@Vitupero
I santi di oggi 16 ottobre:
nome Santa Margherita Maria Alacoque- titolo Vergine, Mistica- nome di battesimo Margherita Maria Alacoque- nascita 22 luglio 1647, Autun, Francia- morte 17 ottobre 1690, Paray-le-Monial, Francia- ricorrenza 16 ottobre, 17 ottobre messa tridentina- Beatificazione 18 settembre 1864 da papa Pio IX- Canonizzazione 13 maggio 1920 da papa Benedetto XV- Santuario principale Basilica del Sacro Cuore a Paray-le-Monial- Attributi abito dell'Ordine della Visitazione, libro con su scritto 'La Grande Promessa', giglio, orante in ginocchio, Cuore di Gesù- Patrona di devoti del Sacro Cuore di Gesù, Vignale- Santa Margherita in Rivello- Questa grande Santa fu la confidente del S. Cuore. Nacque il 22 luglio dell'anno 1647 da onorata famiglia, in un piccolo villaggio della diocesi di Autun. Accesa di amore per la Vergine e per l'augusto Sacramento dell'Eucarestia, giovanetta ancora, consacrò a Dio la sua verginità. All'età di 15 anni, attraversò un periodo di rilassamento: l'amore umano e l'amore divino sembrava che se la contendessero; ma alla fine quest'ultimo trionfò. Iddio l'aveva eletta per rivelarle i tesori ineffabili del suo Cuore. A 23 anni entrò nel monastero della Visitazione in ParayleMonial. È qui dove incominciano le più sublimi ascensioni nella via della santità e dove ammiriamo le visioni e le conversazioni di Margherita col suo Celeste Sposo.
Da parte sua si teneva in grande umiltà e nutriva una devozione particolarissima verso la passione di Nostro Signore. Sentiva compassione per le grandi offese che continuamente laceravano il Cuore Sacratissimo di Gesù e voleva ripararle. Un giorno, mentre pregava ai piedi del Crocifisso, Gesù le mostrò il suo Cuore, acceso di fiamme e circondato di spine, e le disse: « Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini ». Margherita si adoperò in tutti i modi per propagare la devozione al Sacro Cuore. Non mancarono le pene e le lotte. S. Claudio de la Colombière, suo confessore, la aiutò e così il suo apostolato passò le mura del monastero e si diffuse nel mondo. Margherita ricevette così dal suo direttore spirituale l'ordine di scrivere le sue esperienze ascetiche. Ella però inizia l'autobiografia sottolineando tutto la sua repulsione per quanto le viene chiesto: «Soltanto per amor Tuo, o mio Dio, mi sottometto all'obbedienza di scrivere queste memorie e ti chiedo perdono della resistenza che fino ad ora ti ho opposta. E siccome Tu solo sai quanto forte sia la mia ripugnanza, Tu solo puoi concedermi la forza di superarla.»
«Devo farmi estrema violenza per scrivere tutte queste cose che avevo tenute nascoste con tanta gelosia e tante precauzioni per il futuro.» «Queste parole mi dettero un gran coraggio, ma la paura, che questo mio scritto cada sotto lo sguardo altrui, continua.» Molte sono le promesse che il Sacro Cuore per mezzo di S. Margherita fece ai fedeli che praticano questa devozione. Fra tutte spicca « La Grande Promessa »: « Tutti coloro che si comunicheranno nei primi venerdì di nove mesi consecutivi avranno la grazia della perseveranza finale; non morranno in mia disgrazia, nè senza ricevere i Ss. Sacramenti. Io stesso sarò loro sicuro asilo in quell'ora ». Il 17 ottobre del 1690, Margherita, quasi consunta dall'amor di Dio, spirò serenamente nel dolcissimo amplesso di quel Cuore che tanto aveva amato. Moltissimi furono i miracoli operati per la sua intercessione e Benedetto XV l'iscrisse tra i Santi. Il Sommo Pontefice Pio XI ne estese l'Ufficio a tutta la Chiesa. PRATICA. Facciamo i primi nove venerdì per assicurarci la salvezza eterna. PREGHIERA. Signore Gesù Cristo, che le investigabili ricchezze del Cuor tuo mirabilmente rivelasti alla beata vergine Margherita Maria, da' a noi per i meriti e l'imitazione di lei, che amando te in tutte e sopra tutte le cose, meritiamo di vivere perennemente nel tuo Cuore.
MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Margherita Maria Alacoque, vergine, che, entrata tra le monache dell'Ordine della Visitazione della beata Maria, corse in modo mirabile lungo la via della perfezione; dotata di mistici doni e particolarmente devota al Sacratissimo Cuore di Gesù, fece molto per promuoverne il culto nella Chiesa. A Paray-le-Monial nei pressi di Autun in Francia, il 17 ottobre, si addormentò nel Signore.
nome San Gerardo Maiella- titolo Religioso redentorista- nome di battesimo Gerardo Maiella- nascita 23 aprile 1726, Muro Lucano, Potenza- morte 16 ottobre 1755, Materdomini, Campania- ricorrenza 16 ottobre- Beatificazione 29 gennaio 1893 da papa Leone XIII- Canonizzazione 11 dicembre 1904 da papa Pio X- Santuario principale Santuario di San Gerardo Maiella a Materdomini- Patrono di Basilicata; Materdomini; Corato; Muro Lucano; Lacedonia; gestanti; mamme; fanciulli- Gerardo era l'ultimo di 5 figli di una modestissima famiglia di Muro Lucano (Potenza) dov'era nato il 23 aprile 1726. Gente povera, i Maiella conducevano una vita al limite della sussistenza, tanto che più d'una volta conobbero in tutta la sua crudezza il morso della fame. Ragazzotto semplice e umile, ma molto devoto e onesto, quando ne ebbe l'età Gerardo pensò di abbracciare la vita religiosa nell'Ordine dei frati cappuccini.<br /> Ma i buoni francescani non lo accettarono perché cagionevole di salute. Lo accolsero invece i redentoristi di sant'Alfonso de' Liguori in un loro convento presso Foggia. Umile religioso converso, attendeva tranquillamente alla propria perfezione spirituale, quando sulla sua vita si abbatté una furiosa tempesta. Una giovane donna lo accusò di atti indegni e i superiori, sant'Alfonso per primo, le credettero. E così il buon Gerardo venne privato della comunione e confinato in un convento presso Avellino con la proibizione di avere contatti con l'esterno. Il buon religioso aveva più di una prova per discolparsi, ma accettò l'increscioso episodio come un segno della volontà di Dio e per spirito di mortificazione. Tacque, convinto che se Dio avesse voluto dimostrare la sua innocenza l'avrebbe fatto meglio di qualunque altro. E un giorno infatti la verità venne a galla, e con essa la straordinaria umiltà del religioso converso, possibile solo in un uomo molto avanti nella via della santità. Accompagnato dall'ammirazione dei confratelli, Gerardo proseguì nel proprio cammino di perfezione. I superiori gli chiesero di trascrivere i suoi esami di coscienza: lo fece con diligenza offrendoci esempi di assoluta perfezione. Il Signore gli concesse anche la grazia di compiere miracoli. Accompagnato da quest'aura di prodigiosa santità, egli a soli ventinove anni chiuse la propria vita. Le sue ultime parole furono: «Dio è morto per me. Se a lui piace, io vorrei morire per lui». Fu beatificato da Leone XIII nel 1893 e canonizzato da san Pio X nel 1904. MARTIROLOGIO ROMANO. A Materdomini in Campania, san Gerardo Maiella, religioso della Congregazione del Santissimo Redentore, che, rapito da un intenso amore per Dio, abbracciò ovunque si trovasse un austero tenore di vita e, consumato dal suo fervore per Dio e per le anime, si addormentò piamente ancora in giovane età.
