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I santi di oggi 26 gennaio:
nome Santi Timoteo e Tito- titolo Vescovi Discepoli di San Paolo- ricorrenza 26 gennaio- La memoria di due Vescovi delle primissime generazioni cristiane, ambedue convertiti da San Paolo e suoi collaboratori, è stata abbinata nel nuovo Calendario della Chiesa. Timoteo e Tito non erano israeliti, non appartenevano al Popolo eletto. Ambedue perciò impersonavano il primo grosso problema incontrato dalla Chiesa nascente. Il problema era questo: era lecito entrare nella Chiesa cristiana senza prima passare dalla Sinagoga ebraica? I pagani potevano essere battezzati direttamente, oppure il battesimo doveva essere riserbato soltanto ai circoncisi? La questione venne affrontata dagli Apostoli, a Gerusalemme, verso l'anno 50, in quello che può esser definito il primo Concilio della Chiesa. La controversia fu vivace, ma San Paolo, per quanto israelita, sostenne le ragioni dei pagani convertiti, e in tal senso convinse anche gli altri Apostoli, e San Pietro, che dette autorità alle decisioni del concilio. Timoteo era figlio di una donna israelita e di padre gentile, cioè pagano. Egli rappresentava in qualche modo un punto d'incontro e d'intesa tra le due tendenze. Per rispetto al padre, la madre non l'aveva fatto circoncidere. Quando San Paolo giunse in Asia Minore, a Listra, patria di Timoteo, convertì la madre e battezzò il giovane, promettente figlio. Tito, a sua volta, era proprio uno di quei pagani della Siria che, convertito da San Paolo, era entrato a far parte della Chiesa di Antiochia. Quattordici anni dopo, Paolo lo portò con sé a Gerusalemme, proprio nel momento cruciale della controversia circa il battesimo dei Gentili. L'Apostolo si oppose risolutamente alla circoncisione del cristiano di Antiochia, e Tito divenne così il vivente simbolo del valore universale del Cristianesimo, senza distinzioni di nazionalità, di razza e di cultura. Diverso fu invece il comportamento di San Paolo nei confronti di Timoteo. Incontrandolo dopo alcuni anni, gli consigliò la circoncisione. Ciò sembrava in contrasto con i principi paolini, ma evidentemente l'Apostolo delle Genti voleva fare di Timoteo un missionario presso gli Ebrei. Timoteo divenne così uno dei migliori e più assidui collaboratori di Paolo, docile e affettuoso, riflessivo e fedele. E utilissimo collaboratore dell'Apostolo fu anche Tito, eloquente e ispirato, zelante e irreprensibile. Ambedue, Timoteo e Tito, furono latori delle lettere di San Paolo alle varie comunità cristiane. Due lettere dell'Apostolo, importantissime, furono indirizzate proprio a Timoteo; un'altra lettera, anche questa fondamentale, venne indirizzata a Tito, che era restato ad evangelizzare l'isola di Creta, dove divenne Vescovo di Gòrtina, morendovi vecchissimo, verso la fine del primo secolo cristiano. Timoteo, invece, inviato da Paolo ad organizzare la Chiesa di Efeso, divenne il primo Vescovo, amato e venerato, di quella grande città orientale, dove morì verso l'anno 97. La tradizione lo disse Martire, ucciso a colpi di pietra dai pagani della città, adirati perché il Vescovo cristiano si sarebbe opposto ai Baccanali, durante una festa pagana. Ma nessun documento conferma quest'ultimo capitolo della vita del fedele «figlio spirituale» di Paolo. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria dei santi Timoteo e Tito, vescovi, che, discepoli di san Paolo Apostolo e suoi collaboratori nel ministero, furono l’uno a capo della Chiesa di Efeso, l’altro di quella di Creta; ad essi sono indirizzate le Lettere dalle sapienti raccomandazioni per l’istruzione dei pastori e dei fedeli.
