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I santi di oggi 21 giugno:
nome San Luigi Gonzaga- titolo Religioso- nome di battesimo Luigi Gonzaga- nascita 9 marzo 1568, Castiglione delle Stiviere, Mantova-morte 21 giugno 1591, Roma- ricorrenza 21 giugno- Beatificazione 19 ottobre 1605, da papa Paolo V-Canonizzazione 31 dicembre 1726, da papa Benedetto XIII- Attributi abito talare- crocifisso, giglio, corona, teschio e flagello- Patrono di Regno delle Due Sicilie, giovani, scolari, studenti, gesuiti e ministranti; Castiglione delle Stiviere (MN); Valmontone (RM); Aliano (MT); Caselle di Sommacampagna (VR)- Nacque da Maria Santena di Chieri e dal marchese Ferdinando, discendente dalla nobile e potente famiglia dei Gonzaga, nel 1568. Dalla madre, insieme col latte succhiò pure i primi germi di santità, facendo prevedere l'eccelso grado di perfezione a cui sarebbe sì rapidamente asceso. Ancora piccolo, molte volte fu veduto dai servi e dalla stessa madre in un angolo remoto del palazzo assorto in preghiera. Il marchese suo padre, intanto, ignaro di tutto il lavoro soprannaturale che la grazia divina operava nel suo caro Luigino, e sedotto dal desiderio di grandezza, intendeva fare del figlio una celebrità. Perciò non cessava di mandarlo or da questo, or da quell'altro grande, senza avvedersi che un tale modo di agire contribuiva mirabilmente a rendere uggiosa al giovane principe la vita pomposa, vuota e sciocca delle corti. Nel 1580 ricevette la Prima Comunione da Carlo Borromeo in visita nella Diocesi di Brescia. Nel 1581 si recò a Madrid per due anni, come paggio d'onore del principe Diego (il padre era al servizio di Filippo II di Spagna). A Madrid Luigi studiò logica, filosofia, teologia e matematica, mostrando la sua precoce intelligenza. Luigi contava appena sedici anni quando chiese al padre di entrare nella Compagnia di Gesù. Questi, vedendo fallite e deluse tutte le sue speranze, si oppose, ma invano. Il nostro Santo insistè con tanto coraggio e fermezza, che vinse le opposizioni paterne. Ed eccolo finalmente, dopo la bufera, approdare al porto desiderato della Compagnia di Gesù. Fin dal suo primo ingresso nella religione, egli si prefisse un programma di vita: dietro l'illuminata guida dei suoi superiori, avrebbe fatto tutto quello che tornasse gradito al Signore e fuggito come peste e veleno tutto ciò che in qualche modo potesse offenderlo. Nonostante la sua innocenza, non risparmiò duri colpi di flagello al suo corpo, perché noi tutti, non innocenti e dalla carne guasta, imparassimo quale è il mezzo per spegnere la triste fiamma della passione. A questo aggiunse una semplice ma affettuosa devozione a Maria SS, a cui consacrò il suo giglio profumato col voto di perpetua verginità. Ventiquattrenne fu trovato maturo per il cielo. A Roma serpeggiava la peste micidiale, che seminava ovunque le sue vittime. Il santo giovane chiese di essere mandato in soccorso dei poveri appestati, e fu accontentato, ma egli stesso contrasse il morbo. Dopo pochi giorni di malattia, circondato dai confratelli, se ne volava serenamente al cielo il 21 giugno del 1591. Il suo corpo è tumulato nella chiesa di Sant'Ignazio a Roma, nello splendido altare barocco di Andrea Pozzo e Pierre Legros, mentre il suo cranio è conservato nella basilica a lui intitolata a Castiglione delle Stiviere. La mandibola è custodita nella Chiesa Madre di Rosolini, in provincia di Siracusa. Papa Benedetto XIII propose Luigi a modello di tutta la gioventù tanto che fu dichiarato patrono dei giovani. Canonizzato nel 1726 sempre da Papa Benedetto XIII, fu in seguito da quest'ultimo dichiarato protettore degli studenti, mentre Pio XI lo nominò nel 1926 patrono della gioventù cattolica. PRATICA Per custodire la purezza occorre la preghiera, la mortificazione e la fuga delle occasioni pericolose. PREGHIERA. O angelico S. Luigi, facci comprendere che la cosa più importante su questa terra e il farci santi. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Luigi Gonzaga, religioso, che, nato da stirpe di principi e a tutti noto per la sua purezza, lasciato al fratello il principato avito, si unì a Roma alla Compagnia di Gesù, ma, logorato nel fisico dall’assistenza da lui data agli appestati, andò ancor giovane incontro alla morte.
