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I santi di oggi 25 novembre:
nome Santa Caterina d'Alessandria- titolo Vergine e Martire- nascita 287, Alessandria, Egitto- morte 305, Alessandria, Egitto- ricorrenza 25 novembre- Santuario principale Cattedrale di Santa Caterina- Attributi ruota dentata, palma del martirio, spada, anello, corona, abiti regali, libro- Patrona di filosofi, Locri, Erli- Nata da stirpe reale, fu dotata dalla natura di un ingegno e di una bellezza così rara, che era stimata la più fortunata giovane della città. Istruita in tutte le scienze, ma soprattutto nella filosofia dai più celebri retori, seppe innalzare il suo intelletto al disopra delle cose materiali, e dalle creature ascendere al Creatore. Perciò, appena senti parlare della religione di Cristo, il suo acuto ingegno aiutato dalla grazia di Dio comprese che essa era la vera dottrina, e l'avrebbe abbracciata subito, se alcuni legami terreni non le avessero impedito il passo decisivo. Ma il Signore, che la voleva sua sposa, affrettò il suo ingresso nello stuolo delle candide colombe a lui consacrate. Compresa dell'amore che il Signore nutriva per lei, si fece battezzare, dedicandosi totalmente alla beneficenza ed alla istruzione dei pagani. E tanto crebbe la fama della sua carità e del suo sapere, che giunse alle orecchie dello stesso imperatore Massimino, uomo tristemente celebre per la sua ferocia. Egli fece chiamare Caterina alla sua presenza, per avere notizie più certe di ciò che di lei udiva e per conoscere più da vicino colei che tanto si celebrava.
Ma appena seppe dalla bocca stessa della Santa che era cristiana, subito con minacce ed imprecazioni ordinò che rinunciasse a quel culto da lui odiato, e sacrificasse a Giove. Non si sgomentò il virile animo di Caterina a quelle parole, ma prontamente rispose ch'era risoluta di rimanere nella religione che professava, e incominciò a parlare della vanità degli Dei e della verità dell'unico vero Dio con parole così ardenti che l'imperatore medesimo rimase sconcertato. Fu quindi affidata ad alcuni filosofi pagani perché la convincessero d'errore, ma ella riuscì a condurli alla vera religione. A tale smacco il feroce imperatore condannò a morire sul rogo quei nuovi convertiti, e presa Caterina, dopo villanie e disprezzi, comandò che il suo corpo fosse legato ad una ruota e poscia con uncini le fossero strappate le carni. La Santa non si intimorì per simile supplizio, ma felice di dar la vita per il suo Sposo, si apprestò a morire fra quei tormenti. Appena quel corpo verginale fu a contatto con lo strumento del suo martirio, questo si spezzò fragorosamente, producendo gran panico fra i carnefici. Non si piegò l'animo di Massimino, e comandò che la Santa fosse immediatamente condotta fuori della città e le fosse reciso il capo.
Giunta al luogo del martirio, le furono bendati gli occhi ed il carnefice con un colpo staccò il capo di Caterina, ma da quella ferita sgorgò abbondante latte, ultima testimonianza della sua innocenza. Il suo corpo venne dagli stessi Angeli trasportato sul monte Sinai e quivi seppellito. Sul suo sepolcro fu poi edificato un sontuoso tempio ed un grandioso monastero che resero imperitura la memoria di questa vergine di Cristo. PRATICA. Recitiamo un atto di fede. PREGHIERA. O Dio, che desti la legge a Mosè sul Monte Sinai e nello stesso luogo per mezzo dei tuoi Angeli collocasti miracolosamente il corpo della tua santa vergine e martire Caterina, fa' che per intercessione di lei possiamo giungere al monte eterno che è Cristo. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria santa Caterina, Vergine e Martire, la quale, messa in prigione per la confessione della fede cristiana sotto l'Imperatore Massimino, e poi lunghissimamente tormentata cogli scorpioni, finalmente decapitata compì il martirio. Il suo corpo, miracolosamente trasportato dagli Angeli sul monte Sinai, vi è religiosamente venerato dal numeroso concorso di Cristiani.
