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I santi di oggi 25 dicembre:
nome Natale del Signore- titolo Nascita di Gesù- Altri nomi Natività del Signore, Natale di Gesù- ricorrenza 25 dicembre- Oggi si apre il cielo, si squarciano le nubi e appare l'Emmanuele, Dio con noi. L'Eterno Padre l'aveva promesso, lo vaticinarono i profeti e per quattromila anni lo sospirarono i giusti. La venuta di Gesù avvenne come ci narra il Vangelo:
« Essendo uscito in quei giorni un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero, anche gli Ebrei dovettero andare nella loro città di origine per dare il loro nome. Giuseppe, essendo della regale stirpe di Davide, si recò con Maria in Betlemme, sua città nativa; essi erano poveri, non trovarono chi li accogliesse e furono costretti a riparare in una capanna. Quivi Maria diede alla luce e strinse al seno il divin Figlio, l'avvolse in poveri pannolini e l'adorò ». S. Giuseppe condivideva i sentimenti di Maria. Il Figlio di Dio si era fatto uomo per salvare gli uomini e la sua nascita umile, povera, oscura fu illustrata da tali miracoli che bastarono a farlo conoscere da chiunque avesse il cuore retto. Ecco che un Angelo discese dal cielo ad annunziare la venuta del Redentore non ai re, non ai ricchi, nè ai grandi della terra, ma ad alcuni poveri pastori, i quali ebbero la felice sorte e la grazia di adorare per primi il Dio fatto uomo. I pastori passavano la notte nella campagna vicino a Betlemme alla guardia dei lori greggi quando l'Angelo del Signore apparve loro dicendo: « Non temete, ecco vi reco un annunzio che sarà per tutto il popolo di grande allegrezza: oggi nella città di David è nato il Salvatore, che è Cristo, il Signore. Ed ecco il contrassegno dal quale lo riconoscerete: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia ». E subito si unirono all'Angelo altri Angeli che lodavano il Signore dicendo: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà ».
Quando poi gli Angeli sparirono in cielo, i pastori presero a dire fra loro: « Andiamo a Betlemme a vedere quanto è accaduto riguardo a quello che il Signore ci ha manifestato ». Andarono e trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino giacente nella mangiatoia. E vedendolo si persuasero di quanto era stato detto di quel Bambino, e se ne tornarono quindi alle loro abitazioni lodando e benedicendo Iddio per tutto quello che avevano visto. PRATICA. Accostiamoci a Gesù Bambino coll'anima monda: oggi facciamo una buona confessione e una fervorosa comunione. PREGHIERA. Dio, che hai rischiarato questa notte sacratissima coi fulgori di Colui che è la vera luce, deh! fa' che dopo averne conosciuto in terra la luce misteriosa ne godiamo la presenza nel cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell'anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l'anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Àbramo, l'anno duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d'Israele dall'Egitto, l'anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l'anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniéle; nell'Olimpiade centesimanovantesimaquarta; l'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l'anno quarantesimosecondo dell'Impero di Ottaviano Augusto, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell'eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito Santo, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione, in Betlémme di Giuda nacque da Maria Vergine fatto uomo. Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.
