@Vitupero
I santi di oggi 5 aprile:
nome San Vincenzo Ferreri- titolo Sacerdote Domenicano- nascita 23 gennaio 1350, Valencia, Spagna- morte 5 aprile 1419, Vannes, Francia- ricorrenza 5 aprile- Canonizzazione
Roma, 3 giugno 1455 da papa Callisto III- Attributi Abito domenicano; fuoco in forma di globo, di stella o di fiamma sul capo o sulla mano; libro; tromba; colomba; un paio di ali; vasca battesimale- Patrono di Regno delle Due Sicilie, costruttori di tetti, vignaioli, epilettici, terremotati, fulminati, predicatori e compatrono di Napoli- S. Vincenzo Ferreri nacque a Valenza nella Spagna il 23 gennaio 1350 da Guglielmo Ferreri e Costanza Miguel. Prima ancora che nascesse, la madre aveva avuto un segno della futura grandezza di lui: perciò lo tenne sempre come dono speciale di Dio e come tale lo andava educando. Frequentò le prime scuole nella natia Valenza, ove studiò la grammatica e la dialettica; in questa, per felice disposizione del suo carattere, superò tutti i condiscepoli. A 17 anni vestì l'abito di S. Domenico, mostrandosi per tutta la vita un modello di osservanza religiosa. Per l'elevatezza del suo ingegno, venne tosto designato a maestro di filosofia dei suoi condiscepoli di Valenza. A 28 anni conseguiva la laurea di dottore. Il cardinal Pietro De Luna lo ebbe carissimo e lo volle con sè in importanti uffici. Rifiutò però ripetutamente le dignità ecclesiastiche che di continuo gli venivano offerte. Spinto da celeste visione, domandò ed ottenne titolo e facoltà di missionario apostolico per cui, novello Paolo, si diede a evangelizzare tutti i paesi più importanti d'Europa: Spagna, Francia, Inghilterra, Italia, Germania; i principi e i vescovi andavano a gara per averlo. La predicazione fu il campo dove impiegò il suo grande ingegno e profuse l'ardente suo zelo: la sua fu una vita veramente apostolica, poiché in mezzo a tante fatiche, viaggi e predicazioni, non smorzò mai il rigore con cui trattava se stesso. Molto si adoperò per l'estinzione dello scisma d'Occidente e per far convocare un concilio generale a questo scopo: concilio che fu poi convocato nel 1417, a Costanza, e nel quale venne eletto Papa, con unanime consenso, Martino V. A lui Vincenzo rese prontamente omaggio della dovuta ubbidienza come al solo pastore legittimo. Oltre che essere un uomo di grande zelo S. Vincenzo era pure un uomo di pari virtù: era solito dire di sé; «Io sono un servo inutile e un povero religioso: tutta la mia vita non è che fetore, io non sono che corruzione nel corpo e nell'anima». Digiunava tutti i giorni eccetto la domenica, e vegliava buona parte della notte in orazione. Il demonio, invidioso di tanta virtù, cercò coi più formidabili assalti di indurlo a peccare, ma fu tutto inutile, essendo egli forte della preghiera e della devozione a Maria SS. Immacolata. Dio fece molti miracoli per mezzo di lui, a conferma della sua santa vita e predicazione. Dopo tante fatiche, avendo speso tutte le sue forze per il servizio di Dio, andò a ricevere il premio degli Apostoli il 5 aprile del 1419. Fu canonizzato nel 1453 da Callisto III, al quale, ancor giovanetto, Vincenzo predicatore aveva profetizzato il pontificato e la propria canonizzazione per mezzo suo. PRATICA. Facciamo frutto della parola divina. PREGHIERA. Dio, che ti sei degnato illustrare la tua Chiesa coi meriti e la predicazione del tuo confessore Vincenzo, concedi a noi, tuoi servi, di essere ammaestrati dai suoi esempi e di essere liberati per il suo patrocinio da tutte le avversità. MARTIROLOGIO ROMANO. A Vannes, nella Bretagna minore, san Vincénzo Ferréri, dell'Ordine dei Predicatori, Confessore, il quale, potente per le opere e per la predicazione, convertì a Cristo molte migliaia di infedeli.