nome Sant'Edvige- titolo Religiosa e Duchessa di Slesia e di Polonia- nascita 1174, Andechs, Germania- morte 15 ottobre 1243, Trzebnica, Polonia- ricorrenza 16 ottobre- Canonizzazione 26 marzo 1267 da papa Clemente IV- Patrona di Brandeburgo- S. Edvige, figlia di Bertoldo e di Agnese, marchesi della Moravia, illustrò il secolo XIII, con un mirabile esempio di madre cristiana. Fin dalla sua giovinezza apparve in lei una maturità di senno e una serietà superiore alla sua età, onde fu esente da quelle leggerezze e da quelle vanità che purtroppo sogliono costituire l'occupazione delle fanciulle di nobile stirpe. Posta dai suoi genitori in un monastero di Benedettine della Franconia per ricevere una buona educazione, fu da quelle suore istruita nella pietà cristiana ed imparò a conoscere, amare e servire Dio con fedeltà. A 12 anni per volontà del padre fu data in sposa ad Enrico il Barbuto duca di Slesia e di Polonia: ella acconsentì solo per ubbidienza poichè avrebbe voluto consacrare al Signore la sua verginità. Ma così piacque a Dio per far apparire maggiormente la sua eletta virtù. E veramente ammirabile fu la sua pietà, l'aborrimento delle pompe e la diligente cura che pose per allevare cristianamente i suoi sei figli. Il primo, divenuto erede degli stati del padre, fu detto per le sue predare virtù Enrico il Pio. Bandì dalla sua corte le bugie, le maldicenze e tutte le azioni che 'potessero violare in qualche modo la purità dei costumi. Indusse il marito a erigere un monastero nella città di Treburg per quelle donne che volessero consacrarsi al Signore nell'Ordine Cistercense, mantenendole a proprie spese. Volendo fare con esse vita comune, sovente si ritirava tra quelle monache, dove aveva pure una sua figlia. In età avanzata si ritirò nello stesso monastero, ma non emise i voti per essere più libera nel soccorrere i poveri. Ben presto sorpassò le altre religiose. Incredibile fu la costanza e fortezza d'animo che mostrò nelle avversità. Ad una grave ferita che ricevette il marito restando prigioniero del duca Corrado di Kirn ed alla morte del figlio Enrico, avvenuta tre anni dopo la cattività del padre, con cristiano coraggio esclamò: « Sia fatta la volontà di Dio », ed incoraggiava anche gli altri. Nella mortificazione, nei digiuni e nell'assiduo lavoro manuale, perseverò fino alla fine della vita. Tutto faceva per piacere a Gesù dàl quale attendeva la meritata ricompensa. E questa venne il 15 ottobre 1243. I miracoli accrebbero la sua gloria e Clemente IV l'annoverò nel catalogo dei Santi. PRATICA. Oggi compiamo bene il nostro dovere. PREGHIERA. O Dio, che insegnasti alla beata Edvige a passare con tutto il cuore dalle pompe del secolo all'umile sequela della tua croce, concedi che noi, per i meriti e l'esempio di lei, impariamo a calpestare le caduche delizie del mondo, così da superare, abbracciati alla tua croce, tutte le avversità. MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Edvige, religiosa, che, di origine bavarese e duchessa di Polonia, si dedicò assiduamente nell'assistenza ai poveri, fondando per loro degli ospizi, e, dopo la morte del marito, il duca Enrico, trascorse operosamente i restanti anni della sua vita nel monastero delle monache Cistercensi da lei stessa fondato e di cui era badessa sua figlia Gertrude. Morì a Trebnitz in Polonia il 15 ottobre.
nome San Longino- titolo Martire- morte Cesarea di Cappadocia- ricorrenza 16 ottobre, 15 marzo- Canonizzazione pre-canonizzazione- Santuario principale Basilica di Sant'Andrea, Mantova- Attributi lancia, ampolla con il sangue di Cristo- Patrono di militari, ciechi- Secondo la leggenda, fu il centurione che trafisse Cristo con la sua lancia (Gv 19, 34). Gli autori lo identificarono erroneamente con il centurione che proclamò la divinità di Gesù: "Questo era veramente il figlio di Dio". Il lanciere e il centurione furono così uniti. Si presume che si convertì e cambiò il suo nome da Cassio a Longino, e si ritirò a Cesarea in Cappadocia dove visse una vita monastica ed era vescovo di questa città. La leggenda intorno a lui è complicata: gocce di sangue dal cuore divino gli schizzavano gli occhi, che erano molto indeboliti, e vide di nuovo chiaramente, raccolse il sangue di Gesù Cristo in un bicchiere che si chiamava Graal e in seguito subì