nome Gesù di Nazareth- titolo Seconda persona della Trinità- nascita anno 0, Betlemme- morte 33, Gerusalemme- Il più grande uomo che sia mai esistito sulla terra è il Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, fattosi uomo per salvarci dai nostri peccati. Gesù nacque a Betlemme nella famiglia terrena composta dal falegname Giuseppe e da Maria, la quale lo concepisce per opera dello Spirito Santo. Ella, non ancora sposa, ricevé la visita dell' angelo Gabriele il quale le annunciò la sua gravidanza miracolosa, accolta con umiltà e obbedienza. Maria e Giuseppe si recarono a Betlemme per un censimento e qui, non trovando posto per sostare, il Re dei Cieli e della Terra nasce in una umile stalla, ma tutti riconoscono quanto speciale sia questo bambino. Tutti vanno a rendere saluto, persino dei Magi, principi non ebrei, che seguendo la stella recano doni e adorano il Re dei Giudei. Si compie la prima Epifania, la manifestazione di Dio in questo neonato speciale. Al compimento del 40esimo giorno di Gesù, i neo genitori si recarono nel Tempio a Gerusalemme per seguire l'usanza che voleva che la donna che aveva partorito un maschio lo presentasse al Signore accompagnato da un'offerta per la di lei purificazione. Qui Simeone, guidato dallo Spirito Santo, riconosce in quel bambino il Messia profetizzato da Dio, colui che porterà la luce nel mondo; episodio noto come la Presentazione del Signore. La vita di Gesù scorre tranquilla, bambino, adolescente, di lui non si parla nei Vangeli in questo periodo se non per qualche altro episodio sporadico che ne attesta la grandiosità, come quando ad appena 12 anni i genitori lo ritrovano in un Tempio mentre discute da pari con i Saggi delle cose concernenti la Fede. Lo ritroviamo poi trentenne sul fiume Giordano per ricevere il Battesimo da Giovanni il Battista, e la sua vita da quel momento cambia, il momento in cui viene indicato da Dio stesso quale Suo Figlio. I cieli infatti quel giorno si aprirono e apparve ai presenti una Colomba, lo Spirito Santo che discese su di lui e una voce si udì, quella di Nostro Signore che lo indicò come suo figlio. Subito dopo Gesù si ritira nel deserto per 40 giorni a meditare, giorni in cui subirà le tentazioni del diavolo alle quali resisterà nel nome del Signore. Il Cristo ormai rivelato comincia la sua vita pubblica accompagnato dai fedeli discepoli, gli apostoli, 12 uomini, che sceglierà tra gli umili. Per tre anni circa porterà nel mondo la parola del Padre compiendo miracoli e convertendo le genti che riconoscono in lui il Messia, il Salvatore mandato da Dio. Il primo miracolo è quello avvenuto alle nozze di Cana dove durante un matrimonio al quale Gesù si recò assieme alla madre trasformò l'acqua in vino, che era terminato. Famosissimo anche il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con i quali sfamò la grande folla accorsa ad ascoltare la Buona Novella. E come non menzionare Lazzaro, l'amico morto da lui resuscitato. Altro accadimento verificatosi e ricordato ai giorni nostri è la Trasfigurazione, avvenuta circa 40 giorni prima della morte del Cristo. Gesù si reca con alcuni tra i suoi fedeli in luogo appartato e a loro mostra la sua splendente figura; il suo volto, riportano i Vangeli, risplende di uno straordinario bagliore e in quel momento appaiono Elia e Mosè, profeti scomparsi da tempo, che conversano con lui, e una nube ne annuncia la discendenza divina. In quella che noi chiamiamo la domenica delle Palme si festeggia l'ingresso trionfale del figlio di Dio a Gerusalemme dove viene acclamato dalla folla festante che lo accoglie sventolando rami di ulivo. Sebbene sia accolto come un re Egli scelse di entrare in città a cavallo di un asino a sottolineare la sua umiltà e mitezza. Mancano pochi giorni all'adempimento del volere del Signore che ha mandato sulla terra suo Figlio a compiere il sacrificio supremo, donare la sua vita per espiare i nostri peccati. Uno dei suoi discepoli infatti, Giuda Iscariota, lo tradirà, vendendolo al nemico per soli 30 denari. Le guardie lo arrestarono subito dopo l'Ultima Cena, nella quale il Figlio di Dio diede le ultime disposizioni prima della sua morte. Mentre era immerso nella meditazione e nella preghiera nell'orto del Getsemani, lo portarono via e fu accusato dinanzi al Sinedrio per essersi proclamato Figlio di Dio, e condannato a morte per crocifissione. Il venerdì Santo, tre giorni prima della Santa Pasqua, Gesù Cristo venne crocifisso assieme a due ladroni, ennesima beffa alla sua persona. Il suo corpo, avvolto da un sudario, venne deposto in un sepolcro la cui apertura fu sigillata con una grossa pietra; quando al terzo giorno alcune donne vi si recarono per cospargere il corpo di unguenti profumati, trovarono un angelo sulla pietra spostata che le avvisò che il Cristo era risorto e si trovava per strada. E mentre correvano ad annunciare il miracolo, Egli apparve loro e le rassicurò. Dopo quaranta giorni dalla sua resurrezione, i Vangeli riportano la fine della sua vita terrena e raccontano che mentre era con i suoi fedeli li benedì e una nube lo portò in cielo dove si trova ancora oggi alla destra del Padre.