nome Beata Beatrice di Ornacieu- titolo Vergine e monaca certosina- nascita 1260 circa, Ornacieux, Francia- morte 25 novembre 1303, Eymeu, Valence- ricorrenza 25 novembre- Beatificazione Papa Pio IX, 15 aprile 1869- Nacque nella terra feudale della nobile famiglia degli Ornacieux nel sud-est della Francia. Ricevette una ricca educazione cristiana che la portò, a soli 13 anni, a lasciare il mondo per sempre per entrare nella Certosa di Monte de Santa Maria, nel deserto della Parménie (Isére, Francia). Beatrice si distinse per la sua santità di vita. Si manifestò sempre piena di grande carità e di profonda umiltà di cuore cercando di aiutare le sue suore e mostrando grande capacità di soffrire. La sua estrema obbedienza e fedeltà alla vita di preghiera furono altri due tratti caratteristici della sua vita. Nostro Signore gli concesse il dono delle lacrime a tal punto che fu sul punto di perdere la vista in diverse occasioni. Il suo grande desiderio era sempre quello di fare la santa volontà di Dio. Amava profondamente la penitenza, espressione del suo folle amore per la Croce. Si concedeva lunghi digiuni e si dava a discipline sanguinose. Era particolarmente devota alla Passione di Cristo e si dice che le abbia trafitto la mano sinistra con un chiodo per ricordare meglio le sofferenze della crocifissione. D'altra parte, dovette sopportare frequenti assalti del diavolo che la tentò contro la virtù della santa purezza, anteponendo le sue oscene rappresentazioni, alle quali Beatrice resistette sempre con invincibile purezza dell'anima e del corpo. In mezzo a questi attacchi del nemico e alle vittorie della grazia, sentì le consolazioni di Gesù e di Maria. Dio l'arricchì di molteplici doni e carismi straordinari: godette continuamente della presenza del Signore in visione corporale al suo fianco. Vide il Bambino Gesù nella Santa Forma Eucaristica. E sentiva anche, in certi momenti, l'aridità e l'apparente abbandono di Dio, cause di grande sofferenza per la sua anima. Nel 1300 fu obbligata, per obbedienza, ad accettare il priorato della Certosa di Eymeux, dipartimento di Drome. In questa nuova fondazione certosina, nell'esercizio della carica di priora, risplendevano le sue grandi virtù. Morì piena di meriti. Fu sepolta a Eymeux e quasi immediatamente iniziarono a essere compiuti miracoli sulla sua tomba, diffondendo la sua reputazione di santità. Qualche tempo dopo, la sua salma fu traslata nella sua prima certosa in Parménie. È l'unica suora certosina beata; non lasciò alcuna scrittura. Il 20 marzo 1869 la Santa Sede confermò il suo culto immemorabile e il 15 aprile 1869 il Beato Pio IX, Papa, approvò questa sentenza.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Valence in Francia, beata Beatrice d’Ornacieux, vergine dell’Ordine Certosino, che, insigne per l’amore verso la Croce, visse e morì in estrema povertà nel cenobio di Eymeu da lei stessa fondato.
nome San Mercurio di Cesarea di Cappadocia- titolo Martire- nascita Cappadocia, Turchia- morte III secolo, Cappadocia, Turchia- ricorrenza 25 novembre- Patrono di Seminara, Serracapriola e Toro- Come S. Menna (11 nov.) e S. Giorgio (23 apri), S. Mercurio è uno dei cosiddetti santi guerrieri, molto popolari in Oriente; come gli altri fu indubbiamente una persona realmente esistita che morì per la propria fede, ma i suoi vari acta, che hanno molto in comune con quelli degli altri martiri, sono tutte versioni di una leggenda religiosa, secondo cui era il figlio di un ufficiale sciita a Roma, anche lui soldato di successo, che raggiunse il rango di primicerius. Quando la città fu minacciata dai goti, durante il regno dell'imperatore Decio (249-251), Mercurio incoraggiò l'imperatore c, armato di una spada, donatagli da un angelo, condusse le truppe imperiali a una grande vittoria. Notando che Mercurio non era presente alla cerimonia d'offerta di sacrificio agli dèi, che tradizionalmente seguiva una tale vittoria, Dccio lo mandò a chiamare per scoprirne il motivo. Quando Mercurio gettò via il mantello e la cintura da militare, insistendo che non avrebbe rinnegato Cristo, Decio, che temeva di sollevare la collera del popolo di Roma, lo fece portare a Cesarea in Cappadocia, dove fu torturato e decapitato. Secondo il sinassario alessandrino, il santo guerriero apparve in cielo, cingendo una spada e brandendo una lancia, con la quale uccise l'imperatore infedele. Si dice anche che sia apparso ad Antiochia, con S. Giorgio e S. Demetrio (8 ott.) ai soldati della prima crociata. In arte, S. Mercurio è sempre rappresentato in abiti militari e spesso nell'atto di uccidere Giuliano l'Apostata. In Egitto, dove esistono molte chiese in suo onore, è conosciuto come Abu Sayfayn, "il padre delle spade", a causa delle armi con cui è sempre rappresentato. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, san Mercurio, martire.