nome Santa Paola Romana- titolo Vedova- nascita 5 maggio 347, Roma-morte 26 gennaio 404, Betlemme-ricorrenza 26 gennaio- Patrona di Ordine di San Girolamo- Paola era una delle nobildonne romane la cui vita ruotava attorno al "misogino" S. Girolamo (30 set.). Egli parlò di queste matrone nelle sue lettere, ed è la nostra unica fonte di informazioni su di esse. Paola era nata il 5 maggio 347, discendente dalle famiglie degli Scipioni e dei Gracchi: i suoi genitori sostenevano addirittura di discendere da Enea e Agamennone. Sposò Tossozio, ebbe un figlio, Tossozio jr, e quattro figlie, Blesilla, Paolina, Eustochio e Rufina. Il marito morì quando lei aveva solo trentadue anni, causandole un grande dolore, alleviato dalla presenza di S. Marcella (31 gen.) descritta da Girolamo come «gloria delle donne romane». Anche Marcella era vedova e incoraggiò Paola a imitare il suo stile di vita austero e quasi monastico.<br /> Avendo precedentemente lasciato Roma per sperimentare la vita eremitica nel deserto calcidico della Siria, nei pressi di Antiochia, e avendo poi deciso di dedicarsi agli studi, Girolamo tornò insieme con Paolino di Antiochia a Roma, dove l'anziano papa Damaso nominò Girolamo suo segretario e lo incaricò di rivedere i testi latini della Bibbia allora in uso. A Roma Girolamo si impegnò a diffondere l'ascetismo tra gli aristocratici. Riscosse molto successo tra le nobildonne, cosa che deve averlo sorpreso e dato origine a pettegolezzi maliziosi, originati forse dal più nobile ma volgare clero romano, dal quale egli aveva preso notevolmente le distanze. Marcella e Paola, che sapevano il greco, divennero il nucleo di un gruppo di donne entusiaste della Bibbia, che affascinarono Girolama e lo convinsero a occuparsi della loro direzione spirituale. La figlia maggiore di Paola, Blesilla, divenne la pupilla di Girolamo; essa lo aveva infatti colpito per l'eccezionale intelligenza. La sua salute era però delicata e non fu per niente aiutata dal regime di vita eccessivamente ascetico impostole da Girolamo; morì e la sua morte scatenò una tempesta di proteste contro di lui.<br /> La seconda figlia di Paola, Paolina, era sposata con un senatore, Pammachio, che era stato un amico di Girolamo durante la sua prima e meno ascetica permanenza a Roma. Anche Paolina morì giovane in seguito a un aborto, e Pammachio divenne probabilmente l'unico discepolo maschio di Girolamo. Più tardi avrebbe fondato il primo ostello per pellegrini dell'Occidente ed è anch'egli venerato come santo (30 ago.). L'attenzione di Girolamo si concentrò quindi sulla terza figlia, Eustochio: «Cominciò a formarla già in tenera età a una sorta di scolastica verginità, con una formazione che univa filologia ebraica a esortazioni alla castità così precise e dettagliate da fare arrossire un legionario» (Bouyer).<br /> Morto papa Damaso, íl suo successore, Siricio, ebbe un atteggiamento molto meno favorevole verso Girolamo, che lasciò Roma alla volta della Palestina, portando con sé Paola e molte altre pie donne. Essi compirono pellegrinaggi in tutta la Palestina e un viaggio in Egitto per visitare i frati e gli anacoreti che là vivevano. Finalmente si fermarono e fondarono monasteri a Betlemme e nei dintorni. Anche nel loro ascetismo le distinzioni sociali romane continuavano ad avere valore: le persone che appartenevano a questi monasteri erano suddivise in tre ordini in base alla classe sociale di provenienza e si incontravano solo per l'ufficio e i servizi. La stessa Paola insegnò l'ebraico e aiutò Girolamo nella sua opera. Anch'essa fu coinvolta nella disputa tra Girolamo e il vescovo Giovanni di Gerusalemme sull'origenismo. Le ricchezze di Paola si prosciugarono nell'opera di costruzione e di assistenza: negli ultimi anni di vita essa cadde in miseria. Suo figlio Tossozio aveva sposato la figlia cristiana di un pagano: la loro figlia Paola sarebbe succeduta alla nonna nella guida del monastero. Girolamo si occupò della sua istruzione sin da quando era nella culla e la educò basandosi sui Proverbi, l'Ealesiaste e il Libro di Giobbe. L'entusiasmo che egli mise in questo nuovo compito superò persino quello che aveva dimostrato nell'educare, circa venti anni prima, la zia Eustochio. La giovane Paola sembra avergli tenuto testa, creandogli qualche problema, vista anche l'età avanzata di Girolamo; egli infatti scrisse: «Ho sulle mie spalle la piccola Paola, un peso che non so se sono in grado di portare». Paola (la prima) morì il 26 gennaio 404 é fu sepolta sotto l'altare della chiesa della Natività a Betlemme. Il discorso di commiato di Girolamo costituisce l'argomento di quella che è considerata la sua lettera più fine. La scena della sepoltura è riportata in miniatura in una copia inglese del mi secolo di un commento di Girolamo su Isaia.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Betlemme di Giudea, santa Paola, vedova: di nobilissima famiglia senatoria, rinunciò al mondo e, distribuite le sue sostanze ai poveri, insieme alla beata vergine Eustochio, sua figlia, si ritirò presso il presepe del Signore.
