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26/04/2024 alle 13:17

I santi di oggi 26 aprile:

I santi di oggi 26 aprile:

nome Madonna del Buon Consiglio- titolo Miracolo- ricorrenza 26 aprile- Uno dei nomi con cui è conosciuta la Madre di Dio e alla quale i fedeli si rivolgono è la Madonna (o Madre) del Buon Consiglio. Il Consiglio a cui ci si riferisce è il Cristo, il “Consigliere mirabile” profetizzato da Isaia, così come “lo Spirito del Consiglio” che la guidò per tutta la sua esistenza. Rappresentata mediante una semplice immagine di Madonna che stringe al petto Gesù Bambino, entrambi sovrastati da un arcobaleno, il suo culto nasce dalla provincia di Roma, nel piccolo paese di Genazzano. Ma il dipinto ha una lunga storia. Esso si trovava nella cittadina di Scutari, in Albania, e a quel tempo, siamo nel XIII secolo, veniva venerato come Santa Maria di Scutari, e custodito nel Santuario. Qui abbelliva una parete in quanto affresco di autore sconosciuto. L'invasione dell'impero turco nel secolo successivo gettò l'Albania nel caos; priva di difese adeguate, il popolo pregava e in suo soccorso giunse il nobile Giorgio Castriota, devoto alla Madonna. Lui e tutti coloro che lo affiancarono nella battaglia si inginocchiavano durante le pause dinanzi a Santa Maria di Scutari, e vincevano. Dopo 23 anni di battaglie Castriota muore; una notte due giovani soldati videro la Santa in sogno che gli chiedeva di seguirli, e al mattino, mentre erano in preghiera dinanzi all'affresco, esso si staccò dal muro! Iniziarono a seguire gli angeli che lo portavano e senza rendersene conto miracolosamente camminarono per chilometri persino sul mare, fino alle coste italiche dove ne persero le tracce. Il dipinto era fuggito all'invasione e alla distruzione islamica. Ecco che ci ritroviamo quindi nel già citato Genazzano. Qui nel frattempo la vedova ottantenne Petruccia, devota alla Madre del Buon Consiglio venerata in una vecchia chiesa del paese, ebbe una rivelazione. “La Madre Santissima nella sua immagine di Scutari deve uscire dall'Albania e bisogna edificarle un tempio”. La donna, che ha modeste risorse, obbedisce ma i suoi aver bastano appena per qualche metro di parete, e i concittadini la derisero per le sue velleità. Ma un giorno sentirono una musica celestiale e videro una nube che andava dritta verso la parete edificata grazie a Petruccia, e qui apparve loro l'affresco della Madonna del Buon Consiglio. Nei giorni successivi si contarono tra i devoti accorsi 161 miracoli. E qui ora sorge un Santuario, edificato grazie alle donazioni dei pellegrini, proprio come era stato predetto a Petruccia, elevato a Basilica minore nel 1903 da Papa Leone XIII, che introdusse l'invocazione Madre del Buon Consiglio nella Litania Lauretana. La Madonna del Buon Consiglio si festeggia il 26 aprile; ella compie miracoli nell'animo di chi le si rivolge, correggendo, orientando e consigliando ciò che è bene per loro.

nome San Cleto- titolo 3º papa della Chiesa cattolica- nascita I secolo, Atene- Elezione 80- Fine pontificato<br /> 92- morte 12 luglio 92, Roma- ricorrenza 26 aprile- Canonizzazione 1718 da Innocenzo XIII- Santuario principale Chiesa di San Lino, Città del Vaticano- Patrono di Ruvo di Puglia e Belmonte del Sannio- S. Anacleto nacque in Atene dopo la metà del primo secolo, destinato da Dio a reggere sapientemente la Chiesa in tempi perniciosissimi. Datosi presto agli studi, si distinse tosto fra i coetanei per la perspicacia del suo ingegno, per l'amore alla religione ed alle pratiche devote e per la bontà del suo carattere. Recatosi a Roma, venne consacrato sacerdote. E fu tanto il progresso che fece nelle vie di Dio, che quando la persecuzione privò la Chiesa del Papa S. Clemente, Anacleto, per unanime consenso del popolo, fu eletto a succedergli sul soglio pontificio. Era L'anno 103, e la Chiesa gemeva sotto la spada dei persecutori. Nei pochi anni di pace era prosperata straordinariamente. L'eroismo dei primi martiri era stato oggetto di ammirazione in tutto l'impero romano: una religione che vantava assertori così tenaci da sacrificare la vita, incuranti dei più atroci tormenti, non poteva essere falsa. I pagani lo compresero, e tutti quelli che cercavano la verità, correvano a ricevere il battesimo e ad ingrossare le file dei fedeli. Ma una nuova tempesta si avvicinava minacciosa. Traiano, rigido conservatore delle tradizioni romane, non potendo soffrire che i templi degli idoli venissero abbandonati, lasciò perseguitare i Cristiani. ma il seme del Vangelo, irrorato dal sangue di tanti martiri, si faceva sempre più rigoglioso. La costante confessione di tanti coraggiosi animava fortemente gli infedeli a convertirsi a Cristo. Essendo dunque i cristiani minacciati continuamente di morte, Anacleto ordinò che alla fine della Messa tutti i presenti si comunicassero e così, dando Gesù Cristo ai suoi figli, li,muniva di forza straordinaria nel caso che fossero stati presi e condannati. Fu ancora S. Anacleto che disciplinò la consacrazione dei vescovi ed ordinò che i sacerdoti fossero eletti per comune consenso del popolo, affine di consacrare così al servizio dell'altare solo individui dotti e virtuosi. Nelle sue poche lettere tratta magistralmente dell'autorità pontificia e delle prerogative dell'apostolo Pietro. Nelle due ordinazioni che fece nel mese di dicembre, consacrò sei vescovi, cinque sacerdoti e tre diaconi. Nel 112 dopo aver governata la Chiesa per nove anni venne incatenato e, perseverando nella confessione della fede, fu ucciso il 19 luglio. Il suo corpo fu sepolto nel Vaticano. PRATICA. Soltanto chi confessa Gesù davanti agli uomini sarà ricevuto in cielo. PREGHIERA. O Signore, che con le solerti cure del tuo beato Pontefice Anacleto hai difeso la Chiesa da terribile persecuzione, concedici benignamente che, invocandolo qual nostro protettore, possiamo essere aiutati dai suoi meriti. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di san Cleto, papa, che resse la Chiesa di Roma per secondo dopo l’apostolo Pietro.

