@Vitupero
I santi di oggi 17 gennaio:
nome Sant'Antonio
titolo Abate
nascita 12 gennaio 251, Eraclea (Egitto Superiore)
morte 17 gennaio 356, Tebaide (Alto Egitto)
ricorrenza 17 gennaio
Santuario principale Monastero di Sant'Antonio, Egitto
Attributi croce tau, bastone, campanella, maiale, protezione dal demonio, libro, fuoco
Patrono di invocato contro l'herpes zoster (fuoco di Sant'Antonio), protettore di macellai, salumai, norcini, canestrai, animali domestici
Antonio nacque presso Eraclea (Egitto Superiore) nel 251 da nobili genitori, ricchi e timorati di Dio, i quali si presero grande cura di educarlo cristianamente. A soli diciotto anni li perdette, rimanendo egli custode di una piccola sorella e possessore di considerevoli ricchezze. Ma la voce di Dio non tardò a farglisi sentire, era orfano da appena sei mesi, quando in chiesa sentì leggere le parole di Gesù: « Se vuoi essere perfetto, vendi quanto hai, e dallo ai poveri, così avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi ». Antonio le prese come dette a se medesimo: andò a casa, distribuì le sue sostanze ai poveri, riservandosene solamente una piccola porzione pel mantenimento suo e della sorella. Poco dopo avendo udito le altre parole di Gesù: « Non vi prendete fastidio del domani », diede ai poveri anche il rimanente, pose la sorella in un monastero di vergini, e lui stesso si ritirò a fare vita penitente nel deserto. Quivi si sforzava di praticare le virtù che vedeva praticate da altri santi penitenti, nelle cui cellette spesso si recava per imparare da essi la via della perfezione. Lavorava inoltre per procacciarsi il cibo, e tutto ciò che guadagnava in più lo donava ai poveri. Ma il demonio non poteva sopportare in un tal giovane tanto ardore di perfezione, e cercò tutte le maniere possibili per distoglierlo dal suo intento; ma Antonio si raccomandava caldamente notte e giorno a Gesù, e accompagnava le preghiere con rigorosissime penitenze. Mangiava pochissimo e poverissimamente una volta sola al giorno, dormiva sulla nuda terra, e macerava in ogni modo il suo corpo: ottenne così completa vittoria sul demonio. Dopo un po' di tempo, pregato un amico che ogni settimana gli portasse qualcosa per cibarsi, si volle appartare maggiormente; si inoltrò nel deserto, si pose in una grotta. Quivi il demonio ricominciò a tendergli le sue insidie, ed una volta venne e lo percosse tanto, che egli fu vicino a morirne; ma benché giacesse per terra sfinito, continuò a pregare e a cantare il versetto del salmo: « Ancorchè eserciti interi siano schierati contro di me, il mio cuore non temerà ». Al demonio poi ripeteva le parole di S. Paolo: « Nulla mai potrà separarmi dalla carità di Cristo ». Volle poi egli segregarsi ancor più dagli uomini, e si inoltrò nel deserto giungendo ad una grande grotta; ma furono tante le istanze che alcuni gli fecero per essere suoi discepoli, che egli li accettò, ed essi incominciarono ad abitare vicino a lui. Ai suoi discepoli il Santo raccomandava continuamente la perseveranza, la custodia del cuore, l'esortazione vicendevole, la pratica delle virtù, e il ricordo quotidiano dei Novissimi. Morì esortando i suoi monaci l'anno 356 al 17 gennaio, in età di 105 anni. Un testo greco, probabilmente scritto a integrazione della Vita di Atanasio e tradotto in latino da S. Girolamo (30 set.), racconta di una visita di un S. Antonio novantenne a Paolo l'Eremita (15 gen.). Secondo il testo Antonio, che era tentato dalla vanità di credersi colui che aveva servito Dio nel deserto più a lungo e più duramente, aveva ricevuto in sogno la notizia che qualcuno lo aveva invece preceduto nel condurre questo tipo di vita. Guidato quindi da un centauro, da un satiro e da una luce celeste, dopo due giorni e mezzo di marcia giunse alla cella di Paolo. I due si abbracciarono e si salutarono per nome; poi un corvo portò loro del pane, un fatto che Paolo disse avvenire da sessant'anni. Infine disse ad Antonio che Dio lo aveva mandato per seppellirlo e che desiderava essere avvolto nel mantello che Antonio aveva ricevuto da Atanasio. Antonio fece ritorno al monastero per prenderlo, e quando ritornò alla cella di Paolo lo trovò morto in ginocchio; apparvero allora due leoni che scavarono una fossa. Questo incontro è stato raffigurato ancora prima delle tentazioni; appare infatti sulla croce di Ruthwell in Northumbria (VIII sec.) e sulle otto croci irlandesi che risalgono a prima dell'anno 1000. Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di sant'Antonio, in onore del racconto che vedeva il Santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. È invocato contro la peste, lo scorbuto, i morbi contagiosi e appunto l'herpes zoster che è il "fuoco di Sant'Antonio". I colpiti da questa affezione si recavano in pellegrinaggio presso Arles, dove stavano le reliquie del santo. Fu necessario costruire per loro un ospedale, il quale fu retto da religiosi che avevano come insegna la tradizionale gruccia a forma di "T", attributo del santo. Costoro, per mantenersi, allevavano maiali che vagavano per le strade nutriti dalla carità pubblica, il grasso di questi maialini, infatti, veniva usato per curare il "fuoco di Sant'Antonio" e il meno invasivo herpes zoster. Quando le ordinanze ecologiche vietarono la libera circolazione delle bestie, fu fatta un'eccezione per questi suini purché distinguibili da una campanella. Per questo il santo è raffigurato con un maialino; da qui la sua protezione su tutti gli animali domestici. È invocato anche per le attività agricole (pare che negli ultimi anni tenesse un orticello; i diavoli, in forma di fiere, glielo devastavano, ma lui li cacciava in nome di Dio) e per quelle di allevamento. Guantai, tessitori, tosatori, macellai, salumieri, confettieri e archibugieri lo tengono come protettore. Anche i panierai, perché il santo, per combattere l'ozio, intrecciava canestri. E i becchini, per la parte da lui avuta nella pietosa sepoltura dell'eremita Paolo. Per certi detti popolari, chi è colpito da sciagura improvvisa "deve aver rubato il porco di sant'Antonio"; gli intriganti e gli scrocconi vanno "di porta in porta come il porco di sant'Antonio". PRATICA. Impariamo da S. Antonio a ricorrere prontamente a Dio nelle tentazioni e a mortificare il nostro corpo per poter vincere il demonio. PREGHIERA. Signore, ci renda accetti l'intercessione del beato Antonio, affinché quel che non possiamo coi nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio. MARTIROLOGIO ROMANO. Niella Tebàide sant'Antonio Abate, il quale, padre di molti Monaci, visse celeberrimo per la vita e miracoli; le sue gesta furono descritte da sant'Atanasio in un celebre volume. Il suo sacro corpo però, sotto l'Imperatore Giustiniano, fu ritrovato per divina rivelazione, portato ad Alessandria e sepolto nella chiesa di san Giovanni Battista.
nome Santa Roselina di Villeneuve<br /> titolo Vergine e monaca certosina<br /> nascita XIV Secolo, Francia<br /> morte 17 gennaio 1329, Francia<br /> ricorrenza 17 gennaio<br /> Roselina nacque in una famiglia aristocratica della Francia meridionale, con il nome di Roseline de Villeneuve. Suo padre era "Baron des Arcs" (les Arcs è una cittadina del Var, dipartimento della Provenza, a sud di Draguignan) e sua madre veniva dalla distinta famiglia dei Sabran. Roselina venne educata dalle clarisse, ma volendo seguire una regola più dura, a venticinque anni entrò nel convento certosino di Bertrand. Dodici anni dopo venne nominata priora di Celle Roubaud, sempre in Provenza. Visse in maniera estremamente austera, mangiando poco e dormendo pochissimo, e diventando famosa per le sue doti di lettura del pensiero. Era ricercata da chi necessitava di un consiglio, e il tema principale del suo messaggio era: «Conosci te stesso». Morì nel 1329 e il suo corpo, descritto come "incredibilmente bello" post mortemi, venne riesumato cinque anni dopo e trovato in uno stato di conservazione talmente perfetta che l'ecclesiastico che presiedeva alla riesumazione, colpito dalla bellezza dei suoi occhi, li cavò dalla testa (l'eufemismo tecnico sarebbe "cnucleò"), mettendoli in un altro reliquiario, dove si dice fossero ancora incorrotti circa trecento anni dopo. Il suo culto è stato confermato nel 1851.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Fréjus nella Provenza in Francia, santa Roselina, priora di Celle-Roubaud dell’Ordine certosino, che rifulse per l’abnegazione, il digiuno dal cibo e dal sonno e l’austerità di vita.