il martirio e La sua lingua era stata tagliata, nonostante continuasse a parlare. Longino Santo (sec. I). Il suo nome significa "l'uomo della lancia" (dal greco longké, lancia). Si tratta di un santo di cui molto si è parlato nei manoscritti sulle vite dei santi orientali, nei Vangeli, nelle epistole dei Santi Padri, nei vangeli apocrifi e nei martirologi sia orientali sia occidentali. Tali citazioni hanno determinato la combinazione di tre diversi personaggi in cui viene identificato: il soldato che aprì il fianco di Gesù con un colpo di lancia (Giovanni, XIX, 34). Porta il nome di Longino negli Atti di Pilato, all'inizio del V secolo, come nella miniatura della Passione che figura nel Vangelo siriaco della .biblioteca Laurenziana a Firenze, anteriore al 586. Tra i Padri greci, il primo a designare Longino come "il soldato del colpo di lancia" è Germano, patriarca di Costantinopoli (715-729); il centurione anonimo che proclama la divinità di Gesù dopo la sua morte: "Davvero costui era Figlio di Dio!" (Matteo, XXVII, 54; Marco, XV, 39); il centurione che comandava i soldati incaricati della guardia del sepolcro. La Corrispondenza di Pilato a Erode (non anteriore al V secolo) lo chiama Longino, ma il Vangelo di Pietro gli dà il nome di Petronio. Nella tradizione greca e orientale, si vede generalmente in Longino il centurione che professò la divinità di Gesù e custodì il sepolcro; nella tradizione occidentale, Longino è ora il soldato della lancia, ora il centurione. Ma le due tradizioni si congiungono per precisare che abbracciò la fede degli apostoli, lascio il mestiere delle armi e andò a Cesarea di Cappadocia, dove visse santamente, evangelizzò i pagani e morì martire, decapitato. Gregorio di Nissa presentava già il eco turione che confessò la divinità di Gesù come l'evangelizzatore dei Cappadoci (Lettera, XVII, 15). Un secolo dopo, il Martirologio geronimiano non dà un nome al centurione precisando la festa a "Cesarea di Cappadocia, di Longino".<br /> Da notare anche, tra i segni più antichi del culto, un frammento di amuleto con un'invocazione a Longino (IV secolo), un capitello bizantino col suo nome, ad Alla, e, nel VI secolo, delle iscrizioni su due caserme, a Gho6r, in Siria, e a Burdj, in Arabia, in cui il nome di Longino è associato a quello di altri santi. Un'altra tradizione presenta Longino come l'evangelizzatore di Mantova, in Italia. Ma è chiaro che essa è nata per autenticare una reliquia del sangue sgorgato dal costato di Cristo, conservato nella basilica di S. Andrea.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, commemorazione di san Longino, venerato come il soldato che aprì con la lancia il costato del Signore crocifisso.
nome San Gallo- titolo Eremita a Bregenz- nascita 560 circa, Leinster, Irlanda- morte 640 circa, Arbon, Svizzera- ricorrenza 16 ottobre- Santuario principale Abbazia di San Gallo- Attributi tunica bianca diventata nera dopo la benedettinizzazione del monastero, con la presenza dell'orso- Patrono di Svizzera, San Gallo- Gallo, o Gallech o Gilianus, nacque in Irlanda, molto probabilmente a Leinster, e divenne monaco nel celebre monastero di Bangor sotto la guida di S. Comgall (11 mag.) e di S. Colombano (23 nov.). Il convento era famoso per l'erudizione dei suoi membri: secondo alcuni racconti Gallo fu ordinato prete lì e si dice che conoscesse bene la Sacra Scrittura, come pure poesia e grammatica. Quando Colombano lasciò l'Irlanda nel 590 per compiere un viaggio missionario in Gallia, Gallo fu uno dei dodici monaci che lo accompagnarono, destinato a diventare il suo più famoso discepolo. In Francia fondarono dapprima un monastero ad Annegray, quindi, due anni più tardi, a Luxeuil, alle falde dei Vosgi, introducendo in entrambi una regola molto rigida e numerose usanze facenti parte della Chiesa celtica. Colombano e i suoi monaci furono scacciati dal territorio nel 610, forse per aver rimproverato la corte regale, e si sistemarono per un breve periodo a Bregenz sul lago di Costanza. Nel 612, per il sorgere di ulteriori problemi, Colombano partì alla volta di Bobbio in Italia, ma Gallo non lo accompagnò, forse per una malattia; un racconto afferma che Colombano, non credendo alla sincerità di Gallo, gli vietò di celebrare Messa durante la sua assenza, e a questa