nome Santo Stefano di Perm- titolo Vescovo- nascita 1340 circa, Velikiy Ustyug, Russia- morte 26 aprile 1396, Mosca, Russia- ricorrenza 26 aprile- Stefano nacque tra il 1340 e il 1345 nella cittadina di Velikiy Ustyug, nella zona dei monti Urali a nord est di Mosca in un'area abitata dalla popolazione zyryarii (o permyak), in gran parte ancora pagani. La sua famiglia era cristiana, di origine russa, suo padre era corista nella chiesa locale. Stefano divenne monaco nel monastero di S. Gregorio Nazianzeno a Rostov, dove era stato istruito. Si distingueva tra i monaci russi del tempo poiché conosceva bene il greco ed era esperto di teologia bizantina; si accinse anche a imparare la lingua degli zyryani in preparazione all'oper i missionaria che avrebbe voluto svolgere tra loro, secondo un progetto giovanile. La lingua era solo parlata e Stefano dovette creare un alfabeto apposito in modo che le Scritture e i libri liturgici potessero essere tradotti e resi accessibili alla popolazione; egli non voleva che la conversione al cristianesimo portasse all'imposizione della cultura russa. Intraprese l'opera missionaria vera e propria intorno al 1379 ed ebbe un successo considerevole, attraendo persone soprattutto grazie alla bellezza e a, mistero della liturgia. Come abile pittore di icone decorò di persona alcune chiese. Nel 1383 fu nominato primo vescovo di Perm, intraprese il lavoro di fondazione di chiese e scuole e cominciò a formare persone del clero indigene che continuassero l'opera di conversione. Come vescovo non fu solo il capo spirituale del popolo: organizzo la distribuzione del cibo in tempi di carestia, protesse la sua gente dalla tassazione ingiusta imposta da ufficiali di Mosca e Novgorod e, in un'occasione, li guidò in battaglia contro una tribù nemica. Si era recato numerose volte a Mosca e là morì il 26 aprile 1396. Fu canonizzato dalla Chiesa russa nel 1549 e da essa è considerato il missionario più insigne. È venerato anche dalle Chiese ortodossa e cattolica, e questa riconosce la canonizzazione a opera della Chiesa ortodossa russa. Sfortunatamente il lavoro da lui compiuto sulla lingua zyryan non ebbe successo e il suo alfabeto sopravvisse solo in poche iscrizioni, e lo stesso tentativo di evitare l'omologazione alla cultura russa, tramite lo sviluppo di una liturgia e una cultura locali, fallì. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero della Trasfigurazione a Mosca in Russia, deposizione di santo Stefano, vescovo di Perm, che per evangelizzare gli indigeni Zyrjani ideò per loro un alfabeto, celebrò la liturgia nella loro lingua nativa, abbattè gli idoli, costruì chiese e soprattutto confermò le verità di fede.

