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12/11/2024 alle 14:28

I santi di oggi 12 novembre:

I santi di oggi 12 novembre:

nome San Giosafat Kuncewycz- titolo Vescovo e martire- nascita 1580, Vladimir, Polonia- Ordinato presbitero 1609- Nominato arcieparca 28 giugno 1617 da papa Paolo V- Consacrato arcieparca 12 novembre 1617 dall'arcieparca Iosif Rucki- morte 12 novembre 1623, Vitebsk, Bielorussia- ricorrenza 12 novembre, 14 novembre messa tridentina- Incarichi ricoperti

Arcieparca coadiutore di Polack (1617-1618), Arcieparca metropolita di Polack (1618-1623)- Beatificazione 16 maggio 1643 da papa Urbano VIII- Canonizzazione 29 giugno 1867 da papa Pio IX- Attributi Bastone pastorale e palma del martirio- Patrono di Ucraina- Il divin Maestro disse che il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle: e noi oggi ne vediamo un'illustre conferma in S. Giosafatte, vescovo di Polvez e martire. Nato a Vladimir in Polonia dalla nobile e cattolica famiglia Kuncewizio, mentre fanciullo ascoltava la madre parlare della passione di Cristo, un dardo partì dal costato del Crocifisso e andò a ferirgli il cuore. Infiammato di amor di Dio e desideroso di perfezione, entrò nell'ordine di S. Basilio, di cui a venti anni professò la regola. Andava a piedi nudi nonostante l'eccessivo rigore dell'inverno in Polonia, non mangiava mai carne, non prendeva mai vino se non per ubbidienza; mortificò le sue membra con un asprissimo cilicio fino alla morte. Per questo meritò di custodire illibato il giglio della purezza che ancor fanciullo aveva consacrato alla Vergine delle Vergini: Maria SS. In pochi anni di vita religiosa la fama della sua virtù e della sua dottrina crebbe talmente, che, sebbene giovane, fu eletto abate del monastero di Vilna, e poscia fu designato dal popolo come degno di reggere la sede arcivescovile di Polvez. Innalzato a questa onerosa dignità, senza cambiare nulla del tenore della vita precedente, non pensò che al culto divino e alla salvezza delle pecorelle affidategli. Energico difensore della unità e verità cattolica, si adoperò con tutte le forze per ricondurre alla sede di Pietro eretici e scismatici. Non cessò mai di difendere il Papa e la pienezza della sua autorità dalle ingiurie impudentissime e dagli errori degli empi. Fu il più zelante promotore dell'unione della Chiesa Greca con la Latina. Erogò tutte le sue rendite nella costruzione di templi, conventi ed altre opere pie: e fu tanta la sua liberalità verso i poveri, che non avendo un giorno più nulla per soccorrere una vedova, impegnò il suo pallio episcopale. I Progressi della fede cattolica eccitarono l'odio di certi scismatici ostinati, i quali ordirono una congiura per assassinare l'atleta di Cristo. Recatosi il Santo a Vitebsk per la visita pastorale, i cospiratori invasero il palazzo vescovile, ferendo e massacrando quanti incontrarono.

Allora il pastore mitissimo si fece spontaneamente incontro a quei lupi, e rivolgendo loro la parola: « Figliuoli, disse, perchè maltrattate i miei familiari? Se avete qualcosa contro di me, eccomi ». E quelli, precipitandosi su di lui, lo colpirono con bastonate ed uccisolo, lo gettarono nel fiume. Era il 12 Novembre 1623: contava 43 anni. Il suo corpo segnalato da una luce meravigliosa fu tratto dal fondo del fiume ed esposto alla venerazione dei fedeli. I primi a sperimentarne l'efficacia protettiva furono i suoi stessi assassini che, condannati quasi tutti alla decapitazione, abiurarono lo scisma e si pentirono del loro misfatto. Pio IX il 29 giugno 1877 l'ascrisse solennemente nell'albo dei Santi, e Leone XIII ne estese il culto a tutta la Chiesa cattolica. PRATICA. Oggi compiamo bene le pratiche di pietà. PREGHIERA. Signore, suscita nella tua Chiesa lo spirito onde il tuo beato martire e vescovo Giosafat fu ripieno fino a dare la vita per le pecorelle, affinchè per sua intercessione, animati e fortificati anche noi nel medesimo spirito, non temiamo di sacrificarci peri fratelli. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria della passione di san Giosafat (Giovanni) Kuncewicz, vescovo di Polotzk e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge all'unità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, a quel tempo sotto la giurisdizione polacca, crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l’unità della Chiesa e per la verità cattolica.