ingiusta punizione Gallo, avendo fatto voto di obbedienza, si sottomise. Rimase in quella parte della Svevia (coincidente con l'odierna Svizzera), e si stabilì come eremita lungo il fiume Steinach. In occasioni successive gli fu offerta una diocesi e fu eletto abate di un monastero, ma egli rifiutò entrambe le cariche, preferendo condurre una vita di solitudine con sporadiche missioni di predicazione. Radunatisi intorno a lui un gruppo di discepoli, vivevano insieme secondo la Regola di S. Colombano, mentre la sua fama di santità cresceva rapidamente. Morì ad Arbon, dove si era recato per predicare, intorno all'anno 640. Walafrido Strabone, che nel IX secolo scrisse una Vita di S. Gallo in due volumi (il secondo dei quali è dedicato ai miracoli avvenuti sulla sua tomba o in relazione con le sue reliquie), afferma che il santo era «pieno di senso pratico». S. Gallo fu uno dei principali missionari del territorio svizzero (e qui si celebra la sua festa, come pure in Alsazia, in certe zone della Germania e in Irlanda) e il suo culto è antico. Il suo reliquiario nell'abbazia sopravvisse fino alla Riforma e quando fu aperto si scoprì che le sue ossa erano molto grandi. La fama personale del santo fu superata da quella dell'abbazia benedettina edificata sul luogo di uno dei suoi eremi lungo lo Steinach circa cent'anni dopo la morte del santo. Questa, che porta il suo nome (come pure la città che si è sviluppata intorno a essa), divenne uno dei più importanti monasteri d'Europa, con una biblioteca e uno scrittorio straordinari e molto antichi. Fu chiusa nel 1805, ma la biblioteca, pressoché intatta, è tuttora collocata di fianco alla chiesa, che ora è una cattedrale. Gallo è spesso raffigurato insieme a un orso: c'è infatti una leggenda secondo la quale il santo tolse una spina dalla zampa della bestia selvatica e questi, in segno di gratitudine, lo aiutò nel suo lavoro di costruzione trasportando dei ceppi per lui. Nelle rappresentazioni di solito veste l'abito benedettino, perché si suppone che sia stato lui il fondatore della celebre abbazia. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Arbon nell’odierna Svizzera, san Gallo, sacerdote e monaco, che, accolto ancora fanciullo da san Colombano nel monastero di Bangor in Irlanda, propagò con dedizione il Vangelo in questa regione e insegnò ai suoi confratelli l’osservanza della regola, finché riposò quasi centenario nel Signore.
nome San Mommolino di Noyon- titolo Vescovo, Abate- nascita 600 circa, Coutances, Francia- morte 686, Noyon, Francia- ricorrenza 16 ottobre- <br /> Attributi abiti vescovili, bastone pastorale e talvolta con un bambino ai suoi piedi- Patrono di balbuzienti, muti e bambini che tardano a parlare- Mommolino di Noyon, o Mommélin in francese, è originario della zona di Coutances in Normandia. Divenuto monaco a Luxeuil, fu inviato insieme a due compagni, i SS. 13ertram e Bertino (5 sett.), a S. Omero nell'Artois (Francia settentrionale), per operare come missionario tra la popolazione dei morini. Fondarono un monastero nel luogo che oggi si chiama Saint-Mommélin, e Mommolino ne fu l'abate fino a quando, dopo molti anni di apostolato, si trasferirono in un nuovo monastero, S. Pietro a Sithiu. Quando S. Eligio (1 dic.), vescovo (li Noyon, nel 660 morì, Mommolino fu scelto come suo successore dal re Clotario III, che apprezzò la sua conoscenza della lingua germanica. Tra le prime preoccupazioni ci fu la fondazione di un monastero, affidato alla guida di Bertram, nella città di Saint-Quentin e in totale egli resse la sua vasta diocesi per ventisei anni, morendo intorno all'anno 686. Il suo nome appare come firma su numerosi documenti. Sul luogo dove era stato sepolto fu edificata una basilica.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Noyon in Neustria, ora in Francia, san Mummolino, vescovo, che dapprima da monaco aiutò sant’Audomaro nel lavoro missionario e succedette poi a sant’Eligio nella sede episcopale.
nome San Vitale- titolo Eremita in Bretagna- ricorrenza 16 ottobre- Di origine anglosassone, divenne benedettino a Noirmoutier e successivamente eremita a Scobrit (Francia), fondatore della città di Saint-Viaud vicino alla Loira. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Retz vicino a Nantes in Bretagna, san Vitale, eremita.
