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I santi di oggi 13 giugno:
nome Sant'Antonio di Padova- titolo Sacerdote e dottore della Chiesa- nome di battesimo Fernando Martins de Bulhões- nascita 15 agosto 1195, Lisbona, Portogallo- morte 13 giugno 1231, Arcella, Padova- ricorrenza 13 giugno- Canonizzazione Spoleto, 30 maggio 1232 da papa Gregorio IX- Santuario principale Basilica di Sant'Antonio di Padova- Libro, pesce, giglio candido, Bambin Gesù, pane, fiamma, cuore- Patrono di Portogallo, poveri, oppressi, orfani, prigionieri, naufraghi, bambini malati, vetrai, reclute, donne incinte, affamati, viaggiatori, animali, oggetti smarriti, pescatori, cavalli, marinai, nativi americani, sterilità, fidanzati, matrimonio- Sant'Antonio nacque a Lisbona nel 1195 da genitori favoriti da Dio di ricchezze spirituali e di un certo benessere. Dopo la prima educazione ricevuta nella casa paterna da uno zio canonico, continuò la sua istruzione nella scuola vescovile annessa alla Curia. Con l'età cresceva pure nell'umiltà, unita al disprezzo per le glorie mondane; virtù che, unitamente alla fama di taumaturgo, lo distingueranno sempre. Sentendosi portato alla solitudine, il Santo pensò presto di ritirarsi in un convento e scelse i Canonici Regolari di S. Agostino. Qui si diede con tale fervore alla mortificazione della carne, alla ritiratezza e ad un silenzio operoso, da divenire uno specchio per i suoi confratelli. Ma le sue brame non erano ancora pienamente appagate: il Santo desiderava di ricevere il martirio, se cosi fosse piaciuto al Signore; e a questo scopo, abbandonato il convento di S. Croce, si ritirò tra i Frati Minori ai quali erano permesse le Missioni. Ma chi può scrutare i disegni altissimi dell'Onnipotente? Antonio, appena giunto in terra di Missione, è assalito da una malattia tale che lo costringe alla più assoluta inazione, e lo inchioda inesorabilmente in un letto, tanto che è costretto al ritorno. Si imbarca allora per ritornare in Portogallo, ma la nave, sbattuta da violenta tempesta, dopo una fortunosa navigazione, viene a sfasciarsi contro il litorale della Sicilia. Soccorso da alcuni pescatori, viene trasportato a braccia al più vicino convento. Antonio adora la volontà di Dio, ed appena è in grado di camminare si reca ad Assisi. Qui ebbe la grazia di vedere il suo caro padre S. Francesco, e di assistere al capitolo delle stuoie. Ma in questa circostanza il nostro Santo non parlò, nè fu notato. Dopo l'umiliazione però la Provvidenza, in modo inaspettato, gli apriva la via della predicazione. Fu una rivelazione: in poco tempo divenne celebre e dovette passare a Montpellier, a Tolosa, a Bologna, a Rimini e infine a Padova. Nella quaresima che tenne in quest'ultima città, i frutti della grazia divina furono copiosissimi: riconciliò nemici, ridusse i dissoluti a vita migliore, persuase gli usurai alla restituzione. La sua parola era come un dardo che trapassava i cuori e li infiammava d'amore alla virtù. Il Signore confermava la santità del Santo con numerosissimi miracoli. Conoscendo per rivelazione che suo padre era accusato ingiustamente della morte di un nobile, pregò Dio e si trovò miracolosamente a Lisbona accanto al padre. Qui richiamò a vita l'ucciso che indicò l'omicida: suo padre fu salvo. Sentendosi vicino al termine della vita ottenne il permesso di ritirarsi nel romitorio di Camposampiero nel luogo che il signore del luogo, il conte Tiso, aveva affidato ai francescani, nei pressi del suo castello; qui passò i suoi ultimi giorni nella contemplazione e nell'esercizio sempre più puro dell'amor di Dio. Si narra che Antonio camminando nel bosco, notò un maestoso noce e gli venne l’idea di farsi costruire tra i rami dell’albero una specie di celletta. Tiso gliela allestì. Il Santo passò così in quel rifugio le sue giornate di contemplazione, rientrando nell’eremo solo la notte. Una sera, il conte si recò nella stanzetta dell’amico, quando, dall’uscio socchiuso, vide sprigionarsi un intenso splendore. Temendo un