nome Sant'Irene di Salonicco- titolo Vergine e Martire- nascita III secolo, Aquilea- morte 304, Salonicco, Macedonia- ricorrenza 5 aprile- Canonizzazione pre-canonizzazione- Attributi Palma- Patrona di Regno di Napoli- Nella Macedonia, in una città chiamata Tessalonica, l'odierna Salonicco, vivevano agli inizi del IV secolo, tre giovani sorelle. I genitori erano pagani, ma le tre fanciulle si erano segretamente convertite, e col Battesimo avevano preso tre nomi che erano i simboli di altrettante virtù cristiane: Irene, che in greco vuol dir pace; Chionia, che vuol dir purezza; Agape, che vuol dire carità. Le tre fanciulle cristiane coltivavano infatti le tre virtù della pace, della purezza e della carità nelle loro segrete stanze verginali, dove nutrivano la fede sulle pagine dei libri sacri. Da pochi anni era stata terminata la traduzione in lingua greca della Bibbia, la cosiddetta «versione dei Settanta», perché compilata, secondo la leggenda, da settantadue sapienti, nello spazio di settantadue giorni. La Bibbia, nella versione greca, era tra i libri più preziosi custoditi dalle tre sorelle. In quei tempi, l'Imperatore Diocleziano ordinò l'abbattimento delle chiese, la confisca dei beni, la distruzione dei libri sacri. Voleva arrestare così la diffusione del Cristianesimo, che sembrava minacciare l'unità dell'Impero Romano. Poiché questi provvedimenti non sortirono gli effetti voluti, Diocleziano prese a combattere apertamente i Cristiani, in una persecuzione non lunga ma sanguinosissima, perché si proponeva di essere radicale e definitiva. Le tre sorelle di Tessalonica, dai nomi cristiani e augurali, furono trovate in possesso dei libri sacri e deferite al tribunale del governatore romano Dulcezio. Con loro dovevano essere giudicate altre tre donne, Cassia, Filippa ed Eutichia. Anche per oggi il calendario ci offre cosi un mazzolino di sei sceltissimi e profumati fiori femminili. Dagli Atti dei Martiri ci è stato tramandato l'intero processo alle sci donne, che si apre con le rituali parole: « L'ufficiale Cassandro, a Dulcezio, governatore di Macedonia, salute. Invio al tuo alto giudizio sei donne cristiane che si sono rifiutate di mangiare le carni offerte ai nostri dei». Questa era infatti la prova alla quale gli ufficiali di Diocleziano sottoponevano i presunti Cristiani. Segue poi il serrato interrogatorio: «Quali sono i tuoi sentimenti?», chiede Dulcezio ad Agape. Risponde Agape: «Credo nel Dio vivente, e non voglio con una azione malvagia perdere tutti i meriti della mia vita passata». «E tu Chionia, che dici?», chiede ancora Dulcezio. Chionia risponde: «Anch'io credo nel Dio vivente, ed è per questo che non ho obbedito ai vostri ordini». «Perché non hai obbedito ai nostri pii Imperatori?», chiede Dulcezio a Irene. Risponde Irene: «Perché non volevo offendere Dio». Dello stesso tono sono le risposte delle altre tre donne. Le accusate sono tutte quindi ree confesse e convinte, e l'interrogatorio si con,: elude con la sentenza di condanna: «Condanno Agape e Chionia ad essere bruciate vive per professare la falsa e perversa religione dei cristiani.... Le altre quattro saranno tenute in carcere a nostra discrezione». Ma non è ancora finita per Irene, che viene chiamata a sostenere un altro interrogatorio. Poiché nulla riesce a farla recedere dalla sua fede, il governatore la fa condurre, nuda, al ludibrio del postribolo. Ma nessuna mano impudica osa avvicinarsi a lei, che esce intatta dal luogo immondo, per essere consumata dal fuoco, come le sue sante sorelle, il terzo giorno d'aprile dell'anno 304. MARTIROLOGIO ROMANO. A Salonicco nella Macedonia, ora in Grecia, santa Irene, vergine e martire, che per aver disatteso l’editto di Diocleziano conservando nascosti i libri sacri fu portata in un pubblico lupanare e poi messa al rogo per ordine del governatore Dulcezio, sotto il quale anche le sue sorelle Agape e Chiona avevano precedentemente subito il martirio.
