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11/01/2024 alle 09:16

I santi di oggi 11 gennaio:

I santi di oggi 11 gennaio:

nome Santo Bambino di Praga - Bambino Gesù di Praga

Statuetta lignea

ricorrenza 11 gennaio

Nella chiesa Santa Maria della Vittoria a Praga è venerata la statua del Gesù Bambino di Praga, una splendida statuetta di legno ricoperta di cera. Secondo la leggenda è stata realizzata da un autore sconosciuto su richiesta di un frate a cui apparve Gesù in sembianze da bambino. La duchessa spagnola Maria Manrique de Lara se ne appropriò, o forse le fu donata per le nozze; in seguito sua figlia la regalò al monastero dei Carmelitani scalzi che si trovava appunto presso la chiesa di Maria Vergine Vittoriosa. Qui rimase fino al 1631, anno in cui i Sassoni attaccarono Praga e saccheggiarono il convento, danneggiando la statuetta e gettandola tra le rovine. Fu ritrovata solo 5 anni dopo da padre Cirillo della Madre di Dio, del convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monaco di Baviera. Grazie a lui la statuetta fu riparata e tornò ad essere venerata; a essa sono attribuiti diversi fenomeni miracolosi, tra cui la salvezza della città in occasione di un altro assedio.

Una famiglia del posto, i Martinic, devota al Santo Bambino, promosse, nel 1651, il pellegrinaggio della statuetta nelle chiese della città, e nel 1665 il vescovo ausiliare fece apporre sulla sua testa una corona d'oro voluta dal devoto nobile Bernardo Ignazio di Martinic. Avvenimento che ancora oggi viene ricordato l'ultima domenica di maggio. Posta nell'altare laterale di mezzo, la statua, grazie alla devozione dei fedeli, iniziò presto ad essere circondata da ex voto di ringraziamento per le grazie ricevute; ciò ha contribuito alla sua rinomanza in vari Paesi. La statua del Gesù Bambino di Praga è alta solo 45 centimetri circa, ha due corone, ovvero quella originale del 1767 e una che risale al 1810, e diversi vestitini. Quasi cento, alcuni risalenti al 1700, di diversi tessuti e colori che vengono cambiati nell'arco dell'anno.

Tra i miracoli attribuiti alla statuetta ve ne sono anche di recenti, come quello di Tamara, una bimba brasiliana che per camminare doveva utilizzare dei sostegni. I suoi genitori recitarono una novena al Santo Bambino di Praga e al sesto giorno Tamara riuscì a camminare da sola. Il miracolo era avvenuto, e per ringraziare il Gesù Bambino i genitori volarono, nel 1995, fino a Praga.

Anche una donna indiana paralizzata, dopo una visione del Santo Bambino di Praga, recitò una novena e piano piano, dopo poche settimane, guarì e poté rialzarsi. Nel 1994, all'età di 71 anni, con i risparmi di una vita andò a ringraziare l'artefice della sua guarigione, fino a Praga.

nome Sant'Igino<br /> titolo 9° papa della Chiesa cattolica <br /> nascita II Secolo, Atene<br /> Elezione 138<br /> Fine pontificato 142/149<br /> morte II Secolo, Roma<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Santuario principale Necropoli vaticana<br /> Nacque in Atene e fin dalla sua giovinezza si distinse per il suo eccellente carattere, per le sue virtù e le eminenti qualità morali ed intellettuali.<br /> Eletto Papa nel 139, istituì dei gradi ed una gerarchia nel clero. Durante il suo pontificato che durò solo quattro anni, non infierirono tanto le persecuzioni contro la Chiesa, ma sorsero due eresie che non erano certo da preferirsi ad una persecuzione. Un certo Cerdone, che all'apparenza sembrava un fervente cristiano, si pose ad insegnare che vi sono due dei : uno dell'Antico Testamènto, rigoroso e severo, l'altro del Nuovo, buono e misericordioso. Il Santo Papa, che era vigilantissimo, si accorse di questo errore, e condannò Cerdone, scomunicandolo. Questi finse di pentirsi, ed Igino lo accettò di nuovo nella comunione dei fedeli; ma continuando l'ipocrita ad insegnare nascostamente i suoi errori, lo scomunicò per la seconda volta.<br /> I fedeli, in seguito a questa scomunica di Cerdone, riflutaronò la sua dottrina falsa, eccettuati pochissimi che vollero ostinatamente ritenere l'errore.<br /> Ma ecco sorgere un nuovo pericolo per la Chiesa e per il gregge di Cristo: pericolo che mise il santo Pontefice in trepidazione per le anime affidate alla sua cura. Assieme a Cerdone vi era un altro eresiarca, di nome Valentino, il quale insuperbito del suo sapere, ed offeso per non essere stato creato vescovo, si pose a rinnovare parecchie empietà di Simon Mago, alle quali egli aggiungeva altre stravaganti assurdità. Dapprima insegnò in Alessandria, poi a Roma; tuttavia Papa Igino non lo scomunicò, ma cercò di farlo ravvedere e guadagnarlo a Gesù Cristo.<br /> Dopo aver difesa la Chiesa contro coloro che volevano lacerarne le membra, dopo aver difesa la dottrina del Vangelo, mori nel 142. Si crede che Sant' Igino non abbia subìto il martirio, ma tuttavia sia stato annoverato fra i martiri, per le persecuzioni che ebbe a sopportare nel tempo del suo pontificato. Fu sepolto in Vaticano accanto al Principe degli Apostoli. .<br /> PRATICA. Ad imitazione di S. Igino, proponiamoci di essere fedeli nei nostri doveri, e di guardarci dalle parole di coloro che non temono il Signore.<br /> PREGHIERA. Riguarda, o Dio onnipotente, la nostra debolezza, e perché siamo aggravati dal peso delle nostre cattive opere, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato martire e Pontefice Igino. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, sant’Igino, papa, che occupò per ottavo la cattedra dell’apostolo Pietro.<br />