nome San Ricario di Celles- titolo<br /> Sacerdote- nascita 560 circa, Celles, Francia- morte 645 circa, Foresta di Crécy, Francia- ricorrenza 26 aprile- Ricario (Riquier) nacque a Celles, nei pressi di Amiens nel nord della Francia, in un tempo in cui la maggior parte di quella zona era ancora pagana. Quando due missionari irlandesi approdarono nelle vicinanze e cominciarono a predicare, egli li salvò dalla gente del luogo che li aveva assaliti cercando di ucciderli e, in cambio, questi lo istruirono nella fede. Divenne sacerdote e intraprese una riuscita campagna missionaria. In seguito si recò in Inghilterra, forse per estendere la sua opera, ma specialmente per riscattare alcuni prigionieri e riportarli in Francia. La sua fama si diffuse a tal punto da attirare l'interesse dello stesso re Dagoberto I (629-639), e quando il sovrano giunge in visita Ricario lo ammonì: «Colui che deve obbedire, renderà conto a Dio solo di se stesso, ma colui che comanda dovrà rispondere anche per tutti coloro che gli sono soggetti». Secondo alcuni resoconti fondò un'abbazia a Celles seguendo lo stile monastico di S. Colombano (23 nov.), ma ciò risulta molto poco credibile e probabilmente vi fondò solo una chiesa, mentre l'abbazia fu costruita più tardi. Invecchiando desiderò condurre vita solitaria per cui si ritirò e passò il resto della vita come eremita nella foresta di Crécy, dove fondò una comunità monastica; era con lui un compagno, Sigobardo, che poi scriverà la sua prima Vita. Il giorno della morte può essere fissato con precisione al 26 aprile ma l'anno 645 è solo ipotetico. Il monastero di Forestmountier vicino a Crécy, costruito sul luogo in cui si trovava la sua cella, fu più tardi accorpato con quello di Celles e rinominato Saint Riquier. L'attuale città di Abbeville forse deriva il suo nome dall'abbazia che si dice Ricario avesse fondato originariamente a Cellesempio. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’eremo della selva di Crecy presso Amiens nel territorio della Neustria in Francia, san Ricario, sacerdote, che, mosso dalla predicazione dei monaci scozzesi, si convertì a una vita di penitenza.

nome San Pascasio Radberto- titolo Abate di Corbie- nascita 792 circa, Soissons, Francia- morte 26 aprile 865, Corbie, Francia- ricorrenza 26 aprile- Santuario principale Monastero di Corbie- Radberto era un trovatello adottato dalle benedettine di None-Dame a Soissons (Francia). Educato dai benedettini di S, Pietro, sviluppò un interesse particolare per gli autori classici. Dopo molti anni decise di diventare monaco e ricevette l'abito presso il famoso monastero di Corbie, poche miglia a est di Arniens, che aveva una delle migliori biblioteche dell'epoca. Qui Radberto cominciò a studiare teologia e pose le basi per diventare un teologo fra i più rinomati del suo tempo. Nell'anno 822 accompagnò l'abate S. Adelardo (2 gen.) in un viaggio in Sassonia che aveva l'obiettivo di fondare un nuovo monastero a Korvey, poi fu nominato maestro dei novizi a Corbie. Fu eletto abate nell'anno 843 o 844 e partecipò al concilio di Parigi dell'847; considerando però l'amministrazione a lui poco congeniale, fu felice di dimettersi dall'incarico nell'849. Da allora si dedicò completamente allo studio e alla Scrittura. A un certo punto aggiunse il nome latino Pascasio al proprio, secondo l'abitudine in uso in Francia tra gli umanisti. Trascorse alcuni anni nell'abbazia di Saint-Riquier vicino ad Abbeville nel nord della Francia per poi tornare a Corbie, dove morì il 26 aprile 865. Tra le sue opere si annoverano una Vita di Adelardo, che era stato suo abate a Corbie, un commento al libro di Qoelet e un commento al Vangelo di S. Matteo. Si attribuisce a lui una lettera, Cogitis me, che rappresenta un importante documento sulla dottrina dell'Assunzione. La scrisse apertamente sotto lo pseudonimo di S. Girolamo (30 set.) ma autori più tardi la ascrissero a Girolamo stesso. L'opera più importante di Radberto, De Corpore et Sanguine Domini, riguardo all'eucarestia, fu scritta nell'831, e rivista nell'844, per l'istruzione dei monaci in Sassonia. Questo fu il primo vero trattato sulla "Presenza Reale" eucaristica: Radbcrl o sostenne nettamente che il corpo di Cristo nell'eucarestia era proprio quello nato da Maria, crocifisso sulla croce e risorto dai morti, moltiplicato dalla potenza di Dio a ogni Messa. Ne descrive la presenza come "spirituale", ma mancava di un linguaggio teologico tecnico per definire ciò che intendeva con tali parole; sembra essersi avvicinate alla dottrina più tarda della transustanziazione. Il realismo eccessivo del suo insegnamento fu condannato da alcuni contemporanei e, nella controversia che ne derivò, Radberto dovette difendersi dall'accusa di pensare che Cristo fosse presente nell'ostia in maniera fisica, benché in dimensioni ridotte. Non pensava, sostenne, a una presenza che potesse essere quantificata, ma pur sempre alla presenza reale del corpo di Cristo. Insegnò anche che ricevendo l'ostia i fedeli diventavano parte del corpo mistico di Cristo, la Chiesa. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Corbie sempre in Neustria, san Pascasio Radberto, abate, che espose con lucidità e chiarezza la dottrina del vero Corpo e Sangue del Signore nel mistero dell’Eucaristia.

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