nome Beato Gabriele Maria Allegra-titolo Sacerdote e frate francescano- nascita 26 dicembre 1907, San Giovanni La Punta, Sicilia- morte 26 gennaio 1976, Hong Kong, Cina- ricorrenza 26 gennaio- Beatificazione 29 settembre 2012 da papa Benedetto XVI- Gabriele Allegra nacque a San Giovanni La Punta in Sicilia. Entrò come francescano nel convento di San Biagio ad Acireale nel 1918. Novizio nel 1923, tre anni dopo fu inviato all'Antonianum di Roma per gli studi di teologia. Lì ebbe la fortuna di ascoltare, nel 1928, una conferenza su Giovanni da Montecorvino, francescano, missionario in Cina e primo Arcivescovo di Pechino, in occasione del VI centenario della sua morte. La conferenza era - avrebbe detto più tardi nelle sue " Memorie"- "come una miccia accesa contro una polveriera", e lo convinse di essere chiamato a fare il missionario in Cina. Quando seppe che in Cina non esisteva una traduzione cattolica dell'intera Bibbia, decise di recarsi lì per tradurre le Sacre Scritture nella lingua di Confucio. Questo voto fu consegnato alla Vergine Immacolata, verso la quale ebbe sempre un affetto filiale. Ordinato sacerdote nel 1930, l'anno successivo fu mandato in missione in Cina.<br /> Dopo aver studiato cinese, iniziò la traduzione cinese dell'Antico Testamento dall'aramaico nel 1935 e la terminò nel 1944. Sfortunatamente, durante le vicissitudini della guerra perse più della metà del testo tradotto. Nel 1945 fonda a Pechino lo Studium Biblicum Franciscanum, trasferito ad Hong Kong nel 1948. Completò la traduzione dell'Antico Testamento nel 1952 e, a partire dal 1955, si dedicò alla traduzione del Nuovo Testamento dal greco. Nel 1968 lo Studium Biblicum Franciscanum pubblicò per la prima volta nella storia la Bibbia in cinese (Antico e Nuovo Testamento). Tradurre la Bibbia dai testi originali nella lingua cinese comportò certamente grandi sforzi; basta pensare alla necessità di creare nuove parole per esprimere concetti fino ad allora sconosciuti nella lingua e nella mentalità cinese. Per questo il merito di padre Allegra fu straordinario: con la sua traduzione non scrisse una teologia cinese, ma mise i cinesi in condizione di scrivere una sua teologia; vale a dire, permise l'interpretazione del testo dell'Apocalisse secondo le categorie dell'esperienza e della cultura del luogo.<br /> Partendo da un comune interesse per la Sacra Scrittura, padre Allegra, con spirito conciliare ed evangelico, rivolse la sua attenzione ai fratelli separati, avviando con loro un dialogo intenso e costruttivo a fini ecumenici. In questo campo diede vita a "seminari biblici", ovvero incontri di studio, con rappresentanti delle varie denominazioni protestanti di Europa, America e Asia. Organizzò settimane bibliche a Formosa, in Giappone e a Hong Kong. Predicò ritiri spirituali ai seminaristi anglicani. Coltivò anche altri campi di interesse, in particolare arte e musica. Padre Allegra, pur essendo un illustre studioso dotato di un'intelligenza prodigiosa, seppe sempre di essere prima di tutto sacerdote e francescano, motivo per cui è ricordato come uomo di preghiera, di carità e di dedizione agli altri. Le sue vacanze, ogni volta che poteva, erano trascorse con i più bisognosi, come nel lebbrosario di Macao, dove era comune vederlo a Natale e Pasqua. Una delle sue frasi più comuni era chi poteva "imitare i grandi missionari e come diventano uomini di preghiera". Padre Allegra morì all'ospedale "Canossa" (Caritas) di Hong Kong il 26 gennaio 1976, apprezzato da tutti come uomo di grande carità e saggezza. Nel 1986 la sua salma fu trasferita ad Acireale e sepolta nella chiesa del convento francescano di San Biagio, che presto divenne meta di pellegrinaggi. Il 29 settembre 2012 è stato beatificato ad Acireale, nella Basilica Cattedrale dell'Annunciazione di Maria Santissima durante il pontificato di Benedetto XVI.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Hong Kong, Cina, il beato Giovanni Stefano Allegra, in religione Gabriele Maroa, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori di San Francesco, missionario in Cina, per la cui lingua realizzò la prima versione integrale delle Sacre Scritture.