nome San Giuliano Saba<br /> titolo Eremita<br /> morte 377 circa, Osroene, Mesopotamia<br /> ricorrenza 17 gennaio<br /> Giuliano appartiene all'intricato periodo della disputa ariana nella Chiesa d'Oriente (S. Basilio Magno, 2 gen. e Gregorio di Nissa 10 gen.). Quello che effettivamente sappiamo di lui è che era un eremita famoso per il suo grande ascetismo, che gli ariani di Antiochia sostenevano avesse abbracciato la loro causa, e che nel 372 venne convocato dagli ortodossi per difendersi dall'accusa. La sua difesa fu estremamente efficace; la sua presenza e il suo prodigioso operato ebbero un effetto estremamente incoraggiante per i fedeli di Antiochia. Dopo aver compiuto la sua missione, tornò a vivere nella sua grotta vicino all'Eufrate dove, qualche anno dopo, morì. Il Martirologio Romano del 1962 dice: «Quando ad Antiochia la fede cattolica era quasi estinta, egli la ristabilì con i suoi miracoli». MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’Osroene, nelle terre oggi divise tra Siria e Turchia, commemorazione di san Giuliano, asceta, soprannominato Saba, cioè vecchio; benché avesse rigettato il clamore cittadino, lasciò tuttavia per qualche tempo l’amata solitudine, allo scopo di confondere ad Antiochia i seguaci dell’eresia ariana.
nome San Gennaro Sanchez Delgadillo<br /> titolo Martire Messicano<br /> nascita 19 settembre 1876, Agualele, Messico<br /> morte 17 gennaio 1927, Tocolatlán, Messico<br /> ricorrenza 17 gennaio<br /> Gennaro nacque ad Agualele nel Messico, in una famiglia modesta. Entrò nel Collegio dello Spirito Santo a Guadalajara per studiare arti e mestieri e successivamente entrò nel seminario di Guadalajara e fu ordinato sacerdote nel 1911. Fu curato di diverse città: Nochistán, San Marcos e superiore del seminario di Cocula. Successivamente fu curato della parrocchia di Tecolotlan, e al suo interno cappellano di Tamazulita, Jalisco. Nel 1923 i suoi genitori andarono a vivere con lui. In questa cappellania fu accreditato per la sua bontà e zelo apostolico. Quando arrivò la persecuzione del 1926, si nascose, rimanendo nei ranch e prendendosi cura della sua congregazione come meglio poteva. Era sempre obbediente, sincero e amante della verità. Disse: "Credo che in questa persecuzione molti moriranno, e forse io sarò il primo". Era al ranch La Canada con la famiglia Castillo quando fu scoperto e arrestato. Lo attendeva un'agonia orribile. Lo portarono su una piccola collina chiamata La Loma, e lì i soldati intendevano impiccarlo. Disse loro che li avrebbe perdonati con grazia del Signore e gridò un applauso per Cristo Re. Tirarono la corda, ma lo impiccarono male facendolo soffrire molto, così morì lentamente in una terribile agonia. Una volta tirato a terra lo colpirono alla spalla con un proiettile e poi fu colpito con una baionetta. Lasciarono il cadavere a terra e insepolto. Sua madre fu la persona che raccolse il corpo e lo seppellì nella parrocchia di Cocula. È stato canonizzato da San Giovanni Paolo II il 21 maggio 2000. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Tocolatlán in Messico, san Gennaro Sánchez Delgadillo, sacerdote e martire durante la persecuzione messicana.
nome San Marcello<br /> titolo Vescovo di Die<br /> nascita metà V secolo, Avignone, Francia<br /> morte 17 gennaio 510, Montmeyant, Barjols, Francia<br /> ricorrenza 17 gennaio<br /> Marcello nacque ad Avignone nella prima metà del V secolo e quando il fratello Petronio, che era monaco a Lérins, fu eletto vescovo di Dié nel 453, Marcello lo seguì in questa località collaborando con lui nell'attività apostolica come diacono. Alla morte di Petronio nel 463 Marcello fu eletto come suo successore e dovette subire la persecuzione del re di Borgogna Gundioc che era ariano: il santo vescovo però riuscì a convertire il sovrano ma quando la regione passò sotto il dominio dei visigoti del re Eurico, anch'egli eretico, Marcello dovette andare per qualche tempo in esilio a causa della sua strenua difesa della fede cattolica. Il suo episcopato fu molto lungo e in tarda età Marcello decise di compiere un pellegrinaggio a Roma e al ritorno morì a Montmeyant presso Barjols il 17 gennaio 510; fu sepolto a Barjols dove è venerato come patrono del luogo. A causa dell'omonimi e della somiglianza del nome della diocesi Marcello di Dié è stato talvolta confuso con Marcello di Digne la cui memoria ricorre il 9 aprile. MARTIROLOGIO ROMANO. A Die nella Gallia lugdunense, nell’odierna Francia, san Marcello, vescovo, che, difensore della città, fu mandato in esilio dal re ariano Eurico per aver mantenuto la fede cattolica.