nome Santa Giuliana di Cornillon- titolo Vergine- nascita 1192, Retinne, Liegi, Belgio- morte 5 aprile 1258, Fosses, Belgio- ricorrenza 5 aprile- Canonizzazione 18 luglio 1869 da papa Pio IX- Giuliana nacque a Retine (presso Liegi) nel 1192. I suoi genitori morirono quando era fanciulla ed ella fu allevata in un vicino monastero, maschile e femminile, a Mont-Cornillon, dove le suore gestivano un ospedale per lebbrosi; è nota talora come Giuliana di Cornillon, talora come Giuliana di Liegi. Entrò in comunità facendosi suora nel 1206 e sviluppò una forte devozione al SS. Sacramento. Contemporaneamente cominciò ad avere una visione ricorrente: una luna luminosa attraversata da una singola striscia nera; di ciò non comprese il significato fino a quando le apparve in sogno Gesù stesso a spiegarle che la luna rappresentava il calendario liturgico e la macchia la mancanza di un giorno per la celebrazione del SS. Sacramento. Quando, intorno al 1225, fu eletta badessa, raccontò queste visioni ad alcuni amici, dicendo loro che considerava sua missione giungere all'istituzione di tale festa. Fu incoraggiata a confidarsi con un canonico locale, Giovanni di Losanna, al quale chiese di consultare al riguardo dei teologi, tra i quali vi era Giacomo Pantaléon, arcidiacono di Liegi e futuro papa Urbano IV. Nonostante il sostegno di costui e di altri, incontrò l'opposizione di coloro che la credevano una visionaria e, tra essi, di alcuni membri della sua stessa comunità, critici anche della sua rigida interpretazione della regola. Fu accusata di falsificare i conti dell'ospedale utilizzando denaro per promuovere la causa della festa e infine obbligata ad abbandonare il monastero; il vescovo locale però la reintegrò e, nel 1246, diede il permesso per la celebrazione della festa a livello locale. Alla morte del vescovo, l'anno seguente, fu però costretta ad andarsene per sempre e la festa fu abolita, nonostante avesse riscosso un certo successo tra la gente della regione, molto devota alla presenza di Cristo nell'eucarestia; continuò comunque ad essere celebrata dai domenicani nella loro chiesa di Liegi. Giuliana visse per un certo periodo in un monastero di Namur e poi da eremita a Fosses, dove morì il 5 aprile 1258, senza essere apparentemente riuscita a realizzare la sua missione. Quando Giacomo Pantaléon divenne papa (1261), alcuni amici di Giuliana gli chiesero di istituire la festa in onore del SS. Sacramento (v. S. Eva di Liegi, 5 apr.). Egli acconsentì, in parte per il suo ricordo personale di Giuliana, in parte perché impressionato dai racconti su un evento miracoloso avvenuto a Bolsena, dove si sosteneva che un sacerdote avesse visto il sangue sgorgare dall'ostia durante la Messa. Nel 1264 ordinò che la nuova festa fosse inclusa nel calendario universale della Chiesa e, sebbene non sempre rispettata fino all'inizio del secolo seguente, sembra sia stata la prima volta in cui una festa veniva imposta in tal modo. Nacque così la festa del Corpus Domini, tuttora celebrata da tutta la Chiesa, generalmente il giovedì seguente la domenica della SS. Trinità, fatta eccezione per l'America del Nord dove è festeggiata la domenica seguente, come festa del Corpo e Sangue di Cristo. Il culto di Giuliana fu approvato nel 1869. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Fosses nel Brabante, nell’odierno Belgio, santa Giuliana, vergine dell’Ordine di Sant’Agostino, che fu dapprima priora di Cornillon presso Liegi e, sorretta da divino e umano consiglio, promosse la solennità del Corpo di Cristo e condusse vita di reclusa.
nome Santa Maria Crescentia Höss- titolo Vergine- nome di battesimo Maria Crescentia Höss- nascita 20 ottobre 1682, Kaufbeuren, Baviera- morte 5 aprile 1744, Kaufbeuren, Baviera- ricorrenza 5 aprile- Beatificazione ottobre 1900- Canonizzazione 25 novembre 2001 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Convento di Kaufbeuren- Attributi Crocifisso e libro- Anna Höss nacque a Kaufbeuren, in Baviera, nel 1682, figlia di modesti tessitori di lana. Sin da bambina visitava la cappella di un locale convento francescano per pregare in solitudine e un giorno le parve di udire una voce dal crocifisso che le diceva: «Questa sa-rà la tua casa». Suo padre l'accompagnò là come postulante, ma gli fu detto che la casa era tanto povera che Anna avrebbe dovuto procurarsi una dote prima di entrare, cosa che i suoi genitori non potevano permettersi. Quando Anna ebbe ventun'anni, il sindaco protestante del paese, impressionato dalla sua santità, convinse le suore ad accettarla, offrendo in cambio di far chiudere una locan-da rumorosa che le infastidiva. Anna divenne così membro del Terz'ordine regolare di S. Francesco, col nome religioso di Maria Crescenzia. Nei primi anni di vita religiosa Crescenzia fu trattata con