nome San Renato di Angers- titolo Vescovo- nascita V secolo, Angers, Francia- morte V secolo, Angers, Francia- ricorrenza 12 novembre- In Francia, nella città di Angers, racconta San Maurillo, Vescovo del V secolo, che un giorno una donna lo supplicò di recarsi a battezzare il suo bambino, gravemente malato. Il Vescovo doveva terminare una funzione, e si attardò in chiesa. Quando giunse alla casa della donna, il bambino era già spirato. San Maurillo si sentì perciò responsabile della mancata salvezza di quell'anima, e decise di espiare severamente. Lasciò Angers, fuggì in segreto, s'imbarcò su una nave. E quando fu in mezzo al mare, gettò alle onde le chiavi del tesoro della cattedrale e delle reliquie dei Martiri custodite nella chiesa. Giunge in Inghilterra, e si impiega come giardiniere nei giardini del Re. Ma i suoi fedeli lo cercano per mare e per terra. Proprio in mare, nel fegato di un grosso pesce, essi trovano prodigiosamente le chiavi gettate dal Vescovo. Seguendo quella traccia, lo ricercano in Inghilterra, e infatti poco dopo il Vescovo giardiniere viene riconosciuto. Davanti al volere della Provvidenza, San Maurillo china il capo. Ritorna ad Angers, e appena giunto si reca al cimitero, si inginocchia sulla tomba del bambino morto senza Battesimo, e prega. Prega a lungo, finché le zolle si rompono, la fossa si apre, e ne esce sorridente il bambino, fresco come l'erba cresciuta sulla sua tomba. Questo bimbo miracolosamente resuscitato, sarà anch'egli destinato alla santità. Vivrà accanto al suo benefattore, e gli succederà sulla cattedra episcopale della città. Egli è San Renato, in francese René, cioè «nato di nuovo ». Si sa come la città di Angers abbia dato il nome a una delle più potenti dinastie francesi, quella degli Angioini, che occuparono i troni di Francia, d'Inghilterra e di Napoli. Nel 1262, Carlo d'Angiò, fratello di San Luigi Re di Francia, viene chiamato in Italia per cacciare gli Imperatori tedeschi. Egli conquista il Reame di Napoli, battendo e mandando a morte gli ultimi giovanissimi discendenti della casa Sveva: Manfredi e l'infelice Corradino. Nell'Italia meridionale, gli Angioini rimarranno quasi due secoli, mescolandosi con la popolazione, fondendosi con i sudditi. E a Sorrento, gli Angioini venuti dalla Francia trovarono nella devozione un nome familiare, quello di San Renato, mentre i napoletani seppero l'antica leggenda del Santo di Angers. Accadde allora che dei due Santi di paesi lontani, se ne fece uno solo, con i tratti compositi, festeggiato di comune accordo il 12 novembre. Il Vescovo della pittoresca leggenda francese sarebbe così giunto, da vecchio, anche a Sorrento, vivendo come eremita nelle grotte, finché il popolo lo elesse pastore anche del gregge sorrentino. Perciò, la figura di San Renato è frutto di una collaborazione tra due popoli diversi e anche ostili, ma con un medesimo fondamento di civiltà. La sua popolarità, legata alle sorti di una dominazione, giunse al massimo quando si chiamò col suo nome il buon Renato, ultimo Re angioino di Napoli.<br /> Nato due volte nella leggenda e nella storia della pietà, San Renato sembra insegnare che, oltre alla truce vicenda delle guerre e delle conquiste, resta nell'anima dei popoli il comune sentimento della Fede, e solo su questa base è possibile l'unione, la pace, anche l'affratellamento, tra paesi diversi e tra genti straniere.