nome Santa Liberata<br /> titolo Vergine e martire<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Attributi palma, croce<br /> Patrono di Santo Stefano di Rogliano; Ciciliano; Sariano di Trecenta (compatrona); Aisi<br /> Poco documentata è la vita di questa santa, che si vuole una delle nove figlie gemelle di un ex console di Roma, governatore del nord-est della penisola iberica nell'anno 122. La madre, Calsia, turbata dallo straordinario parto, ordinò che annegassero le figlie, ma la levatrice non lo fece e battezzò le povere bambine Ginevra, Vittoria, Eufemia, Germana, Marina, Marciana, Basilissa, Quiteria e Liberata. Le fece educare da una certa Sila, poi anch'essa santa. Furono tutte martiri durante la persecuzione dell'imperatore adriano, Liberata fu crocifissa. Il loro culto fu diffuso dal vescovo di Tuy dal 1564.

nome San Tommaso Placidi da Cori<br /> titolo Sacerdote<br /> nome di battesimo Francesco Antonio Placidi<br /> nascita 4 luglio 1655, Cori, Latina<br /> morte 11 gennaio 1729, Bellegra, Roma<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Beatificazione 3 settembre 1786 da papa Pio VI<br /> Canonizzazione 21 novembre 1999 da papa Giovanni Paolo II<br /> Santuario principale Sacro Ritiro di San Francesco, Bellegra<br /> Attributi saio francescano <br /> San Tommaso Placidi nacque a Cori il 4 giugno 1655. A 22 anni entrò nell'Ordine dei Frati Minori vestendone l'abito il 7 febbraio. 1677. Fu ordinato sacerdote a Velletri nel 1683. Esercitò l'apostolato nella zona del Sublacense. La sua parola riusciva particolarmente efficace nel riportare la pace fra le persone discordi, sulle orme di S. Francesco.<br /> Ebbe, in vita, il dono dei miracoli. S. Teofilo da Corte fu suo discepolo. Eresse i ritiri di Bellegra e di Palombara Sabina. Morì l'11 gennaio 1729 nel ritiro di Bellegra dove sono venerate le sue reliquie. È stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 21 novembre 1999.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Bellegra nel Lazio, san Tommaso (Francesco Antonio) Placidi da Cori, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, insigne per l’austerità di vita e per la predicazione e illustre fondatore di eremi.