nome Santi Martiniano, Saturiano e due fratelli- titolo Martiri- ricorrenza 16 ottobre- Quattro fratelli afro-romani furono venduti come schiavi a un vandalo ariano in Mauritania; un'altra schiava Massima, li incoraggiò a sacrificarsi per Cristo. A causa della loro fermezza di fede, furono flagellati dal loro padrone, noto per la sua vita eretica. Ogni giorno i fratelli si svegliavano incolumi, dopo aver subito numerosi tormenti, vennero esiliati. In esilio convertirono molti barbari alla fede di Cristo e riuscirono a far sì che il Pontefice di Roma mandasse loro un sacerdote e altri ministri per battezzare i convertiti. Infine furono legati per i piedi a un carro e trascinati lungo le strade sconnesse. Ma Massima, sopravvissuta a tutte le prove, fu liberata dal potere di Dio e "morì in un monastero, dove fu madre di molte vergini". MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Martiniano e Saturiano, martiri in Africa, insieme a due loro fratelli, che, al tempo della persecuzione vandalica perpetrata sotto il re ariano Genserico, schiavi di un vandalo, erano stati convertiti alla fede in Cristo da santa Massima, vergine, loro compagna di schiavitù, e, dopo essere stati percossi con grossi bastoni e lacerati fino all’osso per la loro fermezza nella retta fede, vennero infine relegati in esilio tra i Mori, dove furono condannati a morte per aver condotto alcuni alla fede in Cristo; Massima, invece, liberata dopo aver superato molti combattimenti, si addormentò santamente in un monastero, dove era divenuta madre di molte vergini.
nome San Lullo di Magonza- titolo Vescovo- nascita 710 circa, Wessex, Inghilterra- morte 786, Bad Hersfeld, Germania- ricorrenza 16 ottobre- Attributi abito vescovile e bastone pastorale- Nato nel Wessex (Inghilterra), Lull si fece monaco a Malmesbury prima di raggiungere il cugino, S. Bonifacio (5 giu.), come missionario in Germania. Questi, dopo averlo ordinato prete, lo inviò a Roma a consultare papa S. Zaccaria (15 mar.). Al suo ritorno, Lull fu consacrato vescovo e nel 754 succedette nella sede di Magonza a Bonifacio, partito per la Frisia. Nel 755 questi morì martire e Lull si preoccupò di riportarne il corpo per seppellirlo a Fulda, abbazia sotto la diocesi di Magonza fondata da Bonifacio stesso.<br /> La maggior parte dell'episcopato di Lull fu impegnata nelle dispute con S. Sturmio (17 dic.), abate di Fulda e anch'egli discepolo di Bonifacio, causate principalmente dalla pretesa dell'abbazia di non essere sottoposta alla giurisdizione del vescovo (privilegio che forse Lull stesso aveva contribuito a ottenere quando si era recato a Roma); a un certo punto Lull sostituì d'autorità l'abate con un altro di sua nomina, ma l'intervento del re Pipino determinò il reinscdiamento di Sturmio. Lull fu un pastore energico, resse la diocesi di Magonza con grande zelo, fondò monasteri a Hersfeld e a Bleidenstadt, e partecipò a molti concili sia in Francia che in Germania. Era fortemente intenzionato a far progredire l'istruzione e ad avere un clero ben preparato; da alcune sue lettere si ricava che si preoccupò anche di farsi mandare libri dall'Inghilterra e da altri paesi. In un'occasione scrisse al suo primo superiore, Dealwine, chiedendo alcuni scritti di S. Aldelmo (25 mag.) per consolarsi del proprio esilio; chiese anche preghiere, nello stile ricercato del tempo: «Scongiuro con profonde suppliche la clemenza di vostra Grazia affinché vi degniate di sostenere la barca della mia piccolezza con le vostre gentili preghiere, cosicché, protetto dallo scudo della vostra intercessione, possa meritare di raggiungere il porto della salvezza e ottenere il perdono dei miei peccati in questa prigione terrestre». Un'altra lettera, all'arcivescovo di York, elenca alcuni dei problemi incontrati dal missionario: «In verità, per amore del nome di Cristo, conviene che noi ci vantiamo degli insulti, delle tribolazioni e dell'esaltazione della sua Chiesa, che ogni giorno è colpita, oppressa e tormentata [...] Mi permetto di importunare vostra Eccellenza con quest'umile preghiera, che continuiate a intercedere per la salvezza