nome Sant'Anastasia di Sirmio- titolo <br /> Vergine e Martire- nascita III secolo, Roma- morte 304 circa, Sirmio, Pannonia- ricorrenza 25 dicembre- Santuario principale Basilica di Sant'Anastasia al Palatino- Attributi palma del martirio, vaso di medicinali- Patrona di tessitori- Secondo la leggenda, Anastasia era figlia di un nobile romano di nome Pretestato e aveva come consigliere spirituale S. Crisogono (24 nov.). Sposò il pagano Publio e durante la persecuzione di Diocleziano si recava a far visita e ad assistere i cristiani rinchiusi nelle carceri. Il marito, contrariato, fu costretto a sequestrarla in casa, tuttavia morì durante una missione in Persia, perciò Anastasia si trasferì ad Aquileia per poter essere di aiuto ai cristiani detenuti. Dopo il martirio di SS. Agape, Chione e Irene (1 apr.) fu arrestata e giustiziata. Queste e altre leggende su Anastasia sono quasi certamente apocrife. Il nome di Anastasia fu inserito nel canone del messa nel V secolo ma, a quanto pare, non era nativa di Roma e non visse mai nell'Urbe. Il suo culto ebbe origine a Sirmio nella Pannonia, dove probabilmente subì il martirio sotto il potere di Diocleziano, ma in effetti non ci sono giunti dettagli storici certi sulla sua vita e sul suo martirio. Al tempo in cui S. Gennadio era patriarca di Costantinopoli, le reliquie di S. Anastasia furono portate da Sirmio a Costantinopoli, dando origine a un culto notevole. È di interesse liturgico la spiegazione del motivo per cui la sua commemorazione venne associata al Natale. La commemorazione della nascita di Cristo come festa indipendente ebbe origine a Roma, diffondendosi poi verso oriente; ma quando la pellegrina Eteria visitò Gerusalemme, alla fine del iv secolo, la natività veniva ancora osservata il 6 gennaio, durante la festa dell'Epifania, sebbene la nascita di Cristo avesse la precedenza rispetto alla celebrazione della sua esposizione e dell'omaggio dei Magi. Eteria narra che, durante la vigilia, il vescovo, il clero, i monaci e il popolo di Gerusalemme si recavano a Betlemmc e celebravano una statio solenne alla grotta della natività. A mezzanotte si formava una processione e ritornavano a Gerusalemme cantando il mattutino proprio prima dell'alba. La Messa celebrata all'alba era originariamente in onore di S. Anastasia di Sirmio; in seguito, la mattina dell'Epifania si celebrava solennemente l'eucarestia, iniziando nella grande basilica di Costantino (Martyrion) per terminare nella cappella della Resurrezione (l'Anastasis). Delehaye, nel suo commentario sul Geronimiano, pone l'accento sulla riluttanza da parte della Chiesa di Gerusalemme ad adottare una festa distinta per la nascita di Nostro Signore, tuttavia in un'omelia di S. Giovanni Crisostomo si evince che ciò era già avvenuto nel 376, nella città siriana di Antiochia. Da una delle omelie del patriarca Sofronio (11 mar.) si apprende che Gerusalemme si conformò all'usanza del resto della cristianità prima della sua morte, avvenuta nel 638. Nel vi secolo, la "poliliturgia" dei riti di Gerusalemme venne copiata o imitata a Roma, per il giorno di Natale. Al canto del gallo il papa celebrava la Messa nella basilica di Santa Maria Maggiore, dove nel vii secolo, vennero portate le presunte reliquie della mangiatoia; più tardi durante la giornata, si svolgeva una processione fino a S. Pietro, dove il papa cantava nuovamente la Messa. Oltre a queste due celebrazioni ve ne era una terza, celebrata nella chiesa di S. Anastasia, alle pendici del Palatino. Quest'usanza, che continuò durante il periodo medievale, è specificata nel Messale Romano. Duchesne sottolinea che alla fine del v secolo, all'incirca quando il culto di Anastasia di Sirmio giunse a Roma, la chiesa era la cappella reale degli ufficiali della corte bizantina e il luogo principale del culto del quartiere greco. Originariamente si chiamava "basilica dell' Anastasis" , dato che, come quella di Costantinopoli, era una copia della basilica Anastasis di Gerusalemme. La chiesa fu poi dedicata a S. Anastasia, la cui festa cade il 25 dicembre. L'archeologo americano P.B. Whitehead fa notare un'ulteriore possibilità: sottolinea che