incendio, spinse la porta e restò immobile davanti alla scena prodigiosa: Antonio stringeva fra le braccia Gesù Bambino. Quando si riscosse dall’estasi e vide il viso commosso, il Santo lo pregò di non parlare con nessuno dell’apparizione celeste. Solo dopo la morte del Santo il conte avrebbe raccontato quello che aveva visto. Così poco dopo Frate Antonio si ammalò gravemente ed espresse il desiderio di essere portato a Padova per morire nel suo convento di S. Maria. Venne tosto disteso su di un carro, tirato da due buoi. Ma quando il carro giunse alle porte di Padova, si fece una breve sosta nel convento dell'Arcella. Qui l'ammalato peggiorò e domandò il S. Viatico e l'Estrema Unzione. Poi cominciò a cantare l'inno alla Madonna: "O gloriosa Signora, innalzata sopra le stelle...". Intorno a lui i frati pregavano e piangevano. Ad un certo momento i suoi occhi velati, si aprirono, e si fissarono estatici e lucenti in alto come se vedessero qualche cosa di divino. Il frate che lo sorreggeva gli chiese: "Che cosa guardi?". Con voce che manifestava tutta la sua gioia, rispose: "Vedo il mio Signore!". Poco dopo Frate Antonio era in cielo: 13 giugno 1231 all'età di 36 anni. Dopo la sua morte i fanciulli di Padova e dei dintorni andavano gridando: « È morto il Santo, è morto il Santo ». Ed era veramente morto un santo ed un grande santo, che lasciò tracce indelebili di ogni virtù. PRATICA. Mentre ammiriamo il Santo, cerchiamo di imitarlo nella corrispondenza alla divina grazia e nel disprezzo delle cose terrene e nell'amore delle celesti. PREGHIERA. L'annuale solennità del tuo beato confessore Antonio allieti, o Dio, la tua Chiesa, affinchè munita sempre di aiuti spirituali, meriti di godere le gioie eterne. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pàdova sant'Antonio Portoghése, Sacerdote dell'Ordine dei Minori, Confessore e Dottore della Chiesa, illustre per la vita, pei miracoli e per la predicazione, il quale, non essendo ancora trascorso un anno dalla sua morte, dal Papa Gregorio nono fu ascritto nel numero dei Santi.
nome Santa Felicola di Roma- titolo Martire- nascita IV secolo, Roma- morte IV secolo, Roma- ricorrenza 13 giugno- La leggenda tramanda che Felicola fosse sorella di latte di Petronilla (31 mag.), la quale, in relazione al suo nome, fu erroneamente inserita nel Martirologio Romano come figlia di S. Pietro (29 giu.). Il suo martirio è associato a quello di Nereo e Achilleo (12 mag.), due santi che ci portano in un terreno più sicuro poiché è stata trovata un'iscrizione, risalente al pontificato di Damaso (366-84; 11 dic.), in cui si dice che erano due soldati romani che, divenuti cristiani e lasciato l'esercito, furono martirizzati per la loro fede. Gli Acta attribuiti a tutti questi martiri sono probabilmente leggendari. La storia racconta che dopo la morte di Petronilla ella rifiutò le avances del comes Fiacco, che giunse a porle l'alternativa: sposarlo o sacrificare agli idoli. Naturalmente Felicola rifiutò ambedue le cose e perciò fu imprigionata per sette giorni senza cibo. Il suo carceriere tentava di convincerla a sposarsi, sottolineando che Fiacco era nobile, giovane, ricco, elegante e amico dell'imperatore. Visti falliti questi tentativi fu portata presso le vestali, ma neppure esse riuscirono a farle cambiare idea. Fu allora torturata e messa a morte. Il suo corpo fu recuperato dal presbitero Nicomede (15 set.) e seppellito al settimo miglio della via Ardeatina. Sono molte le chiese di Roma, tra cui S. Prassede e S. Lorenzo in Lucina, che rivendicano il possesso delle sue reliquie, ma in verità c'è incertezza sul luogo dove si trovino veramente. Infatti anche la chiesa di S. Paolo a Parma e altre a Pavia e a Fulda ne rivendicano il possesso. Ci sono altre sante a Roma che portano questo nome, ed è probabile che i loro resti siano stati attribuiti alla loro omonima più famosa, la compagna di Petronilla. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma al settimo miglio della via Ardeatina, santa Felícola, martire.