della mia anima. Perché sono condotto dalla crescente malattia del corpo e dall'affanno della mente a lasciare questa vita miserabile e pericolosissima, per rendere conto al Giudice fedele e severo». Nel complesso le lettere offrono il ritratto di un vescovo attento e impegnato, intenzionato a far rispettare il diritto canonico e che raccomandava la recita dell'Ufficio, la celebrazione della Messa e la pratica dei digiuni (per salvare il raccolto, ad esempio, o, in un'altra occasione, per il riposo eterno di un papa defunto). Pare che ricevesse lettere da persone di diversi paesi, tra cui l'abate di Wearmouth, in Northumbria, il quale chiedeva Messe per alcuni defunti di Germania, dei quali aveva dato notizia (questa usanza di scambiarsi, tra vescovi e abati, i nomi dei defunti pare sia nata e fiorita in diverse parti d'Europa). Nel 781 ricevette il pallium, a indicare che Magonza era tornata al grado di sede metropolitana meritato sotto S. Bonifacio. Si conserva la professione di fedeltà al papa che egli fece nell'occasione, ed è una testimonianza molto importante perché è l'unica del genere che ci rimane dell'm secolo.<br /> Verso la fine della sua vita Lull si ritirò nel monastero di Hersfeld e qui morì nel 786. È considerato da alcuni il più grande discepolo di S. Bonifacio e gli succedette alla guida della missione inglese in Germania; conservò l'abitudine di Bonifacio di mantenersi in contatto con l'Inghilterra attraverso una regolare corrispondenza e seguì fedelmente le linee direttive del maestro. Il suo culto fu molto popolare in Germania, ma non in Inghilterra. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Heresfeld nella Franconia in Germania, san Lullo, vescovo di Magonza, che, compagno e collaboratore di san Bonifacio nella predicazione, fu da lui ordinato vescovo, perché fosse per i sacerdoti una guida, per i monaci un maestro della regola e per il popolo cristiano un predicatore e pastore fedele.
nome Sant'Anastasio di Cluny- titolo Monaco- nascita 1020 circa, Venezia- morte 1085, Francia- ricorrenza 16 ottobre- Originario di Venezia e uomo di grande erudizione, Anastasio intorno al 1050 era monaco a Mont-Saint-Michel; qui l'abate si rivelò chiaramente non adatto al ruolo rivestito e Anastasio, venuto a sapere che il superiore aveva ottenuto la sua elezione con la simonia, lasciò il monastero per vivere come eremita su un'isola al largo della costa di Normandia. Avrebbe potuto continuare a lungo in questa vita pacifica se dopo alcuni anni S. Ugo di Cluny (29 apr.) non fosse passato da quelle parti; gli parlarono della santità di Anastasio; lo mandò a chiamare e lo convinse a entrare nel suo monastero. Dopo sette anni ivi trascorsi, Anastasio si trovò nuovamente in viaggio, questa volta inviato in Spagna da papa S. Gregorio VII (25 mag.) e, anche se non conosciamo lo scopo preciso della missione, si può presumere che fosse partito per convincere gli spagnoli a passare dalla liturgia mozarabica a quella romana. Comunque sia, Anastasio fu presto di ritorno, vivendo prima da eremita sui Pirenei, poi a Cluny sette anni, infine dalle parti di Tolosa nuovamente come eremita. Predicò alla popolazione del luogo e si dice che abbia condiviso la vita solitaria con l'ex-cardinale Ugo di Remiremont, che era stato una volta legato papale in Francia e Spagna, ma poi deposto e persino scomunicato per ripetuti atti di simonia. Anastasio fu richiamato a Cluny nel 1085 per qualche ragione sconosciuta, ma, morto durante il viaggio, fu sepolto a S. Martin d'Oydes. Potrebbe essere stato lui l'autore di una Epistola a Geraldo, trattato teologico sulla presenza reale di Cristo nell'eucarestia. Il suo sacrario fu profanato dagli ugonotti durante gli scontri religiosi in Francia nel XVI secolo; ciò nonostante il suo culto sopravvisse. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pamiers presso i Pirenei sempre in Francia, sant’Anastasio, monaco, che, nato a Venezia, condusse dapprima vita eremitica nell’isola di Rocher de Tombelaine vicino a Mont-Saint-Michel, poi monastica a Cluny, per ritirarsi infine negli ultimi anni in solitudine.