la chiesa di S. Anastasia è uno dei venticinque tituli originali o chiese parrocchiali di Roma e l'unica effettivamente nel centro della città. Tutte queste chiese ebbero origine nelle cappelle delle case private, ma quella di S. Anastasia si trova nella parte di Roma in cui sorgeva il palazzo imperiale e non nel quartiere residenziale. L'archeologo italiano del xix secolo, G.B. de Rossi, ha scoperto nella chiesa un'iscrizione nella quale si accenna che era stata decorata con gli affreschi di papa Damaso (11 dic.), morto nel 384, il che significa che la chiesa deve essere stata fondata molto tempo prima. Il tipo di architettura della chiesa supporta questa scoperta; una piccola parte dell'edificio può risalire al tempo di Costantino, imperatore di Roma dal 312 al 324, anno in cui trasferì la capitale a Bisanzio. Costantino aveva una sorella di nome Anastasia, di cui si sa molto poco, a parte il nome e il fatto che sposò Cesare di Bassiano, a cui Costantino affidò il governo d'Italia. La chiesa di S. Anastasia aveva chiaramente una grande importanza per la Roma cristiana. L'adozione di S. Anastasia come santa titolare può essere puramente fortuita, basata unicamente sulla similitudine di "Anastasia" e Anastasis. La dedicazione potrebbe essere di importazione greca, e trattarsi di una chiesa più antica, intitolata in onore di Anastasia di Sirmio nel momento in cui si diffuse il suo culto e aumentò l'influenza bizantina su Roma. La chiesa forse sorgeva all'interno della parte del palazzo imperiale occupata dalla sorella di Costantino, e più tardi prese il suo nome; oppure potrebbe essere esistita un'altra fondatrice romana di nome Anastasia. Le diverse possibilità non si escludono necessariamente una con l'altra, ma, sebbene la chiesa sia ora relativamente sconosciuta e le tradizioni storiche e linguistiche siano confuse, la sua storia ha distinto nei secoli Anastasia di Sirmio, tanto da essere commemorata durante la seconda Messa pontificia di Natale. Nel rito bizantino la sua festa cade il 22 dicembre. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di santa Anastásia, martire a Srijem in Pannonia, nell’odierna Croazia.
nome Sant'Eugenia di Roma- titolo Vergine e Martire- nascita Roma- morte Roma- ricorrenza 25 dicembre- <br /> Attributi Palma del martirio- Eugenia, una vergine martire romana, venne seppellita nel cimitero di Aproniano, sulla via Latina. Successivamente venne costruita una basilica in suo onore, restaurata durante l'VIII. secolo. La leggenda di Eugenia, come quella di S. Marina o S. Reparata, è un mito folcloristico popolare che presenta una donna travestita da monaco che visse in un monastero senza essere mai scoperta. Questo potrebbe essere avvenuto diverse volte alle origini del sistema monastico, visto che a quei tempi non vi erano ancora istituti monastici separati per le donne, e anche se i monaci erano molto discreti e attenti al riserbo personale, la situazione avrebbe certamente suscitato pettegolezzi, come mostra quest'esempio relativamente vago. Secondo la leggenda, Eugenia fu accolta nel monastero con il nome di "Eugenio". Una donna chiamata Melanzia, credendola un uomo, le fece la corte, ma venne "respinta energicamente". Questo suscitò una reazione vendicativa da parte di Melanzia che la denunciò al governatore di Alessandria per molestie sessuali, e quindi tutti i monaci del monastero vennero condannati a morte. Eugenia allora rivelò di essere in realtà una donna e il monastero fu risparmiato, mentre Melanzia fu colpita da un fulmine. La storia sembra avere origini orientali e riguarda sempre Eugenia in diversi versioni; Delehaye ha commentato esaurientemente i manoscritti e dimostra che la leggenda è infondata, ma che sussistono le basi per venerare Eugenia come un'autentica martire romana. Secondo un resoconto più attendibile, la santa fondò uno dei primi monasteri femminili e condusse una vita religiosa esemplare fino al suo martirio, avvenuto durante la persecuzione dei cristiani al tempo degli imperatori Valeriano e Callieno (253-260). MARTIROLOGIO ROMANO. Sempre a Roma nel cimitero di Aproniano sulla via Latina, santa Eugenia, martire.