nome San Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero- titolo Sacerdote- nascita 16 marzo 1840, Santa Rosa de Rio Primero, Argentina- morte 26 gennaio 1914, Villa Tránsito, Argentina- ricorrenza 27 gennaio- Beatificazione 14 settembre 2013 da papa Francesco-Canonizzazione 16 ottobre 2016 da papa Francesco- Nacque vicino a Santa Rosa del Río Primero, a Córdoba, in Argentina. Entrò nel Seminario Maggiore “Nostra Signora di Loreto” di Córdoba il 5 marzo 1856, all'età di 16 anni. Fu ordinato sacerdote il 4 novembre 1866. Per la prima volta svolse il suo ministero sacerdotale nella Cattedrale di Córdoba e fu prefetto degli studi presso la scuola del seminario Nostra Signora di Loreto. Prefetto degli studi, il 12 novembre 1869 conseguì un master in filosofia presso l'Università di Córdoba. Già nel 1867 Brochero si distinse eroicamente nella cura dei malati e dei morenti a causa dell'epidemia di colera che colpì la città di Córdoba. Il 18 novembre 1869 fu nominato sacerdote del curato di San Alberto, attualmente noto come Valle Traslasierra, di immense dimensioni: 4336 chilometri quadrati di valli e montagne, allora selvaggi e quasi deserti, infestati da banditi e fuggiaschi dalla Giustizia. I suoi poco più di 10.000 abitanti vivevano sparsi, con un deplorevole grado di miseria materiale, senza strade e senza scuole, tagliati fuori dalle Sierras Grandes alte oltre 2.000 metri. Il 24 dicembre 1869 lasciò la città di Córdoba per assumere il curato che avrebbe assunto praticamente il resto della sua vita. Brochero arrivò a San Pedro, la capitale del dipartimento, dopo tre giorni di viaggio a dorso di un mulo attraverso le montagne. Dopo un po' di tempo e di sua spontanea volontà, si stabilì definitivamente nel comune di Villa del Tránsito. Non avendo più risorse di quelle ottenute con i suoi stessi sforzi, il sacerdote Brochero, con i suoi parrocchiani, costruì più di 200 chilometri di strade e diverse chiese, fondò città e si prese cura dell'istruzione di tutti. Si rivolse alle autorità e ottenne corrieri, uffici postali e stazioni telegrafiche. Progettò il ramo ferroviario che avrebbe attraversato la Valle Traslasierra, unendo Villa Dolores e Soto, per far uscire i loro amati montanari dalla povertà in cui si trovano, “abbandonati da tutti ma non da Dio”, come era solito ripetere. Tra le altre opere, ottenne, con la costruzione di un acquedotto, l'arrivo dell'acqua alla città dal fiume Panaholma. Promosse il commercio e l'industria locali e assicurò il miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Sempre all'opera per aiutare il prossimo come quando si gettò con il mulo nel fiume in piena espansione per andare ad aiutare un moribondo. O come la volta in cui andò a cercare il bandito "Gaucho Seco" e per portarlo con altri fuorilegge alla palestra, dove uscirono come agnelli addomesticati. Provò a fare lo stesso con il temibile Santos Guayama, che stava devastando la valle, che dopo averlo incontrato sulle montagne promise di tornare con trecento uomini. Ma Guayama morì prima di essere catturato. Questa fu una delle sue due più grandi frustrazioni. L'altra fu non portare la ferrovia nella zona, per la quale lottò per tutta la vita (Testimonianza di Roque Sanguinetti). Nel 1908 fu nominato canonico della Cattedrale di Córdoba, ma presto tornò alla sua parrocchia commentando che "questo attrezzo non è per la mia schiena, né il mulo per questo recinto". Ma poi si ammalò di lebbra, che contrasse bevendo mate con due lebbrosi della regione. La malattia gli servì per isolarsi dalla società e costituì la purificazione finale del suo cuore, così data agli altri. A causa della sua malattia si dimise dal curato, vivendo per alcuni anni con le suore nella sua città natale. Ma rispondendo alla richiesta dei suoi ex parrocchiani, tornò nella sua casa di Villa del Transito, morendo lebbroso e cieco. Fedele al suo linguaggio popolare, le sue ultime parole furono: "Ora ho l'attrezzatura pronta per il viaggio". È stato beatificato il 14 settembre 2013 nella stessa città del suo apostolato da Papa Francesco.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Villa del Transito, Córdoba, Argentina, il Beato José Gabriel del Rosario Brochero, chiamato affettuosamente "Cura Brochero" o "Cura gaucho", sacerdote.