nome San Bertrando di Cominges- titolo Vescovo- nascita 1050 circa, L'Isle-Jourdain, Francia- morte 16 ottobre 1123, Cominges, Francia- ricorrenza 16 ottobre- Canonizzazione confermata da papa Onorio III- Bertrando nacque intorno alla metà dell'XI secolo a l'Isle-Jourdain (Gers, Francia), imparentato da parte materna con i conti di Tolosa. Ricevuta l'educazione prevista per coloro che erano destinati alla carriera militare, invece di seguire le orme del padre e diventare signore del luogo, decise di farsi prete. Divenne canonico e arcidiacono a Tolosa, e si notò che aveva ottenuto tali promozioni solo per i propri meriti e senza averle pretese (e tanto meno ottenendole con denaro). Intorno al 1075 divenne vescovo di Comminges (tale diocesi è stata abolita nel 1801 e il suo territorio è stato diviso tra quelle di Tolosa e Tarbes). Il suo primo compito fu quello di ricostruire la città, distrutta parecchi secoli prima, e vi edificò anche una cattedrale, dedicata alla Beata Vergine Maria. Dal 1222 la città ha preso il nome di Saint-Bertrand-de-Comminges. Si dedicò alla riforma spirituale della diocesi con tanto zelo che incontrò ben presto una considerevole opposizione, e non tutta pacifica. Compì numerose visite, dimostrando di essere un vescovo riformatore, desideroso di rendere effettive le riforme gregoriane; si avventurò in numerosi viaggi di predicazione nelle parti più remote e montagnose della diocesi, dove addentrarsi era difficile e a volte pericoloso. Egli stesso visse in comunità con i propri canonici, sotto la Regola di S. Agostino, per dare un esempio al clero diocesano. Partecipò al sinodo di Poitiers nel 1100, durante il quale fu scomunicato il re Filippo I e dove i vescovi riuniti furono presi a sassate dalla gente. Un'altra volta rimase coinvolto in un incidente ad Auch, dove alcuni monaci del posto cercarono di appiccare il fuoco alla chiesa per ritorsione di fronte a presunti loro diritti lesi. Gli sono attribuiti molti miracoli sia in vita che dopo morte; da uno di questi deriva il cosiddetto perdono di Comminges o "grande perdono": quando la diocesi fu invasa da soldati nemici che rubarono tutto il bestiame, Bertrando cercò di ottenere dal loro capo la restituzione degli animali per scongiurare la rovina della propria gente. Il capo insistette per ottenere però un risarcimento, che Bertrando, pur avendolo promesso, al momento della morte non aveva ancora effettuato. Il capo dei nemici fu poi catturato e imprigionato dai mori: gli apparve però Bertrando e in restituzione del debito lo condusse in salvo. Questo evento è commemorato localmente ogni anno il 2 maggio, e papa Clemente V (1305-1314), che era stato anche lui vescovo di Comminges e il cui nome di battesimo era Bertrando, concesse che tutti coloro che avessero visitato la cattedrale della città quando la festa dell'invenzione della S. croce (3 mag.) fosse caduta di venerdì, ottenessero un'indulgenza plenaria. Questo privilegio fu poi confermato da altri papi nel XVIII secolo. Bertrando morì il 16 ottobre 1123; fu canonizzato prima del 1309, probabilmente da Onorio III (1216-1227), che aveva ordinato un'indagine sul modo in cui Bertrando era arrivato a figurare come santo in elenchi locali. È rappresentato nel timpano del XIII secolo raffigurante l'Adorazione dei Magi, che si può vedere nella cattedrale di Saint-Bertrand-de-Comminges.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Cominges sempre sul versante francese dei Pirenei, san Bertrando, vescovo, che, su indicazione del papa san Gregorio VII, si adoperò strenuamente per la riforma della Chiesa, restaurò la sua città rovinata dall’incuria del tempo e ricostruì interamente la cattedrale, dove istituì i canonici regolari sotto la disciplina di sant’Agostino.