nome San Sulpizio il Pio<br /> titolo Vescovo di Bourges<br /> nascita Vatan, Francia<br /> Nominato vescovo 624<br /> morte17 gennaio 647, Bourges, Francia<br /> ricorrenza 17 gennaio<br /> Santuario principale Chiesa di Saint-Sulpice a Parigi<br /> Incarichi ricoperti Vescovo di Bourges<br /> Fu vescovo di Bourges nella Francia centro-settentrionale, ed era il secondo vescovo della città a portare il nome di Sulpizio (in francese Sulpice), cui venne aggiunto l'epiteto "Pio", per evitare di confonderlo con il suo omonimo. La sua vita, scritta pochi anni dopo la morte, gli attribuisce un'evoluzione giovanile abbastanza classica, il passaggio da una vita agiata alla rinuncia e alla dedizione ai poveri, seguita da una condotta molto austera: digiuni molto duri, preghiere durante gran parte della notte, recitazione quotidiana di tutto il salterio. Non si conosce la data della sua elezione a vescovo, anche se avvenne certamente prima del 627, poiché quell'anno partecipò al concilio di Clichy (nella periferia di Parigi) con tale carica, e consacrò S. Desiderio (Didier, 15 nov.) vescovo di Cahors (tra l'altro sappiamo che i due intrattenevano una corrispondenza regolare). Come vescovo fu molto amato dal popolo che egli difendeva dalla tirannia del ministro di re Dagoberto, Lullo. In questo periodo infatti i re merovingi erano tutt'altro che sostenitori della Chiesa. Sulpizio, organizzando un digiuno di tre giorni, riuscì a costringere il successore di Dagoberto, Clodoveo II, a trattare il suo popolo con più riguardo; poi, qualche anno prima di morire, chiese al re di sostituirlo con un altro vescovo, così da poter dedicare maggiormente le sue forze scemanti alla cura dei poveri. Il suo biografo narra di straordinarie scene di lutto durante il funerale, al punto che il clero fece fatica a portare a termine la cerimonia. Sulpizio è il patrono del seminario di Saint-Sulpice di Parigi, che infatti porta il suo nome. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bourges nella regione dell’Aquitania, in Francia, san Sulpicio, detto il Pio, vescovo, che, dalla corte regia elevato all’episcopato, nulla ebbe più caro che prendersi cura dei poveri.
nome Beato Gamelberto<br /> titolo Sacerdote<br /> nascita 720 circa, Michaelsbuch, Baviera<br /> morte 17 gennaio 802, Michaelsbuch, Baviera<br /> ricorrenza 17 gennaio<br /> Beatificazione 25 agosto 1909 da papa Pio X<br /> Gamelberto nacque a Michaelsbuch nella Baviera. Figlio di una famiglia bavarese molto ricca. Fin dalla prima giovinezza volle farsi carico del lavoro nei campi, invece di aspirare alla carriera militare proposta dai suoi genitori. Imparò a leggere e fece della Bibbia la sua lettura preferita. Voleva rimanere celibe e la sua vocazione ecclesiastica fu ufficializzata alla morte del padre. Fece un pellegrinaggio a Roma, fu ordinato sacerdote e lavorò, per più di 50 anni, come parroco a Michaelsbuch, tra la gente delle sue terre. Lasciò il castello per vivere in povertà e austerità in una stanza annessa alla chiesa. All'apostolato e all'esercizio del ministero sacerdotale si unì a quello della carità con i più poveri, dando a tutti grande esempio di distacco e generosità. Sentendosi prossimo alla morte, decise di lasciare il suo patrimonio per la fondazione del monastero di Metten, a Sant'Uto, da lui battezzato nella sua infanzia. Gamelberto morì a Michaelsbuch il 17 gennaio, intorno all'802. Il culto tradizionalmente riservato a lui e al suo figlioccio fu confermato da Papa San Pio X nello stesso decreto del 1909. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Baviera, beato Gamelberto, sacerdote, che, per fondare il monastero di Metten, consegnò i propri beni a Utto, da lui stesso immerso nel sacro fonte battesimale.