nome San Leucio di Brindisi<br /> titolo Vescovo ed esorcista <br /> nascita Alessandria d'Egitto<br /> morte Brindisi<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Ricorrenza11 gennaio: Chiesa cattolica<br /> 3 luglio: Chiesa ortodossa<br /> Attributi bastone pastorale<br /> Patrono di Arcidiocesi di Brindisi, Atessa, Pietracamela, Rocca di Mezzo, San Leucio del Sannio, San Salvatore Telesino, Villavallelonga<br /> Primo Vescovo di Brindisi. Non è nota la sua origine, si pensa che sia arrivato da Alessandria in Puglia, dove fu ordinato sacerdote e lì fondò la prima comunità cristiana dove fu nominato vescovo della città. Il "Breviario di Capua" racconta che entrò nella città di Brindisi in una comunità religiosa, seguendo le orme del padre. Brindisi a quel tempo era un attivo porto romano a largo contatto con la civiltà greca, quindi l'arrivo dei cristiani dall'oriente era luogo comune. Là Leucio andò e, fuori città, nell'anfiteatro, cominciò a predicare e battezzare. La sua fama si consolidò con i miracoli, e soprattutto quello in cui, in una delle siccità tipiche della regione, l'invocazione da parte della santa della Vergine Maria, fece scendere abbondante acqua, in modo tale che da lì tutti ebbero testimonianza che Dio fosse con lui. Sappiamo per certo che innumerevoli furono le conversioni dei pagani. Era un instancabile costruttore di chiese. Il suo culto fu perfettamente attestato nella regione, con ruderi risalenti al VI secolo, nonché con l'iscrizione in vari martirologi, tra i quali quello detto Geronimiano, uno dei più importanti.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Brindisi, san Léucio, venerato come primo vescovo di questa città.