nome San Diego di Alcalà- titolo Religioso O.F.M.- nascita 1400 circa, S. Nicola di Porto, Spagna- morte 13 novembre 1463, Alcalá de Henares, Spagna- ricorrenza 12 novembre, 13 novembre messa tridentina- Canonizzazione 1588 da papa Sisto V- Attributi Saio francescano, fiori- Patrono di Canicattì- S. Diego, nacque nella Spagna, a S. Nicola di Porto, e fin dalla sua prima giovinezza si dedicò alla pratica della disciplina cattolica e si esercitò nel raccoglimento e nella vita interiore. Ma per servire Dio integralmente, entrò nel convento di Arizzafa tenuto dai Frati Minori Osservanti e fatto il noviziato emise la sua professione nell'umile qualità di fratello laico. Da quel momento non vi fu occupazione per quanto umile a cui si rifiutasse, fedelissimo sempre e in tutto a quello che richiedeva da lui la santa ubbidienza. Benché fosse quasi completamente illetterato, pure per luce soprannaturale penetrò talmente le cose celesti, che a tutti la sua scienza apparve un prodigio. Mandato nelle isole Canarie, ebbe a soffrire terribili prove, sia dagli esterni che dai suoi confratelli. Tuttavia vinse sempre ogni ostacolo con la sua invitta pazienza, per cui non solo chi lo conosceva restava ammirato, ma dal suo esempio furono condotti a Dio anche molti infedeli. Avrebbe voluto morire martire per la fede, ma il Signore disponeva diversamente. Venuto a Roma per il giubileo, fu destinato al convento di Aracoeli e addetto al servizio degli infermi. La sua carità 692 ebbe allora modo di risplendere agli occhi di tutti: difatti, benché la città fosse oppressa dalla carestia, l'umile ed instancabile fraticello tanto s'industriò che ai suoi cari confratelli ed ai suoi malati nulla mai venisse a mancare di quanto era necessario al loro sostentamento. Era devotissimo della SS. Vergine, ed usando dell'olio della lampada che continuamente egli teneva accesa davanti alla venerata immagine di Maria, guarì molti malati; altre volte invece il Signore concesse la grazia della sanità anche a coloro che semplicemente si facevano da lui benedire. Poverissimo, pronto a rendere qualunque servizio al prossimo, si preparò a ricevere la corona del giusto, che ormai presentiva vicina. Messosi a letto, contemplo con amore più vivo le piaghe del Salvatore morto sulla croce e spirò nel suo amplesso il 13 novembre del 1463. Il suo corpo, per desiderio del popolo, rimase esposto alla venerazione dei fedeli per diversi mesi mantenendosi prodigiosamente incorrotto. La sua tomba poi fu fonte di inesauribili grazie e miracoli, per cui Sisto V lo annoverò nel catalogo dei Santi. PRATICA. Siamo sempre compassionevoli verso i poveri, che sono l'immagine di Cristo. PREGHIERA. O Dio onnipotente ed eterno, che con mirabile disposizione scegli le cose deboli del mondo per confondere le grandi, degnati propizio, per le devote preghiere del tuo beato confessore Diego, dí elevare la nostra debolezza alla gloria perenne del cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alcalá de Henares in Spagna, san Diego, religioso dell’Ordine dei Minori, che sia nelle isole Canarie sia a Roma nel monastero di Santa Maria in Ara Coeli rifulse per umiltà e carità nella cura degli infermi.