nome Beata Maria de la Dive- titolo Vedova e martire- nome di battesimo Marie de la Dive- nascita 18 maggio 1723, Saint-Crespin-sur-Moine, Francia- morte 26 gennaio 1794, Angers, Francia- ricorrenza 26 gennaio- Maria de La Dive nacque a Saint-Crespin-sur-Moine (oggi nel Maine-et-Loire), in una famiglia aristocratica. Era diventata la vedova di Monsieur du Verdier de La Sorinière. Maria viveva nella sua tenuta a Champ-Blanc, vicino a Longeron, con le sue due figlie, Catherine de La Sorinière, 35 anni, e Marie-Louise de La Sorinière, 28. Sua sorella Rosalie de La Sorinière, 49 anni, che era una monaca benedettina di Il Calvario di Angers (in religione Madre Sainte-Céleste), si era rifugiata nella casa di Maria, dopo la dispersione della sua comunità per le leggi rivoluzionarie. Suo figlio Henri-Charles-Gaspard, che combatté nelle file della Vandea, fu giustiziato il 25 ottobre 1793. Furono tutti arrestati il 19 gennaio 1794 e interrogati dal comitato rivoluzionario di Cholet. Le sue due figlie furono fucilate il 10 marzo insieme a una domestica, Maria Fonteneau, e la beata madre Sainte-Céleste fu ghigliottinata il 27 gennaio. Sebbene fosse un'aristocratica, fu condannata alla ghigliottina principalmente per la sua fede cristiana e la fedeltà alla Chiesa. Morì il 26 gennaio 1794 ad Angers, e fu beatificata da Giovanni Paolo II insieme agli altri martiri di Angers. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Angers in Francia, beata Maria de la Dive, martire, che, rimasta vedova, durante la rivoluzione francese fu ghigliottinata per la sua fedeltà alla Chiesa.
nome Sant'Alberico di Citeaux- titolo Abate- morte 1108 circa, Cîteaux, Francia- ricorrenza 26 gennaio- Patrono di Ordine cistercense- Era un eremita a Colán, vicino a Chatillon-sur-Seine, poi seguì San Roberto a Molesmes (1057), dove era priore. Questa era una comunità che si proponeva di essere esemplare per il suo spirito devoto e obbediente, per la sua austerità e disciplina. Ma se gli intenti erano buoni seguirli alla lettera era più difficile. In questo modo i monaci di Molesmes, nonostante le loro buone intenzioni, finirono per adattarsi alla pigrizia, e ad una certa indisciplina, futilità e comodità. San Roberto tentò invano di porvi rimedio, ricorrendo al rigore. Scoraggiato, lasciò il monastero e si ritirò in solitudine. Alberico, fu invece più tenace, usò il metodo della dolcezza, ma non ebbe buoni risultati. I monaci si ribellarono, accusandolo e insultandolo, e anche maltrattandolo, picchiandolo e persino rinchiudendolo nel monastero. La questione andò molto lontano, i monaci ribelli reagirono e chiesero perdono, con l'intenzione di cambiare la loro vita, ma le loro buone intenzioni non durarono a lungo. E per questo motivo, Roberto, Alberico e un altro gruppo di monaci, lasciarono Molesmes, per dare vita all'Ordine Cistercense, a Cîteaux nel 1098. Così Alberico fu fondatore con Roberto de Molesmes e Santo Stefano Harding della riforma dei Cistercensi (1109 ). Per dieci anni fu priore a Cîteaux, lottando affinché il suo spirito non cadesse negli stessi errori del passato e nel 1100 fu eletto abate. Si dice che abbia ricevuto un mantello bianco dalle mani di Maria.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Cîteaux in Borgogna, nell’odierna Francia, sant’Alberico, abate: tra i primi monaci di Molesme, giunse alla fondazione di Neumünster, che poi, eletto abate, resse, dedicandosi con ogni zelo e impegno alla formazione dei monaci, come vero amante della regola e dei confratelli.
