, venne poi ulteriormente rafforzata dall'arrivo di S. Fursey (16 gen.) che fondò un monastero, probabilmente a Burghcastle, vicino a Yarmouth. Sebbene ai tempi di Felice Dunwich sia stata una città piuttosto importante, è stata poi completamente cancellata dall'avanzamento del mare. Quando il santo morì, nel 648, venne sepolto là, ma le sue reliquie furono poi traslate, prima a Soham, vicino a Ely, un monastero che egli stesso aveva fondato, e quindi presso l'abbazia di Ramsey, dove rimasero fino al XII secolo. S. Felice (del cui nome si hanno tracce nel toponimo di Felixstowe), è citato da diversi calendari inglesi del Medio Evo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Dunwich in Inghilterra, san Felice, vescovo, che, originario della Burgundia, evangelizzò gli Angli orientali all’epoca del re Sigeberto.
nome San Teofilatto di Nicomedia- titolo Vescovo- ricorrenza 8 marzo- Teofilo arrivò a Costantinopoli, quando era ancora un ragazzo, proveniente dall'Asia. S. Tarasio (25 feb.) si interessò a lui e gli diede una buona istruzione. Quando il suo benefattore venne promosso al patriarcato di Costantinopoli, Teofilo e Michele il Confessore si fecero monaci. Furono inviati presso un monastero vicino al Bosforo e quando Tarasio pensò che fosse giunto il momento, li ordinò entrambi vescovi, Michele alla sede di Synnada e Teofilo a quella di Nicomedia. Nell'806 Niceforo succedette a Tarasio nella sede di Costantinopoli e nell'813 divenne imperatore Leone l'Armeno che col tempo si rivelò un iconoclasta. Niceforo decise quindi di convocare alcuni vescovi, tra i quali c'erano anche Michele e Teofilo, e far visita all'imperatore per esporgli le proprie teorie. Poiché Leone era rimasto insensibile alle frasi del patriarca, Teofilo, mosso da uno spirito profetico, prese la parola e disse: «Lo so che non ti interessi assolutamente della pazienza e della sopportazione di Dio, ma ti avverto che subirai una morte terribile e che non ci sarà nessuno che ti potrà salvare». A quel punto Leone andò su tutte le furie e li condannò tutti. Teofilo venne imprigionato presso una fortezza dalla quale venne liberato solo dalla morte, avvenuta nell'845. La sua profezia si avverò quando, nel giorno di Natale dell'820, Leone venne attaccato da del cospiratori mentre si trovava nella sua cappella. Sebbene egli fosse riuscito a prendere il crocifisso che si trovava sull'altare e a lottare contro i suoi avversari usandolo come un'arma, venne colpito e ucciso prima che arrivasse qualcuno in aiuto. Teofilo si distinse per le varie opere di carità a cui prese parte; ebbe sempre un'attenzione particolare per gli orfani e per le vedove. Costruì ospedali e rifugi; fu sempre generoso coi poveri c si racconta che portasse sempre dell'acqua con sé per lavare le ferite degli ammalati che incontrava. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, san Teofilatto, vescovo, che, colpito dall’esilio a causa del culto delle sacre immagini, morì a Stróbilon nella Caria.
nome Sant'Unfrido di Therouanne- titolo Vescovo- nascita Thérouanne, Francia- morte 871, Thérouanne, Francia- ricorrenza 8 marzo- Nell'855 l'imperatore Lotario arrivò morente presso il monastero di Priim della diocesi di Trcviri, sperando di espiare i crimini compiuti col vestire l'abito monastico all'ultimo momento. Sopravvisse soltanto sei giorni e, come ricorda un cronista del tempo, «i frati lo seppellirono con riverenza nella chiesa del Salvatore». Uno di quei frati era Unfrido. Dopo nemmeno un anno morì un altro personaggio importante, S. Folkwin, vescovo di Thérouanne, e Lotario II scelse Unfrido per la sua successione. Già questa serie di avvenimenti avrebbe potuto spaventare il giovane frate, ma la realtà che lo attendeva sarebbe stata ancora più preoccupante. Il secondo concilio di Toul, tenutosi presso la città di Tuscy nell'860, e al quale Unfrido appose la propria firma, descrive la situazione della Gallia di quel periodo: «Con l'aiuto di Dio iniziamo descrivendo le condizioni attuali e i rischi che le persone che si trovano sotto la nostra guida devono affrontare. Confessiamo che i nostri peccati hanno contribuito al disprezzo in cui si trovano sia le leggi umane sia quelle divine, ammettiamo che ogni ordine religioso si trova in subbuglio, che non vi sono altro<br /> che bestemmie, menzogne, adulteri e omicidi. Osserviamo che il sangue si mescola al sangue; che la terra viene ingoiata e che tutti i suoi abitanti sono malati». Il canone 5, che tratta del clero e dei monaci dissoluti, dice: «I nostri peccati hanno fatto sì che molti luoghi dedicati a Dio siano stati distrutti da cristiani rinnegati e dai crudeli normanni e, approfittando di ciò, molti preti e frati scostumati sono tornati ai loro interessi, senza nessuna autorizzazione ecclesiastica e senza nessuna vergogna: sembrano vagabondi allontanatisi dal gregge di Dio». La diocesi di Thérouanne era particolarmente colpita dai normanni che si spingevano fin dove potevano risalendo i fiumi con le loro navi e poi, una volta sbarcati, attraversavano la regione distruggendo i campi, incendiando le città e bruciando i villaggi. Nella settimana di Pentecoste dell'861 assediarono il monastero di Saint-Bertin presso Saint-Omer e lo incendiarono dopo averlo saccheggiato e aver ucciso quattro frati. Anche la città di Thérouanne venne attaccata e il vescovo fu costretto a fuggire. Per il dolore che ne ebbe, Unfrido da Thérouanne si rivolse a papa S. Nicola I (13 nov.) per ottenere il permesso di ritirarsi in un monastero. Il papa gli rispose gentilmente, ma con fermezza: «Non capisci, carissimo fratello, che se è pericoloso per il capitano abbandonare la nave quando il mare è calmo, è molto peggio lasciarla quando il mare è mosso?». Fece quindi capire con chiarezza a Unfrido che sarebbe stato giustificato a fuggire dai pirati, ma lo invitò a fare pronto ritorno, non appena la tempesta si fosse placata, per raccogliere le pecorelle disperse. I barbari si ritirarono presto e Unfrido, dopo aver ripreso possesso della sua sede, svolse un compito molto importante e nobile nel convincere la gente a ritornare alle proprie case e a ricostruire i propri santuari. Adelardo, abate di Saint-Bertin, morì nell'844 e la Chiesa all'unanimità pretese che fosse Unfrido a succedergli. Fu così che durante il nono anno di episcopato, Unfrido accettò anche la nuova carica che conservò fino all'868, quando venne defenestrato da Carlo il Calvo che mise al suo posto un suo favorito, un canonico secolare chiamato Ilduino. Unfrido continuò a essere vescovo della diocesi di Thérouanne fino all'871, anno in cui morì. Su suo ordine la festa dell'Annunciazione, che fino ad allora era stata osservata solo saltuariamente e in poche chiese, divenne festa di precetto per tutta la diocesi. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Thérouanne in Francia, sant’Unfredo, vescovo, che, dopo la distruzione della città da parte dei Normanni, si premurò senza sosta di raccogliere e confortare il suo gregge.