nome Santi Pietro d'Alessandria e compagni- titolo Martiri- ricorrenza 25 novembre- Nacque ad Alessandria, da giovane si consacrò a Cristo durante la persecuzione di Diocleziano; fu eletto capo della scuola catechista e combatté l'estremismo di Origene. Patriarca di Alessandria nel 300, e come tale figura tra i contendenti dello scisma di Meletius; fu uno dei primi a scoprire la pericolosità della dottrina di Ario. Gesù gli sarebbe apparso in piedi sull'altare, con i lineamenti di un ragazzino di 12 anni, vestito con una lunga veste strappata al petto. "Signore," disse, "chi ti ha strappato la tunica?" È stato Ario che mi ha fatto a pezzi ", rispose Gesù. Stai attento, non ammetterlo in comunione. Ti parleranno per loro conto, non lasciarti convincere ”. Di lui si dice che fosse "un divino esemplare dei maestri della pietà cristiana" e scrisse doversi testi. " La lettera agli Alessandrini su Meletius . " Fu martirizzato durante la persecuzione di Galerio Máximo; i copti lo chiamano "il sigillo e l'adempimento della persecuzione" perché fu l'ultimo cristiano ad essere giustiziato ad Alessandria dall'Impero. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria d’Egitto, san Pietro, vescovo e martire, che, ornato di ogni virtù, fu improvvisamente decapitato per ordine dell’imperatore Galerio Massimiano, divenendo ultima vittima della grande persecuzione e sigillo dei martiri. Con lui si commemorano tre vescovi egiziani, Esichio, Pacomio e Teodoro, che, sempre ad Alessandria patirono insieme a molti altri nella stessa persecuzione e salirono al cielo crudelmente trafitti con la spada.
nome Beata Elisabetta Achler di Reute- titolo Vergine, terziaria francescana- nascita 25 novembre 1386, Waldsee, Germania- morte 25 novembre 1420, Reute, Germania- ricorrenza 25 novembre- Beatificazione 1766 da papa Clemente XIII- Patrona di invocata contro i temporali, gli incendi e la guerra- Elisabetta nacque a Waldsee in Germania, in un'umile famiglia di tessitori. Sin da piccola si distinse per una rara pietà e una vergine innocenza, era così dolce e gentile che tutti la chiamavano "Buona Betta". Padre Conrado Kigelin, suo confessore, direttore spirituale e biografo, gli consigliò di abbandonare la sua vita per seguire l'abitudine di San Francesco nel Terzo Ordine. Elisabetta aveva allora 14 anni. Inizialmente osservò la regola francescana nella sua patria, ma poi decise di andare a vivere con un pio terziario francescano. Il demonio, invidioso dei progressi di Elisabetta sulla via della perfezione, la perseguitava spesso. Mentre imparava l'arte della tessitura spesso si aggrovigliava il filo danneggiando il suo lavoro e costringendola a perdere metà del tempo per riparare il danno con pazienza e perseveranza. A 17 anni padre Conrado Kigelin la guidò nella comunità religiosa di Reute, vicino a Waldsee, dove alcuni religiosi seguirono con fervore la regola francescana del Terzo Ordine. Fu incaricata di servire la cucina, un lavoro che Elisabetta esercitava con dolcezza e obbedienza. Era assidua nella preghiera e nella penitenza e amante della solitudine: non lasciava il convento se non per ragioni serie, tanto che fu chiamata "reclusa". Spesso veniva vista pregare in giardino, in ginocchio, in totale contemplazione. Il suo comportamento era così innocente che il suo confessore non trovava mai motivi per l’assoluzione dei peccati. Ma il maligno continuava a perseguitarla sotto forma di sospetti da parte delle compagne, con situazioni di abbattimento, con la comparsa di malattie come la lebbra, ma Elisabetta sopportò tutto con immutabile