nome Santi Benedetto, Giovanni, Matteo, Isacco e Cristiano- titolo Monaci, protomartiri della Polonia-ricorrenza 12 novembre- Esistono due fonti principali per la storia di questi martiri, la prima costituita dal racconto di S. Bruno (o Bonifacio) di Querfurt (19 giu.), amico di Benedetto, che appena apprese ciò che era accaduto a S. Benedetto e ai suoi compagni, raccolse testimonianze in Polonia; la seconda di uno scrittore successivo, Cosmas di Praga. Benedetto e Bruno erano monaci che vivevano sotto la guida di S. Romualdo (19 giu.), in un monastero vicino a Ravenna, dove il primo trascorse anche un periodo in eremitaggio. Quando l'imperatore, Ottone III (996-1002), decise di evangelizzare gli slavi della Pomerania, scelse Benedetto e alcuni altri monaci, e li inviò prima di tutto alla corte del duca Boleslao I (1025) in Polonia occidentale, che li accolse calorosamente, chiamando alcuni insegnanti per far loro imparare la lingua e costruendo poi un eremo per loro a Kazimierz, vicino a Gniezno. Proprio nell'eremo di Kazimierz, novembre del 1003, Benedetto e quattro dei suoi monaci furono uccisi da alcuni predatori pagani; venerati subito come santi, l'eremo divenne meta di pellegrinaggio (anche se le loro reliquie vennero traslate, più tardi, a Olomouc). Pa-pa Giulio II (1503-1513) confermò il loro culto, nel 1508. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Kazimierz sul fiume Warta in Polonia, santi Benedetto, Giovanni, Matteo e Isacco, martiri, che, mandati ad annunciare la fede cristiana in Polonia, furono sgozzati di notte da alcuni briganti. Insieme con loro si commemora anche Cristiano, loro servo, impiccato nel recinto della chiesa.

nome Sant'Emiliano della Cogolla- titolo Monaco- nascita 472, Spagna- morte 573, Spagna- ricorrenza 12 novembre- Uno dei primi e famosi santi della Spagna, nonché uno dei patroni di quel paese, fu S. Millàn de la Cogolla (S. Emiliano "con il cappuccio"); tutte le informazioni su di lui si basano su una Vita in latino, scritta circa cinquant'anni dopo la morte da S. Braulio, vescovo di Saragozza (26 mar.) e per secoli il suo luogo di nascita è stato motivo di disputa tra l'Aragona e la Castiglia. Da ragazzo fu pastore di greggi e trascorreva il tempo a suonare il flauto, che diventò poi il suo simbolo iconografico, ma a circa vent'anni si sentì chiamato a servire Dio in modo più diretto, perciò si affidò alla guida di un eremita. Al suo rientro a casa, cominciarono a cercarlo così tante persone da costringerlo a ritornare a vivere sulle montagne che sovrastano Burgos, dove rimase per quarant'anni (secondo la tradizione, sulle montagne dove fu poi edificata l'abbazia di S. Emiliano), finché il vescovo di Tarascona non lo spinse a ricevere l'ordinazione sacerdotale e a diventare parroco. Si rivelò una cattiva idea, da tutti i punti di vista, dato che non tutte le qualità che Emiliano aveva sviluppato durante la permanenza in solitudine fra le montagne si dimostrarono utili nella direzione di una parrocchia; inoltre fu frainteso, in particolare, dal suo clero, che lo accusò di dissipare i beni della Chiesa che donava ai poveri, fu perciò rimosso dall'incarico, probabilmente consenziente, e tornò a condurre una vita di solitudine e preghiera, questa volta seguito però da alcuni discepoli. Talvolta è considerato come il primo benedettino spagnolo, ma è un anacronismo, visto che il monastero della Cogolla cominciò a osservare la regola benedettina molto tempo dopo. MARTIROLOGIO ROMANO. Sulle alture della regione di Cogolla vicino a Berceo in Spagna, sant’Emiliano, sacerdote, che, dopo aver condotto vita eremitica e di chierico, professò infine quella monastica, rifulgendo per la generosità verso i poveri e lo spirito di profezia.

