@JemFinch

07/07/2023 alle 02:00

Questo libro è praticamente introvabile

Questo libro è praticamente introvabile

Sono andato a cercare un po’ di cose su Victor Jara per via di una sorta di dubbia malinconia, di tipo cileno.

Con mia poca sorpresa ho potuto notare che non esistono praticamente opere in italiano di Victor, tranne un romanzo di qualche anno fa ma poca roba, fondamentalmente non c’è nulla su di lui, e questo mi ha fatto venire in mente un’idea.

Questo libro qui, scritto da Joan Jara compagna di vita e battaglie di Victor, e da Luís, è ormai introvabile, ho trovato una singola copia su ebay che andrò a prendere immediatamente perché non esiste da nessun’altra parte, e questo mi rattrista enormemente.

Ritornando all’idea iniziale, dopo essermi reso conto di questa grave mancanza letteraria ho deciso di iniziare a tradurre quante più cose possibili del poeta cantastorie,

principalmente canzoni come Vientos del Pueblo o El derecho de vivir en paz, oltre a vere e proprie poesie di libertà, splendide.

Se volessimo definire l’opera di Victor Jara non potremmo parlare di estetica, né di una particolare musicalità, eppure nelle parole che ha scritto durante la sua breve vita terminata il 16 settembre del ‘73 all’Estadio Nacional per mano dei fascisti, si trova sempre un senso, un significato palese che parla di giustizia, di libertà (quella vera) di uomini e donne morte per un ideale, per un figlio, per un pezzo di pane.

Victor Jara parlava di tutto ciò che vedeva, che meritava almeno una parola.

“Scrivo per dare voce a chi non ne ha una” disse Luís una volta, in “Una vita di Formidabili passioni” egli spiega che queste definizione gli venne donata inconsciamente da una frase incisa non si sa da chi su d’una lapide di Bergen Belsen, “parla per me, io non posso più farlo” ci sarebbe stato scritto.

La linea ideologica è la stessa, ora io non sarò qui a spiegare il perché di questo mio collegamento, perché è spiegato in molte pagine di introduzione della raccolta che ho scritto e che sarà pubblicata a gennaio, anche se questo non potrei dirlo.

Fatto sta che ho intenzione di tradurre il centinaio di opere di Victor Jara con cui ho avuto modo di avere a che fare per racchiuderle in una raccolta, dovrei impiegarci qualche mese ma ne varrà la pena, soprattutto perché Victor non può certamente parlare, e ormai, purtroppo, nemmeno Luís.

Detto questo, ricordiamo sempre che i vari giochi di raffinatezza ed eleganza, seppur ben fatti non sono che vaghi ed inconsistenti miscugli di parole,

e non poesie, non è per me difficile dire che D’Annunzio fosse un pessimo poeta, o che non lo fosse affatto.

Esiste però una poetica ed un modo di poetare, che è poi in verità l’unico modo, vero, che presenta un dualismo costitutivo, ideologia-estetica, (parole di Pasolini) non esiste poesia senza la contrapposizione delle due cose, pensare che la poesia sia un mero gioco d’estetica, di musicalità, di scherno nei confronti del lettore o del critico, è follia, e denota francamente una certa ignoranza.

Esiste un grado di cultura più elevato ma non così tanto che in qualche modo è contrario alla cultura stessa, in quanto è solo parziale, è una cultura media, che deriva in parte dalla falsa consapevolezza di una conoscenza più estesa, la cultura media ovvero non sinceramente ricercata è sempre corruttrice, questo fenomeno è andato sviluppandosi a partire dal dopoguerra e dal punto di vista artistico era ed è evidenziato proprio da un certo ridimensionamento dell’arte, della poesia, a un puro gusto estetico, del bello e non della Bellezza che è tutt’altra cosa, questo giusto per non confondersi.

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