pazienza, sempre con l'aiuto della preghiera e della benedizione di Dio. Il segreto della sua forza era nella meditazione della Passione di Cristo, oggetto del suo amore e regola della sua vita. Il Signore la favoriva segnando a volte il suo corpo con i segni della sua Passione: ferite come spine sulla testa, segni di frustate e persino stimmate. Sebbene apparissero solo occasionalmente, il loro dolore era continuo. Ma lei, nel mezzo della sofferenza, continuava a dire: "Grazie, Signore, perché mi fai sentire i dolori della tua Passione!" Ebbe anche il privilegio di avere visioni dei santi del cielo e delle anime del purgatorio e ottenne che alcune di queste anime apparvero al suo confessore per richiedere i suffragi e le applicazioni delle Sante Messe. Durante il Concilio ecumenico di Costanza predisse la fine del grande scisma occidentale e l'elezione di papa Martino V. E ebbe il dono di vedere nel segreto del cuore umano. Tuttavia, nonostante sia stata arricchita da tanti doni dello Spirito, Elisabetta conservò sempre una grande umiltà. Era così ammirata per la sua umiltà, povertà e penitenze fisiche che fu soprannominata "la buona di Reute". Padre Conrado Kigelin, la guidò e l'accompagnò sempre lasciandoci anche una piccola biografia della Beata scritta da lui stesso. Morì a Reute a 34 anni. Come risultato dei suoi numerosi miracoli, chiesero alla Santa Sede di riconoscere il culto, che fu approvato da Clemente XIII il 19 giugno 1766.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Reute in Svevia, nell’odierna Germania, beata Elisabetta Achler, detta la Buona, vergine, che visse quasi da reclusa nel Terz’Ordine regolare di San Francesco, coltivando mirabilmente l’umiltà, la povertà e la mortificazione del corpo.
nome San Mosè di Roma- titolo Martire- morte 251 circa, Roma- ricorrenza 25 novembre- Tutte le informazioni che lo riguardano sono nel complesso contemporanee e attendibili; la maggior parte proviene dalle lettere di S. Cipriano (16 set.), vescovo di Cartagine nel III secolo, mentre altre fonti sono papa S. Cornelio (16 set.) e il Catalogus Liberianus. Cipriano ricorda che Mosè, probabilmente di origine ebrea, era un sacerdote di Roma, capo di un gruppo di sacerdoti, i primi cristiani a morire per la fede durante la persecuzione di Decio (249-251). Mosè e i suoi compagni scambiarono regolarmente lettere di incoraggiamento con Cipriano e il clero di Cartagine, e formarono un fronte unito contro Novaziano, che si era nominato vescovo di Roma, in opposizione al papa eletto legalmente, Cornelio, quando quest'ultimo iniziò a riammettere nella Chiesa persone che erano state costrette all'apostasia durante la persecuzione (Novaziano sosteneva che la Chiesa non aveva il potere di perdonare in questi casi). Dopo che Mosè e i suoi compagni rimasero in prigione per quasi un anno (undici mesi e undici giorni secondo il Catalogus Liherianus), il primo morì probabilmente nei primi mesi del 251 e fu subito acclamato martire. Il cardinale Baronio lo inserì nel mese di novembre nel Martirologio Romano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di san Mosè, sacerdote e martire, che, dopo l’uccisione del papa san Fabiano sotto l’imperatore Decio, insieme al collegio presbiterale si prese cura dei fedeli; giudicò necessario riconciliare quanti durante la persecuzione avevano rinnegato la fede ed erano in quel momento malati e in punto di morte e, tenuto a lungo in carcere, spesso li consolò riferendo loro le lettere di san Cipriano di Cartagine; coronò, infine, la sua vita con un insigne e mirabile martirio.