nome San Paolino d'Aquileia<br /> titolo Vescovo<br /> nascita 730 circa, Friuli-Venezia Giulia<br /> morte 804, Cividale del Friuli<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Incarichi ricoperti Patriarca di Aquileia<br /> Paolino, discendente da una famiglia di agricoltori, nacque nell'attuale Friuli-Venezia Giulia. Pur avendo trascorso parte della sua giovinezza lavorando presso la fattoria di famiglia, riuscì anche a studiare; desiderava infatti diventare un famoso professore di grammatica. La sua statura di grammatico colpì l'attenzione di Carlo Magno che, rivolgendosi a lui con gli appellativi di "Maestro di Grammatica" e "Venerabile", lo fece entrare nel gruppo di intellettuali di corte responsabili del Rinascimento Carolingio.<br /> Il fatto che Carlo Magno lo chiamasse "Venerabile" fa presupporre che avesse ricevuto gli ordini sacri. L'imperatore gli diede anche l'anomalo titolo di "Patriarca di Aquileia" (su questo titolo v. S. Lorenzo Giustiniani, 8 gen.); tale titolo non era più stato usato nella Chiesa d'Occidente, dove l'unico patriarca era rimasto il papa, mentre Paolino era un arcivescovo.<br /> Tutto questo succedeva intorno al 776, anno in cui venne anche invitato ad Aquisgrana, alla corte di Carlo Magno. Alcuni anni dopo giunse anche Alcuino che, tra l'altro, aveva sempre espresso un grande rispetto per Paolino.<br /> Alcuino, che proveniva dalla scuola della cattedrale di York, sarebbe diventato il direttore della Schola Palatina, istituita da Carlo Magno, e avrebbe assunto così il ruolo di artefice principale del Rinascimento Carolingio. Nel 789, per esempio, scrisse r Admonitio generalis, cioè la formulazione di una serie di riforme dello Stato e della Chiesa che avevano lo scopo di promuovere, al loro interno, pace e ordine duraturi. La Schola divenne una sorta di accademia dove si tenevano incontri regolari per la discussione di argomenti importanti e per scambi tra intellettuali.<br /> Intanto, intorno al 780, Carlo Magno, che stava pacificando i sassoni nella Germania Orientale, proclamò la Capitulatio de partibus Saxoniae, che si potrebbe riassumere nella formula: "Accetta il cristianesimo o muori". Paolino fu subito contrario alla durezza dei metodi missionari che venivano proposti da questa proclamazione e quindi si oppose fortemente sia al battesimo dei "barbari", senza una previa adeguata istruzione, sia al tentativo di imporre loro il cristianesimo con la violenza. Carlo Magno, rispettando i suoi insegnamenti, lo fece viaggiare in tutta Europa perché partecipasse a una serie di sinodi che aveva convocato durante la sua opera di conquista dell'Europa occidentale. Nel 792, per esempio, andò a Regensburg, mentre nel 794 era a Francoforte, dove reclamò per Carlo Magno il diritto di parola tanto in campo teologico quanto in quello politico. Era l'inizio dell' Imperium Christianum.<br /> I sinodi di Regensburg e di Francoforte furono in parte dedicati alla disputa sull'adozionismo. Essa riguardava la natura divina e umana di Cristo e insinuava il dubbio che Gesù, nella sua natura umana, potesse essere considerato come "figlio adottivo" di Dio. L'adozionismo, che aveva avuto origine in Spagna, vedeva, in linea di massima, i cristiani della gran parte del paese, inclusa la sede primaziale Toledo, allora sotto il dominio degli arabi, in opposizio, ne a quelli che vivevano nelle Asturie "libere". Si trattava essenzialmente di una disputa terminologica, esacerbata da due concezioni differenti dell'adozione e dei legami a essa connessi: a Toledo, infatti, secondo la legge mozarabica derivata dal diritto romano, dovevano essere molto stretti, distinguendosi dalle Asturie, dove vigeva la legge dei franchi. Felice, vescovo della città catalana di Urgel, che era stato discepolo del vescovo Elipando, primate di Toledo, venne accusato di "adozionismo" dai "cristiani liberi" delle Asturie, che si appellarono al giudizio dell'imperatore. Nel 792 Felice fu dunque convocato al sinodo di Regensburg, dove Paolino ebbe l'incarico di confutarne le idee. Pur avendo abiurato, Felice fuggì nella Spagna musulmana, e non appena i musulmani conquistarono la Catalogna, fece ritorno a Urgel. Nel concilio di Francoforte del 794, con l'apporto determinante di Alcuino, furono condannate ufficialmente le idee di Elipando, e Paolino nominò Carlo Magno "Rex et sacerdos" , contribuendo in questo modo al definitivo passaggio di poteri tra papa e imperatore. Carlo Magno considerava ormai il papato questione di sua responsabilità e, con uno stupefacente stravolgimento di ruoli, si rivolgeva a Leone III con parole simili a quelle che precedentemente era stato Gregorio Magno a rivolgere ai re dei franchi: «Restate fedeli alle sante leggi e osservate attentamente le regole dei padri, [...] di modo che la vostra luce possa risplendere davanti agli uomini». Paolino fu anche coinvolto nel dibattito teologico sulla processione dello Spirito Santo. Il Filioque era ormai considerato, dall'epoca del concilio di Toledo del 589, la clausola che distingueva l'ortodossia cattolica dall'arianesimo e Carlo Magno la inserì nella professione di fede con cui concludeva la lettera che aveva scritto ad Elipando di Toledo, dopo il concilio di Francoforte. Paolino si dilungò sull'argomento durante un concilio provinciale che aveva convocato tra il 796 e il 797 a Cividale nel Friuli; polemizzò anche con Felice di Urgel, che aveva ricevuto l'incarico di riportare al cristianesimo gli adozionisti del sud dei Pirenei. Paolino, comunque, a parte quello politico e teologico, ebbe anche un ruolo molto importante dal punto di vista pastorale. Nel suo Liber exhortationis espresse per esempio al duca del Friuli, che era stato nominato governatore delle tribù unne sottomesse, l'esigenza di un'istruzione preliminare al battesimo. Inoltre presiedette, insieme ad Aone di Salisburgo, il sinodo di Baviera del 796, dove si dovevano definire i metodi missionari. Riteneva che la conversione fosse un'opera divina e non umana, e che la catechesi si sarebbe dovuta basare sulla comprensione della «gens bruta et irrationalis» e non sulla paura.<br /> In alcuni suoi libri e sermoni, giunti fino a noi, esprimeva invece la convinzione che il re e i nobili avessero ricevuto da Dio la responsabilità di occuparsi del benessere del popolo. Con queste sue opere contribuì alla formazione della coscienza dei laici, ma si rivolse anche ai membri del clero, mostrando tuttavia una maggior preoccupazione per la loro efficienza pastorale che non per la loro vita spirituale. Essi avrebbero dovuto celebrare con scrupolo i sacramenti e rendere la loro predicazione facilmente comprensibile alle anime semplici che componevano i loro greggi. La sua lunga vita, santa e fruttuosa, si concluse in grande pace 1'11 gennaio 804 (oppure, secondo l'ultima edizione del Martirologio Romano, nell'802).<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Cividale del Friuli, san Paolino, vescovo di Aquileia, che si adoperò nel convertire alla fede gli Avari e gli Sloveni e dedicò al re Carlo Magno un celebre poema sulla regola di fede.