nome San Nilo il Sinaita- titolo Confessore- morte 430 circa, Ancyra, Turchia- ricorrenza 12 novembre- La storia di S. Nilo accettata da Alban Butler e altri autori è quasi certamente il risultato della fusione delle vite di due santi quasi contemporanei, con lo stesso nome. Il S. Nilo autore delle opere tramandate sotto forma di lettere e trattati su argomenti religiosi era molto probabilmente un monaco di Ancyra in Galazia (l'attuale Ankara); le lettere indicano che era un asceta, con una profonda vita interiore, e che era consultato da persone appartenenti a ogni livello sociale su questioni spirituali. In una lettera, scritta a un prefetto chiamato Olimpiodoro, che aveva appena fatto costruire una chiesa, gli propose di decorare le pareti con mosaici raffiguranti uccelli, animali, scene di caccia e così via, oltre che soggetti sacri, attenendosi alle scene tratte dall'Antico e Nuovo Testamento, ed esporre una croce sola, nel presbiterio. Non si sa se Nilo sia stato un discepolo di S. Giovanni Crisostomo (13 set.); la leggenda del secondo santo di nome Nilo, di cui non si sa nulla di concreto, sostiene che era un ufficiale di Costantinopoli, forse prefetto, e discepolo di Giovanni Crisostomo.<br /> Sposato con due figli, dopo la loro nascita, fu «attratto da un grande e insaziabile desiderio di solitudine»; alla fine, Nilo e la moglie decisero di intraprendere la vita monastica. Il figlio Teodulo seguì il padre sul monte Sinai, da dove, due anni dopo, fu rapito da alcuni predoni arabi; Nilo lo rintracciò a Eleusi, a sud di Be'er Sheva, dove un vescovo del luogo l'aveva comprato dai rapitori e gli aveva offerto un lavoro in chiesa; lo stesso vescovo li ordinò anche sacerdoti, prima che ritornassero sul monte Sinai. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Ankara in Galazia, nell’odierna Turchia, san Nilo, abate, che, ritenuto discepolo di san Giovanni Crisostomo, resse a lungo un monastero e diffuse con i suoi scritti la dottrina ascetica.

nome Beato Giovanni della Pace- titolo Eremita, fondatore- nome di battesimo Giovanni Cini- nascita 1270 circa, Pisa- morte 1332, Pisa- ricorrenza 12 novembre- Beatificazione 10 settembre 1857 da papa Pio IX (per equipollenza)- La confusione che concerne l'identità di Giovanni della Pace fornisce un buon esempio del modo in cui, in passato, poteva essere confermato un culto, pur avendo scarse informazioni. Nel 1865, papa Pio IX approvò la celebrazione della sua festa per l'Ordine francescano, e si supponeva che Giovanni della Pace fosse morto nella prima metà del XV secolo. Si sa, grazie alle ricerche approfondite di A. Barsotti, svolte all'inizio del '900, che a Pisa esistevano due uomini con lo stesso nome, che venivano spesso confusi: quello morto nel 1433 era un pellicciaio sposato, l'altro, commemorato in questo giorno, visse da eremita prima di fondare i Fratelli della Penitenza a Pisa.<br /> Morto nel 1332, la sua congregazione fu soppressa nel 1782, come parte di una riforma promossa dal granduca di Toscana, Pietro Leopoldo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pisa, beato Giovanni Cini, detto della Pace, che dal servizio militare passò a quello di Dio nel Terz’Ordine di San Francesco.

nome San Cuniberto di Colonia- titolo Vescovo- nascita 590 circa, Moselle, Francia- morte 663, Colonia, Germania- ricorrenza 12 novembre- Esistono molti racconti medievali sulla vita di S. Cuniberto, ma nessuno è realmente attendibile per quanto riguarda i dettagli; è certo che fu un vescovo importante e veramente santo, cresciuto alla corte del re dei franchi, Clotario II (613-629), in seguito ordinato sacerdote e nominato prima arcidiacono di Treviri, poi, nel 625 ca., vescovo di Colonia. Divenne talmente importante da essere considerato come un arcivescovo, anche se Colonia non fu sede episcopale metropolitana fino alla fine dell'VIII secolo; inoltre fu consigliere del re. Nel 634, il figlio di Clotario, Dagoberto I (629-639), proclamò il figlio Sigeberto, di quattro anni, re d'Austrasia (il regno orientale della Gallia franca), e Cuniberto diventò uno dei tutori del ragazzo. Da una lettera di S. Bonifacio (5 giu.), si apprende che Cuniberto aveva molto a cuore l'evangelizzazione della Frisia, ma il suo interesse principale era di occuparsi della diocesi, perciò negli ultimi anni di vita lasciò la corte e si dedicò completamente ai suoi diocesani. Alla sua morte nel 663 ca., le spoglie furono sepolte in una cappella di una bella chiesa da lui fondata a Colonia e dedicata a S. Clemente (23 nov.), che però fu subito ribattezzata in suo onore. MARTIROLOGIO ROMANO. A Colonia nell’Austrasia, ora in Germania, san Cuniberto, vescovo, che dopo le invasioni barbariche rinnovò nella città e in tutto il territorio la vita ecclesiastica e la pietà dei fedeli.