nome Sant'Alberto Chmielowski- titolo Religioso- nome di battesimo Adam Hilary Bernard Chmielowski- nascita 20 agosto 1845, Igolomia, Polonia- morte 25 dicembre 1916, Cracovia, Polonia- ricorrenza 25 dicembre- Beatificazione 1983 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 1989 da papa Giovanni Paolo II- Adamo Chmielowski nacque il 20 agosto 1845 a Igolomija, nei pressi di Cracovia. Trascorse solo un anno nella scuola russa per cadetti a San Pietroburgo perché evidentemente non aveva in simpatia le forze militari russe che in quel momento occupavano la sua terra. Tornò in Polonia e studiò a Varsavia, e come molti altri giovani patrioti polacchi del suo tempo, prese parte all'insurrezione contro l'oppressione degli zar del 1863. Adamo fu ferito e gli fu amputata la gamba sinistra. I genitori gli trovarono un rifugio a Parigi, dove studiò arte e ingegneria. Diventò pittore e non ritornò in Polonia fino a dopo l'amnistia del 1874. Le sue esperienze di emigrato fecero nascere in lui il desiderio di aiutare coloro che non possedevano nulla e il suo studio diventò un rifugio per i senza tetto e i poveri. Nel 1880 entrò nella Compagnia di Gesù, ma presto dovette abbandonare l'ordine per motivi di salute; quando guarì, ricominciò a dipingere, e nel 1888 divenne membro del Terz'ordine secolare di S. Francesco. Seguendo l'esempio del santo, rinunciò a tutti i suoi possedimenti e andò a vivere e lavorare insieme ai mendicanti, con il nome religioso di Alberto. Altri si unirono a lui, colpiti sensibilmente dalla miseria dei vagabondi e di quelli respinti dalla società, e Alberto fondò la Congregazione dei Fratelli del Terz'ordine di S. Francesco, Servi dei Poveri. Con la sua guida un gruppo di donne, guidate da Bemardina Jablonska, iniziò l'opera di prendersi cura di tutte le vagabonde della città; in seguito fu fondata la Congregazione femminile delle albertine. Alberto fondò complessivamente ventuno ricoveri in diverse parti della Polonia, aiutando chiunque avesse bisogno, indipendentemente dalla nazionalità, età o religione. Visse in povertà e morì il giorno di Natale del 1916 a Cracovia in un ospedale per indigenti. Le congregazioni albertine hanno continuato la sua opera in Polonia e anche in Italia, Stati Uniti e America Latina. È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II durante un suo viaggio a Cracovia il 22 giugno 1983 e canonizzato a Roma, il 12 novembre 1989, con una Messa celebrata dal papa, cui hanno partecipato molti pellegrini provenienti dall'Europa orientale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cracovia in Polonia, sant’Alberto (Adamo) Chmielowski, religioso, che, illustre pittore, si consacrò ai poveri, proponendosi di essere disponibile in tutto verso di loro, e fondò le Congregazioni dei Frati e delle Suore del Terz’Ordine di San Francesco al servizio dei bisognosi.
nome Beata Maria degli Apostoli- titolo Vergine- nome di battesimo Therese von Wullenweber von Wüllenweber- nascita 10 febbraio 1833, Mönchengladbach, Germania- morte 25 dicembre 1907, Roma- ricorrenza 25 dicembre- Beatificazione 13 ottobre 1968 da papa Paolo VI- Maria Teresa, primogenita del barone Joseph von Wùllenweber, nacque al castello di Mullendoch a Gladbach, in Germania. Fin dall'adolescenza sentì una forte vocazione per la vita religiosa, oltre al desiderio di rinunciare a tutti í vantaggi propri delle sue origini aristocratiche. Prese il nome di Maria degli Apostoli per porre in rilievo la sua devozione alla diffusione del. Vangelo e divenne fondatrice e superiora della congregazione delle suore del Divin Salvatore. Ella scrisse: «Il mio proposito principale è sempre stato quello di consacrare la mia vita a questa missione e di dare il meglio di me nello svolgimento di tale ministero». Morta a Roma il giorno di Natale del 1907, è stata beatificata da papa Paolo VI il 13 ottobre 1968. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beata Maria degli Apostoli (Maria Teresa) von Wüllenweber, vergine, di origine tedesca, che, accesa da ardore missionario, fondò a Tivoli nel Lazio l’Istituto delle Suore del Divino Salvatore.