nome Sant' Onorata<br /> titolo Vergine<br /> nascita Pavia<br /> morte Pavia<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Ennodio di Pavia (morto nel 521), nella biografia di S. Epifanio, suo antecessore, ricorda Onorata come la sorella minore del santo vescovo, il quale, avendola consacrata al Signore come vergine, ne affidò l'educazione alla vergine Luminosa di Pavia. Secondo una fonte del diciassettesimo secolo, si afferma che Onorata ebbe come sorelle le sante vergini pavesi Liberata, Luminosa e Speciosa e che con loro fu imprigionata dai barbari di Odoacre, finchè non venne liberata per intercessione del fratello vescovo. La festa di Onorata si celebra I'11 gennaio.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, traslazione di santa Onorata, vergine consacrata a Dio, sorella del santo vescovo Epifanio.

nome San Teodosio il Cenobiarca<br /> titolo Monaco<br /> nascita 423 circa, Cappadocia, Asia Minore<br /> morte528 circa, Palestina<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Per quanto paiano incredibili, le date riportate sopra in parentesi sono ben accertate e sembra proprio che Teodosio sia morto all'età di 105 anni. Nato in Cappadocia, in Asia Minore, entrò al servizio della Chiesa come lettore o salmista. Da giovane, secondo la tradizione, ispirò la sua vita all'esempio di Abramo; anch'egli infatti, lasciata la sua terra natale, partì in pellegrinaggio per Gerusalernme. Durante il viaggio fece visita a S. Simeone lo Stilita che, dall'alto della sua colonna, gli diede consigli su come e dove avrebbe dovuto condurre la sua vita. Avvertendo la necessità di affidarsi a una guida spirituale, dopo aver visitato i luoghi santi a Gerusalemme si mise sotto la direzione di un sant'uomo chiamato Longino, che lo persuase a prendersi carico di una comunità che si trovava sulla strada per Betlemme. Tuttavia non restò là a lungo, trasferendosi all'interno di una grotta di una montagna circostante, dove presto lo seguirono alcuni discepoli. Cercò di limitarne il numero, ma in definitiva non riusciva mai a cacciare nessuno; la grotta divenne quindi sovrappopolata e la comunità fu costretta a spostarsi. <br /> Essendo originario della Cappadocia e avendo quindi una certa familiarità con gli insegnamenti di S. Basilio (2 gen.), grande sostenitore della vita comunitaria, Teodosio stesso era probabilmente più incline a questo tipo di vita piuttosto che a quella solitaria, anche se ciò andava contro la tendenza spirituale generale dell'epoca. Edificò quindi a Cathismus, vicino a Betlemme, un grande monastero che in breve tempo si riempì di monaci.<br /> Al monastero vennero anche annesse tre infermerie, delle quali una era adibita all'accoglienza dei malati comuni, un'altra a quella degli anziani e l'ultima a quella dei malati di mente, infermità a cui taluni parevano essere stati portati da un ascetismo eccessivo.<br /> Vi erano anche quattro chiese che costituivano il primo nucleo di una città monastica, che presto sarebbe stata costruita in quel luogo. Tre di queste chiese erano riservate ai tre gruppi etnici presenti: greci, armeni e slavi, mentre l'ultima era riservata ai malati di mente o a chi era in via di guarigione.<br /> Ogni gruppo celebrava la Liturgia della Parola nella sua lingua e nella sua chiesa; poi tutti si riunivano per celebrare in greco la Liturgia Eucaristica. La giornata dei monaci, esclusi i momenti di preghiera e riposo, era dedicata al lavoro manuale, secondo uno schema che si ritroverà nella Regula di S. Benedetto. Questo monastero diventò subito famoso e venne preso a modello in tutta la Palestina; il patriarca Sallusto nominò Teodosio archimandrita di tutti i cenobi, ossia delle comunità monastiche di Palestina, mentre superiore generale di tutti gli eremiti divenne S. Saba (5 dic.). Nonostante rappresentassero due tradizioni differenti, i due santi vivevano in grande armonia ed entrambi furono vittime delle manipolazioni politiche connesse all'eresia monofisita.<br /> Nel 513, infatti, l'imperatore Anastasio (491-518) che era un seguace del capo dei monofisiti, Eutiche (t 454), depose il patriarca di Gerusalemme, Elia, proprio come l'anno precedente aveva sostituito il patriarca di Antiochia Flaviano II con Severo, un eutichiano moderato. Il successore di Elia, Giovanni, sarebbe stato disposto a fare qualsiasi concessione a Severo, ma Teodosio e Saba lo costrinsero, standogli accanto, a fare una dichiarazione solenne in cui condannava sia Eutiche che Severo.<br /> Conoscendo la fama di santità che circondava Teodosio, l'imperatore decise di inviargli una somma di denaro per opere di carità, anche se in realtà mirava a corromperlo. Teodosio stette al gioco e distribuì i soldi ai poveri. A questo punto l'imperatore, che credeva di aver persuaso Teodosio, decise di inviargli una professione di fede monofisita da firmare; per tutta risposta il santo mandò all'imperatore un rifiuto scritto, in seguito al quale, almeno per un po', la situazione sembrò acquietarsi.<br /> Essendo poi ripresa la persecuzione degli ortodossi, Teodosio cominciò a percorrere la Palestina in lungo e in largo con l'intento di convincere tutti ad abbracciare in fretta la fede dei quattro concili ecumenici (compreso quello di Calcedonia del 451, in cui era stata definita la dottrina delle due nature di Cristo) in parallelo a quella dei quattro Vangeli. La sua predicazione ebbe però l'effetto di sollevare il popolo che, spaventato dagli editti dell'imperatore, lo fece esiliare. Nel 518, infine, Anastasio morì e il suo successore, Giustino, revocò la condanna all'esilio.<br /> Ormai Teodosio, che aveva 95 anni, era riuscito a fare della Palestina un baluardo dell'ortodossia calcedonese ed era riuscito anche a imporre le regole di quel concilio, riguardo alla vita monastica: esse richiamavano i monaci alla stabilità, e dichiaravano che tutti i monasteri si sottomettessero al controllo ecclesiastico locale. Morì a causa di una malattia dolorosa, affrontata con eroica sopportazione; il patriarca di Gerusalemme e quasi tutta la popolazione parteciparono al suo funerale. Fu sepolto nella prima grotta in cui aveva abitato; la caverna dove, secondo la tradizione, avevano alloggiato i Re Magi mentre si recavano ad adorare Gesù Bambino, e che per questo era stata loro intitolata. La sua fama si diffuse presto e molti miracoli gli vennero attribuiti, compresa una vittoria militare sui persiani.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. In un eremo della Giudea, san Teodosio, cenobiarca: amico di san Saba, dopo lunga vita solitaria associò a sé molti discepoli e praticò la vita comunitaria in monasteri da lui stesso costruiti, finché, dopo aver molto patito per la fede cattolica, riposò centenario nella pace di Cristo.