nome San Lebuino- titolo Vescovo- morte 777, Houtem, Belgio- ricorrenza 12 novembre- Patrono di Deventer- Esistono due racconti su Lebuino (o Liafwine), entrambi del IX secolo; anglosassone di nascita divenne monaco nel monastero fondato da S. Vilfrido (12 ott.), a Ripon, e infine sacerdote. Nel 754, anno della morte di S. Bonifacio (5 giu.), si recò in Frisia, dove alcuni compatrioti stavano già svolgendo l'attività missionaria, e fece subito visita a S. Gregorio (25 ago.), collaboratore di S. Bonifacio presso i franchi, a Utrecht. Gregorio lo accolse calorosamente, chiedendogli poi di seguire S. Marchelmo (Marculfo, 14 lug.) fino al pericoloso confine orientale, una zona contesa da Frisia e Sassonia (ancora pagane) e dai franchi più o meno cristianizzati. Si narra che Lebuino sia stato ospitato da una donna di nome Abachilda, che, dopo aver assistito alle molte conversioni da lui operate, collaborò alla costruzione della chiesa sulla riva occidentale del fiume Ijssel, di fronte a Deventer, città che diventò il centro della sua attività missionaria; convertì molte persone, ma si creò anche dei nemici che in seguito, dopo essersi alleati con i sassoni della Vestfalia, bruciarono la sua chiesa e dispersero i frisoni convertiti. Lungi dallo scoraggiarsi, sembra essere stato rafforzato da questa ostilità; la Vita del IX secolo racconta come decise di affrontare i sassoni durante uno dei loro incontri annuali a Marldo, sulle rive del Weser: entrò nell'assemblea, con gli abiti sacerdotali, reggendo una croce e un libro del Vangelo, e dopo aver gridato, per attirare l'attenzione, disse loro: «Ascoltate Dio che vi parla attraverso le mie labbra e sappiate che il Signore, creatore dei cieli, della terra e dell'universo, è l'unico vero Dio». Questo discorso colpì molto l'assemblea, che alla fine permise a Lebuino di peregrinare liberamente e predicare dovunque volesse, e di ritornare presto a Deventer, dove ricostruì la sua chiesa continuando la sua attività fino alla morte, nel 777. MARTIROLOGIO ROMANO. A Deventer in Frisia, nell’odierna Olanda, san Lebuino, sacerdote, che, monaco venuto dall’Inghilterra, si adoperò per annunciare agli abitanti di questa regione la pace e la salvezza di Cristo.

nome San Machar di Aberdeen- titolo Vescovo- morte VI secolo, Aberdeen, Scozia- ricorrenza 12 novembre- Le poche notizie su S. Machar (o Mochumma) si possono trovare nel Breviario di Aberdeen; è certo che fu un missionario irlandese, che accompagnò in Scozia S. Columba (9 giu.); d'altro canto, è invece improbabile che sia stato il primo vescovo di Aberdecn, anche se pare abbia evangelizzato l'isola di Mull e predicato ai pitti, nella regione circostante quella città, dove esistono ancora molte dedicazioni in suo onore. Secondo la leggenda del Breviario, papa Gregorio Magno (3 set.), lo nominò arcivescovo di Tours, negli ultimi anni di vita, ma non c'è ragione di pensare che sia vero. La sua festa è osservata dalla diocesi di Aberdecn, dove esistono due parrocchie cittadine in suo onore; l'acqua del pozzo di S. Machar, era prima usata per i battesimi celebrati nella cattedrale. Nella biblioteca universitaria di Cambridge, è conservata una Vita in metri del XIV secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’isola di Mull in Scozia, san Macario, vescovo, che, di origine irlandese, è ritenuto discepolo di san Colomba e fondatore della Chiesa di questo luogo.

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