nome San Rodolfo di Bourges- titolo Vescovo- nascita, Limoges, Francia- morte 21 giugno 866, Bourges, Francia- ricorrenza 21 giugno- Non sappiamo se Radulfo (Raoul, Ralph o Radulf), figlio del conte Raoul di Cahors, abbia mai ricevuto l'abito monastico, ma il suo tutore, l'abate Bertrando di Solignac, gli trasmise un grande amore per la vita monastica. Fu a capo di numerose abbazie, compresa S. Medardo a Soissons, ricolmata dai suoi genitori di molti beni e privilegi. Nell'849 Radulfo fu consacrato vescovo di Bourges, cominciando ad avere un ruolo preminente negli affari ecclesiastici: considerato uno degli ecclesiastici più preparati del tempo, era consultato di frequente nei sinodi. Usò la ricchezza personale per erigere fondazioni religiose sia maschili che femminili, di cui le principali erano Dèvre nel Berry, Beaulieu-sur-Mémorie e Végennes nel Limousin, e Sarrazac nel Quercy. Morì il 21 giugno 866 e fu sepolto nella chiesa di S. Ursino a Bourges. Uno dei servizi che rese alla Chiesa fu la preparazione di un libro di istruzioni pastorali, Instructio pastoralis, per il suo clero, citando ampiamente il capitolare di Teodulfo, vescovo d'Orléans, che si proponeva di ravvivare i costumi tradizionali e correggere gli abusi. Venivano anche date precise direttive per le pratiche penitenziali, di cui alcune forme estreme erano state erroneamente attribuite a santi e degni maestri. Il libro cadde però in disuso e fu riscoperto solo agli inizi del XVII secolo; in esso si può vedere quanto l'arcivescovo Radulfo avesse una vasta conoscenza dei primi Padri della Chiesa e dei decreti conclliari. Non sono state conservate le sue numerose lettere a papa Niccolò I dove chiedeva chiarimenti su vari punti della disciplina ecclesiastica. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bourges nell’Aquitania, ora in Francia, san Rodolfo, vescovo, che, pieno di premura al riguardo della vita sacerdotale, insieme ai sacerdoti della Chiesa a lui affidata si prese cura di riunire in una raccolta sentenze dei santi Padri e dei canoni ad uso pastorale.
nome San Mevenno- titolo Abate- nascita IV secolo, Galles- morte IV secolo, Bretagna, Francia- ricorrenza 21 giugno- Mevenno (Main, Mewan o Méen) era uno di quei monaci celti che nel VI secolo si spostavano dal Galles alla Cornovaglia e alla Bretagna (solo dalla tradizione o dalla toponomastica possiamo trarre congetture circa i loro viaggi e la loro vita). Si racconta che fosse nato a Gwent e fosse legato a S. Sansone di Dol (28 lug.). Sansone in quel tempo era abate, forse di Caldey, e Mevenno entrò in quel monastero, per poi accompagnare Sansone, o seguirlo, quando questi iniziò i suoi viaggi missionari in Cornovaglia o Bretagna. Nella Vita di Sansone, scritta nel vrt secolo, viene citato un diacono «nel fiore della giovinezza» che accompagnò il santo nei suoi viaggi, ma non se ne fa il nome. A Mevenno fu concesso un fondo a Gaél, nella foresta di Brocéliande, dove eresse un grande centro missionario; più tardi diede vita a un'altra fondazione, che sarebbe diventata la grande abbazia di S. Mevenno. Tra i suoi discepoli e amici c'era il suo figlioccio Austolo, venerato anch'egli come santo: in Cornovaglia non sono distanti tra loro le parrocchie di S. Mewan e di S. Austell, e soprattutto in Bretagna ma anche in Normandia molti luoghi derivano, sotto diverse forme, il loro nome da Mevenno. L'abbazia di Saint-Méen-le-Grand in Bretagna accolse le sue reliquie; durante il Medio Evo godette grande fama e anche in seguito era invocato per ottenere la guarigione delle malattie della pelle, e in particolare una forma di dermatosi nota con il nome di "male di S. Méen". Alle acque che scaturivano dai pozzi o dalle sorgenti che portavano il suo nome (la più famosa si trova nei pressi del monastero a Gaél) venivano attribuite capacità curative, e ogni anno in questi luoghi convenivano migliaia di pellegrini. Nell'alta Bretagna c'è un fiore di campo, una varietà della scabiosa, conosciuto come l'herbe de S. Main. Racconti gallesi dicono che Mevenno tornò in patria in età avanzata e là morì: una croce nel cimitero della chiesa di Lantwit Major ne fa memoria. È nvocato: contro le malattie della pelle, e in particolare una forma di dermatosi nota con il nome di "male di S. Méen". MARTIROLOGIO ROMANO. A Ghé nella Bretagna, in Francia, san Mevenno, abate, che, originario del Galles, si ritirò in una selva nell’interno della Bretagna, dove fondò un monastero.