molta se-verità: la madre superiora e le altre suore sembravano volerle far pesare le sue umili origini o il fatto che non avesse fornito una dote; non le fu data una cella personale ma fu costretta a dormire sul pavimento della cella di una delle altre suore; le erano assegnate solo incombenze servili; quando le fu finalmente assegnata una cella, questa risultò essere piccola e umida. Alcune delle suore più giovani avevano compassione di lei e tentarono di intercedere in suo favore, ma Crescenzia rifiutò di sostenere le loro proteste. Dopo alcuni anni, nel 1707, una nuova madre superiora l'accettò come membro a pieno titolo della comunità e, dopo sedici anni durante i quali lavorò come portinaia e fu conosciuta per la sua gentilezza verso i poveri, fu chiamata all'importante compito di maestra delle novizie. Nel 1726 fu eletta madre superiora dalla comunità. La sua vita di preghiera si era evoluta ricevendo anche il dono di visioni ed estasi, e il venerdì le accadeva di sperimentare la comu-nione mistica della passione del Signore dalle nove alle tre del pomeriggio, rimanendo spesso, al termine, priva di sensi. Come madre superiora fu ammirata per la sua gentilezza verso le suore, sebbene fosse considerata molto rigorosa nell'esaminare la vocazione delle postulanti, cui offriva abitualmente un messaggio che si poteva anche considerare la summa della sua vita: «Le pratiche più gradite a Dio sono quelle che Egli stesso impone: sop-portare con mitezza e pazienza le avversità che egli invia o che il prossimo ci infligge». Divenne famosa fuori del convento come guida spirituale saggia e prudente e per questo fu consultata da persone di diversi ceti sociali. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1744, la sua tomba divenne luogo di pellegrinaggio; fu beatificata nel 1900, e canonizzata il 25 novembre 2001. MARTIROLOGIO ROMANO. A Kaufbeuren sul fiume Wertach nella Baviera, in Germania, santa Maria Crescenza (Anna) Höss, vergine, che, associata al Terz’Ordine di San Francesco, si sforzò di comunicare al prossimo la passione per lo Spirito Santo, di cui ella ardeva.
nome San Geraldo di Sauve-Majeure- titolo Abate- nascita 1025, Corbie, Francia- morte 1095, La Sauve, Francia- ricorrenza 5 aprile- Canonizzazione 27 aprile 1197 da papa Celestino III- Geraldo nacque intorno al 1025 a Corbie vicino ad Amiens nel nord della Francia, sede di un famoso monastero fondato nel VII secolo, ove studiò ed entrò in comunità come monaco. Soffrì per alcuni anni di una malattia dolorosa (oggi si pensa sia stata una grave forma di fuoco di S, Antonio) che non gli permetteva di concentrarsi sulla preghiera o sugli altri doveri monastici, perciò si fece carico di tre poveri nell'intento di offrire un servizio concreto a Dio. Il suo abate lo condusse con sé a Roma sperando che il pellegrinaggio avrebbe portato la guarigione; là visitò le tombe degli apostoli e fu ordinato sacerdote da papa S. Leone IX (19 apr.). La malattia lo abbandonò improvvisamente, fatto che Geraldo attribuì all'intercessione di S. Adelardo (30 gen.), un abate di Corbie di cui aveva redatto la Vita, e, in rendimento di grazie, aumentò le privazioni che già s'imponeva. Nel 1073 andò in pellegrinaggio a Gerusalemme. Al suo ritorno a Corbie il suo primo compito fu quello di restaurare l'abbazia che era stata gravemente danneggiata da un incendio. Fu poi scelto dai monaci di un monastero di Laon come abate, ma si dimostrò troppo rigoroso rispetto alle loro attese e si dimise dopo cinque anni. A seguito di un viaggio intrapreso con un piccolo gruppo di compagni per cercare una sede per un nuovo monastero, si stabili vicino a Bordeaux, ricevendo un piccolo appezzamento di terreno dal conte locale. Qui Geraldo fondò il monastero di Sauve-Majeure o Grande-Sauve nel 1079 e ne divenne il primo abate; i monaci si assunsero il compito di evangelizzare la regione circostante e Geraldo divenne famoso come predicatore e confessore. Si attribuisce a lui l'inizio della consuetudine di offrire la Messa e di dire l'Ufficio per trenta giorni dopo la morte di un membro della comunità e, nello stesso periodo, di dare pane e vino ai poveri. Tale uso si diffuse tra altri monasteri e alcune parrocchie ma, dopo qualche tempo, si impose l'uso di dare le offerte non più ai poveri ma al sacerdote locale. Fondò anche un ordine di monaci e cavalieri per combattere contro i musulmani in Spagna. Geraldo morì nel 1095 e fu canonizzato nel 1197. Le sue reliquie sono custodite nella chiesa parrocchiale di Sauve-Majcure. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Grande-Sauve nella regione dell’Aquitania, ora in Francia, san Gerardo, abate, che, cresciuto nel monastero di Corbie, fu poi eletto abate di Laon e dopo santi pellegrinaggi si ritirò nel fitto della foresta di questa terra.