nome Beato Michele Nakashima- titolo Martire- nascita Maciai, Giappone- morte Mount Ungen, Giappone- ricorrenza 25 dicembre- Michele Nagachima nacque a Maciai in Giappone. Durante un periodo di persecuzione, in anni in cui i sacerdoti missionari europei temevano per la propria vita, ne ospitò alcuni in casa sua, e divenne membro della Compagnia di Gesù. Dopo essere stato arrestato fu imprigionato a Ximabara per quasi un anno, torturato e infine giustiziato a Mount Ungen. Fu beatificato nel 1867. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Unzen in Giappone, beato Michele Nakashima, religioso della Compagnia di Gesù e martire, che, catechista, per la sua fede in Cristo fu immerso nell’acqua bollente e conseguì, in tal modo, la corona del martirio.
nome San Pietro il Venerabile- titolo Abate di Cluny- nome di battesimo Pierre de Montboissier- nascita 1092 circa, Alvernia, Francia- morte 1156, Cluny, Francia- ricorrenza 25 dicembre- Pietro di Montboissier nacque in Alvernia, ma la sua data di nascita varia tra il 1092 e il 1102. La prima sembra più probabile, giacché era già stato priore di Domène quando nel 1122 fu eletto abate del grande monastero di Cluny, abbazia madre di molti altri monasteri. Il suo predecessore, Ponzio, aveva governato l'abbazia in modo incompetente, ma durante i trentaquattro anni del suo mandato, Cluny raggiunse un livello di prosperità e influenza che successivamente non avrebbe mai più avuto. Gli inizi non furono favorevoli. Ponzio fece letteralmente la guerra a Pietro, cacciando via i monaci che gli erano fedeli e conducendo gli affari del monastero in modo sconveniente. Infine fu convocato a comparire di fronte al papa e fu destituito dal suo ufficio. Pietro dovette affrontare altre controversie sollevate dal rigoroso S. Bernardo di Clairvaux (20 ago.), che ripetutamente si lamentava che la Regola di Cluny fosse poco severa. Alla fine Pietro, come l'abate Sugero di Parigi, per rispondere alle critiche cistercensi, fu costretto a correggere e rendere più austera la vita cluniacense.<br /> Pietro fu un letterato con vasti interessi accademici. Incoraggiò i suoi monaci allo studio, procurò loro i manoscritti e istituì a Cluny una biblioteca di opere teologiche notevole per quel tempo, costituita da circa cinquecento volumi con gli scritti dei primi Padri della Chiesa e circa un centinaio di altre grandi opere. Dato che era cresciuto nella Francia meridionale, era ben conscio della minaccia costituita dai mori e si recò varie volte in Spagna per discutere la questione con abati e vescovi. Uno dei suoi più grandi progetti fu quello di far tradurre il Corano in latino dalla scuola interpreti di Toledo. Costituì un gruppo di lavoro guidato da Pietro di Toledo, formato da due studiosi, l'inglese Roberto Kennet, suo assistente, e un arabo di nome Maometto. Il lavoro venne ultimato nel 1143 e, pur contenendo alcuni errori, diventò il punto di partenza su cui si basarono le successive traduzioni del Corano nelle varie lingue europee fino alla metà del XVIII secolo. Quando la traduzione fu completata, Pietro scrisse il suo trattato Adversus nefandem sectam Sarracenorum nel quale descrisse l'islam come un'eresia cristiana, che negava la divinità di Cristo e l'unicità della sua missione terrena. Sosteneva che i due grandi fondatori della religione fossero Mosé e Gesù, mentre i fallimenti personali di Maometto e le sue azioni non lo rendevano degno di essere chiamato profeta. Se pensiamo che di lì a poco parti la Prima Crociata (1096-1099), è sorprendente il fatto che Pietro desiderasse capire la mentalità di quel popolo, considerato come il nemico peggiore del cristianesimo. Pietro si recò due volte in Inghilterra allo scopo di portare all'abbazia di Petcrborough la regola cluniacense, ma non ottenne risultati. Durante il discusso regno di re Stefano (1135-1154), Pietro entrò in contatto con Enrico di Blois, fratello di Stefano e vescovo di Winchester, che era monaco a Cluny. Quando Stefano morì e il suo rivale, figlio di Matilda, divenne re d'Inghilterra con il nome di