nome San Leutfrido- titolo Abate- nascita Évreux, Francia- morte 738 circa, Évreux, Francia- ricorrenza 21 giugno- Leufredo (Leufroy), nato da una famiglia cristiana di Évreux, studiò nella sua città natale prima di passare a Condat e poi nella scuola della cattedrale di Chartres, dove furono messe in risalto le sue qualità di studioso. Trascorso un certo tempo nell'insegnamento, tornò a casa e decise di abbandonare il mondo; fuggì via segretamente di notte, regalò i suoi costosi abiti a un mendicante e si diresse a Cailly, dove visse sotto la direzione spirituale di un eremita. Si trasferì poi a Rouen, ove si pose nuovamente alla sequela di un sant'uomo e indossò l'abito monastico; si racconta che Ansberto, arcivescovo di Rouen (9 feb.), lo tenesse in grande stima. Decise poi di tornare nella regione di Évreux, e si stabilì a quindici chilometri a nord della città sulle sponde del fiume Eure, dove anni prima il predecessore di Ansberto, S. Audoeno (24 ago.), aveva piantato una croce, forse dopo aver avuto una visione. In quel luogo Leufredo eresse una chiesa dedicata alla Santa Croce, che in un primo tempo fu chiamata La-Croix-Saint-Ouen. In seguito venne costruito un monastero che dopo la sua morte gli fu dedicato: La-Croix-Saint-Leufroy. Intorno a Leufredo si erano raccolti molti discepoli ed egli governò il monastero per quarantott'anni. Una volta furono trovati tra le cose di un monaco deceduto tre pezzi d'argento; l'abate ne fu assai addolorato, perché il monaco aveva violato il voto di povertà e quando si fu al termine del rito funebre gettò i tre pezzi d'argento sulla bara dicendo, come S. Pietro a Simon Mago: «Il tuo denaro vada con te in perdizione» (At 8, 20). In seguito però pensò che quel monaco poteva essere morto pentendosi e che il Signore poteva aver avuto misericordia, così digiunò per quaranta giorni, pregando e piangendo continua mente, chiedendo che al monaco fossero risparmiate le fiamme del purgatorio; fece riportare il suo corpo all'interno del cimitero del monastero, perché nel giorno della resurrezione fosse trovato tra i suoi fratelli. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Évreux nella Neustria, in Francia, san Leutfrido, abate, fondatore del monastero di La Croix, che resse per circa quarantotto anni.
nome Sant'Albano di Magonza- titolo Sacerdote e martire- ricorrenza 21 giugno- Santuario principale Abbazia di Sant'Albano (oramai distrutta) Cattedrale di Sant'Albano- Patrono di contadini- Sant'Albano di Magonza è una figura enigmatica ma profondamente venerata nella storia del cristianesimo. Sebbene i dettagli biografici su di lui siano scarsi e spesso incerti, la sua esistenza non è generalmente messa in dubbio. Le principali informazioni sulla sua vita provengono dal martirologio di Rabano Mauro Magnenzio, un teologo e scrittore dell'VIII secolo. Secondo Rabano Mauro, Sant'Albano visse durante il regno dell'imperatore Teodosio I e fu inviato come missionario in Gallia da Sant'Ambrogio, insieme a Teonesto, vescovo di Filippi, e altri compagni: Tabra, Tabrata e Orso. La missione aveva l'obiettivo di evangelizzare le popolazioni pagane. Tuttavia, si racconta che Teonesto e i suoi seguaci fossero stati costretti a lasciare la propria diocesi, forse a causa di espulsioni o persecuzioni, e si fossero trovati a peregrinare per il mondo. Nel loro viaggio, il gruppo si fermò ad Augusta, identificata probabilmente come l'attuale Aosta, dove Orso trovò la morte da martire. Successivamente, Teonesto e Albano proseguirono fino a Magonza, dove furono accolti dal vescovo Aureo. Purtroppo, la loro permanenza a Magonza fu tragicamente interrotta da un'incursione dei Vandali, che portò all'uccisione di Aureo e di molti altri, inclusi Teonesto e Albano. Una leggenda suggestiva narra che Albano fu sorpreso in preghiera e decapitato, ma miracolosamente riuscì a prendere la propria testa e a camminare fino al luogo in cui desiderava essere sepolto. Questo evento prodigioso è alla base della sua iconografia, che lo ritrae spesso con la testa tra le mani. Sant'Albano è particolarmente venerato nel sud della Germania e nelle regioni di lingua tedesca della Svizzera, dove viene commemorato il 21 giugno. La sua venerazione ha portato a una certa confusione con un altro martire dello stesso periodo, Sant'Albano d'Inghilterra, ma le tradizioni locali hanno mantenuto viva la distinzione tra le due figure. L'importanza di Sant'Albano di Magonza è testimoniata anche dalla costruzione dell'Abbazia di Sant'Albano nei pressi di Magonza, un'opera voluta da Carlo Magno. Questa abbazia divenne per lungo tempo la sede vescovile della città, consolidando ulteriormente il culto e l'importanza di Sant'Albano nella regione.