nome Beato Gerardo di Clairvaux- titolo Monaco- nascita 1090 circa, Clairvaux, Francia- morte 1138, Clairvaux, Francia- ricorrenza 13 giugno- Gerardo, fratello più anziano e preferito di Bernardo (20 ago.), non era nel novero di coloro, giovani parenti e amici, che entrarono a Citeaux nel 1112 con il grande riformatore. Di indole estroversa aveva preferito la carriera militare, ma quando venne ferito gravemente nell'assedio di Grancy e fatto prigioniero per un lungo periodo poté riflettere, e una volta rilasciato, si recò a Clteaux per farsi monaco sotto Bernardo. Con questi si trasferì a Clairvaux, dove fu nominato cellerario e diede prova di grande efficienza nel governo degli affari domestici del convento. Si dice che fosse così abile nei lavori manuali che muratori, fabFbri, ciabattini, tessitori e manovali tutti si rivolgessero a lui per ricevere istruzioni. Si stava recando a Roma nel 1137 quando nei pressi di Viterbo cadde: sembrava in punto di morte ma si riprese a sufficienza per far ritorno a Clairvaux, dove però morì l'anno dopo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Chiaravalle in Borgogna, nell’odierna Francia, beato Gerardo, monaco, che, fratello di san Bernardo, sebbene analfabeta, fu dotato di grande acutezza di ingegno e capacità di discernimento spirituale.
nome San Trifilio di Leucosia- titolo Vescovo- nascita IV secolo- morte IV secolo, Nicosia, Cipro- ricorrenza 13 giugno- Mentre era ancora giovane Trifillio divenne discepolo di Spiridione, che era vescovo di Trimitonte (14 dic.), nella parte settentrionale di Cipro. Spiridione era un pastore con pochissima istruzione, mentre Trifillio aveva un'ottima educazione ed era destinato a una carriera legale, però i due lavorarono insieme e il giovane divenne discepolo fedele e devoto del vescovo; parteciparono insieme al concilio di Sardica nel 347 e si opposero fermamente all'eresia ariana. Il nostro santo fu consacrato vescovo di Leucosia (Nicosia) e diven ne famoso come predicatore, maestro e scrittore. S. Girolamo (30 set.) scrisse di lui che era «il più ricco di eloquenza tra i suoi contemporanei e godette di enorme prestigio sotto l'imperatore Costanzo». Ancora Girolamo scrive di «Trifillio il cretese, i cui libri erano così pieni di dottrina e massime filosofiche che non sappiamo se ammirare di più la sua erudizione secolare o la conoscenza delle Scritture». Non ci sono prove che Trifillio fosse originario di Creta, e forse Girolamo potrebbe aver confuso Cipro con Creta. Il vescovo di Nicosia ha composto anche poemi e ha ricordato in versi i miracoli di S. Spiridione. Le sue reliquie sono venerate nella chiesa ciell'Odighitria a Nicosia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicosía nell’isola di Cipro, san Trifillo, vescovo, che difese strenuamente la retta fede di Nicea e, come afferma san Girolamo, fu l’oratore più eloquente del suo tempo e straordinario commentatore del Cantico dei Cantici.