nome Santi Senofonte, Maria e figli-titolo Martiri- ricorrenza 26 gennaio- Senofonte era un senatore di Bisanzio, sposato con Maria, con due figli: Giovanni e Arcadio. Si dimise dalla dignità senatoria e si ritirarono tutti in un monastero a Gerusalemme. Nonostante la loro ricchezza e posizione, si distinguevano per la semplicità dell'anima e la qualità del cuore. Desiderosi di dare ai loro figli Giovanni e Arcadio un'istruzione più completa, li mandarono nella città di Beirut. Ma la nave su cui navigavano entrambi i fratelli naufragò. Afflitti dalla separazione, i fratelli si dedicarono a Dio e divennero monaci. I genitori non ebbero notizie dei loro figli per molto tempo perdendo le speranze di rivederli in vita. Senofonte, tuttavia, ormai piuttosto anziano, mantenne una ferma speranza nel Signore e consolò sua moglie Maria. Dopo diversi anni i genitori si recarono in pellegrinaggio ai Luoghi Santi e a Gerusalemme dove trovarono i loro figli, residenti in vari monasteri. I genitori gioiosi ringraziarono il Signore per aver riunito la famiglia. Senofonte e Maria andarono a vivere in diversi monasteri per dedicarsi a Dio. I monaci Arcadio e Giovanni, con il permesso dei loro genitori, continuarono a vivere nel deserto, dove proseguirono il loro lavoro ascetico. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, santi Senofonte e Maria e i loro figli Giovanni e Arcadio, che, dopo aver rinunciato alla dignità senatoria e a ingenti beni, si tramanda che con pari ardore d’animo abbiano abbracciato nella Città Santa la vita monastica.
nome Beato Michele Kozal- titolo Vescovo e martire- nome di battesimo Michał Kozal- nascita 25 settembre 1893, Nowy Folwark, Polonia- Ordinato presbitero 23 febbraio 1918 dal vescovo Wilhelm Atanazy Kloske- Nominato vescovo 10 giugno 1939 da papa Pio XII- Consacrato vescovo 13 agosto 1939 dal vescovo Karol Mieczysław Radoński- morte 26 gennaio 1943, Dachau, Germania- ricorrenza 26 gennaio- Beatificazione 14 giugno 1987 da papa Giovanni Paolo II- Attributi Mitra, triangolo rosso e numero campo 24544- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Lappa, Vescovo ausiliare di Włocławek- Nacque il 25 settembre 1893 nella città di Nowy Folwark (Polonia) e venne ordinato sacerdote nel 1918. Lavorò come parroco e insegnò nelle scuole medie. Passò poi dodici anni come insegnante presso il seminario diocesano. Venne consacrato vescovo nel 1939, appena due mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Fu prima ausiliare e poi vescovo di Wloclawek. Quando arrivarono i nazisti e cominciarono la loro campagna di soppressione. dell'intellighenzia polacca, fu arrestato anche lui. Venne prima confinato in un convento e poi, nel 1941, internato nel campo di concentramento di Dachau. Quando ebbe notizia della persecuzione nazista contro la Chiesa polacca, offrì la vita in sacrificio perché altri preti potessero essere liberi. Passò tre anni a Dachau, dove fu di esempio e guida spirituale, specialmente per gli altri sacerdoti imprigionati insieme a lui. Tutte le volte che poté, celebrò la Messa per gli internati ed era solito dire: «Vi do il dono più grande, Gesù nell'eucarestia. Dio è con noi. Dio non ci abbandonerà mai». Fu ucciso nel campo di concentramento da un'iniezione letale il 26 gennaio 1943. È stato beatificato a Varsavia da papa Giovanni Paolo II durante la sua visita apostolica in Polonia il 14 giugno 1987. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Monaco di Baviera in Germania, beato Michele Kozal, vescovo ausiliare di Wloclawek e martire: per avere assunto la difesa della fede e della libertà della Chiesa sotto il nefasto regime nazista, con invitta sopportazione rimase relegato per tre anni nel campo di sterminio della prigione di Dachau, finché coronò la vita con il martirio.