Enrico II, il vescovo Enrico di Blois ritornò a Cluny, donò i suoi ricchi beni all'abbazia, e dopo aver trascorso una vita di intrighi politici e di guerre, sotto la guida di Pietro, diventò famoso per la sua carità. L'abate Pietro è probabilmente più conosciuto per aver appoggiato ed essere stato paladino di Pietro Abelardo. Quando le opere teologiche di Abelardo furono doppiamente condannate, a Sens e a Roma, Pietro ottenne per lui, da papa Innocenzo II, un'attenuazione della condanna, offrì ad Abelardo un asilo a Cluny, e grazie al suo aiuto fu possibile organizzare un incontro di riconciliazione con Bernardo di Clairvaux. Due anni più tardi, quando Abelardo morì, Pietro fece avere la sua salma alle suore di Paraclete, di cui era badessa Eloisa, assicurando loro che Abelardo a Cluny aveva condotto una vita santa, che era morto assolto dai suoi peccati e in comunione con la Chiesa. Questo fu un gesto tanto generoso quanto rischioso, visto il precedente scandalo e la controversia teologica suscitati dall'insegnamento di Abelardo. Successivamente scrisse a Eloisa esprimendole tutto il suo rispetto per la sua sapienza, offrendole il suo appoggio spirituale e promettendo di sostenere la carriera di suo figlio, Pietro Astrolabio. Scrisse anche un epitaffio in cui mise a confronto il pensiero di Abelardo con quello di Socrate, Platone e Aristotele. Le sue notevoli doti intellettuali si estesero a molti gruppi non ortodossi. A volte Pietro difendeva i giudei e gli eretici schierandosi contro le persecuzioni, ma la sua teologia rimaneva sempre ortodossa. Era perennemente coinvolto in controversie teologiche e per ben sei volte si recò direttamente a Roma, nonostante la salute cagionevole e la difficoltà del viaggio, che comprendeva l'attraversamento delle Alpi. Godeva di notevole reputazione fra i suoi contemporanei sia come letterato che come teologo; scrisse trattati, omelie e inni, tenendo anche un'assidua corrispondenza con coloro che chiedevano i suoi consigli (sebbene fosse incline a lasciar ammucchiare le lettere di Bernardo di Clairvaux a Cluny, mentre lui si recava in qualche luogo tranquillo e remoto a scrivere altre opere). L'inno Caelum gaude, terra plaude è suo. L'imperatore Federico Barbarossa lo denominò "il Venerabile". Pietro fu molto venerato come santo, dai fedeli e dalla propria congregazione; il culto non è mai stato approvato formalmente dalla Santa Sede, ma il suo nome compare nei martirologi francesi. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Cluny in Borgogna, nell’odierna Francia, beato Pietro il Venerabile, abate, che resse l’Ordine monastico secondo i precetti della primitiva osservanza e compose numerosi trattati.
nome Beato Bentivoglio de Bonis- titolo Sacerdote- nascita 1188, San Severino Marche, Macerata- morte 1232, San Severino Marche, Macerata- ricorrenza 25 dicembre- Beatificazione 1852 da papa Pio IX- Bentivoglio, o Bentivoglia, nativo di San Severino (l'attuale San Severino Marche, a nord est di Assisi), entrò nell'Ordine francescano quando era ancora in vita S. Francesco e il suo esempio fu poi seguito da diversi suoi parenti. È conosciuto per la grande carità, lo zelo e il carattere incline alla speranza delle sue omelie. Si narra, nei Fioretti, che il parroco di San Severino fu portato ad aderire all'ordine dopo aver assistito allo stato di estasi di Bentivoglio che pregava in un bosco. La stessa fonte racconta che il suo superiore gli ordinò di recarsi in un luogo distante due chilometri circa, ma che Bentivoglio non volle abbandonare una lepre di cui si stava prendendo cura: durante tutto il viaggio trasportò la lepre sulle spalle con grande fervore e carità. Secondo la leggenda, "se fosse stato un'aquila, non avrebbe potuto volare così velocemente, e questo miracolo divino lasciò l'intero paese meravigliato e colmo di ammirazione". Morì nello stesso luogo dove nacque, a San Severino, il giorno di Natale del 1232. MARTIROLOGIO ROMANO. A San Severino nelle Marche, beato Bentivoglio de Bonis, sacerdote dell’Ordine dei Minimi, insigne predicatore.