nome Beato Bernardo Scammacca<br /> titolo Domenicano<br /> nome di battesimo Antonio Scammacca<br /> nascita 1430 circa, Catania<br /> morte 1487 circa, Catania<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Beatificazione 1825 da papa Leone XII<br /> Antonio suo nome di battesimo nacque a Catania, apparteneva alla nobile famiglia benestante degli Scammacca, in giovinezza condusse una vita disordinata finché, ferito gravemente in un duello, rifletté sulla sua vita, tanto che entrò nei domenicani nel 1452. Da allora espiò la sua precedente condotta con una vita di continua penitenza e solitudine. La sua virtù si irradiava fuori dal convento, soprattutto tra coloro che avevano sete della sua salvezza. Si dedicò con ardore ed esclusività a Dio. Fu particolarmente misericordioso verso i malati e i bisognosi, per i quali cercò di costruire un ospedale, che ancora esiste, con l'aiuto dei suoi concittadini, e che lui stesso diresse in vita.<br /> Fu uno dei primi religiosi osservanti di Santa Zita da Palermo, priore di San Domenico a Catania e poi a Palermo, e infine vicario generale dei conventi riformati di Sicilia. Morì a Catania circondato da tanti carismi e fama di santità. Il suo corpo rimase incorrotto. Leone XII approvò il suo culto l'8 marzo 1825.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Catania, beato Bernardino Scammacca, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che si distinse in modo speciale per la misericordia verso i bisognosi e i malati.

nome San Tipasio di Tigava<br /> titolo Martire<br /> morte 304 circa, Tigava, Algeria<br /> ricorrenza 11 gennaio<br /> Tipasio era un soldato romano della Mauritania Sitifiana, che, ottenuto regolare congedo, si ritirò a vita eremitica. Ben presto fu richiamato alle armi, ma stavolta rifiutò le insegne militari. Denunciato all'imperatore Massimiano, fu condannato a morte. Graziato, fu di nuovo congedato, ma allo scoppio della persecuzione di Diocleziano rifiutò ancora di entrare nell'esercito. Condannato alla decapitazione, la sentenza fu eseguita presso la città di Tigava, l' 11 gennaio 304.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Tigava in Mauritania, nell’odierna Algeria, san Tipasio veterano, martire, che, richiamato nell’esercito, non volle sacrificare agli dèi e fu decapitato.

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